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1 Metodologia

2.2 Dimensioni di competizione

Come detto in precedenza, a livello empirico, una dimensione di competizione è qui definita tale se l’enfasi media interpartitica, posta sulla medesima da almeno la metà dei principali attori del sistema nell’arco temporale di riferimento (decennio), è almeno pari al 10%. Se ciò si verifica nel medio e lungo periodo, allora ci si trova di fronte ad una dimensione di competizione strutturale35. Tuttavia, qualora l’enfasi media interpartitica (decennale) su una issue dimension sia

leggermente inferiore al 10% (8-9%), ma almeno la metà dei principali attori del sistema vi pone comunque un’enfasi ≥ 10%, allora questa è considerata ugualmente dimensione di competizione. Poiché, sebbene più stabili delle loro controparti orientali, anche i sistemi partitici europeo-occidentali hanno subito delle evoluzioni nel corso del XX secolo, a seconda del periodo considerato il numero ed il tipo di partiti politici che contano -nel senso sartoriano del termine- variano. Di conseguenza, per ogni caso nazionale, si specifica (in nota) come viene concretamente applicato il criterio generale di cui sopra.

Paesi Bassi36

Tab. 2.2.1: dimensioni di competizione nei Paesi Bassi Dimensioni di competizione di

lungo periodo

Dimensioni di competizione di medio periodo

Dimensioni di competizione di breve periodo (contigenti)

Tax vs. Spending, Politica sociale

Deregulation (dai ’40 ai ’70), Politica estera (dai ’60 agli ’80)

Religione (‘40), Democrazia e Costituzional. (‘70), Ambiente (‘90), Governo e PA (’80 e ‘00), Politica interna (‘00)

35 Cfr. Appendice D per i dati percentuali.

36 Il numero di partiti rilevanti, in base ai dati disponibili in MPP I e MPP II, varia come di seguito. Negli anni Quaranta e nei Cinquanta sono cinque; nei Sessanta sei; nei Settanta fino al 1974 sei, dopo quattro; negli anni Ottanta e Novanta cinque; nei Duemila sette. Per ogni decennio preso in esame, una dimensione di competizione è davvero tale se almeno tre partiti presentano valori di reiterazione della medesima ≥ 10%, tranne nei Duemila, dove il numero minimo è stabilito in quattro formazioni su sette.

136 Seguendo i suddetti criteri, le dimensioni di competizione strutturale risultano essere le seguenti: Tax vs. Spending e Politica Sociale nel lungo periodo, Deregulation (dagli anni Quaranta fino agli anni Settanta) e Politica estera (dagli anni Sessanta fino agli anni Ottanta) nel medio. Per quanto riguarda le due issue dimensions economiche (Tax vs. Spending e Deregulation) e quella sociale, la loro valenza strutturale è perfettamente coerente con l’idea che, in Olanda, siano due le dimensioni prevalenti: quella morale e quella sinistra-destra (Keman 1995, 362)37. In

particolare, mentre la prima prende forma durante il «processo di secolarizzazione della società civile, di acquisizione dei diritti individuali e nell’opposizione all’influenza delle organizzazioni confessionali», la seconda è concepita in termini puramente socio-economici ed ha origine nei processi di industrializzazione ed urbanizzazione del paese (ibidem). Dal punto di vista delle issues in gioco, la prima vede «l’opposizione dei partiti religiosi (Knp, Arp, ChU→ CdA) e secolari (PvdA, VVd, D66, Ps) su questioni quali il matrimonio, il divorzio, i diritti degli omosessuali, l’aborto, il controllo delle nascite e la pornografia» (Lijphart 1999, 104), mentre la seconda si concretizza nel confronto tra chi pone l’accento sull’ortodossia economica e la libera impresa (Vvd) e chi enfatizza la necessità di espandere il welfare state (PvdA, CdA, D66, Ps)38. In riferimento alla Politica estera il quadro è invece più complesso,

poiché, se per dimensione di competizione si intende una questione comune rispetto alla quale i partiti assumono posizioni differenti (Sani e Sartori 1983, 334), essa si rivela realmente tale soltanto tra la metà degli anni Sessanta e la metà degli anni Settanta, perdendo così il suo carattere strutturale di medio periodo. Difatti, analizzando le singole issues su cui essa è costruita, emergono posizioni contrapposte soltanto in questo periodo, che vede il PvdA, D66 ed i partiti confessionali a favore del pacifismo, il Vvd ed i DS70 pro militarismo, mentre, per il resto dell’arco temporale in cui essa è saliente, tutte le formazioni olandesi enfatizzano indistintamente la necessità di promuovere la cooperazione internazionale a tutti i livelli.

