La conoscenza ecologica locale (LEK), di pescatori (sportivi e professionisti) e subacquei appassionati dell’ambiente marino, ha permesso di ottenere nuove informazioni sulle modificazioni dell’abbondanza di un gruppo molto diversificato di specie ittiche (60 taxa) in due aree del Mar Ligure: Livorno e Viareggio. Basandosi su quanto segnalato da ciascun intervistato, sia per i taxa percepiti come in drastico aumento che decremento è stato possibile ricostruire serie temporali basate su 6 gradi di abbondanza (da 0 a 5), dagli anni ‘70 fino ad oggi (2016). Il dataset ha permesso altresì di testare l’influenza di fattori geografici, confrontando tre aree del Mar Ligure: Livorno, Viareggio (presente studio) e La Spezia (Saponari, 2013). Il precedente utilizzo della metodologia LEK in altri settori della penisola italiana (Azzurro et al., 2011), ha permesso di ampliare l’indagine realizzando confronti con i settori del Tirreno meridionale, Stretto di Sicilia e Adriatico centro-occidentale. Le analisi multivariate hanno consentito di individuate differenze significative per il fattore geografico a due diverse scale spaziali, ma anche, e soprattutto, delle chiare similitudini tra aree geograficamente lontane che dimostrano l’esistenza di fenomeni di cambiamento dei patterns di distribuzione ed abbondanza specifici che interessano grandi scale geografiche.
4.1. Specie percepite come in incremento
Considerando l’intero dataset ottenuto dalle interviste effettuate nel presente studio nelle aree di Livorno e Viareggio, le specie ittiche che risultano contribuire maggiormente alla caratterizzazione del gruppo delle specie percepite come in incremento sono: il pesce serra Pomatomus saltatrix (percepito dal 78,73% degli intervistati) e il barracuda mediterraneo Sphyraena viridensis (percepito dal 43,10% degli intervistati). Queste specie, rappresentano esempi ben documentati del processo di ‘meridionalizzazione’: P. saltatrix (Sabetés et al., 2012; ISPRA, 2016), S. viridensis (Quignard & Tomasini 2000; Dulcic J., Soldo A., 2004; Lejeusne et al., 2010). Il confronto con i dati ottenuti da Saponari (2013), ha permesso di avere un quadro più completo di alcuni cambiamenti in atto nelle comunità ittiche costiere della Liguria. L’analisi PEMANOVA ha evidenziato comunque la presenza di differenze significative tra i gruppi di taxa percepiti come in incremento nelle 3 diverse aree (Livorno, Viareggio e La Spezia) nel Mar Ligure. Nonostante queste differenze, attribuibili a fattori come peculiarità geografiche, diversità negli attrezzi da pesca utilizzati e la soggettività dei diversi operatori, ben 7 su 35 taxa risultano percepiti come in
percezioni, rappresentate tramite le analisi multivariate. Tra questi, il pesce serra P. saltatrix rappresenta comunque la specie che fornisce risultati più chiari e coerenti, contribuendo in misura maggiore rispetto alle altre alla similarità (in termini di Contrib%) dei gruppi all’interno di ciascuna area. La Breakpoint stuctural analysis dei trend di abbondanza nel tempo di P. saltatrix nelle aree di Livorno e Viareggio, ha consentito di individuare che un significativo incremento dell’abbondanza di questa specie è avvenuto nel periodo compreso tra il 2000 e 2007. Durante questo periodo il pesce serra è passato da essere percepito prevalentemente come raro (catturato non più di una volta all’anno) ad abbondante (catturato regolarmente e abbondante) sia a Livorno che Viareggio. Confrontando i risultati ottenuti per il Mar Ligure con gli altri settori italiani, si osserva che in Adriatico centro-occidentale P. saltatrix rappresenta la seconda specie maggiormente percepita come in incremento (dal 45% degli intervistati come anche nel caso di Coryphaena
hippurus) dopo S. colias (dal 63,6% degli intervistati) mentre la sua importanza (in termini di NI/TP
%) si riduce drasticamente scendendo verso le regioni più meridionali della penisola italiana. Questo risultato potrebbe essere spiegato dall’influenza dell’incremento delle temperature sul particolare ciclo riproduttivo/migratorio di P. saltatrix. Questa specie infatti, trascorre i mesi più freddi nelle zone di acqua calda per poi, quando la temperatura superficiale raggiunge un certo valore, migrare verso le acque più fredde dove depone le uova (una volta che la temperatura di soglia è stata raggiunta) (Sabetés et al., 2012). L’incremento delle temperature potrebbe quindi aver stimolato in maniera diretta l’espansione di questa specie verso regioni più settentrionali del Mediterraneo occidentale. Il verificarsi di eventi riproduttivi in queste nuove aree di distribuzione, è stato dimostrato dal rinvenimento di piccole larve nella parte settentrionale più fredda della costa catalana nel Mediterraneo occidentale (Sabatés et al., 2012).
