• Non ci sono risultati.

FONDAZIONE LA FONTE SGQ LIV 2 COD 3.1.2-01 / VERS: 03/2013-03 PAG 1 DI 3 EL / APP: CONSIGLIO DI DIREZIONE

DESCRIZIONE DI IMPIEGO

Posizione Servizio Livello di funzione

Capo struttura Socio-educativo Socio-professionale

Quadro intermedio

Superiori Subalterni Gremio organizzativo

Coordinatori Collaboratori e utenti Obiettivi della

funzione (a cosa serve la posizione)

Conduzione, gestione e organizzazione dei comparti di lavoro inerenti la sede attribuita, supervisione della presa a carico socio – educativa e socio - professionale dell’utenza in sintonia con le linee guida istituzionali.

Compiti principali (mansioni principali)

Professionali Gestione operativa della struttura:

• progettazione, sviluppo, gestione, supervisione, cura e coordinamento degli aspetti legati al personale, ai processi di lavoro / produzione, alla presa a carico dell’utente

• cura e coordinamento delle attività proprie della struttura attribuita e dei processi di comunicazione interna ed esterna • documentazione e rendicontazione al Consiglio di direzione in

merito all’operatività messa / da mettere in atto

• divulgazione della cultura istituzionale e del sapere ai gruppi di lavoro attribuiti

• trasmissione delle necessità di formazione rilevate sul personale appartenente alla struttura

Eventuale partecipazione a gruppi di lavoro specifici, interni e/o esterni all’istituzione, su mandato istituzionale

Comunicazione

(con chi

interagisce)

Rapporti funzionali con i membri del Consiglio di direzione, con gli altri capi struttura, con i collaboratori della/e struttura/e, con la rete primaria e secondaria dell’utenza.

Conduzione (responsabilità su che gruppo di lavoro)

DESCRIZIONE DI IMPIEGO CAPO STRUTTURA

FONDAZIONE LA FONTE SGQ LIV 2 COD 3.1.2-01 / VERS: 03/2013-03 PAG 2 DI 3 EL / APP: CONSIGLIO DI DIREZIONE

Competenze decisionali

(area di

competenza)

Pianificazione / coordinamento, organizzazione / supervisione, verifica e controllo

• del progetto di struttura

• della presa a carico dell’utenza

• delle attività educative, extraeducative e di produzione (dove presenti)

• dei processi di lavoro e delle attività del personale impiegato nella struttura

Organizzazione

• dei collocamenti di stage, apprendisti, volontari, programmi occupazionali e altre misure attive

• delle attribuzioni di risorse di economia domestica (dove previsto) • delle supplenze attribuite

Facoltà di delega puntuale su progetti e aspetti operativi. Responsabilità

(di che cosa risponde)

• della conduzione della struttura in linea con il progetto esistente • degli obiettivi economici di produzione

• della verifica e controllo delle attività che ricadono sotto i compiti, le competenze e le responsabilità dei collaboratori

• dell’aggiornamento documentale relativo ai processi e alle attività di lavoro, all’organizzazione interna e alla presa a carico dell’utente

• delle attività interne del sistema di gestione della qualità e salute e sicurezza sul lavoro, secondo le indicazioni e la pianificazione prevista dai coordinatori

• della rendicontazione al Consiglio di direzione in merito all’operatività messa / da mettere in atto, attraverso la documentazione amministrativa e le evidenze previste

Requisiti / competenze / esigenze connesse all’impiego Professionali

• Profilo formativo

Formazione superiore in ambito educativo o equivalente. • Esperienze

professiona li e know- how

• Comprovata esperienza in campo socio-educativo o socio- sanitario

• Comprovata esperienza nella conduzione di team • Conoscenza dei principali applicativi informatici

• Conoscenza ed esperienza nei sistemi di gestione della qualità. • Conoscenza dell’ambito salute e sicurezza sul lavoro.

• Conoscenza del contesto sociosanitario e del modello di finanziamento in vigore

DESCRIZIONE DI IMPIEGO CAPO STRUTTURA

FONDAZIONE LA FONTE SGQ LIV 2 COD 3.1.2-01 / VERS: 03/2013-03 PAG 3 DI 3 EL / APP: CONSIGLIO DI DIREZIONE

Personali • Capacità di conduzione di gruppi di lavoro, di cura e sviluppo del personale, spiccato senso di responsabilità, adesione e identificazione nei valori istituzionali; attitudine al lavoro di gruppo, motivazione, flessibilità, risoluzione dei problemi

• Capacità di trasmettere e favorire le autonomie di lavoro e l’assunzione di responsabilità

• Capacità di comunicazione, integrità morale, orientamento ai risultati, proattività e imprenditorialità

  1 Documento di complemento

all’intervista all’ex presidente della Commissione genitori della Fondazione La Fonte

L’intervista ha avuto luogo venerdì 31 luglio 2015 a casa dell’ex presidente della commissione genitori ed è durata quaranta minuti circa.

