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La diffusione del Comte de Gabalis in area anglosassone L’influenza dell’ambiente della Royal Society

In ambiente anglosassone l’opera di Montfaucon de Villars si diffonde abbastanza velocemente. Già nel 1680 vengono pubblicate a Londra ben due traduzioni del Comte de Gabalis in lingua inglese: la prima è opera di Philip Ayres (1638-1712), la seconda da Archibald Lovell (?1638- ?1710).

È da notare che entrambi gli autori, seppure in misura differente, orbitavano attorno all’ambiente della Royal Society. Archibald Lovell manifesta apertamente, per la scelta dei testi che traduce o, ancora più esplicitamente, nelle epistole che premette alle proprie opere, l’interesse per l’ambito filosofico e scientifico, e per gli obiettivi di avanzamento culturale e tolleranza religiosa cari all’Accademia.142 Ayres, sebbene abbia un legame molto più labile con questa istituzione,

rintracciabile nel rapporto personale con John Dryden, membro della Royal Society soltanto dal 1662 al 1666, dimostra, tuttavia, anch’egli un marcato interesse verso il principio della tolleranza religiosa.143 Inoltre, non è trascurabile la connessione della Royal Society con i Rosacroce,

esplicitamente chiamati in causa nella traduzione di Ayres del Comte de Gabalis.

Il mito dei Rosacroce nasce in Germania dalla pubblicazione, a Cassel, di due pamphlet, che già circolavano in forma manoscritta: il Fama (1614) e il Confessio (1615). Questi testi annunciavano un’era di rinnovamento e presentavano la storia di Padre C.R.C. o Christian Rosencreuz, fondatore di una misteriosa confraternita che si stava riattivando ed era in cerca di nuovi adepti. I pamphlet sono seguiti, nel 1616, da una terza opera, Le nozze alchemiche di Christian Rosencreuz, attribuibile a Johann Valentin Andreae, formando quella triade di testi che sono considerati i manifesti rosacrociani, i quali suscitarono grande scalpore e interesse non solo in Germania ma in tutta l’Europa. I Rosacroce si descrivevano come illuminati votati al rinnovamento dell’intera società europea in un’ottica di pietà evangelica. Auspicavano l’impiego di conoscenze basate sulla cabala, sulla magia e sull’alchimia, unite ad una profonda devozione cristiana, per la realizzazione di una società più equa, fondata su un avanzamento tecnico e scientifico ottenuto grazie all’indagine sulla natura, e capace di assicurare il benessere a tutti i membri della comunità.144 Le speranze di rinnovamento sociale e culturale legate al movimento

dei Rosacroce si riversano a livello politico sulla figura di Federico V del Palatinato, che divenne

142 C.ZUNINO-GARRIDO, Archibald Lovell, A ‘venturous Undertaker’, in B.ARIAS MONTANO, The Practical Rule of

Christian Piety, critical edition and introduction by C. Zunino-Garrido, Universidad de Huelva, Huelva, 2017, pp. 19-

38.

143 P.DAVIDSON E I.W.MCLELLAN, voce Ayres, Philip, Oxford Dictionary of National Biography. In association with

the British Academy, ed. by di H.C.G. Matthew e B. Harrison, Oxford University Press, Oxford, 2004, vol. III, pp.

37-38.

144 F.A.YATES, The Rosicrucian Enlightenment, pp. 42-81 (capp. III e IV: John Dee and the Rise of ‘Christian

 

