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Cap III. Romeo Musa: l’artista e la collezione

III. 4 Il paesaggio molisano attraverso la collezione

Le opere selezionate consentono di percorrere un viaggio nel Molise “ruralissimo” degli anni Venti e Trenta, di osservare paesi e paesaggi oggi spesso molto cambiati, rappresentando una fonte documentaria suggestiva e di grande rilevanza, per la ricostruzione del territorio e della società molisana del dopoguerra.

Nelle opere di soggetto diverso da quello religioso, l‟artista sembra legato al culto dell‟italianità, tipico degli anni Venti, che traeva ispirazione dal lavoro nei campi, dall‟attaccamento alla terra e alle tradizioni, evidente nelle tele quali la Trebbiatura (Scheda n.192), il Matese (Scheda n. 203) o la Sagra del Matese (Scheda n. 202). Forte il richiamo alla pittura di Segantini106

(Figure 18-19), anche se si aggiungono significati allegorici nuovi, come ad esempio nelle xilografiche Terra feconda (Figura 20) o la Zappa (Figura 21), che risultano dei veri e propri piccoli “manifesti” inneggianti la politica del fascio. Possono essere inserite in questo filone anche altre opere, quale il L’Aratura (Scheda n.200) in cui, in più riprese successive, il contadino indossa, al posto del cappello, l‟elmetto, come se l‟atto dell‟aratura fosse collegato alla difesa della patria, quasi a segnare i confini dei propri territori107.

Figura 18. G. Segantini, Olio su tela, L’ora mesta, 1892. Milano Pinacoteca di Brera

106 D. Ferrara, Romeo Musa, note biografiche tra natura e arte, in D. Ferrara (a cura di), Paesaggi del Molise

nell’opera di Romeo Musa (1924-1933) Natura Storia Identità Memoria tra perdite e riscoperte, , in Museo e

Territorio IV, Poligrafica Terenzi Editrice, Venafro 2014, p. 28. 107

M. Gioielli, Romeo Musa, un artista nel Molise tra le due guerre, in “Utriculus”, bollettino trimestrale dell'Associazione culturale Circolo della zampogna, anno 1998, volume 7: n.1(25) (gennaio-marzo), pp.43-44.

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Figura 19. G. Segantini, Olio su tela, Pascoli in primavera, 1896. Milano Pinacoteca di Brera

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Figura 21. R. Musa, Xilografia, La zappa. Collezione Musa

L‟attenta esplorazione del territorio molisano ed un intenso lavoro preparatorio porta l‟autore ad esplorare e ritrarre scorci di paesaggi dai tratti caratteristici, attraverso la narrazione di pescatori e contadini che si muovono tra antiche rovine, all‟ombra di castelli abbandonati e di chiese romaniche.

L‟artista inoltre mostra un particolare interesse per l‟archeologia, di stampo romantico, riservando diversi studi per i siti di Sepino-Altilia (Scheda da 110 alla n. 135), che all‟epoca vantava le antichità più note di questa parte del territorio italiano, ma viene ritratto anche il teatro ed il tempio di Pietrabbondante (Schede n. 281) e l‟anfiteatro di Larino (Scheda n. 258 – 259). I siti di Sepino e Larino vengono immortalati inserendovi gruppi di persone, con l‟intento di celebrare i monumenti archeologici, la cultura e le tradizioni locali108.

108 A. Di Niro, Romeo Musa e l’archeologia, in A. Di Niro, D. Vaccaro (a cura di), Scatti della Memoria,

Paesaggi archeologici nelle immagini di Romeo Musa 1923-1933, Donazione Giovanna Musa, Poligrafica

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Tra le rovine delle città antica di Sepino troviamo campi da coltivare, pietre antiche che diventano muri a secco di terrazzamento, limiti di proprietà o accumuli di materiali a seguito di opere di spietramento. Vediamo rappresentati resti di porte monumentali, cippi solitari, mura erose, accanto ai quali ritroviamo viaggiatori, in pose studiate, sotto gli archi monchi delle porte o sotto le colonne dalla basilica portata in luce all‟inizio del 1877, che ci ricordano i viaggiatori del Grand Tour. Accanto a questi personaggi più colti si scorgono i residenti locali, nei momenti di pausa dal duro lavoro nei campi. Lo scenario che Musa doveva trovarsi innanzi era rappresentato soprattutto da cumuli di pietre sparse, casolari rurali che su quelle pietre erano stati alzati appoggiando le fondazioni sulle creste di muri ben più antichi, oltre a qualche tentativo di ricostruzione archeologica determinata dalla casualità e dall‟iniziativa privata di singoli proprietari109.

