Cap III. Romeo Musa: l’artista e la collezione
IV. 2 I dipinti
La formazione di stampo classico del Musa, che lo portò a frequentare l’Istituto di Belle Arti di Firenze nel 1899, è leggibile nei dipinti dell’autore che risentono dell’influsso del suo
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D. Fornaro, Il paesaggio rurale nelle opere di Romeo Musa, in D. Ferrara (a cura di), Paesaggi del Molise
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maestro De Carolis, così come pure delle tante esperienze maturate nel corso dei suoi viaggi come insegnante.
Le vedute sono caratterizzate da una costruzione fondata sui rapporti tra i piani di colore e sul contrasto dei diversi valori tonali, tipici della pittura di artisti quali Nino Costa e Giovanni Segantini124
. Le sue opere sono costruzioni di paesaggi rurali, resi attraverso una pennellata a
macchie, che disegnano le dolci colline della campagna molisana come le impervie montagne della zona del Matese, in scorci estremamente sintetici e improntati ad una forte immediatezza compositiva.
I suoi quadri, sia quelli presenti nella collezione che quelli conservati presso il Convitto Nazionale Mario Pagano, appaiono tratti direttamente dalla realtà e mostrano un marcato interesse nei confronti del paesaggio, inteso sia nelle sue forme naturali che in quelle urbane (Figure 39-40).
Figura 39. R. Musa, Fotografia, Trebbiatura, 1923-1933. Collezione Musa
124 C. Birrozzi., I paesaggi di Romeo Musa sono paesaggi dell‟anima, in D. Ferrara (a cura di), Paesaggi del
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Figura 40. R. Musa, Olio su tela, Trebbiatura, Istituto Nazionale Mario Pagano, 1923-1933. Collezione Musa
L’adesione al vero si coniuga con una pittura rapida fondata sulla resa immediata e potente dell’elemento cromatico. Musa traeva ispirazione lontano dalla dimensione cittadina, trascorrendo le sue giornate nelle campagne molisane a contatto diretto con la natura, scattando fotografie e realizzando schizzi per le sue opere. Il “Matese” (Figura 41) dipinto nel 1927 a tempera su tela di grande formato (4 x 1,40m) conservato presso il Mario Pagano, risulta essere frutto di uno studio dettagliato di vari scatti fotografici realizzati in questi luoghi e successivamente rielaborati nel suo studio (Figura 42).
Il dipinto, raffigurante la vallata ai piedi del monte Matese, ripropone, in chiave poetica e sentimentale, una scena della vita contadina, relativa al momento dell’aratura. Così come nell’opera inerente alla trebbiatura (Schede n. 201-219-261), la scelta di soggetti modesti e umili permette di cogliere atteggiamenti di semplicità e malinconia.
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Figura 41. Romeo Musa, Olio su tela, Il Matese, Istituto Nazionale Mario Pagano, 1927. Collezione Musa
Figura 42. R. Musa, Fotografia, Paesaggio del Matese con famiglia di contadini, 1923-1933. Collezione Musa
Questa attenzione allo studio fotografico come antecedente e preparatorio alla successiva fase di elaborazione della pittura su tela la ritroviamo ancora nei due dipinti Veduta del Matese (Figure 43-45) (Schede n. 1- 5) in cui la rappresentazione del soggetto principale, ossia il Matese (Figura 44), avviene attraverso lo studio minuzioso delle pareti rocciose (Scheda n. 72-74-103-105-254) e delle grotte (Scheda n. 69-73), fotografie queste scattate nei pressi di Boiano, o della ricostruzione del plastico (Figure 46-47) (Schede da 87 a 95), tanto quanto
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negli scatti in cui la montagna fa semplicemente da sfondo a scene di vita campestre (Scheda n. 70).
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Figura 44. R. Musa, Fotografia, Veduta del Matese, 1923-1933. Collezione Musa
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Figura 46. R. Musa, Fotografia, Plastico del Matese, 1923-1933. Collezione Musa
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Lo stesso vale anche per la celebre opera Prima Sagra del Matese (Schede n. 202-204-205- 264), evento tenutosi il 30 giugno del 1929125, esposta al Convitto Mario Pagano, in cui
ritroviamo un accurato lavoro fotografico ben documentato all’interno della collezione (Figure 48-49).
