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ell’estate 1919 a Joinville-le-Pont, alla periferia di Parigi, si disputarono i Giochi“interalleati”, un campionato militare cui parteciparono le truppe alleate nella Grande Guerra contro gli Imperi Centrali. Vennero organizzati dal generale John Joseph Pershing, detto “Black Jack” (1860-1948), capo del corpo di spedizione americano, e stimolarono fortemente la rinascita dello sport postbellico. Ha scritto De Coubertin su quei Giochi: «Furono molto utili. Erano stati ideati allo scopo d’impiegare in modo sano e piacevole il forzato tempo libero delle truppe di diverse armate, di cui – per molteplici ragioni – non si riteneva realizzabile la smobilitazione e il ritorno immediato nei loro paesi. Grandi contingenti di queste truppe erano ammassati sul suolo francese» (Mémoires olympiques, Losanna 1931 – traduzione dell’Autore). Il barone, tuttavia, non voleva che i Giochi fossero definiti “Olimpiade militare” poiché temeva che l’opinione pubblica fosse fuorviata ad arte e facesse confusione tra le sue Olimpiadi e quella competizione dall’impronta decisamente americana, riservata solo ai militari dell’Intesa, per di più senza distinzione tra dilettanti e professionisti, quindi in palese contrasto con i principi dell’olimpismo.
Le notizie sulla manifestazione sono tratte soprattutto da La Gazzetta dello Sport, da L’Auto e da La Vie au grand air, nonché da tre pubblicazioni ufficiali dell’epoca:
The Inter-Allied Games. Paris 22ndJune to 6thJuly 1919, published by the Games Committee (500 pagine, testo inglese); Inter-Allied Games, Pershing Stadium – Joinville-le-Pont, Paris, conducted jointly by American Expeditionary Forces and YMCA (testo inglese/francese); Inter-Allied Games. General regulations governing the competitions, issued by the Games
Committee (testo inglese/francese).
Subito dopo la firma dell’armistizio, dando seguito a una lettera della Young Men’s Christian Association in data 15 ottobre 1918, il generale Pershing costituì un comitato composto da tre ufficiali americani (colonnello Wait Chatterton Johnson, presidente, luogotenente colonnello David M. Goodrich, luogotenente colonnello T.C. Lonergan) e da due membri della YMCA (Elwood Stanley Brown e W.A. reynolds, rispettivamente Director e Associate Director of Department of Athletics), che si riunì
per la prima volta il 4 febbraio 1919. Veduta aerea dello Stadio Pershing durante i lavori di costruzione
ricordo che Brown (1883-1924), il vero
“regista” della manifestazione, nel 1913 aveva dato vita ai Far Eastern Games e Johnson nel 2018 aveva ricevuto l’Army Distinguished Service Medal per aver ottimamente eseguito «the important and difficult task of planning and organizing an elaborate program of athletic training and competitions for American troops, embracing all branches of sport». Su richiesta di Pershing, inoltre, si costituì un comitato consultivo formato da due rappresentanti di ciascuna nazione (per l’Italia il colonnello Arturo Leone e il maggiore Andrea Castaldi).
Per la competizione, da disputarsi a Parigi, il Comité national d’Education Physique et Sportive et de l’Hygiène Sociale – scartata l’ipotesi di utilizzare lo Stade du Matin a Colombes, inaugurato nel 1907 – concesse un terreno al Bois de Vincennes (nella periferia sud-est), che durante la guerra era divenuto un campo militare pieno di trincee e reticoli di filo spinato. Gli ingegneri militari francesi si occuparono del livellamento del terreno e della costruzione della pista. Il 24 febbraio 1919 la YMCA sottoscrisse il contratto di appalto con l’impresa Buisson et Giffard, che l’indomani avviò la costruzione di uno stadio in cemento armato, da completarsi in 90 giorni. I lavori, però, furono interrotti il 1° maggio a causa dello sciopero dei muratori, che minacciava di protrarsi a lungo, facendo temere l’annullamento dei Giochi. Vennero allora mobilitati 100 ufficiali e 3.300 soldati americani più 300 soldati francesi (i “poilus”), che il 5 maggio cominciarono a operare divisi in tre turni di otto ore ciascuno. A tempo di record completarono il cosiddetto “Stadio Pershing”, finanziato per intero dall’YMCA (la spesa finale fu di due milioni di franchi) e inaugurato il 22 giugno alla presenza dei presidenti raymond Poincaré e Thomas Woodrow Wilson.