Così come i viaggiatori dell‟Ottocento, Musa percorse campagne e montagne per raggiungere paesaggi e siti, come per il sito di Terravecchia (Scheda n. 111-112-116-121), attraversando per circa un‟ora la piana del Tammaro verso l‟altura omonima, con l‟intento di fotografare i resti delle mura poligonali, che definisce, sul retro della stessa, “mura ciclopiche”. Raggiunse Terravecchia accompagnato da un contadino del posto che gli fece da guida e che si mise in posa accanto alle rovine archeologiche110.

L‟interesse del Musa, va oltre, fotografando interessanti testimonianze anche di archeologia industriale, quali ad esempio il Mulino Corona a Baranello (Scheda n.141), oltre che le sorgenti del Volturno con i vari sistemi di canalizzazione lungo la piana di Boiano (Schede n. 64-75-76).

Nei paesaggi dipinti ritroviamo motivi derivanti dal suo maestro De Carolis, che si era dedicato allo studio dell‟etnografia, rintracciabili nelle fotografie e xilografie aventi come soggetti contadini e marinai, ad esempio nelle opere come Il Timone (Figura 22) e L’Argano (Figura 23) con personaggi in pose di maniera. Tali opere influenzarono Musa nelle rappresentazioni ad esempio dei pescatori e del castello di Termoli, in cui i personaggi raffigurati perdono il carattere eroico, tipico invece del De Carolis111, e sono limitati soltanto

al primo piano della xilografia112

(Figure 24-25).

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Soltanto tra il 1953 e il 1957, grazie al Soprintendente Valerio Cianfarani, inizia un‟importante campagna di scavo e di restauro che porta alla luce l‟antica città di Sepino,cfr. A. Di Niro, in Scatti della Memoria, cit., p. 11. 110 Ivi, pp. 11-13.

111 P. Orano, Adolfo De Carolis , Roma : Confederazione fascista dei professionisti e degli artisti, 1939, pp.7- 17. 112

Romeo Musa. Pittore. Xilografo. Scrittore (1882-1960): catalogo delle opere raccolte, conservate, esposte

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Figura 22. A. De Carolis, Xilografia, Il Timone, 1904-1905

Figura 23. A. De Carolis, Xilografia, L’argano, 1908 .

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Figura 24. R. Musa, Xilografia, Pescatori all’argano, Collezione Musa

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Le opere grafiche e pittoriche di Musa ritraggono inoltre scene di vita contadina contestualizzate all‟interno del paesaggio rurale o urbano ma soprattutto descritte, con attenzione meticolosa, nelle varie attività della vita nei campi, sia connesse alle coltivazioni sia legate alla pastorizia, che ci consentono di leggere la struttura del paesaggio agrario nella sua parcellizzazione. Si descrivono momenti quali la trebbiatura con attrezzi trainati da cavalli o buoi (Scheda n. 192-216); costruzioni tipiche quali la casa rurale o la “pagliara” (Scheda n. 2-164-227-228), capanna realizzata con materiale vegetale utilizzata come ricovero temporaneo da contadini e pastori.

Ma nei suoi studi fotografici e pittorici rientrano anche opere monumentali come castelli e chiese romaniche. L‟artista dal 1931 si dedica alla serie riguardante i castelli molisani, unendo, nelle sue rappresentazioni paesaggio e storia. Le immagini sono incorniciate con un riquadro con arco ribassato, sulle quali sono apposti cartigli all‟antica con didascalie e la firma. Ad esempio, il castello di Campobasso (Scheda n.15) è inquadrato attraverso una vera e propria scenografia, costituita da una bifora di un palazzo gentilizio, attraverso la quale è

possibile scorgere una figura femminile113. A tal proposito sono interessanti le foto che ritraggono la chiesa di Santa Maria della Strada

(Scheda n. 168-173-177-178-179-183-184), isolata nel contesto paesaggistico di cui risulta parte integrante.

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Romeo Musa, xilografo (1882-1960), Bedonia, Palazzo Comunale 8 agosto-8 ottobre, 1982, Edizioni Il Margine, Parma 1982, pp. 25-34.

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Cap. IV – Le tecniche della Collezione Musa

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