Nel Tirreno meridionale e nello Stretto di Sicilia invece, una tra le specie maggiormente segnalate in incremento è Caranx crysos. Questa specie rappresenta un altro esempio ben documentato del processo di ‘meridionalizzazione’ (Bradai et al., 2004; Psomadakis et al., 2010) e presenta una biologia e abitudini di vita simili a quelle della specie P. saltratrix (Appendice 2), essendo una specie termofila tipica dei settori più meridionali del bacino, dalle abitudini costiere e ittiofaga (Smith-Vaniz et al., 1990; Louisy, 2006). Il Nord e il Sud dell’Italia risultano quindi apparentemente caratterizzate dall’incremento di 2 specie diverse ma, con un simile potenziale impatto sulle comunità presenti essendo entrambi dei predatori attivi. Il barracuda mediterraneo S.
viridensis, ulteriore esempio di specie ittiofaga (Appendice 2), d’altro canto rappresenta invece
l’unica specie percepita in incremento in tutti i quattro settori (relativi alla penisola italiana). In accordo con i risultati ottenuti dalla Breakpoint stuctural analysis, i trend nel tempo, nelle aree di Livorno e Viareggio dimostrano un significativo aumento dell’abbondanza di S. viridensis nel
periodo compreso tra il 2001 e il 2008. Durante questo periodo, la specie è passata da essere considerata assente o rara (catturata non più di una volta l’anno) a comune (catturata regolarmente in un anno) in queste aree; mostrando quindi un trend simile con quanto osservato per la specie P.
saltatrix nelle medesime aree. E’ significativa la coerenza del breakpoint nei trend di abbondanza
delle due specie che supporterebbe l’esistenza di una risposta comune a cambiamenti climatici ambientali.
4.2. Specie percepite come in drastico decremento
Nel presente studio il numero di taxa percepiti dalle comunità locali come in drastico decremento nelle aree di Livorno e Viareggio supera quello dei taxa percepiti come in incremento; in paticolare è stata ottenuta infatti la percezione di 49 taxa in decremento (D) e di solo 23 taxa in incremento (I). Dai trend relativi ai principali taxa percepiti in decremento ottenuti in queste aree (Mugilidae n.c.,
Diplodus sp., Dicentrarchus labrax, Boops boops, Chelidonichthys lucerna), si osserva un drastico
decremento delle abbondanze percepite nel periodo compreso tra il 2001 e il 2006. E’ significativo che nella stessa finestra temporale siano stati identificati aumenti drastici delle abbondanze del pesce serra P. saltatrix e del barracuda mediterraneo S. viridensis, due voraci predatori che quindi potrebbero rappresentare una delle principali cause del decremento di queste specie nel Mar Ligure. La predazione di P. saltatrix su specie appartenenti al taxon Mugilidae n.c. è confermata dalle osservazioni di molti dei pescatori intervistati, in relazione alla tendenza del pesce serra ad attaccare pesci già presi all’amo, interferendo negativamente con le attività di pesca (ISPRA, 2016). L’incremento progressivo dell’abbondanza di P. saltatrix in queste aree, potrebbe aver portato anche alla competizione di questa specie con altre specie di predatori precedentemente abbondanti, come ad esempio alla spigola Dicentrarchus labrax (Appendice 2). Questa specie che rappresenta inoltre uno dei più importanti target della pesca sportiva in tutto il Mediterraneo (FAO, 2011), è stata di fatto percepita come in drastico decremento dalla maggior parte degli intervistati nell’area di studio. Questo importante predatore, potrebbe quindi subire effettivamente la competizione con il pesce serra e questa competizione tra una specie ad affinità boreale (la spigola) ed una specie ad affinità subtropicale (il pesce serra) è ragionevolmente esacerbata negli scenari futuri in cui il cambiamento climatico produrrà inevitabilmente l’espansione geografica di alcune specie (winner) e la riduzione delle altre (losers) (Baskin, 1998). Includendo i dati ottenuti da Saponari (2013) è stato inoltre possibile osservare che non possiamo identificare un singolo taxon che viene maggiormente segnalato come in decremento in tutte le aree indagate relative al Mar Ligure, come
