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"Interpretazione testuale" significa attribuire un significato a un qualche frammento di linguaggio. L’interpretazione giuridica è quindi “attribuire senso” ad un precetto normativo34 e si distingue da altri tipi di interpretazione per il suo carattere pratico e istituzionale: pratico, perchè riguarda sempre regole e prescrizioni concrete di un sistema giuridico; il carattere istituzionale deriva invece dal suo oggetto, la legge, e dal suo soggetto, ovvero chi è legalmente preposto a compiere l’azione di interpretazione35.

Il termine “interpretazione” è estremamente ambiguo, perchè può essere utilizzato per designare sia un'attività sia il risultato di questa attività. L’interpretazione giuridica agisce attraverso tre passaggi consecutivi: analisi testuale, decisione riguardo al significato del testo e argomentazione del significato attribuito. Con queste tre fasi si arriva alla formulazione di una norma, che non è quindi l’oggetto dell’interpretazione, ma il risultato dell’attività interpretativa stessa.

Come attività l'interpretazione tende ovviamente non a un risultato qualsiasi ma a un risultato corretto: si pone l’obiettivo di arrivare all'interpretazione corretta. Il risultato dell'interpretazione è una tesi interpretativa, e come ogni tesi, anche quella interpretativa avanza la pretesa di essere corretta36.

La correttezza dell'interpretazione, come procedura argomentativa che deve essere verificabile in modo oggettivo, viene dimostrata soltanto adducendo ragioni a suo favore ed eliminando quelle contrarie. L'interpretazione è costituita quindi dalla scelta

34 Riccardo Guastini, interpretare e argomentare, Milano, Giuffrè editore, 2001, p.6

35L’'interpretazione fornita dagli organi autorizzati dall'ordinamento giuridico a determinare in modo

vincolante il significato di una norma è definita come “interpretazione autentica” (Alexy, R,

Interpretazione giuridica, In: Enciclopedia delle scienze sociali, Istituto dell’Enciclopedia Italiana,

Roma,vol V, 1996 p.64-71)

36 Alexy, R., Teoria dell'argomentazione giuridica. La teoria del discorso razionale come teoria della

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tra diverse alternative di interpretazione sulla base di argomentazioni concrete. La giustificazione o la motivazione dell'interpretazione scelta mediante argomentazione deve essere distinta dal processo concreto attraverso il quale si perviene al risultato. Nel primo caso si tratta del processo di giustificazione (process of justification), nel secondo del processo di scoperta (process of discovery)37.

Quale sia il fine dell’interpretazione, ovvero quale sia l’obiettivo che deve porsi l’interprete, è un problema controverso ed esistono due teorie al riguardo: la teoria soggettiva e la teoria oggettiva. La teoria soggettiva sostiene che l’obiettivo dell’interpretazione deve essere quello di comprendere e applicare una legge secondo il volere originale del legislatore che l’ha creata. Secondo la teoria oggettiva invece l’interprete deve individuare il significato razionale e corretto della legge. Tuttavia questa apparente semplice dicotomia si complica quando ad essa si sovrappone una riflessione di tipo temporale: come influenza l’interpretazione lo scarto temporale tra il momento in cui la norma è stata prodotta e il momento in cui viene interpretata?

Da questa riflessione risultano quattro possibili fini dell’interpretazione:

1. interpretazione con l’obiettivo di rispettare la volontà reale del legislatore storico;

2. interpretazione del significato razionale della legge al momento della sua nascita, ovvero quando è sorta in senso oggettivo;

3. interpretazione come volontà ipotetica dell’attuale legislatore in un determinato momento;

4. interpretazione come applicazione del significato razionale della legge nel momento dell’interpretazione.38

37 Richard A. Wasserstrom, The Judicial Decision: Toward a Theory of Legal Justification, 1961,

Stanford University Press, Stanford, California. p.27

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Da un lato coloro che criticano la teoria soggettiva sostengono che con il passare del tempo diventa sempre più difficile accertare l’intenzione originale con cui sono state create le leggi e esse, una volta entrate in vigore, possono progressivamente allontanarsi dalle intenzioni del legislatore storico. Dall’altro lato i sostenitori della teoria sottolineano che l’autorità del legislatore è convalidata dai principi della democrazia e della separazione dei poteri e deve esserne rispettata la volontà originale. Per quanto riguarda l’interpretazione oggettiva invece, essa garantisce una maggiore correttezza sul piano prettamente linguistico e contenutistico, ma vi è al contrario pericolo di arbitrio interpretativo e di un eccessivo aumento delle competenze e dell’autorità del potere giudiziario.

