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5. Ricerca sperimentale

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5.5 Discussione e conclusioni

Dalle analisi dei dati esposti è possibile derivare alcune riflessioni. L‟obiettivo principale del presente studio è stato inizialmente indagare l‟andamento nel tempo delle performance cognitive di pazienti affetti da specifiche tipologie di demenza, nonché se vi è, nel corso dei follow up, una regressione statisticamente significativa. È stato possibile verificare ciò, utilizzando il coefficiente di Perason. Inoltre conoscendo il coefficiente angolare della retta di regressione è possibile prevedere l‟andamento delle diagnosi studiate.

I dati dello studio mostrano effettivamente che vi è una regressione dei punteggi dei test nelle varie forme di demenza. È emerso come l‟Alzheimer subisce una regressione statisticamente significativa in tutti i test eccetto nel test delle matrici.

A differenza dell‟Alzheimer, l‟MCI ha solo un valore che indica un andamento significativo: nel test delle matrici.

Per quanto riguarda i pazienti affetti da demenza fronto-temporale, subiscono un peggioramento nel corso delle misurazioni nel test delle matrici e nel FAB. La demenza vascolare ottiene dei valori statisticamente significativi nel MMSE, nel test delle matrici e nella FVF.

Nel corso dello studio si è verificato un caso inaspettato, presumibilmente dovuto al numero ridotto di soggetti (solo uno). Per tale ragione, lo si definisce un limite della ricerca. Nella demenza a corpi di Lewy, i punteggi del MMSE subiscono una correlazione statisticamente significativa, ma a differenza delle altre diagnosi, il valore del coefficiente angolare è positivo. Da ciò si deduce che il soggetto, nel corso degli anni, anziché regredire, progredisce, subisce un miglioramento.

In seguito, sono state correlate le somme dei punteggi di ogni test ottenuti ad ogni misurazione suddivisi per diagnosi. Le demenze che evidenziano una

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regressione statisticamente significativa, sono le stesse che abbiamo riscontrato precedentemente, prendendo in considerazione le medie di ogni misurazione nei vari test.

È stato effettuato poi un confronto tra le varie prestazioni, prendendo in considerazione l‟intera batteria di test. Si verifica un decadimento più rapido nella demenza vascolare rispetto alle altre, e a seguire: l‟Alzheimer, la demenza fronto temporale, l‟MCI e la demenza a corpi di Lewy.

Successivamente, si è voluto verificare se il campione preso in esame possa essere paragonato nei punteggi del MMSE, alla prima misurazione, e nelle caratteristiche demografiche ad un altro campione di riferimento, composto da 466 pazienti affetti dalle stesse tipologie di demenza. È uno studio effettuato a partire dall‟anno 2000 fino al 2004 dal Dott. Russo (direttore sanitario alla Cittadella della carità Taranto, specialista in Neurologia, responsabile reparto Medicina Fisica e Riabilitativa) in un follow up della durata di cinque anni di soggetti affetti da diverse tipologie di demenza.

Il confronto tra campioni ha reso necessario l‟utilizzo della statistica non parametrica, prendendo in considerazione due tipi di test: Chi-quadrato e il test di Kolmogorov-Smirnov.

Stando ai dati normativi i soggetti si dividono per sesso, età, diagnosi e punteggi del MMSE alla prima misurazione.

Per quanto riguarda il genere, è stato utilizzato il chi-quadrato in quanto le frequenze attese sono tutte maggiori di 5, vi è un‟assenza di significatività della differenza, quindi vi è un‟omogeneità tra i campioni.

Per analizzare le restanti variabili (età, diagnosi, punteggi del MMSE), è stato utilizzato il test di Kolmogorov-Smirnov.

Dai risultati del test è emerso che, per quanto riguarda le variabili “età” e “diagnosi”, c‟è una correlazione tra i due campioni in analisi che indica come essi si distribuiscono allo stesso modo.