37 Tale conclusione è peraltro in sintonia con l’importanza sistemica attribuita a tali dimensioni dall’Expert Survey di Laver e Benoit (2006), secondo cui, in Olanda, dopo l’immigrazione (a cui purtroppo non corrisponde nessuna variabile dei dataset di MPP I e II) le tre issue dimensions più salienti sono Deregulation, Tax vs. Spending e Politica sociale.

38 Per il caso particolare delle tre formazioni confessionali Arp, Knp e ChU in materia economica si rimanda alla tabella 2.1.2.

137 Per ciò che concerne le dimensioni di competizione contingente, dalla rielaborazione dei dati di MPP I e MPP II (cfr. Appendice D) emerge che queste si concretizzano in: Religione (anni Quaranta), Democrazia e Costituzionalismo (anni Settanta), Ambiente (anni Novanta) Governo e Pubblica amministrazione (anni Ottanta e Duemila), Politica interna (anni Duemila). In riferimento alla prima, è plausibile ritenere che sia riconducibile non solo al conflitto laico-confessionale, ma anche all’originaria «rivalità tra protestantesimo, considerato da molti come una Chiesa di stato non ufficiale, ed il cattolicesimo» (Keman 1995, 362). A proposito della tematica Democrazia e Costituzionalismo, la sua salienza negli anni Settanta potrebbe essere dovuta all’emergere dei valori post-materialisti, fatti propri in particolar modo da D66 (e successivamente dal PvdA), mentre per quanto riguarda il Governo e la Pubblica amministrazione, la voce principale è rappresentata, in entrambi i decenni e per tutti i partiti, dalla necessità di snellire i procedimenti burocratici ed amministrativi. Per ciò che concerne la Politica interna, la sua recente rilevanza è presumibilmente causata dall’emergere dell’issue sicurezza pubblica, come sembra essere confermato dall’enfasi posta da tutti gli attori partitici, soprattutto su Law and Order. Tuttavia, la costatazione che, in riferimento a queste ultime tre dimensioni, ogni formazione partitica pone l’accento non solo sulle medesime singole issues specifiche, ma anche nella stessa direzione, induce a dubitare del fato che si tratti di reali dimensioni di competizione, diversamente dalla questione ambientale, che, negli anni Novanta, si concretizza nell’effettiva opposizione tra partiti che enfatizzano le tematiche ecologiste (Gl, D66, PvdA e CdA) e partiti che praticamente le ignorano (Vvd). Non è tuttavia da escludere l’eventualità, piuttosto concreta ma purtroppo non verificabile attraverso i dati a disposizione, che i partiti si differenzino sulle suddette dimensioni per gli strumenti di policy con cui intendono implementare le politiche pubbliche ad esse correlate.

Francia39

39 Il numero di partiti rilevanti, in base ai dati disponibili in MPP I e MPP II, varia come di seguito. Negli anni Quaranta ed Ottanta sono quattro; nei Cinquanta, nei Sessanta e nei Duemila cinque; nei Settanta tre; nei

138 Tab. 2.2.2: dimensioni di competizione in Francia

Dimensioni di competizione di lungo periodo

Dimensioni di competizione di medio periodo

Dimensioni di competizione di breve periodo (contigenti)

Tax vs. Spending, Politica sociale, Democrazia e Costituzionalismo

Deregulation (dai ’60 ai ’90), Politica estera (dai ’50 agli ’70)

Governo e PA (‘40), Politica interna (‘00)