All’intervista ha partecipato anche la moglie, che ha sempre seguito il marito nella sua attività alla Fondazione.

Le domande erano volte a indagare il rapporto tra Commissione genitori e genitori stessi, come pure quello tra la Commissione e il Centro diurno La Fonte1. Inoltre sono state poste delle domande con il fine di capire in che modo la Commissione (e dunque i genitori) hanno affrontato negli anni il tema dell’invecchiamento e la percezione degli stessi rispetto al ruolo e all’intervento educativo: se hanno colto, nel caso, le modifiche avvenute in questi due aspetti. Infine è stato chiesto all’ex presidente, in previsione futura, cosa si potrebbe fare a suo parere per fronteggiare al meglio il fenomeno.

Didascalia: R: ricercatore I: intervistato

M: moglie intervistato

( ): aggiunta di risate, riferimenti,… …: pausa, sospensione

___ : parole o parti non comprensibili dalla registrazione --- : nomi e cognomi (per garantire la privacy)

  1 Trascrizione dell’intervista

all’ex presidente della Commissione genitori della Fondazione La Fonte

R: “Per quanti anni è stato presidente della commissione dei genitori e quali erano i suoi compiti principali?”

I: “Beh ormai l’è da… allora… io son stato 25 anni nel Consiglio di fondazione della Fonte e praticamente da 25 anni sono membro della Commissione genitori, la Commissione genitori non è che c’è un presidente, non è che c’è che ha dei compiti particolari. Si può dire che il compito principale era quello, è stato quello, finora adesso sarà qualcun altro, di preparare un incontro, almeno un incontro per i genitori e di trattare un argomento che potrebbe interessarli.”

R: “Un incontro annuale?” I: “Un incontro annuale, sì.” R: “Ok.”

I: “Poi ci sono stati anche altri incontri, magari abbiamo organizzato delle cene, poi… e poi avere un po’ il contatto con i genitori i quali volevano sapere qualcosa. Allora c’è gente che telefonava, si incontrava qualcuno, si discuteva un po’ i problemi che avevano e ho cercato di fare un po’ da tramite tra i genitori e la Fondazione. Mai direttamente però con gli educatori, io non… non avevo la competenza di andare da un educatore e dire “Guarda che la mamma della tale mi dice che” e così via perché non sarebbe stato giusto no? Dovevo seguire un po’ la via di servizio e quindi praticamente mi rivolgevo al direttore della Fondazione e poi lui trattava un po’ la cosa, mi dava la risposta e io la facevo poi avere ai genitori che erano interessati, ecco.”

R: “Ok.”

I: “Allora… quali erano i suoi compiti principali… Il compito principale è stato quello praticamente di cercare di creare un gruppo di genitori un po’ unito ecco, ma in pratica i genitori sono già passati attraverso altre associazioni come l’Atgabbes o associazioni specializzate, di modo che… erano già coinvolti in un certo modo in tanti argomenti.”

R: “Sì. Come funziona il rapporto tra commissione genitori e i famigliari stessi?” I: “Ecco, questo mi sembra già di averlo detto.”

R: “Quindi, diciamo, voi non so… arriva un nuovo utente all’interno della struttura la Fondazione gli fa sapere di questa Commissione ai genitori?”

I: “Lo fa sapere, e lo… fa sapere al Consiglio di Fondazione e nel Consiglio di Fondazione ci sono anche i membri della Commissione. Non è che la Commissione esamina se può essere assunto o non assunto e così via. Cioè anche quei problemi lì arrivavano in Consiglio di Fondazione e in Consiglio di Fondazione… i membri della Commissione genitori sono anche,

  2 eravamo tre membri del Consiglio di Fondazione quindi dopo nel Consiglio di Fondazione c’è chi ha dei compiti, chi ha altri compiti, c’è chi ha soprattutto l’aspetto finanziario, chi ha l’aspetto degli… l’aspetto delle strutture e poi la Commissione genitori si occupava ecco di questa giornata, o di questi incontri, con i genitori.”

R: “Facoltativi quindi, cioè i genitori decidono se parteciparvi o se…”

I: “Sì non c’è niente di obbligatorio, assolutamente niente di obbligatorio. Erano poi sempre i soliti che partecipavano. Non è che c’è un grandissimo… se c’era una necessità, se c’era un argomento che interessava venivano. Ecco adesso per esempio in questi ultimi anni l’argomento principale era proprio l’invecchiamento.”

