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Discussione Generale

Nel documento A Paolo e Leonardo (pagine 48-52)

DIFFERENZE EMISFERICHE NELL’ELABORAZIONE DELLE FRAZIONI

2.4 Discussione Generale

Il presente studio si è occupato di indagare il ruolo di diversi compiti/standard e soprattutto, per la prima volta, delle possibili differenze interemisferiche nell’elaborazione delle frazioni. Nel caso del primo compito (Standard ½), i TR risultavano significativamente più rapidi per le frazioni presentate nel RVF-LH rispetto a quelle mostrate nel LVF-RH, indicando una maggior specializzazione dell’emisfero sinistro nella rappresentazione numerica esatta e n on solo per i numeri naturali (e.g., Piazza et al., 2007; Notebaert & Reynvoet, 2009), ma anche per quelli razionali. Inoltre, è stata osservato che, mentre l’emisfero sinistro sembra attivare soltanto la distanza assoluta/globale tra le frazioni, quello destro potrebbe servirsi di entrambe le distanze, sia quella assoluta che quella componenziale. Tuttavia, nel caso dell’emisfero destro, l’uso di entrambe le fonti di informazione potrebbe essere svantaggioso. E’ possibile anche che l’emisfero destro utilizzi entrambe le distanze al fine di limitare il p roblema di una rappresentazione meno accurata delle quantità numeriche rispetto a quello sinistro, anche se tale ipotesi andrebbe ulteriormente testata in successivi studi sull’argomento. I risultati del secondo esperimento (Standard 1) indicavano l’utilizzo di informazioni differenti rispetto allo “Standard ½” nell’esecuzione di questo compito. Infatti, per entrambi gli emisferi soltanto la distanza tra numeratore e denominatore del target risultava in grado di spiegare i dati dei TR. Nessun effetto della distanza del prime dal target emergeva in questo caso, benché i partecipanti prestassero

46 attenzione al prime, dal momento che le coppie SN erano elaborate in modo significativamente più rapido rispetto a tutte le altre.

Questo studio dimostra pertanto che l’utilizzo di differenti standard può e ffettivamente determinare l’emergenza e l ’uso di diverse strategie e m odalità di elaborazione nel caso delle frazioni. Infatti, come suggerito in precedenza da Schneider & Siegler (2010), le persone sono in grado di scegliere in maniera adattiva tra alternative rappresentazioni e modalità di elaborazione. Nel caso del compito a “Standard 1”, vista l’esistenza di una regola da applicare in modo sistematico e in grado di condurre ad una risposta corretta in ogni caso, i partecipanti non sembravano trarre un ulteriore beneficio dalla distanza (o in termini componenziali o in quelli assoluti) tra prime e target. Al contrario, nel caso del compito a “Standard ½”, dove non esiste una strategia così regolare, i partecipanti traevano beneficio da prime che pre-attivavano in misura maggiore il target, come dimostrato dalle analisi di regressione. Partendo da queste premesse, si può qui ndi ipotizzare che, rendendo la comparazione ancora più complessa (ad esempio scegliendo uno standard meno comune quale 2/3 o 4/5), ulteriori strategie o modalità di elaborazione potrebbero emergere, tanto da richiedere probabilmente un approccio diverso all’analisi dei dati, come quello suggerito da Faulkenberry & Pierce (2011). Tuttavia, la presente indagine sperimentale è la prima a dimostrare che i due emisferi cerebrali, almeno in alcuni casi, possono essere coinvolti in modo differente nell’elaborazione di frazioni e la possibilità di combinare diversi tipi di analisi statistiche quali l’ANOVA e l’analisi di regressione, ha permesso di scoprire la natura di tale differenza. Infatti, quando si osserva con l’analisi della varianza una differenza nei TR tra i due emisferi (“Standard ½”), le analisi di regressione, separate per i due emisferi, indicano che le frazioni sono elaborate in modi qualitativamente diversi. Quando invece con l’analisi della varianza non a ppaiono differenze nei TR tra i due emisferi (“Standard 1”), le analisi di regressione suggeriscono che i due emisferi utilizzano la stessa modalità di elaborazione delle frazioni.

