• Non ci sono risultati.

Basandoci sui risultati ottenuti rispetto agli obiettivi iniziali (indagare i livelli e le percentuali di burnout, e in aggiunta di ansia e depressione, valutare la presenza di correlazoni significative tra tali punteggi e le variabili di influenza, oltre all'eventuale correlazione significativa tra burnout, ansia e depressione), possiamo quindi affermare che anche nel nostro campione, se pur ristretto, si è individuata la presenza di un livello medio alto di burnout e questo sembra avvicinarsi a quanto viene proposto dalla letteratura; tale livello di burnout risulta essere correlato significativamente ai punteggi di ansia e

depressione, ma contrariamente a quanto viene esposto a livello letterario non sembra essere influenzato da nessuna delle variabili epidemiologiche specifiche (genere, professione, età, anni lavorativi).

L'unica correlazione significativa emerge nel caso dei punteggi per la depressione rispetto agli anni lavorativi.

Nell'interpretazione dei risultati bisogna tenere in considerazione la ristrettezza del campione (test somministrati inizialmente 100, test restituiti 38) e anche il livello di alta disomogeneità che lo compone; proprio per questo motivo sarebbe molto utile in futuro, ampliare prima di tutto il numero dei partecipanti per poter riverificare il tutto, e

secondariamente usare uno studio longitudinale che ci permetta di verificare eventuali modifiche nei punteggi e nelle correlazioni in base a misure ripetute nel tempo,

CONCLUSIONI.

Concludendo possiamo affermare che con l'utilizzo del Maslach Burnout Inventory

abbiamo rilevato che presentano un livello di burnout medio in 16 soggetti (42%), burnout alto in 13 soggetti (34%) , burnout assente in 9 soggetti (23%) su un totale di 38 soggetti. Con l'utilizzo del LBQ abbiamo notato che la maggior parte dei soggetti si colloca per tutte e quattro le dimensioni nella fascia dei “punteggi preoccupanti”, ossia la fascia che indica che nei soggetti c'è un alto rischio di sviluppare una condizione di burnout; e questo sembrerebbe avvicinarsi a quanto trovato con il Malsach burnout Inventory.

Quindi il primo dato che ci eravamo preposti di ottenere con questa ricerca, ci indica che nel campione in esame è presente un livello medio-alto di burnout in una certa percentuale di soggetti.

Con l'uso del BDI in questo caso abbiamo ritrovato assenza di contenuti depressivi nel 65% dei soggetti, la presenza di contenuti depressivi nel 23% e un livello moderatamente grave nel 10,53% dei soggetti.

Con l'uso del BAI nel caso dell'ansia si sono riscontrati livelli normali di ansia nel 57,89% dei soggetti, un livello medio nel 29,58%, e un alto livello nel 13,16% dei soggetti.

Quindi anche nel nostro piccolo campione di studio abbiamo ottenuto percentuali indicative del fenomeno indagato.

Poi, per quanto riguarda la correlazione dei punteggi con le categorie di sesso, età e professione, nel nostro campione non esistono correlazioni significative nè per il burnout nè per ansia e depressione e questo non conferma con quanto viene esposto in letteratura; per quanto riguarda invece la categoria anni lavorativi abbiamo rilevato che non il burnout, ma i livelli di depressione aumentano all'aumentare degli anni di lavoro.

Ciò che è stato trovato relativamente alla relazione tra burnout, depressione e ansia

conferma quanto esposto in letteratura, e quindi che le sintomatologie ansiosa e depressiva risultino essere correlate al burnout e che varino in base alla sua prevalenza.

Possiamo affermare che i nostri risultati non confermano quanto esposto in letteratura relativamente alla correlazione del burnout con le principali variabili epidemiologiche (sesso, età, professione e anni lavorativi) e che quindi il fenomeno non viene influenzato da nessuna delle variabili indagate, ma che anche nel nostro piccolo campione è stata trovata una relazione tra punteggi di burnout, ansia e depressione, e che si tratti quindi di

sintomatologie correlate tra di loro.

Nei limiti della ricerca bisogna prendere in considerazione la ristrettezza del campione e anche il livello di disomogeneità che lo compone.

Alla luce delle percentuali di burnout emerse nel reparto di oncologia dell'ospedale Santa Chiara e dalle informazioni trattate nell'elaborato, si ritiene quindi che un elemento importante da affrontare in futuro potrebbe essere quello riguardo la prevenzione del fenomeno unita alla formazione continua della figura del medico/operatore che opera in oncologia, in modo da poter preparare ed informare i soggetti a riconoscere ed eventualmente prevenire la sintomatologia e le conseguenze dello stress lavorativo, creando quindi la possibilità di potersi proteggere dall’evoluzione e dallo sviluppo del burnout .

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Ringraziamenti.

Desidero innanzitutto ringraziare la professoressa Irene Ghicopulos per la sua disponibilità e per i consigli che mi ha dato durante lo svolgimento di questa tesi; un particolare ringraziamento va a mia nonna che in tutti questi anni per me è stata indispensabile e ovviamente ai miei genitori che mi hanno permesso di poter proseguire questo percorso e che mi sono stati vicini in ogni momento di gioia e difficoltà.

Ringrazio il resto dei miei familiari come mia sorella Chiara, mio cugino Luca, i miei zii per avermi aiutato quando ne avevo bisogno, il mio ragazzo per esserci sempre stato, i miei amici e le mie amiche, ringrazio anche la mia nuova passione.

Infine ringrazio me stessa per averci sempre creduto e per non aver mai mollato.

Dedico tutto a VOI DUE, che oggi sareste stati sicuramente fieri di ciò che avreste sempre voluto che diventassi.

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