il baluardo della resistenza antiasburgica. Nel 1612, infatti, alla morte dell’imperatore Rodolfo II il trono di Boemia e quello imperiale minacciavano di essere occupati dal fervente cattolico Ferdinando di Stiria, che avrebbe posto fine alla libertà religiosa concessa dal predecessore. Realizzatosi il timore di vedere Ferdinando sul trono di Praga, i protestanti boemi, appellandosi al carattere tradizionalmente elettivo della corona di Boemia, offrirono il trono a Federico V, il quale, in veste di elettore del Palatinato e re di Boemia, avrebbe avuto maggiore influenza per opporsi alla nomina di un nuovo imperatore Asburgo. Tuttavia, l’incoronazione del cosiddetto “Winter King”, nel 1619, scatenò una forte reazione della famiglia imperiale, che pose fine al breve regno dell’elettore palatino in Boemia. Federico V, infatti, tradito dal mancato intervento del suocero, il re d’Inghilterra, vide la coalizione protestante di cui era a capo sgretolarsi di fronte al potere dell’esercito asburgico nel 1620, e fu costretto a ritirarsi nei Paesi Bassi.145

Al di là della disfatta politica di Federico V, i propositi di rinnovamento culturale e di apertura sociale propri del movimento rosacrociano vennero accolti da molti letterati e uomini di cultura europei, tanto che la stessa Royal Society vede le proprie origini intrecciate con elementi legati alla fantomatica confraternita dei Rosacroce.

Robert Boyle, uno dei membri fondatori dell’Accademia, menziona nelle sue lettere degli anni 1646 e 1647 un “Invisible College” di cui fa parte. La marca dell’invisibilità era una delle principali caratteristiche legate all’ordine dei Rosacroce.146 Inoltre, i primi incontri di questa

organizzazione, secondo la storia ufficiale di Sprat, dovettero tenersi nel 1648 ad Oxford nella stanza di John Wilkins. 147 Quest’ultimo, nel suo testo Mathematicall Magick, pubblicato proprio

in quell’anno, dimostra non solo di conoscere il manifesto rosacrociano Fama, che cita, ma anche di apprezzare la tradizione magica ed esoterica di Dee e Fludd e di concepirla come connessa a quella più propriamente scientifica degli studi di Bacon.148 Durante gli incontri tra il 1648 e il

1659, anni che precedono la fondazione ufficiale della Royal Society, ma che rappresentano la fase costitutiva della stessa, vengono pubblicati molti testi di ambito rosacrociano. In particolare, sotto il patrocinio di Sir Robert Moray, destinato a diventare un membro molto influente all’interno dell’Accademia, Thomas Vaughan pubblica nel 1652 una traduzione dei manifesti rosacrociani Fama e Confessio.149 Tuttavia, in quel periodo di accese passioni religiose, gravava

sulla comunità scientifica la continua minaccia dell’accusa di magia, che avrebbe potuto scatenare una nuova caccia alle streghe, che a sua volta avrebbe non solo ostacolato il lavoro dei membri

145 Ivi, pp. 24-41 (cap. II: The Bohemian Tragedy).

146 Ivi, pp. 233-46 (cap. XIII: From the Invisible College to the Royal Society).

147 T.SPRAT, The History of the Royal Society of London, for the Improving of Natural Knowledge, John Martyn,

Londra, 1667, p. 53.

148 F.A.YATES, The Rosicrucian Enlightenment, pp. 233-46, (cap. XVIII: From the Invisible College to the Royal

Society).

 

dell’Accademia, ma anche minato l’esistenza stessa dell’associazione. Per questo è estremamente probabile che i fondatori della Royal Society, in particolare a seguito della pubblicazione nel 1659 da parte di Meric Casaubon di un presunto diario spirituale di Dee, contenente delle conversazioni con delle creature demoniache, volessero tenere il proprio campo d’interesse ben distinto da tutto ciò che poteva suscitare un’accusa di stregoneria.150 Bisogna tenere conto, inoltre, del fatto che la

fondazione vera e propria della Royal Society, nel 1660, sotto il patrocinio del restaurato monarca Carlo II, è il frutto di un compromesso tra parti coinvolte molto diverse tra loro. Riunendo tra i propri membri sia realisti che ex parlamentaristi, si dovettero abbandonare molti argomenti legati all’immediato passato rivoluzionario, tra cui le questioni religiose e i progetti utopici di riforma sociale. Questi elementi costituivano una parte importante del programma rosacrociano, che proponeva dei modelli sociali fondati sulla tolleranza religiosa e sull’innovazione scientifico- tecnologica a fini umanitari.151

