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Direzione Generale per gli Archivi e delle Soprintendenze

Nel documento ARCHIVI D IMPRESA IN PIEMONTE (pagine 97-107)

Micaela Procaccia – Diego robotti

nuovi interessi culturali desiderosi di misurarsi anche con il passato recente o lontano, avrebbero necessariamente portato gli studiosi a un rinnovato contatto con le fonti documentarie. Contemporanea-mente sarebbero stati gli stessi archivisti delle nuove generazioni, più facilmente sensibili al mutato clima generale del Paese, a sforzarsi di far uscire gli istituti in cui avevano appena fatto ingresso dal loro isolamento e a misurarsi con le nuove esigenze culturali»3.

Si delineava così il bisogno di conoscere i nuovi oggetti di tutela, precedentemente assai poco presi in considerazione e, fra questi, gli archivi di impresa, a partire dagli anni ’70 e da una pubblicazione del-la «Rassegna degli Archivi di Stato» in cui si riportavano gli interven-ti di una ben nota tavola rotonda4 che segnò l’apertura di una politica di attenzione dell’Amministrazione archivistica su questo tema.

«I primi anni ’70, in effetti, mentre vedevano una profonda crisi di identità del mondo dell’industria, erano anche il momento in cui si manifestavano i primi segni di interesse delle imprese per una ricerca storica non finalizzata alla celebrazione o all’agiografia: da una parte, la Terni5 rompeva con l’anacronistica logica di preserva-zione degli improbabili segreti celati nelle carte aziendali, deciden-do il versamento al locale Archivio di Stato della deciden-documentazione superstite relativa alla storia quasi secolare dell’acciaieria; dall’altra, la Pirelli sceglieva la strada della costituzione di un vero e proprio

3 piero d’angiolini – claudio pavone, Gli archivi, in Storia d’Italia, vol V, t. II, Torino, Einaudi, 1980, pp. 1678-1679.

4 «Tavola rotonda sugli archivi delle imprese industriali», in «Rassegna degli Archivi di Stato», (gennaio-aprile 1973), pp. 9-72, con una relazione di F. Bonelli, Per la conser-vazione degli archivi delle imprese. Prime osservazioni e proposte, p. 10 e interventi di G. Russo (p.

19), C. Pavone (p. 21), F. Bonelli (p. 22), S. J. Woolf (p. 24), A. Caracciolo (p. 29), C.

5 Società degli alti forni, fonderie e acciaierie di Terni, fondata a Terni nel 1884.

archivio storico, sulla base delle carte selezionate trent’anni prima per la realizzazione di una storia aziendale»6.

Nel 1984 fu pubblicato un numero unico della «Rassegna de-gli Archivi di Stato», dedicato interamente ade-gli archivi di impresa, che faceva il punto di quanto si era realizzato in questo settore nel precedente decennio. La «Rassegna» del 1984 pubblicava gli atti di due importanti convegni tenutisi a Genova due anni prima, pro-mossi l’uno dall’Ansaldo (www.ansaldo.it) e l’altro dall’Azienda municipalizzata trasporti (AMT) (www.amt.genova.it) della città.

Veniva presentata una panoramica della situazione internazionale completata dall’elenco degli archivi di impresa e di enti pubblici economici conservati negli Archivi di Stato e degli archivi di impre-sa dichiarati di notevole interesse storico. «Alcuni degli interventi pubblicati provenivano, e si trattava di una importante novità, dalle stesse aziende. Emergeva anche una attività più mirata delle soprin-tendenze archivistiche: erano stati dichiarati di notevole interesse storico oltre 180 archivi di impresa, alcuni dei quali inglobavano un cospicuo numero di altre aziende, mentre tra le fonti economi-che conservate negli Archivi di Stato erano più numerose quelle re-lative a enti pubblici. Risultava di particolare rilievo l’impegno del-la Soprintendenza archivistica deldel-la Toscana che aveva effettuato un primo censimento degli archivi di impresa su tutto il territorio»7.

La politica dei censimenti di archivi di impresa conobbe uno sviluppo significativo negli anni ’90, con il primo censimento in Lombardia, altri in Umbria, nel Lazio e parzialmente in Veneto.

Nel 1997 fu ripreso, ad opera del Centro per la cultura di im-presa di Milano, il censimento avviato in Lombardia nel 1990, ma

6 Duccio bigazzi, Introduzione, in Gli archivi d’impresa nell’area milanese. Censimento de-scrittivo, Milano, 1990.

7 Paola carucci, Un bilancio ventennale sugli archivi di impresa, in «Cultura e impresa.

Rivista on-line», n. 3 (aprile 2006), pp. 2-5, la citazione è a p. 2.

Operaio al lavoro, 31 maggio 1954 (Fondazione Istituto piemontese Gramsci)

Negozio di calzature dell’Alleanza cooperativa torinese, [1930-1960]

(Fondazione Istituto piemontese Gramsci)

in un clima mutato. Si era aperta una nuova stagione e nel mondo degli archivi si discuteva degli standard descrittivi; il 2000 segnò la nascita del progetto Siusa (Sistema informativo unificato delle Soprintendenze archivistiche) e all’interno di questo progetto gli archivi d’impresa rientrarono a pieno titolo8. I censimenti si svolse-ro, in quegli anni, a macchia di leopardo, ma i risultati trovarono il loro posto nel sistema nazionale.

