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L’economia siriana, come il resto di tutti i settori del paese, è stata distrutta dalla guerra; essa sta causando una vera e propria catastrofe economica nel paese, il quale dopo più di tre anni dall’inizio del conflitto ha perso 90 miliardi di dollari, con una perdita del PIL che ammonta a 40 miliardi di dollari.

La UNRWA ha calcolato che se il conflitto terminasse subito e se il PIL crescesse all’esorbitante ritmo del 5% annuo, la Siria impiegherebbe circa 30 anni per tornare al livello economico del 2010.34

Il crollo delle attività è legato alla fuga della popolazione in altre aree del paese o all’estero, e molti piccoli risparmiatori hanno perso quasi tutto ciò che possedevano; 3 milioni di posti di lavoro sono stati persi, con il 50% della forza lavoro del paese senza un’occupazione.

Dal 2003 la UNRWA sta attuando un progetto di finanziamento per le fasce deboli della popolazione siriana (progetto Outreach), che comprendono i rifugiati palestinesi, donne e persone che vivono in condizioni di povertà.

Dal 2003 il progetto ha avuto un grande successo, ed ogni anno il numero di persone che vi faceva affidamento aumentava. Dal 2011 però, tutto il lavoro conseguito fino a quel momento è stato distrutto dalla guerra.

Numerosi uffici della UNRWA sono stati attaccati e sono stato costretti a spostarsi o a chiudere, soprattutto nei pressi di Aleppo, a Damasco ed a Yarmouk, località che ospita la più grande comunità palestinese del paese . Con molti uffici chiusi, i pochi rimasti operativi sono presi d’assalto per ottenere dei finanziamenti. A differenza degli anni precedenti alla guerra, ora il sistema di finanziamento sta subendo delle perdite di denaro sempre più ingenti. Molti clienti ottengono i prestiti e non li restituiscono, oppure investono in attività dubbie o non redditizie. La prosecuzione del progetto è resa possibile dalle donazioni che la UNRWA riceve da diversi attori internazionali, come

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UNRWA department of microfinance, socioeconomic and damage assessment report: unrwa microfinance clients in Syria, Marzo 2014, p.5.

ad esempio l’Unione Europea, la quale ha recentemente sovvenzionato il progetto con circa 1.5 milioni di euro.35

Molte delle persone che beneficiano dei prestiti sono proprietari di aziende o possiedono attività di vario genere. La maggior parte di questi individui non riesce più a lavorare a causa delle condizioni avverse nel paese, hanno abbandonato le proprie occupazioni e sono tutt’ora sfollati nel paese o fuggiti all’estero; altri invece continuano a lavorare, nonostante la situazione sia molto difficile e pericolosa. Di tutte le aziende che ricorrono ai prestiti della UNRWA, la maggior parte ha chiuso. Solo ad Aleppo, il caso più grave, il 54% di tutte le attività sono state abbandonate, seguito dal campo di Yarmouk con il 50%.

E’ stato calcolato che più del 60% di tutte le aziende del paese sono state distrutte durante i conflitti, molte delle quali sono state interessate da furti di ogni genere, dal mobilio, ai macchinari necessari alla produzione, ai veicoli utilizzati per i trasporti.36

Il sistema di finanziamento non interessa soltanto le persone con attività commerciali proprie, ma anche dipendenti privati e pubblici, come insegnanti o impiegati, che prima del conflitto ricorrevano a questi prestiti principalmente per pagare il mutuo sulla casa. Dall’inizio del conflitto molte di queste persone hanno perso il posto di lavoro, e per molte di loro risulta quindi impossibile restituire il denaro preso in prestito.

Ora, il più comune utilizzo del denaro ottenuto viene usato per riparare le case che sempre più spesso vengono danneggiate durante i conflitti; Damasco è la città nella quale si registra il maggior numero di abitazioni danneggiate, seguita da Aleppo.

Critica invece si presenta la situazione a Yarmouk, dove si conta che il 20% di tutte le abitazioni sono completamente distrutte.

In pochi secondi vengono distrutte le proprietà che molti cittadini hanno conseguito dopo anni di sacrifici. Anche chi aveva stipulato un’assicurazione sulla casa è rimasto

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IBID., p.7.

senza nessun rimborso, poiché le compagnie assicurative non rispondono a causa del caos provocato dalla guerra.

Per quanto riguarda il reddito medio, secondo i dati raccolti la grande maggioranza della popolazione ha subito un’importante diminuzione del denaro percepito dalle attività lavorative, mentre solo una piccola parte ha mantenuto (o in pochissimi casi aumentato) le entrate rispetto al periodo precedente al conflitto. I dati più allarmanti arrivano dalle stesse zone viste precedentemente, con in testa Yarmouk, dove il 90% delle persone che ricevono prestiti dalla UNRWA ha subito una diminuzione delle entrate, seguita da Aleppo con l’86%.

Come detto precedentemente, la diminuzione del denaro percepito va di pari passo con l’aumento del prezzo dei prodotti, che in molti casi è addirittura triplicato. Circa la metà delle persone seguite dalla UNRWA vivono giorno per giorno nelle situazioni finanziarie più precarie, mentre la restante metà ha denaro sufficiente solo per il breve o medio periodo, contando per lo più sui risparmi di una vita.

Per far fronte alla limitata disponibilità di denaro, la popolazione cerca di risparmiare su tutti i beni non indispensabili per la sopravvivenza, come il vestiario, l’igiene, l’educazione, la salute, i trasporti ed in certa misura anche sul cibo, tutti beni che hanno subito un aumento di prezzo tra il 150 ed il 250%.37

Nelle zone sotto assedio del paese la condizione di vita delle persone è molto più difficile di quella che si presenta al di fuori di esse, dove la maggiore scarsità di beni rende la lotta per la vita ancora più dura.

8. LE CONDIZIONI DI VITA NELLE ZONE SOTTO