La traduzione di Philip Ayres

Come accennato, il primo traduttore del testo di Montfaucon de Villars si mantiene ai margini dell’ambito di ricerca scientifico e filosofico che va delineandosi all’interno della Royal Society. Della biografia di Philip Ayres si sa che era un poeta, traduttore e compilatore originario del Northamptonshire. Dopo gli studi alla Westminster School, vive al servizio del diplomatico Sir Richard Fanshawe e nel 1666 lo accompagna nelle ambasciate in Spagna e Portogallo. Appreso lì lo spagnolo, esercita le proprie competenze linguistiche traducendo l’operetta satirica El necio bien afortunado di A.G. de Salas Barbadillo, che pubblica nel 1670. Alla morte di Fanshawe, Ayres continua a viaggiare e pubblica, nel 1672, The Hungarian Rebellion, un testo che afferma di aver trovato durante un soggiorno in Olanda e di aver tradotto dal tedesco. In seguito ottiene un impiego come tutore presso la famiglia Drake di Amersham, al servizio della quale rimarrà fino alla morte.152

Ayres viene principalmente ricordato per le raccolte degli Emblemata Amatoria e per le Lyrick Poems. Gli Emblemata Amatoria, pubblicati nel 1683, sono l’ultima raccolta di emblemi inglese ad aver raggiunto il successo popolare. Le immagini in essa contenute provengono da due raccolte olandesi, mentre alcuni dei versi in inglese, italiano, latino e francese sono composti dallo dello stesso Ayres. Allo stesso modo, i Lyrick Poems, pubblicati nel 1687 (il cui titolo completo è Lyrick Poems, made in imitation of the Italians of which, many are translations from other

150 Ivi, pp. 240-41. 151 Ivi, p. 242.

 

languages) contengono molte traduzioni alle quali si mescolano alcuni testi originali. Quest’ultima raccolta attesta l’intenzione dell’autore di collocarsi sulla scia dei poeti barocchi europei, oltre a celebrare la sua amicizia con personaggi del rango di John Dryden e Nahum Tate, che ottennero la nomina a poeti laureati rispettivamente nel 1670 e nel 1692.153

La traduzione del Comte de Gabalis viene pubblicata da Philip Ayres nel 1680, con il titolo di The Count of Gabalis: or, the Extravagant Mysteries of the Cabalists.154 Sul frontespizio, sotto il

titolo, viene riportata in esergo la citazione di Tertulliano, “Quod tanto impendio absconditur, etiam solummodo demonstrare, destruere est”, già presente nell’edizione originale. Ayres sceglie di rivendicare la traduzione e le Animadversions come proprie aggiungendo al frontespizio il proprio nome, indicato come “P.A. Gent.”. Viene fornita, inoltre, una curiosa indicazione relativa al luogo di stampa. Infatti, si riporta che l’opera è stata stampata a Londra per “B.M. Printer at the Cabalistical Society of the Sages, at the sign of the Rosy-Crucian”. Anche i caratteri scelti per indicare la data di pubblicazione sono insoliti, “CI⊃ I⊃C LXXX”, invece che “MDCLXXX”, come ad anticipare il carattere iniziatico dell’opera, decifrabile soltanto per coloro che sono in grado di scorgere un ordine nel caos apparente di ciò che si vede.

