3. IL RUOLO DELL’ERGOTERAPIA NELLA SALUTE MENTALE E NELLA
3.3 La depressione e la sua influenza negativa sulle aree occupazionali:
Al di là dei problemi medici, i disturbi mentali possono influenzare il funzionamento sociale della persona (Wästberg, Sandström, & Pooremamali, 2019). Esempi comuni di questo sono un ridotto valore personale, mancanza di potere nel riuscire a influenzare la propria situazione di vita e ridotta qualità soggettiva della vita (Wästberg et al., 2019).
Un adeguato funzionamento sociale è un imperativo per il benessere (Saris, Aghajani, Werff, Wee, & Penninx, 2017). Non solo il funzionamento sociale è essenziale per il benessere e la sopravvivenza umana, ma è, in genere, una delle aree gravemente colpite da disturbi psichiatrici comuni, come depressione e ansia (Saris et al., 2017).
Il funzionamento sociale può essere studiato in vari modi, e c'è poco consenso su come descriverlo al meglio. Nelle revisioni recenti viene proposta una definizione multidimensionale che include sia indicatori "comportamentali" che "affettivi" del funzionamento sociale (Saris et al., 2017). Gli indicatori comportamentali rappresentano misure oggettive e quantitative della funzione sociale, comprese le dimensioni della rete sociale, la frequenza delle attività sociali e la frequenza del sostegno sociale percepito (Saris et al., 2017). Gli indicatori affettivi, d'altra parte, riflettono misure più soggettive e valutative del funzionamento interpersonale e socio-emotivo e includono caratteristiche come la solitudine, l'affiliazione e la disabilità sociale percepita (Saris et al., 2017).
Nel complesso, le conclusioni sul funzionamento sociale nella depressione sembrano suggerire che gli indicatori affettivi sono più persistentemente influenzati rispetto agli indicatori comportamentali (Saris et al., 2017).
In circa il 50-70% dei pazienti, l'ansia e la depressione tendono a co-verificarsi (cioè si parla di comorbilità), molto probabilmente come risultato di processi patofisiologici di base comuni (Saris et al., 2017). Quando questi disturbi avvengono in concomitanza, la cronicità e le menomazioni funzionali aumentano in modo sostanziale. La disfunzione sociale è tra i sintomi più pervasivi e debilitanti della psicopatologia affettiva e tende a persistere anche dopo una lunga remissione. La partecipazione sociale è, quindi, un aspetto saliente nei disturbi depressivi, e l’ergoterapista si trova spesso a incentrare il trattamento su quest’area occupazionale, così importante per il funzionamento sociale della persona. In riabilitazione la partecipazione è considerata il risultato più rilevante che un trattamento possa raggiungere (Piškur et al., 2014).
Il concetto di partecipazione ha acquisito maggiore attenzione quando l'OMS ha introdotto la sua descrizione nell'ICF nel 2001. La partecipazione è diventata una fonte per una migliore comprensione del possibile impatto delle menomazioni e della disabilità sulla vita di una singola persona. L'ICF definisce la partecipazione come il "coinvolgimento in una situazione di vita" o come "l'esperienza vissuta" delle persone nel contesto reale in cui vivono, mentre l'attività è definita come "l'esecuzione di un compito o di un'azione da parte di un individuo” (Piškur et al., 2014). Levasseur et al., hanno suggerito una definizione di partecipazione sociale e una tassonomia di attività sociali basate sul livello di coinvolgimento. La partecipazione viene da loro definita come il coinvolgimento di una persona in attività che forniscono interazione con gli altri nella società o nella comunità (Levasseur, Richard, Gauvin, & Raymond, 2010). Gli autori sottolineano, inoltre, che il coinvolgimento può essere visto su un continuum da relativamente passivo a molto attivo e che la partecipazione sociale può essere sia un risultato oggettivo, che un risultato soggettivo (Levasseur et al., 2010). La tassonomia proposta per le attività sociali ha sei livelli, da prossimale a distale di coinvolgimento dell’individuo con altri in attività sociali con obiettivi diversi. I livelli distinguono la prossimità individuale del coinvolgimento con altri (livello 1: da solo, livello 2: in parallelo, livelli da 3 a 6: in interazione) e gli obiettivi dell’attività (livelli 1 e 2: esigenze di base, livello 3: orientato socialmente, livello 4: orientato ai compiti, livello 5: orientato ad aiutare gli altri, livello 6: orientato ad aiutare la società) (Piškur et al., 2014).