Lo stadio aveva una capienza di 25.000 posti (la Gazzetta scrisse 27.000, L’Auto 27.500), di cui 2.500 nella tribuna d’onore coperta, sotto la quale si ricavarono gli spogliatoi. Gli spalti, 12 gradinate di 50 cm ciascuna, erano divisi in due blocchi:
il più consistente disegnava sul terreno una C, l’altro – parallelo al rettilineo della pista – includeva la tribuna e due modesti spalti laterali. La pista in cenere misurava 500 metri, con un rettifilo lungo 210 e largo 10. L’asse maggiore dell’impianto, orientato da nord-ovest a sud-est, era pressoché ortogonale all’asse maggiore del vicino ippodromo di Vincennes.
Successivamente l’impianto ospitò 4 finali della Coppa di Francia di calcio (1921-24), molti incontri della nazionale, tra cui il celebre Francia-Inghilterra (2-1) del 5 maggio 1921, e alcune partite durante l’Olimpiade del 1924. Il 22 agosto 1922, disputandosi la prima Olimpiade femminile (voluta da Alice Milliat in aperto contrasto con De Coubertin), vennero qui stabiliti ben 18 primati mondiali. Lo
Veduta aerea dello Stadio Pershing il giorno dell’inaugurazione
stadio fu demolito negli anni Sessanta e poi ricostruito come impianto polisportivo.
nel presentare i Giochi scriveva Pershing:
«Questa manifestazione non sarebbe stata possibile senza l’aiuto generoso della Francia, che ci ha messo a disposizione il terreno per lo stadio e ci ha aiutato a costruirlo.
Le siamo anche infinitamente riconoscenti per l’entusiasmo con il quale la sua popolazione ha risposto al nostro invito a partecipare ai Giochi interalleati.
Avrò ben presto il lieto compito di offrire questo stadio al Governo francese a nome della YMCA, che con prodigalità ha fornito i fondi necessari, e a nome dell’Armata americana, il cui impegno nei lavori ne ha reso possibile la costruzione, con la speranza che possa divenire non solo un pegno permanente della nostra stima, ma anche un monumento duraturo allo spirito sportivo che ha ispirato e sostenuto la Francia durante tutta la guerra» [Foreword, in Inter-Allied Games, cit. – traduzione dell’Autore].
Molti gli sport ammessi ai Giochi: atletica leggera, baseball, calcio, canottaggio (singolo, quattro e otto con timoniere), cricket, cross country, equitazione, golf, lotta greco-romana e libera (7 categorie ciascuna), nuoto (stile libero, rana, dorso), pallacanestro, pallanuoto, pugilato (7 categorie), rugby, scherma (fioretto, sciabola e spada), tennis (singolo e doppio), tiro alla fune e tiro a segno (pistola e fucile).
L’atletica leggera comprendeva 20 specialità, con qualche curiosa competizione: il salto in lungo da fermo, che all’epoca – con il salto in alto da fermo – era anche disciplina olimpica, la maratona “modificata”, corsa cioè sulla distanza di soli 16 chilometri, e la staffetta “mista”, nella quale il primo frazionista percorreva 200 metri, il secondo 400, il terzo 800 e il quarto 1.600. Le gare del pentathlon erano i 200 e i 1.500 metri piani, il salto in lungo con rincorsa, il lancio del disco e del peso. Al già ricco programma si aggiunsero il lancio della granata e due prove speciali: la staffetta 4x200 e il salto in lungo con rincorsa riservati ai militari
“effettivamente combattenti”.
