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4. DISCUSSIONE DELLA REVISIONE

4.1. Discussione dei risultati in relazione agli obiettivi

Questo lavoro di revisione è stato effettuato al fine di determinare quale fosse il rischio per i neo-papà in transizione alla genitorialità per la prima volta di riscontrare, nel periodo successivo alla nascita di un figlio, dei sintomi depressivi con la rispettiva diagnosi di DPN e come questi potessero essere collegati anche da una scarsa rete sociale e di sostegno e dalla mancanza di informazioni al fine di fronteggiare il ruolo di padre.

4.1.1. FASE 6: DISCUSSIONE DELLE RAGIONI DI CONCORDANZA E DISCORDANZA TRA I RISULTATI DEGLI STUDI

Nonostante ancora non esista uno strumento standard validato e dei criteri diagnostici specifici per la DPN nell’uomo, dalle evidenze risulta comunque che i papà in transizione alla genitorialità per la prima volta abbiano un rischio aumentato di manifestare sintomi depressivi atipici rispetto a quelli della depressione puerperale nella donna, in quanto questi si conclamino secondariamente a delle strategie di coping disfunzionali. Rientrano infatti nei comportamenti tipici dell’uomo con DPN la violenza, l’agitazione, l’abuso di sostanze, stupefacenti o meno, e la messa in atto di comportamenti considerati ad alto rischio come l’incremento della mole di lavoro o dell’attività sportiva, intraprendere attività fisiche pericolose, mettersi alla guida sotto effetto di droghe o alcool, sviluppare una dipendenza etile o da altre sostanze, ecc. (Bergström, 2013; Sipsma et al., 2016). Questi comportamenti e sintomi nell’uomo che si confronta con la paternità per la prima volta sono dovuti ad un cambiamento repentino di ruolo e responsabilità che, nel caso soprattutto di una gravidanza indesiderata, viene vissuto in maniera ancora più stressante e disadattiva. L’incapacità di far fronte in maniera efficace al ruolo paterno e ai doveri come tale determina un incremento del distress emotivo e psicologico che rende altresì difficile per l’uomo, che manca di auto-efficacia, trovare un equilibrio fra il ruolo di padre, la famiglia, il lavoro e le proprie aspettative (Molgora et al., 2017; Zhang et al., 2016).

Come evidenziato da diversi studi condotti in tutto il mondo, la DPN è un fenomeno psichico che si presenta con una frequenza media di circa il 10-15% (Anokye et al., 2018; Epifanio et al., 2015) nei primi mesi fino a un anno, o anche più, successivo alla nascita del primogenito (Harrison & White, 2017). Dagli studi inclusi in questo LdT questi dati vengono pressoché confermati seppur con qualche eccezione. Generalmente la DPN nell’uomo si manifesta con una frequenza variabile dal 10,3% (Bergström, 2013) fino a raggiungere quasi il 30% di rischio a 6 mesi dalla nascita di un figlio (Sipsma et al., 2016). Il divario fra questi risultati dipende tuttavia dalle caratteristiche sociodemografiche e culturali che sono state considerate nei vari studi e dallo strumento che è stato utilizzato come metodo validato per definire la presenza di sintomi depressivi (Zhang et al., 2016). A dipendenza del periodo in cui è stata somministrata la scala od il questionario di valutazione dei sintomi depressivi si è potuto osservare un incremento o meno di disturbi dello spettro psicologico. Infatti, subito dopo il parto, l’uomo appena divenuto padre presenta una frequenza di sintomi depressivi pari al 21,1% (Zhang et al., 2016), fino a scendere ad una prevalenza del 13,6% dopo 6 settimane (Zhang et al., 2016) e del 10,3% dopo 3 mesi (Bergström, 2013) in uomini con una fascia d’età vicina alla transizione dei 30 anni (Bergström, 2013; Gao et al., 2009; Molgora et al., 2017; Zhang et al., 2016). Nel caso invece di neo-papà più giovani, con un’età non superiore ai 25 anni, si nota come la frequenza di sintomi depressivi sia maggiore e generalmente stabile sia a distanza di 6 mesi (27,9%) che a un anno dalla nascita del proprio primogenito (25,7%) (Sipsma et al., 2016). La spiegazione di questo divario può essere data attraverso i

