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Diffusione della Divina Commedia in Albania

La Divina Commedia e l’Albania

10.1. Diffusione della Divina Commedia in Albania

Come dice Ismail Kadaré, il più famoso scrittore albanese vivente288, la conoscenza dell’opera di Dante in Albania risale già al periodo precedente l’invasione turca. Nel nord, a maggioranza cattolica, molti religiosi avevano una formazione linguistica legata

all’italiano, essendo in stretti rapporti con le diocesi dell’altra sponda dell’Adriatico. Con molta probabilità, però, la sua conoscenza era ristretta ad una élite di studiosi, poiché la popolazione albanese, prima sotto l’impero bizantino, poi sotto il dominio turco, non godeva di ampi strumenti di crescita culturale. Bisogna aspettare la metà del XIX secolo per assistere ad una diffusione delle opere di Dante, grazie ai collegi di Gesuiti e

Francescani nel nord e grazie al Liceo di Ioànnina (oggi Grecia settentrionale), dove studiavano molti giovani albanesi.

A questo proposito è illuminante un articolo di Ernest Koliqi289, che ha redatto

un’interessante ricostruzione delle tappe della diffusione dell’opera di Dante in Albania290 . Limitandoci alle traduzioni della Divina Commedia, vediamo che la prima, in endecasillabi sciolti, risale al 1896, quando Luigi Lorecchio, un italiano di cultura arbëreshe, pubblica il canto XXXIII dell’Inferno (Conte Ugolino) sulla rivista Antologia Albanese (Napoli). A questo primo passo segue poi il canto V dell’Inferno (Paolo e Francesca), tradotto in albanese nel 1900, nella variante del dialetto settentrionale ghego, a cura di Sakol Baci, che è riuscito a mantenere l’endecasillabo con le rime della terzina incatenata. Nel 1924 il padre Vincenc Prenushi per primo tenta l’impresa della traduzione di un canto del Paradiso, quello di San Francesco (canto XI). Negli anni ’30 viene istituita a Tirana la sede della Società Dante Alighieri. Nel 1932 lo stesso Koliqi pubblica in versione albanese alcuni canti o passi tratti dalle tre cantiche: canto I dell’Inferno, Francesca da Rimini, gli episodi di Pier della Vigna, Ulisse, Conte Ugolino, Casella, Matelda, l’apparizione di

288 I. Kadaré, Dante l’incontournable, Ed. Fayard, Saint-Amand-Montrond 2006, pag. 17 289

Eminente studioso nato a Scutari (1903) e, morto a Roma (1975), docente di lingua e letteratura albanese presso l'università di Roma, poi Ministro della Pubblica Istruzione in Albania dal 1939 al 1942

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Beatrice, il Proemio del Paradiso, il canto di San Francesco e parte del canto XXXIII del Paradiso, oltre ad altri brani tratti dalla Vita Nuova, pubblicati sull’antologia Poetët e mëdhej t’Italìs (I grandi poeti d’Italia). Nel 1937 appare un’altra traduzione del canto di Ugolino, sulla rivista scutarina Leka, ad opera di Kristo Floqi. Nel 1939 l’Italia invade e assoggetta l’Albania. Con la dominazione politica c’è anche l’esaltazione del sommo poeta, che viene studiato nelle scuole medie del Regno d’Albania tramite le traduzioni del Koliqi. Nel 1946 il regime dittatoriale prende le distanze dall’opera del sommo poeta. Nel 1946 viene soppresso il Comitato della Dante Alighieri, in seguito l’antologia del Koliqi sparisce dalla circolazione, per ovvie considerazioni politiche e non certo letterarie, ma è sostituita da un’altra antologia, Letërsì e huaj (Letteratura straniera), Tirana, 1960, in cui compaiono traduzioni di brani danteschi, dal Koliqi definite “sciatte”, ad opera

probabilmente dei due redattori del volume, cioè da Mahir Domi e Sterjo Spase. Dante, comunque, nonostante tutto sopravvive anche durante il periodo della dittatura e continua ad essere letto. Anzi, proprio in questo periodo, paradossalmente, vede la luce il più grande tributo che il popolo albanese potesse fare al poeta italiano: in sordina Pashko Gjeçi sta lavorando alla traduzione integrale della Divina Commedia. Essa viene presentata al dittatore Enver Hoxha, il quale, sentito il parere di eminenti studiosi, riconosce

l’altissimo valore letterario di questo lavoro, per cui ne autorizza la pubblicazione, avvenuta, cantica per cantica, tra il 1960 e il 1965291.

Dopo la pubblicazione di Gjeçi, ritenuta un risultato magistrale dalla critica albanese e da quella straniera, non ci sono più altri tentativi di traduzione integrale, poiché questa

versione pare insuperabile. Dante ormai ha la possibilità di essere letto in lingua albanese, sebbene nella sua variante dialettale del nord, cioè in lingua ghega, e viene studiato nei licei e nelle università. Lo sforzo di Gjeçi, però, non ha dissuaso un altro studioso, Çezar Kurti, dal cimentarsi con la Commedia. Negli anni ’90 del secolo scorso, infatti, egli pubblica la traduzione dell’Inferno in lingua standard.

Con la caduta del regime comunista e con il processo di democratizzazione, la lingua e la cultura italiane tornano ad essere molto diffuse in Albania, per cui nei licei e università lo studio di Dante riprende ad entrare nei programmi scolastici e in alcune scuole torna anche in lingua originale. Questo avviene non solo nei licei bilingui italo-albanesi di Tirana, Scutari e Korça, ma anche in molti licei gestiti da religiosi cattolici, dove si studia anche la lingua italiana. Nei licei statali Dante fa parte del programma ministeriale, nella sua

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versione tradotta da Pashko Gjeçi. I libri riportano una sintesi di tutto il poema e alcuni stralci (inizio del III Canto dell’Inferno, Paolo e Francesca, Ulisse…) sui quali gli studenti devono compiere un’analisi filologica del testo, del linguaggio e dello stile dantesco292

. Nel 2004 per iniziativa dell’Ambasciatore italiano a Tirana, Attilio Massimo Iannucci, viene riorganizzato il Comitato albanese della Società Dante Alighieri, che ha sede presso il Dipartimento di Italianistica di Tirana e che organizza corsi di lingua italiana, promuove pubblicazioni sull’opera omnia di Dante e convegni.

Molti giovani studenti albanesi, quindi, oggi conoscono Dante per averlo letto in lingua originale o nella traduzione albanese di Pashko Gjeçi. Oggi l’Albania ha consolidato i suoi rapporti di vicinanza linguistica e culturale con l’Italia, oltre che economici e politici, per cui il poeta fiorentino gode sempre di ampia accoglienza e di alto gradimento. Molti giovani albanesi compiono i loro studi universitari in Italia, dove perfezionano la lingua, grazie alla quale possono accedere anche ad una lettura più consapevole e approfondita della Commedia. Alcuni di loro, come appare dal sondaggio riportato in Appendice, hanno anche gustato Dante tramite le interpretazioni di Gassman e di Benigni. Evidentemente tali approfondimenti sono avvenuti per una spinta personale, ma è innegabile che in particolar modo l’Inferno dantesco ha sempre avuto grande presa su un popolo che, da una

dominazione all’altra, ha dovuto patire molte pene.