Ogni nazione poteva iscrivere al massimo 3 concorrenti alle gare individuali e un’équipe alle gare a squadre. Buona parte delle competizioni si disputò allo stadio, tranne il rugby, ospitato nello stadio di Colombes; il nuoto e la pallanuoto alla Mare Saint-James nel Bois de Boulogne; il tennis al racing Club de France e allo Stade Français a Saint Cloud; l’equitazione a Meudon, a sud-ovest di Parigi; il golf a La Boulie, vicino Versailles; il tiro a segno a Le Mans. Le gare di canottaggio
Veduta aerea dello Stadio Pershing il giorno dell’inaugurazione
ebbero luogo nella Senna – tra i ponti di Saint-Cloud e di Suresnes – il 17 e 18 luglio, ossia dopo la cerimonia di chiusura della manifestazione (6 luglio).
Mentre si disputavano i Giochi, il 5 luglio veniva posta ad Anversa la prima pietra dello stadio per l’Olimpiade del 1920.
Ai Giochi parteciparono ufficiali, sottufficiali e soldati che avevano combattuto nell’esercito di uno dei paesi alleati: complessivamente si affrontarono in pacifica tenzone 1.500 atleti di 18 nazioni (ne erano state invitate 29), che elenchiamo:
Australia, Belgio, Brasile, Canada, Cecoslovacchia, Cina, Francia, Gran Bretagna, Grecia, Guatemala, Hegiaz (Hejaz), Italia, nuova zelanda, Portogallo, romania, Serbia, Terranova, uSA.
L’esclusione degli stati sconfitti nella Grande Guerra costituì il primo boicottaggio sportivo (in questo caso non furono alcune nazioni a rifiutarsi di partecipare, ma gli organizzatori a non invitare alcune nazioni), cui fecero seguito i boicottaggi delle Olimpiadi di Anversa nel 1920 e di Parigi nel 1924, sempre nei confronti degli stessi paesi.
All’invito di Pershing così rispose il generale Armando Diaz il 29 maggio:
«Dear General,
I have greatly appreciated the invitation which I have received from the ofiicers and men of the American forces to the officers and men of our forces asking them to take part in an Inter-Allied Athletic Meeting.
It is also my opinion that to gather together in a friendly athletic contest the representatives of the courageous armies which contested fraternally on the battlefield in a spirit of sacrifice and of military virtue, would contribute to uphold and increase these bonds of comradeship, of deep respect and of reciprocal admiration which made of the combined forces, different in race, language and habits, a united and a most efficient army, and an unbreakable bulwark.
Permit me to express my most lively pleasure for the proposal of your officers and soldiers and I beg to inform you that the officers and soldiers of the Italian army are pleased to accept the invitation which has been extended to them, and that they are proud to participate in the proposed athletic meet.
Please accept the expression of my most sincere comradeship and regards» [The Inter-Allied Games, cit., p. 56].
Da Piazzola sul Brenta il Comando Supremo italiano alla fine di maggio mandò i nostri 120 rappresentanti ad allenarsi per una ventina di giorni nella ridente cittadina balneare di Arma di Taggia, tra Imperia e San remo, agli ordini di Cesare Tifi (1874-1935), maggiore degli Alpini.
Vedute dello Stadio Pershing, manifesto e medaglia dei Giochi Interalleati
«Il campo è stato scelto dove sorge il superbo hangar che avrebbe dovuto accogliere due dirigibili, se la guerra fortunatamente non fosse finita prima di quel che si prevedesse. un centinaio di prigionieri sotto la direzione di nostri militari sta preparando una pista che avrà lo sviluppo di 400 metri e quattro metri e mezzo di larghezza fino a raggiungere gli 8 metri sul rettilineo d’arrivo. In essa si potranno correre ottimamente i 100 metri ed i 110 con ostacoli. La pista sarà ultimata fra un paio di giorni.
Al momento della nostra visita gli ufficiali stavano prendendo possesso delle loro camerette in un lungo padiglione dal lucido pavimento a piastrelle.