R: “Sì.”

I: “E quindi quello, per quello abbiamo avuto un po’ più purtroppo successo perché la gente veniva, voleva sapere cosa succede adesso che il figlio invecchia e così via no? Allora lì abbiamo organizzato almeno tre serate penso eh.”

R: “In un anno?”

I: “No no in un anno, in tre anni. Ma poi il problema veniva seguito anche fuori perché c’era l’Atgabbes che trattava questi problemi, la Diamante che trattava questi problemi di modo che poi i genitori andavano un po’ dove volevano diciamo. Ecco no, o anche… le riunioni erano aperte a tutti. Qualche volta l’abbiamo messo anche sul giornale se c’era per esempio un… un ospite, un geriatra o così… veniva messo sul giornale e chi voleva partecipare partecipava. Di solito c’erano genitori e educatori che…”

R: “Ok.”

I: “Certe volte si sentivano anche in dovere di essere presenti, ecco.”

R: “Come funziona il rapporto tra commissione genitori e le strutture? Più nello specifico con il Centro diurno di Agno?”

I: “Non c’è un… un rapporto diretto tra Commissione genitori e strutture, ma va sempre via al Consiglio di Fondazione o di Direzione, a dipendenza dal problema. Poi se si andava dal direttore, se la cosa era un po’ grave, veniva poi portata in Consiglio di Fondazione, ecco. R: “Ok.”

I: “C’è anche il Consiglio esecutivo. Il Consiglio esecutivo si riunisce molto più sovente e lì discutono proprio i problemi quasi giornalieri della… della Fondazione ecco.”

R: “Alcuni dei quali portavate anche voi come Commissione…?”

I: “Sì anche lì arrivavano lì. Io non ero in questo Consiglio esecutivo ma c’era il signor --- che era della Commissione genitori ed era anche del Consiglio esecutivo. Questo è diciamo un po’ l’ente che, con il direttore, discutono un po’ i problemi del giorno, ecco, che poi vengono portati avanti. Quindi anche con il… nello specifico con il Centro diurno di Agno, Centro diurno di Agno è la casa… è la casa lì a…”

  3 R: “È Fonte1, dove c’è…”

I: “Centro diurno ah sì scusa, sì. L’altra è la Casa cortile, il Centro diurno è lì dove c’è la M. No non c’era una linea diretta con loro. Io con la M. parlavo, perché lei ogni tanto mi raccontava un po’ certe cose che le dicevano i genitori e io da lì, li portavo avanti alla Direzione o al Consiglio di fondazione, ecco.

R: “Ok.”

I: “Ma non c’era…”

R: “Cioè, formalmente non c’è un rapporto diretto?”

I: “No no, se la M. telefonava o mi diceva qualche cosa… io cercavo di prendere questa notizia e di farla passare dove mi sembrava più giusto, ecco, in quel senso lì.”

R: “In che modo è stato affrontato il tema dell’invecchiamento con i genitori?”

I: “Eh qui è stato affrontato praticamente in serate, in serate di formazione e istruzione. Abbiamo avuto per esempio due geriatri, uno dottor Quadri e due il dottor Bertoldi, sono due geriatri, che hanno fatto un anno dopo l’altro delle conferenze e qui c’è stata un’ottima, una buona partecipazione dei genitori che hanno posto anche parecchie domande, ma forse i genitori non hanno avuto la risposta che si aspettavano. Perché il problema, ognuno arrivava a queste conferenze con il suo… il proprio problema, dicevano “Adesso mio figlio, cosa fate di mio figlio che ha 60 anni e che non va più bene in questa struttura? Cosa succede?” Devo dire che nessuno ha potuto dare una risposta e la risposta non c’è ancora oggi. Però possiamo anche dire una cosa, che nessuno è rimasto a piedi. In pratica… queste persone hanno, per tutte è stata trovata una sistemazione singolarmente. Perché il problema dovrebbe venire dalla, dalla politica, dal Cantone. Cosa facciamo di queste persone che invecchiano e sono disabili, dove li mettiamo, e così via no? E lì non c’è ancora la risposta precisa. Però posso dire che per esempio a Fonte3 c’è un ospite che ha più di 80 anni. Non è mai stato mandato via, altri magari sono stati, sono stati dirottati su case per anziani perché a un certo momento anche la disabilità… si avvicina di più alla vecchiaia, arriva un livello che il disabile o certi anziani sono quasi sullo stesso livello.”

