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3. Qualità di vita

3. Qualità di vita

Nel 1948 l‟Organizzazione Mondiale della Sanità definisce la salute come “uno stato di completo benessere fisico, psichico e sociale e non semplice

assenza di malattia”.

Tale definizione ha portato ad una vera e propria rivoluzione, in quanto la salute non è riconducibile al solo dato biologico (assenza/presenza di malattia) ma anche al benessere psicologico e sociale.

Infatti, la malattia non incide solo sugli aspetti fisici e biologici dell‟organismo, ma molto spesso va a ripercuotersi sulla vita emotiva, sociale e lavorativa del soggetto.

Si passa, quindi ad una modello biomedico della salute incentrato sulla salute, ad un modello bio-psico-sociale incentrato sul soggetto.

Il miglioramento della qualità della vita è uno degli obiettivi del modello bio-psico-sociale; il focus non è più l‟allungamento della vita (quanto tempo il paziente sopravvivrà alla malattia), ma è importante focalizzarsi su come sarà la sua vita.

Il concetto di Qualità di Vita è diventato negli ultimi decenni fondamentale nella valutazione dell‟efficacia dei diversi interventi in ambito sanitario (Naglie, 2007).

Grant et al. (1990) definiscono la qualità della vita come “un‟affermazione

personale di attributi positivi o negativi che caratterizzano la propria vita”.

Per l‟Organizzazione Mondiale della Sanità, la qualità della vita è “la

percezione che ciascuna persona ha della propria posizione nella vita, nel contesto dei sistemi culturali e di valori nei quali è inserito e in relazione alle proprie finalità, aspettative, standard ed interessi. Si tratta di un concetto ampio, influenzato in modo complesso dalla salute fisica , dallo

3.1 Terapia di Riorientamento nella Realtà (ROT)

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stato psicologico, dal livello d‟indipendenza e dalle relazioni con fenomeni rilevanti del proprio contesto”.

Campbell (1975) definisce la Quality of Life (QoL) come un “senso

soggettivo di benessere derivato dalla propria esperienza di vita globale…, in cui vanno presi in considerazione tutti i fattori rilevanti, tra cui primeggiano quelle spirituali, sociali, culturali, economici”,

definizione che sottolinea la soggettività della Qualità della vita, in cui entrano in gioco diverse determinanti sia individuali, sia sociali e ambientali, di cui la salute è solo un fattore, valore d‟interesse della medicina.

Per poter migliorare la Qualità della vita nei pazienti affetti da demenza alcuni studiosi hanno cercato di trovare delle tecniche per la riabilitazione come complementari o alternative ai trattamenti farmacologici.

I programmi terapeutici non farmacologici hanno lo scopo di sostenere ed attivare quelle funzioni mentali non completamente deteriorate, intervenendo sulle potenzialità residue. Nell'insieme queste terapie si caratterizzano per il coinvolgimento attivo della persona curata e si fondano sulla preliminare valutazione delle potenzialità residue su cui fondare l'intervento.

3.1 Terapia di Riorientamento nella Realtà (ROT)

La Terapia di Orientamento nella Realtà (ROT-Reality Orientation Therapy), nell'ambito degli interventi riabilitativi psicosociali rivolti alla persona, è la più diffusa terapia cognitiva impiegata nei pazienti con confusione mentale e deterioramento cognitivo (Taulbee, 1984; Woods and Britton, 1985; Edelson and Lyons, 1985; Donhaue, 1984). Tende a ridefinire la dimensione spazio- temporale della persona deteriorata nel tentativo di rinforzarne l‟identità,. Viene utilizzata per modificare i comportamenti scorretti, riduce l‟isolamento del soggetto e rinforza le informazioni del paziente rispetto alla propria

3.2 Terapia di Reminiscenza

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identità, al contesto e alla propria storia. Può funzionare nei casi lievi o moderati.

3.2 Terapia di Reminiscenza

La Terapia della Reminiscenza o Life Review Therapy si fonda sulla naturale tendenza dell'anziano a rievocare il proprio passato; il ricordo e la nostalgia possono essere fonte di soddisfazione e idealizzazione. L'obiettivo consiste nel favorire questo processo spontaneo e renderlo più consapevole e deliberato.

3.3 Terapia di Rimotivazione

La Rimotivazione è una tecnica cognitivo-comportamentale (Janssen e Giberson, 1988) il cui scopo consiste nella rivitalizzazione degli interessi per gli stimoli esterni, nello stimolare gli anziani a relazionarsi con gli altri ed a affrontare e discutere argomenti contingenti della realtà circostante; è particolarmente indicata in pazienti con sintomi depressivi non gravi e deficit cognitivo lieve in grado di seguire una conversazione, anche se istituzionalizzati.

3.4 Memory training

Sono state recentemente proposte tecniche di stimolazione più specifiche e più mirate rispetto alla ROT (Josephsson et al. 1993; Ermini-Funfschilling and Meier, 1995; Hirono et al., 1997), finalizzate a stimolare l'apprendimento procedurale motorio, sensoriale e cognitivo.

3.5 La tecnica di spaced-retrieval

36 3.5 La tecnica di spaced-retrieval

La tecnica di spaced-retrieval è caratterizzata dalla rievocazione di informazioni ad intervalli di tempo crescenti. Interventi riabilitativi che adottano questa tecnica si sono dimostrati efficaci nel paziente con AD nell'identificazione di oggetti, nell'associazione nome-faccia, nella collocazione spaziale di oggetti, nonchè nella programmazione di attività quotidiane (memoria prospettica) (Backman 1996). Si ipotizza che l'apprendimento tramite questa tecnica, con la quale sono stati ottenuti risultati particolarmente significativi, sia sostenuto principalmente dalla memoria procedurale.

3.6 Ausili mnesici esterni

Quali diari, segnaposto, suonerie, ed altri ausili mnesici. L'allenamento all'uso di ausili esterni si è dimostrato utile nel migliorare la programmazione delle attività quotidiane (memoria prospettica) (Backman, 1996).

3.7 Terapia di validazione

Proposta da Feil nel 1967: si basa su un rapporto empatico con il paziente. Tramite l'ascolto il terapista cerca di conoscere la visione della realtà da parte del paziente (la cui memoria può portarlo a vivere in periodi antecedenti della sua esperienza vitale), punta l‟attenzione sull‟affettività del soggetto al fine di creare contatti emotivi significativi. Il principale obiettivo non consiste nel ricondurre il paziente nella realtà attuale, ma, al contrario, è quello di immedesimarsi, in modo empatico, nel suo "mondo" per capirne comportamenti, sentimenti ed emozioni (Feil, 1967; Dietch et al, 1989; Day, 1997; Toseland et al.,1997).

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