Queste camere sono bene arieggiate ma semplicissime nell’arredamento [...].
In altri padiglioni alloggiano i soldati ed i graduati. un piccolo fabbricato con camerette, dal pavimento di cemento, è stato adattato a palestra. Vi si praticherà specialmente la lotta, la boxe e la scherma.
non mancano le necessità accessorie come spogliatoi, camere per doccia e massaggi. In altri fabbricati vi sono i magazzini ed i refettori. Quello degli ufficiali è costituito da un grazioso châlet, che ha tutt’intorno una veranda prospiciente il campo» [G. BErTInI, in La Gazzetta dello Sport, 6 giugno 1919].
La nostra squadra, che La Gazzetta dello Sport del 21 giugno ha definito erroneamente la più numerosa dopo quella statunitense (i Francesi erano più di noi e forse anche i Belgi), partì in due scaglioni – il 15 e il 18 giugno – guidata dal generale dei bersaglieri Sante Ceccherini e da Tifi in qualità di “commissario tecnico”.
A parte i militari francesi, ospitati nella celebre École normale Militaire di Joinville-le-Pont (fondata nel 1852 e diretta dal luogotenente colonnello Sée dal 1919 al 1921) ai margini del Bois de Vincennes, gli altri alloggiarono in un grande accampamento a Colombes, dalla parte opposta di Parigi, trasferendosi alla vigilia delle gare nei pressi dello stadio Pershing, in una sorta di “villaggio olimpico” (il primo villaggio venne costruito proprio a Parigi, presso lo stadio di Colombes, in occasione dell’VIII Olimpiade).
«Ogni rappresentanza aveva il suo speciale accampamento con tende di varie dimensioni: ve ne erano delle grandi per refettori ed alloggi della truppa, e piccole per alloggi degli ufficiali, divisi in tre per tenda. Ciascun soldato o ufficiale aveva il suo letto con molle e materassi soffici, come se fosse nel migliore albergo. Altre tende racchiudevano i bagni, con tutto il comfort moderno, e altrettante amplissime tende comuni a tutte le rappresentanze
Personalità all’inaugurazione dello stadio: J.J.
Pershing, W.C. Johnson, R. Poincaré e G. Leygues
servivano quale luogo di ritrovo, con sale di lettura, buvettes, grammofoni, ecc.» [F. OrLAnDInI, in La Gazzetta dello Sport, 21 giugno 1919].
«I nostri soldati battezzarono la “Cuccagna” il grandioso baraccone dell’Y.M.C.A. con un immenso salone in legno decorato da miriadi di bandiere alleate. In comode poltrone a sdraio, serviti abbondantemente e graziosamente dalle numerose dame bianco-celesti americane nel fastoso
“buffet” gratuito di gelati, biscotti, the, caffè, limonate, cioccolato, sigarette, riposano le membra stanche dei proficui allenamenti e passano in gradevoli passatempi le ore di ozio. Ed alla sera tutto ciò è completato con il cinematografo, le musiche, le danze, ecc. [...].
Le tende si allineano regolari come in un campo romano; ogni nazione ha il suo viale, gli uomini di truppa dormono a sei per volta e gli ufficiali a tre, nella tenda ampia e quadrata contenente lettini di ferro con soffice materasso.
I primi pasti furono ammanniti da cucinieri italo-americani in attesa dei nostri, ma il risotto condito di zucchero, le carni con contorno di marmellata, la frutta sciroppata ed abbondantemente servita, erano accolti da smorfie significative dei nostri campioni. L’inconveniente ebbe presto fine e il solo rimpianto rimane ancora l’assenza assoluta del vino» [A. BOrELLA, in La Gazzetta dello Sport, 5 luglio 1919].
Sulla cerimonia inaugurale dello stadio e dei Giochi leggiamo ancora La Gazzetta dello Sport:
«Lo Stadio, capace di contenere un massimo di 27.000 persone, già alle ore 14 era invaso da oltre 50.000 spettatori, tutti entrati gratuitamente [...]. nel mezzo dello Stadio sono già allineati i 1.500 atleti che dovranno a partire da domani iniziare il ciclo di gare che dureranno 15 giorni. nel piccolo esercito notiamo immediatamente la brillante
rappresentanza italiana.