Le dimensioni di competizione strutturale individuate, Tax vs. Spending, Politica sociale e Democrazia e Costituzionalismo nel lungo periodo, Deregulation (dagli anni Sessanta agli anni Novanta) e Politica estera (dagli anni Cinquanta agli anni Settanta) nel medio, corrispondono perfettamente a quelle ritenute da Lijphart (1999, 101) altamente e mediamente salienti nel contesto politico francese40. La dimensione lijphartiana “sostegno al regime”, il cui

significato è accostabile ad alcune delle issues raggruppate sotto l’etichetta Democrazia e Costituzionalismo, in questa sede assume però un contenuto empirico parzialmente diverso da quello fornito dall’autore. Da una parte, infatti, ciò che Lijphart (1999, 106) definisce contrapposizione tra partito comunista francese, fedele ai principi della cosiddetta Rivoluzione internazionale, e partiti che sostengono il sistema politico nazionale liberal- democratico, trova qui conferma nell’enfasi negativa che solo il Pcf (ed i radicali socialisti negli anni Quaranta) pone in modo continuativo sul costituzionalismo, almeno fino all’epoca dell’eurocomunismo. Dall’altra, è però presumibile che a rendere strutturalmente rilevante tale dimensione sia, negli anni Ottanta e Novanta, l’accento posto da tutti i partiti, circa in egual misura, sui valori della democrazia e della libertà, e, nel periodo precedente, la divergenza tra le varie interpretazioni dei dettami costituzionali. In particolare, analizzando Novanta sei. Di conseguenza, per ogni decennio considerato, una dimensione di competizione è davvero tale se almeno due (in caso gli attori rilevanti siano tre o quattro) o tre (in caso gli attori rilevanti siano cinque o sei) partiti presentano valori di reiterazione della medesima ≥ 10%.

40 A differenza del caso dei Paesi Bassi, per la Francia non si trova invece piena conferma con l’importanza sistemica attribuita a tali dimensioni dall’Expert Survey di Laver e Benoit (2006), secondo cui, qui le principali dimensioni di policy sono, nell’ordine, Unione Europea, Tax vs. Spending, Immigrazione, Globalizzazione e Politica sociale (mancano i dati in relativi alla Deregulation). Si ricorda che per le dimensioni Immigrazione e Globalizzazione non vi sono variabili corrispondenti in MPP e che la issue dimension deregulation non viene applicata alla Francia.

139 l’enfasi posta sulle singole issues da cui deriva la dimensione in questione, emerge un’alternanza di visioni positive e negative di specifici dettami costituzionali da parte dei gollisti e dei socialisti. Alla luce della storia politica francese, si potrebbe realisticamente ricondurre tale dato alla contrapposizione tra una visione più parlamentarista (Ps) ed una più presidenzialista (Gollisti) del sistema di governo, le cui origini risalgono alla controversia, in sede costituente, sul ruolo di arbitro del Presidente, sul suo potere di scioglimento e sul suo rapporto con l’esecutivo (Ventura 2005, 94).

Per quanto riguarda le dimensioni Tax vs. Spending e Deregulation, la loro salienza sistemica, rispettivamente di lungo e medio periodo, trova conferma nell’opinione, pressoché unanime in letteratura, che sia innanzitutto il conflitto socio-economico espresso in termini di destra e sinistra a strutturare la competizione politica francese. La tradizionale contrapposizione, che concretizzerebbe questo conflitto, vedrebbe da una lato i comunisti ed i socialisti, dall’altro l’Udf ed i gollisti. A tale riguardo, emergono però due distinte considerazioni dall’analisi dei dati di MPP I e II. In primo luogo, la già citata svolta liberista gollista, che avviene soltanto negli anni Ottanta, date le posizioni piuttosto stataliste assunte fino ad allora. Secondariamente, l’Udf non pone un particolare accento positivo sulla deregolamentazione, sebbene sia necessario sottolineare, ancora una volta, l’assenza di parecchi dati in riferimento a tale partito. La dicotomia sinistra-destra sembra invece trovare maggiore conferma ampliando il suo significato a temi non prettamente economici come la Politica sociale, qualora questa venga considerata possibile parziale indicatore della permanenza, nel dibattito politico francese, delle issues su cui si è incentrata la frattura tra élite statali e Chiesa cattolica. Quest’ultima, difatti, sviluppatasi per tutto il XIX secolo e parte del XX attorno alla questione delle norme comunitarie e dell’istruzione, si è in parte sovrapposta a quella sinistra-destra (Ventura 2005, 98). In particolare, mentre, da un lato, la laicità -e tutto ciò che ne consegue- costituisce un elemento essenziale dell’identità socialista e comunista, dall’altro i partiti di destra hanno sempre mostrato una maggiore sensibilità per le istanze cattoliche, con la conseguenza che, in Francia, tranne la breve esperienza dell’Mrp, non esiste un partito confessionale (ibidem). A questo proposito è comunque doveroso ricordare che, per ciò che concerne i gollisti, l’analisi delle singole voci, da cui si è costruita la dimensione Politica