Malgrado i limiti imposti all’azione delle Soprintendenze (ma anche agli Istituti culturali che si sono dedicati al tema) dalle cre-scenti riduzioni delle disponibilità di fondi e di persone, le inizia-tive hanno comunque prodotto importanti risultati e l’esperienza di Siusa si è rivelata essenziale, negli ultimi due anni, per mettere a punto le linee guida, le spiegazioni e le istruzioni per la compila-zione delle schede degli archivi d´impresa per il nuovo Portale, in particolare per aver affrontato e risolto il problema di una corret-ta descrizione archivistica dei fondi documencorret-tari di aziende la cui esistenza è segnata da incorporazioni, acquisti, cambi di proprietà, acquisizioni9.

La creazione del Portale nazionale degli Archivi di impresa è stata anche l’occasione di una nuova campagna di rilevazione si-stematica sul territorio, all’interno della quale si colloca in primo piano (per ricchezza di risultati) il censimento degli archivi di im-presa in Piemonte, promosso dall’Amministrazione Archivistica in collaborazione con la Regione.

L’iniziativa piemontese ha avuto il non indifferente merito di aver affrontato il problema della rilevazione del materiale non

tra-8 Per una sintetica descrizione del progetto, vedi http://www.archivi.beniculturali.

it/patrdoc-siusa.html

9 Esempio particolarmente calzante degli esiti di questo sforzo di descrizione strut-turata è l’archivio Buitoni (non a caso utilizzato come modello esemplificativo nelle Istruzioni per il censimento piemontese), azienda divenuta proprietà della multinazionale Nestlè, vedi relativa scheda in http://siusa.archivi.beniculturali.it, cercando sia Buitoni come soggetto produttore, sia Nestlè come soggetto conservatore.

dizionalmente documentario conservato negli archivi di impresa.

È noto a quanti si occupano della questione che molto spesso i proprietari e dirigenti delle aziende con la parola “archivio” inten-dono il campionario. E, d’altra parte, anche in un’ottica archivistica tradizionale, la raccolta dei prodotti, con etichette descrittive che rimandano spesso (con tanto di indicazione della segnatura archi-vistica e pagina) al registro o al documento relativo alla produzio-ne, distribuzione o vendita di quel prodotto, appare difficilmente scindibile da quello che siamo abituati a considerare archivio vero e proprio. La scelta di descrivere come serie archivistiche queste raccolte (sia pure con le debite cautele)10 è stata il risultato di una lunga e faticosa discussione di cui Dimitri Brunetti darà conto più ampiamente nel suo contributo in questo volume. Non secondaria, poi, soprattutto nell’ottica di una sempre maggiore condivisione dei criteri di applicazione degli standard descrittivi internazionali, è stata l’esperienza di messa a punto della scheda di rilevazione, frutto della discussione fra archivisti di diversa provenienza, tra cui archivisti di Stato (abituati ai sistemi informativi Siusa e Sias) e archivisti di istituzioni pubbliche e private piemontesi da sempre utenti quasi esclusivi di Guarini.

10 Le Istruzioni per i compilatori delle schede avvertivano, in riferimento alla sche-datura delle raccolte museali o Musei del prodotto:

«Questa sezione della scheda va compilata esclusivamente per descrivere raccolte di oggetti (prodotti o loro rappresentazioni) separate e indipendenti dall’archivio dell’azienda che si sta descrivendo.

È il caso di un museo del prodotto che non contenga esclusivamente prodotti dell’azien-da, ma anche di altre aziende coeve o preesistenti (come, ad esempio, un museo del velocipede presso un’azienda che produce biciclette o componenti), oppure di una rac-colta – magari costituita con acquisti presso collezionisti – che illustri la tecnologia o l’advertising di un dato settore produttivo che comprenda oggetti, gadget, grafica pubblicitaria, fotografie, etc.

Nel caso invece di “archivio del prodotto”, ovvero di una o più serie di oggetti materiali (o grafici o ibridi) formate nel corso dell’attività aziendale per rispondere ad una finalità pratica, inclusa la comunicazione commerciale e la formazione dei tecnici o dei vendito-ri, tali serie vanno descritte alla stessa stregua delle tradizionali serie documentarie».