Lo Stadio, che ha uno sviluppo assai v a s t o , c o n t a 1 2 g r a d i n a t e equidistanti 50 centimetri una dall’altra, le quali appaiono sommerse dai colori vivaci della folla. Ovunque dagli alti pennoni e dalle tribune spiccano enormi trofei e le orifiamme alleati. La pista podistica ha uno sviluppo di 500 metri ed il rettifilo di arrivo prospiciente le tribune coperte è di 200 metri.
Per la cerimonia odierna la tribuna ufficiale è tutta tappezzata in velluto rosso [...]. Giungono il Presidente
Il generale J.J. Pershing inaugura lo stadio che porta il suo nome. Alla sua destra è il colonnello W.C.
Johnson, presidente dell’Inter-allied Board for Sports
della repubblica francese Poincaré accompagnato dalla signora, il presidente Wilson con la signora, il generale Pershing, il presidente della Camera Deschanel, il presidente del Senato Dubost. Frattanto stormi di aeroplani francesi, belgi, americani ed un maestoso triplano Caproni, quindi un agilissimo Sva, eseguiscono sotto il sole rutilante brillanti ed acclamate evoluzioni. Alle 16 precise, dopo i tre squilli di tromba e la sfilata di un battaglione di fanteria americana, gli atleti passano davanti alla tribuna dei due presidenti.
È un colpo d’occhio magnifico. I 1.500 atleti rappresentanti 18 nazioni alleate, preceduti dalle bandiere d’ogni singolo Stato, sfilano fra indescrivibili acclamazioni innanzi alle tribune nereggianti di pubblico» [M. DuLIAnI, in La Gazzetta dello Sport, 23 giugno 1919].
Per prima sfilò la squadra francese, seguita dalle altre in ordine alfabetico. «Tutti i nostri atleti indossavano il berretto militare, la maglia bianca e i calzoncini bianchi o neri. La squadra era capitanata da un bersagliere in uniforme che fungeva da portabandiera ed era chiusa dalla équipe del foot-ball nella elegante maglia azzurra». Ha fatto «un’ottima impressione di forza e di bellezza maschia» (La Gazzetta dello Sport, 23 giugno 1919). Dopo aver compiuto l’intero giro dello Stadio il lungo corteo si allineò davanti a Poincaré e Wilson. A questo punto ebbe inizio la cerimonia ufficiale d’inaugurazione dello Stadio.
Il presidente della YMCA, mister E.C. Carter, nel consegnare lo stadio al generale Pershing pronunciò un breve discorso affermando che la potente e benefica associazione da lui diretta, dopo aver cercato di lenire in ogni modo i dolori dei combattenti durante la guerra, aveva voluto perpetuare il ricordo dell’immane lotta sostenuta dai popoli per la libertà con la creazione di questo stadio che voleva essere un tempio dell’atletismo internazionale.
Gli atleti schierati davanti alla tribuna centrale il giorno dell’inaugurazione
Cessati gli applausi che salutarono il discorso di Carter, prese la parola il generale Pershing, il quale – con il consenso del presidente Wilson – dichiarò di rimettere lo stadio al Comitato nazionale di Educazione Fisica e per esso al governo francese.
non potendo partecipare alla cerimonia, il presidente del Consiglio Georges Clemenceau si fece rappresentare dal ministro della Marina Georges Leygues, che prese possesso dello stadio in nome del governo.
Il 23 giugno, alle 14, ebbero inizio le gare, ma subito si manifestarono i malumori per la confusa organizzazione.