Figura 48. R. Musa, Fotografia, Prima Sagra del Matese. Collezione Musa
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D. Ferrara, Romeo Musa, note biografiche tra natura, storia e arte, in Id. (a cura di), Paesaggi del Molise
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Figura 49. R. Musa, Olio su tela, Prima Sagra del Matese, Convitto Nazionale Mario Pagano. Collezione Musa
I dipinti del Musa mostrano paesaggi vastissimi con l’austera dignità dei personaggi, colti nella fissità immobile della posa che sembra infondere quei valori di patria e di sacrificio per il lavoro tipici degli anni Trenta. Questi elementi ritornano anche nelle tele di piccolo formato presenti nella collezione, quale Veduta di Campobasso (Scheda n. 3) in cui ritroviamo gli stessi studi paesaggistici. Scorci, invece, della campagna molisana con i suoi rustici casolari si riconoscono in tele quali Veduta di casa rurale (Scheda n.9) Veduta di casa rurale nella campagna di Campobasso (Scheda n.6), Paesaggio Rurale (Scheda n. 7), Veduta della
campagna molisana (Scheda n.4). I lavori di Musa, nella rappresentazione delle scene tratte dalla vita contadina, richiamano la
pittura verista di alcuni dipinti di Millet; si distinguono per l’utilizzo di colori a tinte molto forti, con prevalenza di gialli e arancioni, e pennellate molto leggere, rapide e a tratti filamentose che sembrano richiamare quelle di pittori quali il Segantini o Previati126
.
Nei dipinti emerge la ricercatezza dei particolari, descritti ad esempio nella rappresentazione delle varie forme dei cantonali o delle caratteristiche “romanelle”127
delle case rurali.
126 L. Mastropaolo, Arti visive nel Molise 1920-1950, cit., pp. 36-47. 127
Cornicione realizzato con i coppi a sbalzo, cfr. D. Fornaro, Il paesaggio rurale nelle opere di Romeo Musa, in D. Ferrara (a cura di), Paesaggi del Molise nell‟opera di Romeo Musa (1924 1933), cit., p. 57.
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Tema ricorrente sono anche le strutture architettoniche che connotano il paesaggio molisano, quali i castelli.
Nella tela Castello Monforte (Figura 51) (Scheda n.10), a cui sono dedicati diversi studi riproposti sia nelle xilografie (Figura 52) sia nelle fotografie (Figura 50), l’artista risulta essere sintetico nella costruzione della scena, ricordando alcuni dipinti tipici della corrente artistica Novecento. Il soggetto del quadro non viene raffigurato frontalmente, come ad esempio possiamo notare nelle sue tante foto, o nelle opere di altri artisti a lui contemporanei come Scarano (Figura 5, D ), ma viene ritratto di tre quarti, per sottolineare ed esaltarne la forma, un quadrilatero maestoso che si erge su una collina. Da notare, inoltre, una sapiente inquadratura, con punto di vista ribassato, che ne accentua la lunghezza e la descrizione della salita ripida della strada, lungo la quale troviamo inseriti, secondo un meditato impianto compositivo, alcuni alberi che scandiscono in profondità l’andamento del percorso che conduce verso il Castello.
In un altro dipinto realizzato ad acquerello, Veduta del Castello di Roccamandolfi (Scheda n. 314) ritroviamo sempre come soggetto principe il castello ma, in questo caso, inserito all’interno del suo contesto paesaggistico. L’inquadratura del dipinto risulta pertanto dilatata verticalmente ed il castello appare isolato sulla montagna, seppur dominando il paesaggio, reso aspro e malinconico da una luminosità livida dettata dai colori che virano dall’azzurro chiaro al verde.
Molto interessante, ancora, è la Veduta della città di Campobasso (Scheda n. 315), ripresa anche in diversi scatti fotografici (Figure 53-54).
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Figura 50. R. Musa, Fotografia, Castello Monforte, 1923-1933. Collezione Musa
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Figura 52. R. Musa, Xilografia, Castello Monforte, 1923/1933. Collezione Musa
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Figura 54. R. Musa, Fotografia, Veduta di Campobasso, 1923-1933. Collezione Musa .
La tela, dal taglio apparentemente casuale dell’inquadratura, mette in risalto il centro abitato adagiato ai piedi dell’altura, isolato nella campagna circostante, mentre sul monte è possibile riconoscere il castello Monforte. Le stesse caratteristiche si riscontrano anche in un’altra opera dallo stesso titolo Veduta di Campobasso (Scheda n. 3), nella quale ben descritto risulta il paesaggio molisano ed è possibile scorgere il profilo della città di Campobasso ed in alto il Castello Monforte. In questa tela i casolari, i fienili e la città in lontananza sono definiti con precisione, mentre il punto di vista ribassato ci riporta in primo piano il colore dorato dei campi che rimarca l’aspetto agricolo (Figura 55).
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