Questi elementi sono molto significativi. L’accostamento della filosofia di Gabalis alle teorie dell’ordine rosacrociano rappresenta, infatti, un’innovazione di Ayres, poiché, benché si possa immaginare una velata allusione ai Rosacroce nel testo originale, 155 questi non sono mai

direttamente nominati da Montfaucon de Villars. Al contrario, Ayres sembra considerare il gruppo di saggi filosofi di cui fa parte il conte e la confraternita dei Rosacroce come due entità perfettamente sovrapponibili. L’identificazione dei due termini è confermata sia dal titolo riportato nelle pagine interne, che differisce leggermente da quello sul frontespizio, sia dalla premessa ai discorsi, la Letter to my Lord, traduzione fedele della Lettre à Monseigneur; ovvero il testo che Villars colloca alla fine dei cinque entretiens per giustificare il proposito di trattare con leggerezza un tema potenzialmente pericoloso come quello delle scienze segrete. Ayres sceglie di modificare il posizionamento di questa lettera all’interno dell’opera, sfruttandola come una sorta di introduzione ai temi trattati nei discorsi, invece che come una giustificazione a posteriori delle scelte autoriali. Questo gli permette di introdurre la sinonimia tra i termini “Cabalist” e “Rosy- Crusian” senza intaccare, almeno inizialmente, la traduzione degli entretiens. Si tratta dell’unica sostanziale differenza rispetto al testo originale: nel paragone tra i Valentiniani e i cabalisti

153 Ibidem.

154 The Count of Gabalis: or, the Extravagant Mysteries of the Cabalists, Exposed in Five Pleasant Discourses on the

Secret Sciences, done into English, by P.A. Gent with short Animadversions, printed for B. M. printer to the Cabalistical Society of the Sages at the sign of the Rosi-Crusian, London, CI⊃ I⊃C LXXX. Per le successive citazioni dal testo inglese del Count of Gabalis si farà sempre riferimento questa edizione (d’ora in poi Ayres, 1680).

 

istituito nella Lettre, Ayres sostituisce il termine “Cabalises” con “Rosy-Crusisans” e, per ribadire la perfetta sovrapponibilità dei due elementi, poco oltre affianca al lessema “Cabalists” il segmento “or Rosy-Crusians”. 156 Anche appena sopra l’inizio del primo discorso, dove viene

riportato nuovamente il titolo dell’opera, come accennato, Ayres aggiunge un particolare a quanto era riportato sul frontespizio: “Count Gabalis or the Extravagant Mysteries of the Cabalists, or Rosy-Crusians, 157 Exposed in Five Pleasant Discourses on the Secret Sciences” (p. 1, Ayres,

1680). Inoltre, la connessione tra il personaggio di Gabalis e la confraternita dei Rosacroce è ribadita nelle ultime pagine del testo, dove, nel quinto discorso, il conte viene definito un “Rosy- Crusian Philosopher”.158

Il conte di Gabalis, effettivamente, possiede già nell’originale di Villars alcune caratteristiche proprie dei membri della fantomatica confraternita. Innanzitutto, è uno straniero proveniente dalla Germania,159 ovvero dallo stato in cui si è originato il mito dei Rosacroce.160 Inoltre, si dice che le

terre del conte siano vicine al confine con la Polonia.161 Secondo Didier Kahn, questo dato

potrebbe suggerire un accostamento tra la figura di Gabalis e l’alchimista polacco Michael Sendivogius, alla cui opera rimandano diversi elementi presenti nel testo, non ultima l’insistenza sul rapporto tra la creazione divina e i quattro elementi.162 Tuttavia, potrebbe non essere irrilevante

la vicinanza del confine polacco al confine boemo, ovvero l’aerea dove erano fioriti gli studi ermetici sotto Rodolfo II, e che poi fu sottoposta al breve dominio del principe del Palatinato, Federico V. Poiché il movimento rosacrociano è inscindibile da quello nato a supporto dell’elezione del “Winter King” di Boemia, nell’ottica di una maggiore tolleranza religiosa tale da permettere anche un avanzamento nel campo delle scienze,163 la vicinanza geografica dei territori

del conte alla Boemia potrebbe rappresentare una comunanza di intenti tra Gabalis e i Rosacroce. Un altro elemento da tenere in considerazione è il modo di esprimersi del conte, “en langue française et en accent étranger” (Premier Entretien, p. 159, Kahn, 2010). Questo potrebbe