«Il collega Frantz reichel del Figaro ha preso l’iniziativa della protesta, sorretto dall’acconsentimento di tutti i colleghi, ed ha fatto notare anzitutto al Comitato che la tribuna della stampa è invasa giornalmente da una quantità di persone che nulla hanno a che fare coi giornalisti, mentre taluni di questi ultimi non sono ancora muniti di tessera regolare. Inoltre la protesta tende a rimediare all’inconveniente della simultaneità delle prove svolgentisi contemporaneamente in diverse località, cioè al Bosco di Boulogne, allo Stadio, alla sala di scherma presso lo Stadio ed a Colombes, con la istituzione di un ufficio centrale informazioni e delle classifiche precise per tutti i concorrenti.
reichel ottenne la formale promessa che a partire da domani il Comitato provvederà in proposito ed è da augurarsi che ciò avvenga realmente, perché nelle attuali condizioni il servizio è particolarmente difficile per gli inviati dei giornali esteri.
Del resto l’organizzazione non può essere in generale indicata siccome un modello del genere. Gli americani dimostrano uno spirito d’invadenza poco riguardosa, come se si trovassero nelle loro lontane praterie, e tendono ad imporsi a tutti senza alcun riguardo. La giuria è composta esclusivamente da americani e, come dicemmo, la tribuna riservata alla stampa è specialmente invasa da giornalisti degli Stati uniti, i quali lasciano intendere di considerare i reporters delle altre nazioni siccome quantità trascurabili. Anche i
L’arrivo di una gara podistica
Un biglietto per l’inaugurazione dei Giochi allo Stadio Pershing
risultati vengono proclamati con grave ritardo a mezzo di speakers che parlano esclusivamente americano. Morale: i nostri buoni alleati tengono a fare capire troppo di essere in casa loro» [M. DuLIAnI, in La Gazzetta dello Sport, 27 giugno 1919].
neppure sotto l’aspetto tecnico tutto filò liscio. Infatti,
«dopo la prima giornata della riunione atletica una osservazione si impone immediatamente all’attenzione dei critici: le condizioni della pista sono infelicissime; esse non solo non permetteranno di abbassare neppure un record, ma consentiranno assai difficilmente il raggiungimento di tempi veramente notevoli. In altre parole questa pista ch’è stata costruita in pochissimo tempo ed è spazzata continuamente da un denso polverone sollevato dal vento, costituisce un serio handicap per i nostri atleti, che non hanno avuto la possibilità di allenarvisi» [M. DuLIAnI, in La Gazzetta dello Sport, 24 giugno 1919].
Tra i migliori atleti partecipanti, avendo rinunciato il nostro Lunghi e i famosi pugili professionisti Georges Carpentier e Gene Tunney, cito lo statunitense Charles William (“Charley”) Paddock, vincitore dei 100 e 200 metri (ad Anversa nel 1920 fu ancora primo nei 100 metri e nella staffetta 4x100) e il francese Jean Vermeulen, vincitore del cross country e della maratona di 16 chilometri. L’Inghilterra schierò soltanto i gloriosi canottieri dell’università di Cambridge, che ottennero il successo nell’“otto” con timoniere.
Il 28 giugno, durante lo svolgimento nello stadio dell’incontro di football tra Francia e Italia, giunse da Versailles la notizia della firma del trattato di pace.
Sfila la squadra italiana (fotogramma da un filmato dell’epoca)
«Lo speaker, a voce altissima, a mezzo del megafono, annuncia il grande avvenimento all’immenso pubblico. Sono le 15.12 precise […].
Tutti gli spettatori si alzano in piedi: nello Stadio gli atleti si mettono sull’attenti e le note gioconde della Marsigliese echeggiano stentoree per il vastissimo spiazzo. Lo spettacolo è meraviglioso nella fantastica solennità. Tutte le bandiere dello Stadio sono innalzate sui loro pennoni e sventolano fra il gridio immenso e
Tutti gli spettatori si alzano in piedi: nello Stadio gli atleti si mettono sull’attenti e le note gioconde della Marsigliese echeggiano stentoree per il vastissimo spiazzo. Lo spettacolo è meraviglioso nella fantastica solennità. Tutte le bandiere dello Stadio sono innalzate sui loro pennoni e sventolano fra il gridio immenso e