All’interno di questo censimento, per iniziativa della Soprinten-denza archivistica per il Piemonte e la Valle d’Aosta e della Provincia di Biella, si è sviluppato (dopo una prima iniziativa della Soprin-tendenza di censimento di archivi di aziende laniere, di pochi anni precedente) il progetto della creazione di un Centro rete biellese degli archivi tessili e della moda. Si tratta di una proposta che nasce da una va-lutazione della storia del territorio, della situazione di crisi di molte aziende (con conseguente rischio di dispersione e perdita degli archi-vi) ma anche dalla consapevolezza del valore di questo patrimonio documentario, non solo dal punto di vista della rilevanza storica, ma anche dal punto di vista delle risorse produttive. Si tratta di un in-tervento complesso che, partendo da quell’insostituibile strumento per la conservazione delle identità e delle memorie locali che sono gli archivi, si propone di avviare un programma molteplice che ci si augura abbia, fra le ricadute auspicate, anche un effetto sul settore del turismo culturale. La memoria della storia industriale italiana, infatti, coincide in molte aree con una particolare specializzazione produttiva che è divenuta nel tempo elemento costitutivo di una vera e propria storia locale, ricca di interesse. Determinante per la riuscita dell’iniziativa è stata la convinzione, da parte delle aziende (alcune delle quali, già autrici di iniziative pionieristiche in materia)11 che in un momento di forte crisi economica, quale è quello attuale, un pro-getto basato su queste linee guida può anche essere elemento di un nuovo sviluppo basato sul rafforzamento della tradizione industriale locale con i suoi aspetti di eccellenza. Ma anche di questo progetto si darà conto più diffusamente nell’intervento di Marinella Bianco.

Quello che preme qui sottolineare è che, nel vasto mare degli archivi d’impresa, l’iniziativa biellese è allo stesso tempo uno stru-mento di cooperazione e sviluppo sul territorio e un modulo locale del Portale nazionale degli archivi di impresa, nell’ottica di una co-operazione fra istituzioni e una condivisione di impostazioni fra

re-11 Si pensi alla Casa Museo Zegna di Trivero, www.casazegna.org

altà locali e realtà nazionale che appare, in questi difficili tempi, una prospettiva ineludibile, tanto nel campo dello sviluppo economico, quanto in quello della tutela e valorizzazione dei beni culturali.

Alle spalle di questi tentativi di innovare il concetto di valo-rizzazione c’è un intenso lavoro di recupero e tutela, se vogliamo, di tipo “tradizionale” (attraverso il censimento, il riordinamento e l’inventariazione dei fondi). Ogni operazione di valorizzazione, per quanto innovativa e di impatto, presuppone, infatti, come in-dispensabile premessa, un lungo, complesso e spesso oscuro lavoro di conoscenza, recupero e tutela di quanto si vuole rendere noto al maggior numero di persone possibili e proprio questo lavoro, in questo momento, è reso oltremodo complesso (e inevitabilmente inadeguato) dalla difficile situazione in cui il Ministero si trova sotto il profilo delle risorse finanziarie ma anche dal punto di vista della crescente mancanza di risorse umane.

Il Sistema archivistico nazionale

I

l Portale degli archivi d’impresa è uno dei portali tematici del Sistema archivistico nazionale (SAN), in rete dal novembre 20111 con l’obiettivo di fornire un punto di accesso unitario alle numerose banche dati archivistiche che sono state rese disponibili in internet nel corso degli ultimi dieci anni, in maniera poco coordinata e spesso non uniforme, da parte di soggetti pubblici e privati. Il SAN consen-te di recuperare le notizie archivistiche essenziali2, completate dal rin-vio al sistema di provenienza delle informazioni, dove l’utente potrà trovare maggiori dettagli e proseguire la navigazione. Ad oggi hanno aderito i sistemi informativi elaborati dalla Direzione generale per gli archivi (Guida generale, Sistema informatico degli archivi di Stato

1 Per una dettagliata presentazione del Sistema sia dal punto di vista del modello concettuale e dei nodi problematici affrontati nella sua realizzazione che dell’architettura informatica e delle applicazioni tecnologiche, cfr. Marina giannetto, Dalla carta alle reti informative al Sistema archivistico nazionale, in «Rassegna degli archivi di Stato», n.s. V-VI (2009-2010), pp. 231-256. Il SAN è consultabile all’indirizzo: www.san.beniculturali.it

2 Gli elementi presentati nelle schede del catalogo delle risorse archivistiche SAN sono quelli indicati come essenziali negli standard internazionali per la descrizione ar-chivistica. Nella scheda Soggetto conservatore compaiono Denominazione; Tipo del soggetto conservatore; Descrizione, Sede, Contatti, Servizio consultazione al pubblico;

Orari di apertura. Nella scheda Soggetto produttore: Tipo, Forma autorizzata del nome, Altre denominazioni, Data istituzione, (per le famiglie e le persone: Date di esistenza);

Sede, Tipo di ente, Descrizione, Sistema aderente; Complessi archivistici. Nella scheda Complesso archivistico: Denominazione, Tipologia, Data, Consistenza, Soggetti con-servatori, soggetti produttori.

Nelle schede Soggetto produttore e Complesso archivistico è indicato il nome del siste-ma da cui sono tratte le inforsiste-mazioni, collegato alla scheda SAN in cui quel sistesiste-ma è descritto, ed è presente l’indirizzo della scheda di origine nel sistema di provenienza.

Nel documento ARCHIVI D IMPRESA IN PIEMONTE (pagine 97-107)

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