156 “Il dit que Tertullien dit ce beau mot contre les Valentiniens, qui étaient une manière de Cabalistes très

visionnaires”, Kahn, 2010, p. 264tradotto come “He said, that Tertullians used this excellent saying against the Valentinians who were a kind of very fanatick Rosy-Crusians in his dayes”, Ayres, 1680, p. A4; “Je mantiens qu’il serait bon de procéder contre les Cabalistes et contre toutes les Sciences secrètes par de sérieux et vigoureux arguments”, Kahn, 2010, p. 265 tradotto come “I affirm it would be most proper to proceed against Cabalists, or Rosy-Crusians, and against all their Secret Sciences, by serious and vigourous arguments”, Ayres, 1680, p. A4.

157 Corsivo mio.

158 “It must needs be a ravishing sight, (said I, smiling) to see a Rosy-Crusian Philosopher, in a Chair preaching to all

these little Gentle-Folke”, Ayres, 1680, p. 169. Il corsivo è presente nell’originale. La versione francese riporta invece “Il doit être en effet ravissant (m’écriai-je riant) de voir un Cabaliste en chaire prôner à tous ces Messieurs-là”, Kahn, 2010, p. 254.

159 “Un Allemand grand seigneur et grand Cabaliste”; “l’illustre Allemand”, Kahn, 2010, pp. 157-58; “illustrious

German”, Ayres, 1680, p. 9.

160 F.A.YATES, The Rosicrucian Enlightenment, pp. 58-59 (cap. IV: The Rosicrucian Manifestos).

161 “De qui les terres sont vers les frontières de Pologne”, Kahn, 2010, pp. 158; “whose estate lyes upon the frontiers

of Poland”, Ayres, 1680, p. 9.

162 D.KAHN, Introduction, in Kahn, 2010, pp. 11-143 : 82-86.

 

intendersi come una parodia dell’abilità mimetica dei Rosacroce, capaci di non dimostrare nessuna caratteristica peculiare ma di confondersi con la gente comune del paese in cui si trovano.164

La stessa compagnia di saggi a cui Gabalis appartiene possiede elementi in comune con la confraternita dei Rosacroce. Come abbiamo visto, si può descrivere quest’ultima come un movimento religioso volto a promuovere le virtù cristiane, in particolare la pietà evangelica, attraverso l’alchimia e la diffusione del sapere scientifico, inteso in senso rinascimentale, ovvero come inscindibile dalla magia e alla cabala. Lo scopo della confraternita è quello di condurre l’umanità verso una nuova alba, un’età dell’oro paragonabile alla condizione dell’uomo precedente alla cacciata dal paradiso terrestre.165 La compagnia del conte, allo stesso modo, è

senz’altro devota al Dio cristiano, così come lo sono gli spiriti elementali, tanto che il riferimento alla divinità suprema, attraverso il lessema “Dieu” – distinto dalle varianti che presentano il plurale o l’iniziale minuscola –, registra ben novanta occorrenze all’interno del testo, settantadue delle quali si collocano all’interno dei discorsi di Gabalis. A conferma di questa devozione, nella Lettre à Monseigneur si afferma che “c’est une nécessité inévitable, dit-il, qu’un cabaliste parle de Dieu; mais [...] il est d’une nécessité encore plus inévitable pour conserver le caractère cabalistique de ne parler de Dieu qu’avec un respect extrême; ainsi la religion n’en peut recevoir aucune atteinte” (Kahn, 2010, p. 264). Inoltre, tutti gli entretiens fondano la propria giustificazione narrativa proprio sull’intenzione del conte di diffondere un sapere scientifico, basato sull’osservazione della natura,166 volto al miglioramento della condizione dell’umanità

intera. Pur passando attraverso l’unione con gli spiriti elementali, l’obiettivo dei saggi è quello di generare un’umanità perfetta, semidivina, in conformità con l’originario progetto di Dio, prima che il peccato di Adamo ne provocasse l’ira, e causasse la cacciata dell’uomo dal Paradiso Terrestre.167 Pertanto, l’associazione con i Rosacroce, filosofi promotori di utopie rese perfette dal

164 Ivi, p. 139 (cap. VIII: The Rosicrucian Sare in France); cfr. G.NAUDÉ, Instruction à la France sur la vérité de

l’histoire des Frères de la Rose-Croix, François Iulliot, Parigi, 1623, p. 27.