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concetti delle varie fasi di vita descritti da Levinson (1979). Gli uomini più maturi, quelli intorno ai 30 anni e che quindi stanno vivendo l’ATT assumono una maggior consapevolezza del proprio ruolo e del tempo che trascorre, stabilito anche dalla necessità e di affermarsi come persone e di consolidare il proprio essere nei vari ruoli all’interno della società, sia questo lavorativo o famigliare. In questa fase vi è infatti una maggior presa di responsabilità e ogni scelta presa viene fatta a seguito di una riflessione ed un ragionamento non più basato unicamente su sé stessi ma sugli obiettivi comuni con la propria partner in relazione alla vita che si vuole costruire (Levinson, 1979). I papà più giovani invece, quelli che si trovano nella fase dell’EAW, vivono un periodo transizionale del proprio ciclo di vita i cui obiettivi sono ancora volti alla ricerca del sé in termini di chi si è in relazione a ciò che ci circonda, chi si vuole essere e chi si vuole diventare. Questo implica un lavoro interpersonale improntato su sé stessi e non su un ragionamento volto alla condivisione e alla considerazione di altre persone nel processo di maturazione (Jung, 1967; Levinson, 1979). Lo stress della transizione alla genitorialità al quale sono sottoposti i 20enni è incrementato anche da quello che naturalmente genera la fase di transizione all’età adulta, in cui i giovani non solo devono prendersi le responsabilità delle cure riguardanti loro stessi ma, come genitori, anche della propria famiglia (Sipsma et al., 2016). Oltre a questo, i giovani sono maggiormente a rischio di presentare uno score alto di sintomi depressivi in quanto sono più vulnerabili ed hanno meno accesso a fonti di sostegno come amici o conoscenti, visto che non sono in molti a condividere l’esperienza di divenire genitori così giovani (Bergström, 2013; Sipsma et al., 2016).

Ricollegandosi alla fase di vita, anche il lavoro gioca un ruolo importante nella conclamazione di DPN nell’uomo. Secondo le evidenze scientifiche, infatti, i neo-papà con un reddito medio basso presentano uno score più alto di sintomi depressivi nel periodo successivo alla nascita del primogenito rispetto a quelli che invece occupano un ruolo lavorativo importante, di alto rango e ben retribuito (Bergström, 2013; Gao et al., 2009; Zhang et al., 2016). Allo stesso modo, anche il livello di scolarizzazione, nel caso che questo sia basso, determina un rischio aumentato per gli uomini di riscontrare una DPN nel corso del primo anno di vita del bambino (Bergström, 2013).

Se oltre al livello di scolarizzazione, generalmente ricollegato direttamente con l’impiego lavorativo e, di conseguenza, al reddito, si considera anche l’età in cui un uomo diventa padre per la prima volta, si può dire che i neo-papà ancora in formazione o che hanno un reddito basso sono maggiormente a rischio di sviluppare una DPN dopo la nascita del primogenito in quanto percepiscono maggiormente lo stress ed il fastidio che comporta la responsabilità della formazione di una nuova famiglia (Bergström, 2013; Sipsma et al., 2016).

Fra i fattori che potrebbero potenzialmente influire sulla comparsa di sintomi depressivi nell’uomo o di una DPN viene citato in tutti gli studi la presenza di un disturbo di tipo affettivo puerperale nella partner (Bergström, 2013; Gao et al., 2009; Molgora et al., 2017; Sipsma et al., 2016; Zhang et al., 2016). Anche in Svizzera la prevalenza di uomini con sintomi depressivi conclamati, le cui compagne soffrono di depressione postparto, varia dal 24% al 50% in più rispetto a quelli le cui partner non presentano un quadro clinico di DPN (Associazione Depressione Postnatale Svizzera, s.d.-b; Schraner & Meier Magistretti, 2016). Essenzialmente questo dato è strettamente collegato con il livello di soddisfazione all’interno della coppia e con il supporto sociale e famigliare percepito dai neogenitori: nel caso in cui il supporto sociale sia insufficiente e la relazione di coppia sia compromessa nella sua intimità a seguito del mutamento della cerchia famigliare da

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diade a triade, si nota che lo score dell’EPDS aumenta proporzionalmente alla gravità della precarietà della situazione (Bergström, 2013; Gao et al., 2009; Sipsma et al., 2016; Zhang et al., 2016). I risultati di questa revisione confermano che gli uomini percepiscono un supporto sociale inferiore rispetto alle donne, questo anche perché i neo-papà non sempre sono presenti ai corsi pre-parto o alle serate informative rispetto la gravidanza, il parto e le cure del neonato (Gao et al., 2009; Molgora et al., 2017).

Oltre al supporto sociale percepito, anche il livello di informazione rappresenta un aspetto importante nello sviluppo e nella conclamazione di un disturbo affettivo nel periodo successivo al parto e nel corso del primo anno di vita del bambino. Un insufficiente livello di informazione rispetto la gravidanza e la nascita di un bambino è direttamente correlato ad un incremento del rischio di distress nell’uomo che diventa padre per la prima volta, soprattutto nel caso di papà giovani (Molgora et al., 2017; Sipsma et al., 2016; Zhang et al., 2016). Per questo motivo implementare le informazioni rispetto la gravidanza della propria partner, la fase di travaglio e del parto, la nascita e di problemi relativi alla cura del neonato, potrebbero rappresentare un intervento di base nella prevenzione della DPN nell’uomo nel periodo successivo alla nascita del primo figlio (Molgora et al., 2017).

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