47 I risultati relativi alle differenze interemisferiche (“Standard ½”) sono anche in linea con le precedenti ricerche sui numeri naturali (Andres et al., 2005; Cappelletti et al., 2007; Piazza et al., 2007; Notebaert & Reynvoet, 2009), suggerendo che l’emisfero sinistro possiede una codifica più precisa delle quantità numeriche, specialmente quando i numeri sono rappresentati in formato simbolico (Ansari, 2007). Quindi, anche per le frazioni e i numeri razionali, l’emisfero sinistro è capace di discriminare in modo più rapido tra numeri vicini tra loro rispetto a quello destro. Inoltre, i dati ottenuti da questo esperimento rivelano che, la natura della specializzazione nell’elaborazione delle frazioni da parte dell’emisfero sinistro, potrebbe esser dovuta alla specifica attivazione dei valori assoluti/globali, mentre da parte dell’emisfero destro sia i valori componenziali che quelli assoluti vengono attivati nella stessa misura, producendo una sorta di competizione tra le due fonti di informazione. Quindi, l’emisfero destro sembra essere influenzato in maniera più determinante dai valori interi che compongono le frazioni (il numeratore e il denominatore).

Complessivamente, i risultati ottenuti darebbero sostegno al modello di elaborazione ibrida delle frazioni proposto da Meert e coll. (2009), il quale afferma che, almeno nel caso di compiti di comparazione, le persone accedono a rappresentazioni multiple delle frazioni, cioè sia a quelle relative al valore degli elementi che le compongono (modalità componenziale) e s ia al valore numerico della frazione stessa (modalità olistica/globale).

Come ultimo aspetto, potrebbe essere interessante speculare sulla rilevanza dei presenti risultati rispetto al concetto di “Whole Number Bias” (Ni & Zhou, 2005). Questo bias si riferisce all’uso, nei bambini, di uno schema di conteggio a singole unità quando si trovano a confrontarsi e ad apprendere le frazioni. Secondo questi autori, la difficoltà con le frazioni sarebbe quindi dovuta alle conoscenze che i bambini possiedono dei numeri interi. Questa conoscenza determina una rappresentazione discreta dei numeri e potrebbe interferire con la costruzione di una rappresentazione continua, necessaria alla comprensione dei numeri razionali e delle frazioni. La nostra idea, derivata dalle evidenze ottenute nel presente lavoro, è ch e l’emisfero destro, che

48 possiede un’attivazione simile tra adulti e bambini a partire dai 4 anni d’età (Cantlon et al., 2006), possa mediare l’iniziale apprendimento e trattamento dei numeri frazionari. Successivamente, l’emisfero destro potrebbe continuare a utilizzare i valori del numeratore e del denominatore (numeri interi) anche durante la vita adulta. Ciò suggerirebbe che negli adulti, con il raffinamento dei circuiti parietali (IPS sia di sinistra che di destra), l’ “Whole Number Bias” potrebbe diventare un modalità di elaborazione flessibile e adattiva delle frazioni, la cosiddetta “modalità di elaborazione componenziale”. Questa modalità di elaborazione sarebbe quindi ciò che ci rimane del bias e verrebbe prevalentemente mediata dall’emisfero destro.

In conclusione, il presente lavoro è il primo ad aver messo in luce, nell’elaborazione di frazioni, un possibile diverso ruolo, almeno in alcuni contesti e situazione, dei due emisferi cerebrali.

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CAPITOLO 3

L’ELABORAZIONE INTENZIONALE E AUTOMATICA DELLE FRAZIONI:

Nel documento A Paolo e Leonardo (pagine 48-52)