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A differenza delle variabili appena prese in esame, i punteggi del MMSE, non sono distribuiti omogeneamente; si denotano delle differenze statisticamente significative tra i due campioni, in cui il campione di 466 pazienti del Dott. Russo, preso in esame dal 2000 al 2004, presenta punteggi MMSE inferiori alla prima misurazione rispetto al campione di 23 soggetti.

È un dato positivo e soprattutto importante, in quanto ci permette di pensare che nel corso degli anni, ci sia stato un rallentamento del decadimento cognitivo nelle patologie in esame.

Da questi dati si potrebbe ipotizzare che questo rallentamento sia dovuto probabilmente ad un diverso approccio dei caregivers nei confronti dei soggetti affetti da demenza. Ciò potrebbe essere il risultato di una maggiore informazione ed educazione riguardo queste patologie.

Il rallentamento della progressione delle demenze nel corso degli anni, potrebbe anche derivare da uno stile di vita differente, dalla società che è più sensibile a questa patologia rispetto a circa un decennio fa.

Il Sistema Nazionale Sanitario ha sempre privilegiato la cura farmacologica, ma è importante, alla luce delle nuove ricerche scientifiche, orientarsi verso forme di prevenzione, riabilitazione e di mantenimento della potenziale autonomia delle persone affette da una forma di demenza. Questo permette un rallentamento della patologia in esame.

Numerosi lavori dimostrano che le attività piacevoli e cognitivamente stimolanti con cui una persona si tiene occupata nel tempo libero, possono svolgere un effetto positivo, proteggendo dal decadimento cognitivo. Queste attività, andrebbero a sviluppare la riserva cerebrale, che consiste in tutte quelle connessioni neurali che non sono attivate, ma che possono funzionare da percorsi cerebrali alternativi, se una funzione viene danneggiata.

Nel corso degli anni sono state implementate anche strategie efficaci di intervento in quanto ricerche recenti hanno mostrato che, il cervello dell‟anziano, mantiene una sua plasticità con qualche capacità di recupero e

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riadattamento. Questo rimodellamento favorevole può essere facilitato da un esercizio fisico regolare, dal tenere la mente attiva, mantenere rapporti sociali, quello che possiamo chiamare arricchimento ambientale. È stato proprio Lamberto Maffei17 ad attuare un progetto innovativo in pazienti con lieve deficit cognitivo che potrebbe evolvere in demenza di Alzheimer: “Train the

brain” (Allena il Cervello). I trattamenti praticati, senza l‟impiego di farmaci,

facendo allenare le funzionalità cerebrali con attività fisiche, intellettuali, musicali e ludiche, hanno fatto registrare anche variazioni della funzionalità cerebrale e vascolare, tra cui un aumento del flusso sanguigno nel cervello e una miglior risposta cerebrale a compiti impegnativi.

Nonostante ci siano state numerose scoperte in questi anni, c‟è da sottolineare che i punteggi del MMSE del campione di 23 soggetti, presi in esame in questa ricerca, hanno comunque subito una variazione rispetto al campione di confronto, anche senza queste ultime scoperte.

17

Lamberto Maffei: medico e scienziato italiano, è l‟ideatore del progetto Train The Brain, Direttore dell‟Istituto di Neuroscienze del CNR dal 1980 al 2008, dal 2009 è presidente dell‟Accademia Nazionale dei Lincei.

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MINI MENTAL STATE EXAMINATION

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Alzheimer

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Demenza fronto temporale

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TEST DELLE MATRICI

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Demenza fronto temporale

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FLUENZA VERBALE SEMANTICA

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Demenza fronto temporale

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FLUENZA VERBALE FONEMICA

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Alzheimer

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Demenza fronto temporale

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FRONTAL ASSESSMENT BATTERY

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Demenza fronto temporale

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ALZHEIMER

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DEMENZA FRONTO TEMPORALE

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DEMENZA A CORPI DI LEWY

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