165 F.A.YATES, The Rosicrucian Enlightenment, p. 67 (cap. IV: The Rosicrucian Manifestos).

166 “Apprenez des Philosophes à chercher toujours les causes naturelles dans tous les événements extraordinaires”,

Kahn, 2010, p. 233.

167 “Si le misérable Adam n’eut pas désobéi grossièrement à l’ordre qu’il avait de Dieu de ne toucher point à Eve et

qu’il se fut contenté de tout le reste des fruits du jardin de volupté, de toutes les beautés des Nymphes et des Sylphides, le monde n’eût pas eu la honte de se voir rempli d’hommes, si imparfaits qu’ils peuvent passer pour des monstres auprès des Enfants des Philosophes”, Kahn, 2010, pp. 219-20; “Ô Adam! tu ne devais engendrer que des hommes semblables à toi, ou n’engendrer que des héros ou des géants. [...]Obéir à Dieu, répliqua-t-il, ne toucher qu’aux Nymphes, aux Gnomes, aux Sylphides ou aux Salamandres. Ainsi il n’eût vu naître que des héros, et l’univers eût été peuplé de gens tous merveilleux, et remplis de force et de sagesse”, Kahn, 2010 p. 221; “Noé [...]persuada ses trois autres enfants de céder aussi leurs trois femmes aux princes des trois autres éléments. L’univers fut en peu de temps repeuplé d’hommes héroïques si savants, si beaux si admirables, que leur postérité, éblouie de leurs vertus, les a pris pour des divinités”, Kahn, 2010, p. 225.

 

disvelamento dei segreti ultimi della natura, ottenuto attraverso le pratiche ermetiche, ha una sua legittimità, nonostante l’assenza di riferimenti espliciti nel testo di Villars.

Anche se è probabile che l’abate di Villars avesse familiarità con l’ordine dei Rosacroce, dal momento che Naudé, un autore che egli mostra di conoscere piuttosto bene, aveva scritto un intero trattato dedicato alla storia della confraternita,168 è possibile che Montfauon preferisse non

nominarli esplicitamente. Dopo la disfatta di Federico V in Boemia, infatti, la confraternita dei Rosacroce viene presentata in Europa, in particolare in Francia, come una terribile minaccia. I suoi membri erano rappresentati come una sorta di setta dedita all’adorazione del diavolo e intenzionata ad irretire gli incauti letterati con la loro presunta cultura e le loro idee di progresso.169 La critica dell’abate di Villars, inoltre, si proponeva di colpire uno spettro molto più

esteso di bersagli.170 La gamma di figure chiamate in causa attraverso l’accezione generica del

termine “cabaliste” è estremamente ampia e permette all’autore di coinvolgere all’interno del suo discorso pratiche molto diverse tra loro. 171 In Gran Bretagna, invece, la tradizione magico-

filosofica era rifiorita nel contesto protestante in epoca elisabettiana, in particolare tramite gli studi di John Dee – il cui lavoro sta alla base del pensiero rosacrociano – e continuava a mantenere una certa vitalità anche presso alcuni importanti membri della Royal Society, come lo stesso Isaac Newton, che possedeva numerosi testi di alchimia legati a questa tradizione.172 A

questo bisogna aggiungere che gli scambi tra l’Inghilterra e la corte d’Aia, che ospitava quanto era rimasto del seguito di Federico V ed Elisabetta Stuart, erano molto intensi. Anche dopo la disfatta, sia i filoprotestanti che i parlamentaristi inglesi continuavano a guardare con ammirazione e rispetto agli ex-sovrani di Boemia; allo stesso tempo molti rifugiati in fuga dalla

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