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La direzione di Philip Anton Déthier e la legge sulle antichità del

Mendel (1912, p. XVI) riferisce che breve e oscura è stata la permanenza di questi nel museo, dove tuttavia dà inizio a un nuovo registro dei reperti là giunti e, nel contempo a una sorta di inventario delle opere esposte64, risultato però incompleto e molto impreciso, poiché le indicazioni sono così superficiali

da rendere spesso impossibile l’identificazione degli oggetti. Alla situazione di stallo e di arretramento in cui era caduto il museo in seguito all’abolizione della carica direttiva, viene posto fine, nell’agosto 1872, da Ahmet Vefik Pascià (1823-1891) che, in qualità di Ministro della Pubblica Istruzione, ripristina la carica, assegnata allora a Philip Anton Déthier65. Della sua direzione, ci ricorda Mendel (1912, p. 16),

possediamo tre documenti fondamentali: 1) un voluminoso registro intitolato Journal (Diario), in cui Déthier appunta, in forma sintetica e a intervalli irregolari, i momenti più importanti della sua amministrazione, vale a dire arrivo dei reperti, valutazione delle antichità, relazione al Ministero, corrispondenze varie, scoperte a Istanbul e nelle province. Sono annotazioni recanti ciascuna un numero d’ordine e la data, ricche di informazioni utili per la conoscenza della storia del museo durante il novennio 1872-1880; 2) il cosiddetto Dossier Déthier, composto da una serie di minute scritte su fogli sciolti riuniti dallo stesso in tredici cartelle, costituenti ciascuna le informazioni relative a ogni sezione del museo66.

Ogni reperto è indicato col numero di sezione e un numero topografico, il riferimento al numero corrispondente negli inventari di Goold e di Terenzio, una descrizione sempre molto sommaria dell’oggetto, l’indicazione della provenienza, della misura, del prezzo d’acquisto e di valutazione. Tale documento è stato redatto nel 1874, anno alla fine del quale Déthier invia alla Porta una supplica, felicemente accolta, affinché sia concesso il Çinili Köşk come nuova e degna sede museale; 3) Catalogo

delle etichette, quadernetto contenente una sorta di inventario topografico eseguito considerando la

disposizione degli artefatti all’interno delle varie sale del Çinili Köşk, ma di questo tratteremo in seguito.

64 Di questo inventario, costituito da otto sezioni, ossia Statue, Busti, Teste, Frammenti di statue, Rilievi, Iscrizioni, Vasi, Bronzi, si

serve Déthier all’inizio della sua direzione (Mendel 1912, p. 16, nota 1).

65 Ultimo direttore straniero del museo; completati gli studi in archeologia, storia dell’arte e lettere classiche all’università di

Berlino, giunge a Istanbul nel 1849, dove si dedica all’archeologia e all’epigrafia raccogliendo reperti per il museo, portando così la collezione a un totale di 650 pezzi.

66 Si tratta di tredici sezioni: Statue grandi e medie; Busti o teste con o senza iscrizioni; Statuette di terracotta, di metallo, di pietra e marmo; Stele o colonnette con iscrizioni; Alto e bassorilievi non tombali senza iscrizioni o con iscrizioni in caratteri cuneiformi e in geroglifici; Pietre tombali con o senza iscrizioni; Tavole con iscrizioni; Tavole con stemmi; Sarcofagi; Terrecotte dipinte e non dipinte; Elementi architettonici, capitelli, colonne etc.; Pietre, selce o altre; Varie.

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Sempre nel 1874, il 24 marzo, viene promulgato su sollecitazione di Déthier, l’editto contro il trafugamento delle antichità (Asar-i Atika Nizannamesi); tale ordinanza, modellata sull’analoga legge greca del 1834, stabilisce che:

a) tutte le antichità ancora nel sottosuolo appartengono allo Stato;

b) gli artefatti portati alla luce tramite scavi autorizzati appartengono per un terzo allo Stato, per un altro terzo allo scopritore e per il resto al proprietario del terreno; la ripartizione può essere effettuata “in natura”, ossia assegnando gli oggetti ritrovati a ciascuna delle parti, oppure “in valuta”, tramite l’acquisto da parte dello Stato dei reperti spettanti di diritto allo scopritore e al proprietario del fondo;

c) sono vietati gli scavi effettuati senza autorizzazione ufficiale e senza il consenso del proprietario del terreno, sotto pena della confisca dei ritrovamenti, del pagamento di un’ammenda da 1 a 5 lire turche e della carcerazione da 3 a 7 giorni;

d) un commissario governativo, affiancato all’archeologo, deve essere retribuito da quest’ultimo; e) coloro che scoprono antichità per caso o scavando devono informare il governo entro dieci giorni; la ripartizione viene effettuata dal funzionario locale o, se questi si trova in difficoltà nel procedere, dal Ministero;

f) le antichità indivisibili vengono valutate da esperti e la ripartizione avviene dietro adeguato compenso;

g) una lista di monete e di altri oggetti antichi destinati a essere esportati all’estero deve essere trasmessa al Ministero della Pubblica istruzione, senza la cui autorizzazione l’esportazione non può essere effettuata;

h) se il governo vuole acquistare questi oggetti deve pagarli;

i) si procede alla confisca della antichità scoperte nell’atto di essere contrabbandate;

l) chi demolisce o danneggia un monumento viene condannato a una pena pecuniaria e alla carcerazione da un mese a un anno.

Reinach (1883, p. 159) si rammarica che una tale legge sia stata concepita e redatta da un archeologo europeo, in quanto la divisione in tre parti di una scoperta archeologica risulta quasi sempre inattuabile poiché gli artefatti scoperti assieme, formando essi una serie, sono per loro natura indivisibili. Tuttavia la più grave mancanza di questa legge è il dare per scontato che il governo sia in grado di acquistare antichità. In pratica il governo si è sempre limitato a confiscare i reperti trovati in circolazione senza indennizzare i proprietari. Ecco perché, essendo gli scavi regolari diventati problematici e per niente redditizi, si sono moltiplicati gli scavi clandestini, comportanti sia il traffico degli oggetti minuti e la mutilazione delle grandi statue dal trasporto poco agevole e perciò suscettibili di confisca, sia l’alterazione sistematica e puntuale dei siti di provenienza dei reperti, sia l’industria del falso, incoraggiata dal mistero che avvolge tali scavi.

35 2. Seconda fase (1875-1881)