È interessante notare che, anche dopo la completa remissione della psicopatologia affettiva, esistono alterazioni residue del funzionamento sociale, che potrebbero indicare possibili "cicatrici sociali" o fattori di vulnerabilità preesistenti, con disabilità sociale percepita dai pazienti (Saris et al., 2017).
Poiché un buon funzionamento sociale è alla base di una vita comunitaria soddisfacente, l’ergoterapista può lavorare su tutti quanti i livelli della tassonomia proposta da Levasseur et al., secondo i bisogni del paziente, utilizzando un setting individuale, di gruppo o entrambi.
Oltre alla partecipazione sociale, un’altra grande area occupazionale, che viene scossa dal disturbo psichico, è il lavoro. Sebbene i disturbi mentali comuni (CMD) abbiano un sostanziale effetto negativo sul lavoro, pochi studi hanno esaminato come la capacità di lavorare sia esperita dall'individuo e in che modo, in particolare, la depressione influenzi questa capacità (Evén, Spaak, von Arbin, Franzén-Dahlin, & Stenfors, 2019).
Un modo teorico per comprendere la capacità lavorativa è utilizzare il modello persona- ambiente - occupazione (modello PEO) (Evén et al., 2019). Da questo modello, la capacità lavorativa può essere descritta come l'interazione tra la persona, il sostegno esterno, le barriere ambientali e le richieste inerenti (comprese le mansioni lavorative) dell'occupazione (Evén et al., 2019).
Lerner et al., (2004) hanno riscontrato che gli individui con depressione percepivano limitazioni nello svolgere il lavoro rispetto alla capacità di mantenere l’attenzione, nel concentrarsi e nell'incontrare persone (Evén et al., 2019). In linea con alcuni di questi risultati Sanderson et al., (2007) hanno scoperto che le persone depresse e ansiose hanno problemi a iniziare la mattinata, a restare fedeli ai programmi e a pensare in modo lucido mentre lavorano (Evén et al., 2019). A questo si aggiunge una sfiducia dei pazienti nei confronti delle proprie capacità, la perdita della soddisfazione lavorativa e una mutata percezione di sé (Evén et al., 2019). I CMD influenzano anche il comportamento interpersonale dell'individuo, ad esempio l'isolamento dai colleghi, una minore capacità di collaborazione, la ridotta velocità di lavoro e difficoltà nel far fronte ai vissuti emotivi (Evén et al., 2019).
Il tempo libero delle persone con CMD è spesso ridotto e utilizzato per recuperare il lavoro dei giorni precedenti, e interpretato dai partecipanti come un prezzo da pagare per poter continuare a lavorare (Evén et al., 2019). Inoltre, il senso di forte oppressione e la perdita totale di speranza verso un futuro migliore, spesso allontana la persona da quegli hobby che prima trovava piacevoli e coinvolgenti. I pazienti che hanno difficoltà ad aderire alle richieste di lavoro giornaliere, con ridotta capacità emotiva e comportamento di evitamento, non sono in grado di soddisfare le aspettative del posto di lavoro (Evén et al., 2019).
Gli interventi riabilitativi su misura sollecitano interventi di adattabilità del luogo di lavoro e una ripresa della mansione a ritmi sostenibili (Evén et al., 2019). Gli ergoterapisti, con il loro intervento, potrebbero facilitare le discussioni sull'idoneità al lavoro e fornire indicazioni su quale tipo di adattamento sia necessario negli interventi di ritorno al lavoro per un paziente con CMD (Evén et al., 2019). Un atteggiamento scettico nei confronti dei lavoratori con CMD è stato riportato in diversi studi, pertanto si potrebbe ipotizzare che più si conosce la capacità di lavorare, più il supporto offerto ai dipendenti e ai datori di lavoro acquista valore, portando anche a una riduzione della stigmatizzazione nei luoghi di lavoro (Evén et al., 2019). Un'ulteriore esplorazione del fenomeno trarrebbe beneficio dalla prospettiva delle parti interessate nella comunità lavorativa, come i dirigenti, i colleghi di lavoro e i rappresentanti sindacali (Evén et al., 2019).
4. Caso Clinico: il lavoro dell’ergoterapista con un paziente depresso