140 sociale, non mostra in realtà un’enfasi particolare sulla moralità tradizionale (famiglia, religione, divieto di aborto e divorzio), al contrario dell’Udf, che, dopo il 2000, mostra un accentuato interesse per le questioni morali tradizionaliste, dato riconducibile alla fuoriuscita dal partito della componente liberale e progressista guidata da Madelin (poi confluita nell’Ump) a fine anni Novanta. Per quanto riguarda la Politica estera, essa si rivela particolarmente saliente nel periodo della crisi d’Algeria, della decolonizzazione e della normalizzazione dei rapporti franco-tedeschi, vedendo la contrapposizione dei gollisti, di aperto orientamento militarista e anti-internazionalista, ai socialisti ed ai radicali di sinistra, più sensibili ai temi della pace e della cooperazione internazionale, come si deduce dalla valutazione dell’enfasi posta sulle singole issues riconducibili a tale dimensione.

Nel breve periodo, invece, le dimensioni di competizione contingente individuate sono, rispettivamente, il Governo e la Pubblica amministrazione negli anni Quaranta e la Politica interna negli anni Duemila. Mentre la salienza della prima è presumibilmente collegata all’instabilità della IV Repubblica, come mostra l’enfasi preponderante che tutti i partiti pongono sulla necessità di avere un governo forte e stabile, l’attuale importanza della seconda è invece riconducibile all’entrata in scena di nuove issues, quali l’immigrazione e la sicurezza. Sebbene quest’ultime rappresentino il cavallo di battaglia del Front National di Le Pen, tutti i partiti vi dedicano comunque attenzione, come emerge dagli alti valori di enfasi di tutte le formazioni politiche (mancano però i dati sul Pcf) su Law and Order, ad eccezione dei Verdi, che invece sottolineano temi come l’armonia e la solidarietà sociale.

Germania41

41 Il numero di partiti rilevanti, in base ai dati disponibili in MPP I e MPP II, varia come di seguito. Negli anni Quaranta, Cinquanta, Ottanta sono quattro; nei Sessanta e nei Settanta tre; nei Novanta e nei Duemila

141 Tab.2.2.3: dimensioni di competizione in Germania

Dimensioni di competizione di lungo periodo

Dimensioni di competizione di medio periodo

Dimensioni di competizione di breve periodo (contigenti)

Tax vs. Spending Politica sociale (dai ’40 ai ’50 e dagli ’80), Politica estera (dai ’50 agli ’80)

Città vs. Campagna (’40), Deregulation (’40-‘50), Democrazia e Costituzionalismo (’40-‘50 e ‘70), Ambiente (’90)

Adottando rigidamente i criteri esposti in precedenza, l’unica vera dimensione di competizione di lungo periodo risulta essere quella classica Tax vs. Spending, mentre quelle di medio periodo sono Politica sociale e Politica estera42. Tuttavia, quest’ultima pare rimanere