R: “I bisogni sono gli stessi?” I: “Sono uguali ecco no?”

M: Però tutte queste serate hanno aiutato a sensibilizzare gli educatori, che i ga vü anca della formazione, immagino, in merito no?”

I: “Veramente è stato molto utile poiché hanno aperto una porta nuova, quella della prevenzione. Infatti, questi medici hanno puntato molto sull’aspetto dello screening: di poter valutare le capacità di queste persone in diversi tempi della vita in modo da poter prevenire eventuali peggioramenti repentini o roba del genere. E questo ha aiutato, perché io ho saputo che parecchi, eh parecchi, alcuni genitori si sono poi rivolti a questi geriatri per esaminare il

  4 problema, per sapere loro figlio in che situazione era e… e forse è stato anche un po’, possiamo dire che sono state anche delle serate un po’ di conforto poiché facevano capire che in fondo questo invecchiamento non è poi tanto diverso dall’invecchiamento delle persone normali in certi casi, è che in tanti casi purtroppo, se vogliamo chiamarla malattia, ma la situazione reale dell’ospite va poi ad accumularsi con la… con l’invecchiamento ecco. Quindi qui non c’è una risposta, però hanno ricevuto penso una certa assicurazione che nessuno, nessuno viene abbandonato. Penso che ci si aspettano delle soluzioni da parte del Cantone qui no? Come risolvere questo problema. Vogliono creare delle case appositamente? Vogliono… apposite? Vogliono inserirli in case per anziani? E la preoccupazione dei genitori è un po’ quella lì, cosa succede Dopo di noi? Ecco, e questa risposta dovrebbe venire nei prossimi anni. Purtroppo ci troviamo in una situazione di… dove i problemi vengono valutati da un punto di vista economico e finanziario e non dal punto di vista umano e delle necessità e… ormai il Cantone ha difficoltà finanziarie, ci sono restrizioni, tagliano a destra e sinistra e questo è un problema un po’ marginale nell’insieme del problemi cantonali, ecco.”

R: “Secondo i genitori il ruolo e l’intervento educativo si sono modificati in relazione al fenomeno dell’invecchiamento?”

I: “Ma dunque qui il problema è veramente un problema grosso poiché il personale delle, degli istituti, non è formato per l’invecchiamento degli ospiti. E qui dobbiamo dire che…”

M: Però si sono adattati, almeno dall’esperienza personale che abbiamo.”

I: “Sì, modificati sa po’ dì sì, se vogliamo dire modificati. Però anche loro si sentano un po’… si sentano impreparati perché… ce l’hanno detto, me l’hanno detto. Parecchi educatori mi fanno “Ma adesso noi queste persone che abbiamo qui invecchiano, i problemi sono più problemi di infermieristica geriatrica e noi siamo educatori.” E quindi lì ci sarà sicuramente un’evoluzione sulla, sul tipo di personale che dovrà essere in questi istituti. Bisogna dire che per esempio a Fonte3 adesso ci sono già due infermieri, beh forse mia al 100%.”

M: “Sono tre le infermiere ma non a tempo pieno, a tempo parziale.” I: “Sì, una però con la funzione di educatrice, mia propri da infermiera.” M: “Però si alternano e c’è sempre un infermiere presente, si sente.”

I: “Ciò che prima, forse… non so nei laboratori protetti, pensiamo a 50 anni fa quando sono nati i laboratori protetti, non si pensava a mettere un’infermiera. Si pensava a mettere un educatore, anzi all’inizio erano magari bravi artigiani e… gente che faceva lavorare un po’ questi ragazzi. Poi adagio adagio è subentrato il problema della formazione, educatori, e adesso quasi quasi in queste… in questi istituti la posizione dell’educatore è sempre importante, però dovrebbe essere anche affiancata anche da queste, da questi infermieri o specialisti in geriatria. Soprattutto se i ragazzi rimangono lì oltre una certa età, ecco.”

  5 M: “Ecco ma gli infermieri sono soprattutto nell’istituto del foyer, non nei laboratori perché lì gli ospiti, gli utenti sono ancora… diciamo autosufficienti, possono…”

I: “Sì, chiaro. Però il problema dell’invecchiamento si sposta…”

M: “Ah beh chiaro lo vedono anche a Fonte1, sicuramente vedono…”

I: “È legato anche alla speranza di vita che è aumentata parecchio. Prima c’erano dei termini di vita per queste persone diciamo disabili che erano… non so 50 anni era già una bella età. Adesso i 50 anni sono ancora giovani quasi no? E addirittura come dico, c’è gente, c’è una persona che supera, che passa gli 80 anni. Bom sono le eccezioni, però si sono modificate… come nel, nel resto della popolazione, come noi. Purtroppo o meglio così campiamo di più, però ha creato nuovi problemi e questi si riflettono anche in queste istituzioni.”