A seconda del soggetto che compie l’interpretazione si distingue tra interpretazione autentica, interpretazione giudiziale e interpretazione dottrinale.39

L’interpretazione autentica è quella effettuata dal legislatore che, a volte, emana norme che hanno il compito di chiarire o integrare il significato di norme o leggi messe in atto precedentemente. L’interpretazione giudiziale (o forense, o giurisprudenziale) è quella che deriva dalle sentenze che i giudici emettono al termine dei processi. Tale tipo di interpretazione dà luogo alla «giurisprudenza». Nei paesi di civil law l’interpretazione giudiziale ha efficacia e validità solo nei limiti del caso preso in questione e quindi è vincolante solamente per le parti che si sono rivolte al giudice ma non ha valore vincolante legale su altri casi o altre corti. Un caso particolare è costituito dai giudizi della Corte Suprema: per quanto le sentenze emesse siano circoscritte al caso singolo, quelle emesse da questo organo a livello concettuale avranno un’influenza maggiore su altri casi dello stesso tipo e potranno costituire un precedente di riferimento, in quanto sentenze dotate di maggiore autorevolezza.

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L’interpretazione dottrinale o scientifica, infine, è compiuta dagli studiosi del diritto, cioè da professori e avvocati durante i convegni oppure in riviste specializzate e testi scritti, senza nessun valore vincolante.

1.2 Interpretazione del testo costituzionale

Esistono dei metodi interpretativi della costituzione? Cosa significa interpretare la costituzione? Applicare un principio costituzionale? Come si differenzia dall’applicazione della legge ordinaria?

Esistono due tesi nel diritto costituzionale riguardo ai metodi interpretativi: la tesi descrittiva e la tesi prescrittiva40. La tesi descrittiva sostiene che l’interpretazione dei testi costituzionali è cosa diversa dall’interpretazione della legge, o perché diversi sono gli interpreti delle costituzioni perché le costituzioni sollevano problemi interpretativi sui generis o perché le costituzioni sono comunemente interpretate adottando metodi ermeneutici.

La tesi prescrittiva sostiene che nell’interpretazione dei testi costituzionali si debbano usare metodi o tecniche di interpretazione diversi da quelle che convengono all’interpretazione della legge ordinaria perché la costituzione è al di sopra di essa. La specificità metodologica dell’interpretazione costituzionale è spesso argomentata con l’una o l’altra delle tesi seguenti:

● I testi costituzionali non si limitano a formulare regole ma programmano valori e stabiliscono principi, che sono peculiari per contenuto e per formulazione;

● I testi costituzionali sono diversi da ogni altro testo normativo per l’oggetto; ● I testi costituzionali sono fatti per durare nel tempo ed è quindi “fisiologico” che nel corso della storia, a seconda dei casi, il messaggio intrinseco espresso dalla

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costituzione venga applicato e adattato alle differenti situazioni: la costituzione viene interpretata “dinamicamente” per adattarsi a cambiamenti della società anche senza una vera e propria revisione.

Tuttavia si possono fare due importanti obiezioni a questo terzo punto. L’adattamento del testo costituzionale ad un nuovo contesto è compito esclusivo della revisione costituzionale: perché mai un privato cittadino e non un soggetto istituzionale dovrebbe avere il diritto e la possibilità di modificare un testo costituzionale? A che titolo? Gli interpreti “autentici” ossia la cui interpretazione produce effetti giuridici sono organi competenti a cui è stato affidato questo determinato compito. Le costituzioni normalmente prevedono al loro interno le procedure e i passaggi necessari da seguire per la modifica del testo. La difficoltà del processo di modifica sarà diversa, maggiore o minore a seconda della Costituzione, ma il processo è chiaramente stabilito nel testo costituzionale e costituisce l’unico processo legittimo per la modifica del testo, così come nella maggior parte delle democrazie l’istituzione che ha l’autorità finale per interpretare la Costituzione sono le corti giudiziarie. Le interpretazioni inoltre è vero che possono cambiare nel corso del tempo, ma non si distaccano mai nettamente dal significato originale del testo: se le corti nell’interpretare si discostano troppo dall’intento originale, possono essere accusate di cercare di fare legge illegittimamente invece che applicarla41. In breve quindi le modifiche sono realizzate attraverso un processo formale prestabilito, mentre l’interpretazione può cambiare incrementalmente attraverso le decisioni delle corti. Si parla poi di sovrainterpretazione42 quando si applicano delle tecniche che hanno come obiettivo quello di integrare il diritto manipolando il testo, andando a colmare dei “vuoti”, creando norme inespresse, ma non c’è spazio per alcuna discrezionalità legislativa.

41 Craig Martin, The Case Against Revising Interpretations of the Japanese Constitution, The Asia-

Pacific Journal | Japan Focus Volume 5: 5, Maggio 2007

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Introducendo quindi il caso del Giappone, come devono essere considerate le re- interpretazioni che hanno caratterizzato la storia dell’articolo 9? Come si pone la legittimità di valutazioni portate avanti dall’esecutivo in un contesto di sostanziale silenzio-assenso da parte degli organi giudiziari destinati invece a svolgere un ruolo più attivo nella questione?