rilevante anche dopo il processo di unificazione, come mostrano i valori di enfasi media pari al 9% nel periodo successivo al 1990. Come emerge dall’analisi dei valori di reiterazione decennali delle issues afferenti alla Politica estera, i temi e le relative posizioni assunte dai partiti varino a seconda del periodo considerato. Negli anni Cinquanta e Sessanta, infatti, tutti e tre i principali partiti tedeschi (Cdu/Csu, Fdp e Spd) pongono l’accento sulla necessità di cooperare con un dato paese, presumibilmente Francia e Stati Uniti, mentre negli anni Settanta tale enfasi specifica caratterizza soltanto i manifesti elettorali di Cdu/Csu e Spd, inducendo a ritenere che si riferisca al dissenso sul tipo di rapporto da mantenere nei confronti del blocco sovietico. In particolare, nel 1970, il Cancelliere social-democratico Brandt, al governo dal 1969 in coalizione con i liberali, dà avvio alla cosiddetta Neue Ostpolitik, cioè al tentativo di normalizzare i rapporti internazionali con l’Europa comunista, in particolare con l’ex Ddr, in aperta discontinuità con la politica perseguita dai precedenti governi cristiano-democratici. Negli anni Ottanta, invece, il confronto si sposta su issues quali l’antimilitarismo ed il pacifismo, che vede la contrapposizione dei Verdi e dell’Spd da un parte, della Cdu/Csu e, seppur in modo più sfumato, dell’Fpd dall’altra. Strascichi di questo cinque. Di conseguenza, per ogni decennio considerato, una dimensione di competizione è davvero tale se almeno due (in caso gli attori rilevanti siano tre o quattro) o tre (in caso gli attori rilevanti siano cinque) partiti presentano valori di reiterazione della medesima ≥ 10%.

42 In base all’Expert Survey di Laver e Benoit (2006), le principali policy dimensions sono, nell’ordine, Tax vs. Spending, Immigrazione, Politica Sociale, Ambiente.

142 confronto rimangono anche nel decennio successivo, che si contraddistingue, però, per un’enfasi generale di tutti i partiti sulla cooperazione internazionale.

Per quanto riguarda le altre due dimensioni di competizione strutturale individuate, i dati sembrano confermare l’opinione che, «nonostante gli importanti mutamenti avvenuti nel corso degli anni, le due principali dimensioni di conflitto della società tedesca rimangono quella socio-economica (Cdu/Csu e Fdp vs. Spd) e quella religiosa (Fdp e Spd vs. Cdu/Csu)» (D’Ottavio 2005, 70). Tuttavia, mentre la svolta liberale dell’Fdp in termini di diritti civili, risalente alla seconda metà degli anni Sessanta (Caciagli 2007, 42), trova riscontro nell’enfasi negativa posta sulla issue specifica moralità tradizionale nel decennio successivo, la progressiva maggiore apertura della Cdu/Csu verso l’elettorato laico (D’Ottavio 2005, 88) non sembra invece essere confermata, dato che, nel tempo, l’accento di questo partito sulla positività dei valori tradizionali legati alla religione, anziché diminuire, aumenta. In riferimento alla altre voci da cui si è costruita la dimensione Politica sociale non emergono invece differenze di enfasi rilevanti tra i vari partiti all’interno di ciascun decennio, quanto piuttosto, tra un periodo e l’altro a livello di singole unità partitiche. Per ciò che concerne Tax vs. Spending, i dati sulle singole issues sembrerebbero confermare sia il posizionamento dell’Spd sul lato favorevole all’aumento delle tasse per incrementare servizi i pubblici, sia quello dell’Fpd sul versante pro ortodossia economica, mentre il caso della Cdu/Csu rimane più ambiguo, data la sua non trascurabile enfasi continuativa sull’espansione del welfare state e quella intermittente sull’ortodossia economica43.

Nel breve periodo, le dimensioni di competizione sono invece individuate in Città vs. Campagna negli anni Quaranta, Deregulation negli anni Quaranta e Cinquanta, Democrazia e Costituzionalismo negli anni Quaranta, Cinquanta e Settanta, Ambiente negli anni Novanta. Per quanto riguarda la prima, sebbene si tenda a considerare i partiti cristiano- democratici come rappresentanti principali degli interessi dei proprietari fondiari e degli agricoltori (Schmidt 1995, 127), la scomposizione della prima delle suddette dimensioni in issues più specifiche indica elevati valori di enfasi della Cdu/Csu sia sulle politiche a sostegno