R: “Abbiamo tralasciato questa domanda: Qual è la percezione dei famigliari rispetto al fenomeno dell’invecchiamento? È saltato fuori nelle serate quando i genitori dicono “Ok, mio figlio sta entrando…?”

I: “La percezione è una percezione di preoccupazione. La preoccupazione di cosa succederà dopo, d’incertezza di… Noi l’abbiamo…”

M: “Sì nasce gradatamente perché non è che uno da un giorno al domani si trova invecchiato, è una regressione continua, veloce o lenta, ma è comunque continua e ci si rende conto che c’è l’invecchiamento vedendo, sentendo gli educatori, il laboratorio che non segue più, non sopporta più il ritmo e tutte queste cose. È una cosa che subentra adagio adagio e adagio sul corso dell’utente in fin dei conti, non è una cosa immediata, è una cosa che… ci si accorge che non ce la fa più a far questo, non può più seguire quello, adagio adagio e discutendo sugli educatori si trova… si capisce perché loro vedono il ren… tra virgolette il rendimento come sa… l’utente come sa seguire, come sa sopportare i ritmi della giornata.”

I: “Però noi l’abbiamo anche vissuta un po’… un po’ di colpo quasi questa situazione. Perché a un certo momento, parlando di nostro figlio F., come mai… questa caduta in poco tempo, cosa c’è, cosa succede, cosa c’è… e poi ti dicono “È uno scalino dell’invecchiamento.” Ecco lì è un momento difficile perché si possono anche prendere decisioni sbagliate in quel momento. Perché si potrebbe anche pensare, da noi a una certa… quindi per i genitori è un momento di grande preoccupazione quando dicono “C’è l’invecchiamento.” E poi ma adesso noi cosa facciamo? E lì cominciano a nascere tanti… tante idee. Uno dice “No deve continuare nell’istituto.” E l’altro “No ma deve andare in casa per anziani.” Un altro dice “No ma addirittura…” Non so io “Nel reparto Alzheimer.” E lì entra allora… l’importanza degli esami che fanno che sono, che danno un quadro della situazione che permette di misurarlo ancora tra qualche anno ecco.”

  6 M: “Sì queste valutazioni sono importantissime perché ci sono poi dei termini di paragone che è importante avere da parte di specialisti con gli esami che servono veramente per vedere come evolve la situazione.”

R: “Secondo voi i genitori sono abbastanza informati su queste cose o ci vuole una sensibilizzazione più presente anche da parte magari degli educatori, piuttosto che…” M: Durante le serate è stato raccomandato… dopo dipende dalla sensibilità del genitore penso…”

I: “Per esempio non so, i… i bollettini che circolano delle diverse associazioni, ci sono sempre degli argomenti sull’invecchiamento, penso che un genitore normalmente dovrebbe leggerlo ecco. E in più tutti i genitori sono in contatto con i dei medici, con dei medici di famiglia, non è che il genitore… ormai il problema sanitario in queste persone è molto presente e quindi non so c’è il medico di famiglia, c’è la psichiatra, c’è… c’è una rete in giro…”

M: “Poi ci sono gli educatori che sollecitano, che aprono l’occhio su quest’aspetto.”

I: “Forse l’educatore è il primo che può dare dei segnali, può dire… ci sono anche dei…, delle… delle statistiche, ormai è provato, almeno questi articoli, che il problema dell’invecchiamento nelle persone disabili si incomincia a sentire a 40 anni, non è per tutti così, ma lì inizia proprio la fase. Quindi è un po’ come nel resto delle persone, non so, problema di vista, uno che ci vede bene, cominciano a 50 anni, almeno per me.”

M: “Eh, prima, prima.” (Risata)

I: “Vai dall’oculista e dici “Eh guardando il computer, insomma… mi fa male la testa e così.” E lui “No no non è il computer, è l’età che ha lei.” Quindi, anche lì bisognerebbe tenere, ma sicuramente succede, queste persone che hanno… fino a 30 anni, 35, questi ragazzi sono gioiosi, giocano, sono come bambini. Dopo noi magari purtroppo continuiamo a considerarli bambini, e questo è un altro problema, però a 40 anni c’è qualche campanello che suona, ecco e lì bisognerebbe… ma io penso che nell’équipe delle… anche forse anche a Fonte1

Documenti correlati