143 del settore primario, sia su quelle a favore della classe operaia, mentre l’orientamento socialdemocratico risulta più nettamente pro quest’ultima. La salienza contingente della deregulation, invece, si concretizza nell’attenzione particolare dedicata alla necessità di un qualche intervento statale per regolamentare il mercato da parte di Spd, Cdu/Csu e Dp vs. una moderata enfasi dell’Fdp sulla libera impresa. Negli anni Quaranta, Cinquanta e Settanta, inoltre, i tre principali partiti si alternano nel sottolineare, in particolar modo, il valore della libertà e dei diritti umani (Fdp e Spd negli anni Quaranta), della democrazia (Fdp negli anni Quaranta e Spd negli anni Cinquanta), del costituzionalismo (Cdu/Csu negli anni Settanta). Tali considerazioni, unitamente al fatto che negli anni Novanta la tematica ambientalista viene interiorizzata anche da partiti diversi dai Verdi, avvallano non solo la tesi secondo cui il conflitto materialismo vs. post-materialismo ha fatto irruzione sulla scena politica tedesca, ma anche la costatazione che «l’ecologia, la parità dei sessi e la protesta pacifista sono stati alcuni dei principali temi politici dibattuti dai Grüne, ma questi non ne detengono più il monopolio programmatico» (Doherty 2002, 130). Infine, vale la pena ricordare che, secondo alcuni studiosi, in Germania, dopo l’unificazione è emerso un conflitto tra est ed ovest, il cui frutto sarebbe la nascita del Pds (Gluchowski ed al. 2002, 203). A tale proposito Lijphart (1999, 104)44 sostiene si tratti di una dimensione di conflitto politico di tipo etnico-culturale,

che trova un’altra e più antica espressione organizzativa nella Csu bavarese. Tuttavia, sebbene in questa sede non si disponga dei dati necessari a verificare questa tesi, in base a quanto emerso a livello teorico nel corso del secondo capitolo ed a livello empirico nel corso del terzo, si è indotti a ritenere che si tratti di dimensioni che strutturano la competizione locale e non nazionale.

Spagna45

44 Secondo l’autore (1999, 101), le dimensioni ad elevata e media salienza nel contesto tedesco sono, rispettivamente, quella socio-economica e religiosa, quella etnico-culturale e post-materialista.

144 Tab. 2.2.4: dimensioni di competizione in Spagna46

Dimensioni di competizione di lungo periodo

Dimensioni di competizione di medio periodo

Dimensioni di competizione di breve periodo (contigenti)

Tax vs. Spending Politica sociale (dai 70 ai ’90)47 Democrazia e Costituzionalismo (‘70), Deregulation (’80), Governo e Pa (’90)

Secondo Colomer (1995, 286) lo spazio politico spagnolo è rappresentabile tramite un’unica dimensione sinistra-destra in cui si riflettono due distinti ambiti tematici. Uno è quello relativo alla dimensione socio-economica, con estremi di preferenza, da un lato, per l’interventismo statale (spesa pubblica e redistribuzione) e dall’altro per il mercato (riduzione delle imposte e libera imprenditoria). L’altro è quello relativo alla dimensione morale e sociale, con poli favorevoli, rispettivamente, alla tolleranza pluralista ed ai valori tradizionali (ibidem). Tale opinione sembra trovare qui perfetto riscontro, essendo le dimensioni di competizione strutturale individuate Tax vs. Spending nel lungo periodo e Politica sociale nel medio. Tuttavia, per ciò che concerne la prima, a parte il periodo immediatamente successivo alla transizione democratica, durante il quale l’allora Ap si distingue effettivamente dalle altre formazioni per un’elevata enfasi sul rispetto dei principi della dottrina economica classica, i dati evidenziano che, dagli anni Ottanta, nessun partito politico ha mai posto l’accento sulla necessità di diminuire la spesa per i servizi pubblici, quanto, piuttosto, il contrario, sia a livello assistenziale che scolastico.

anni Settanta sono cinque; negli anni Ottanta sono sette; nei Novanta sei e nei Duemila, purtroppo, si hanno