invece avviene per le specie percepite in incremento in relazione al pesce serra. Considerando il contributo totale delle 4 aree considerate (Mar Ligure, Tirreno meridionale, Stretto di Sicilia e Adriatico centro-occidentale) relative alla penisola italiana, si osserva che più della metà (N. 47) di tutti i taxa segnalati in decremento nella penisola italiana (N. 80), sono stati percepiti in diminuzione in una sola di queste aree. Inoltre, le specie che sono state percepite principalmente in decremento risultano differenti considerando le aree relative al Nord Italia, dove lo sgombro
Scomber scombrus (nel Mar Ligure e Adriatico centro-occidentale) è preponderante, rispetto al Sud
Italia dove invece lo sono l’acciuga Engraulis encrasicolus (nel Tirreno meridionale) e la salpa
Sarpa salpa (nello Stretto di Sicilia); tali risultati ottenuti per il Mar Ligure e la penisola italiana
sono in accordo con l’analisi PERMANOVA che infatti, ha individuato alcune differenze tra aree sia nel Mar Ligure che nel gruppo dei settori italiani considerato in relazione alle specie percepite in decremento. Nonostante queste differenze, le principali specie percepite come in decremento dalle comunità locali nelle zone geografiche indagate, rappresentano esempi ben noti di specie target della pesca professionale e sportiva (Psomadakis et al., 2012) come ad esempio lo sgombro, l’acciuga, la spigola etc. Altre specie come S. salpa potrebbero invece essere in una fase di regressione geografica, come anche previsto da recenti studi che combinano performances fisiologiche di questa specie a proiezioni climatiche (Marras et al., 2015). In conclusione, i risultati ottenuti sono in linea con quanto osservato in altri settori geografici nel Mediterraneo (CIESM, 2008) e negli oceani (Kaimuddin et al., 2016) e dimostrano che il decremento delle specie percepite è attribuibile solo in parte all’aumento delle temperature, causa del restringimento della nicchia climatica per le specie ad affinità temperata o boreale (CIESM, 2008), non permettendo infatti di escludere la presenza di un effetto dell’attività di pesca (Summerson et al., 2007; Martins et al., 2012) o di un effetto combinato di questi due fattori (Coco, 2014).
4.3. Caso di Sparus aurata
L’orata Sparus aurata rappresenta un caso del tutto particolare in cui i trend ricostruiti forniscono risultati contrastanti. Confrontando i risultati derivati dalla percezione di questa specie nelle 3 aree di indagine (compresa La Spezia) relative al Mar Ligure non possiamo infatti definire un trend chiaro di aumento o decremento della specie. Nell’area di Livorno, l’orata rappresenta la specie maggiormente percepita in decremento invece, nell’area di Viareggio rappresenta la seconda specie maggiormente percepita in incremento dopo P. saltatrix e infine nell’area di La Spezia non è stata mai segnalata né in decremento né in incremento. Includendo anche gli altri 3 settori italiani si
osserva inoltre che, cambiamenti nell’abbondanze percepite dell’orata sono stati registrati soltanto per le aree di Livorno e Viareggio. Fattori locali potrebbero quindi contribuire contemporaneamente all’incremento o al decremento di questa specie in delimitate aree geografiche. Nel Mar Mediterraneo S. aurata, rappresenta la più comune specie (insieme alla spigola D. labrax) sottoposta ad acquacultura e al contempo, uno dei più importanti target della pesca in questo bacino (FAO, 2011). Conseguentemente, è possibile che questa specie fugga da impianti di acquacultura colonizzando aree attigue con un conseguente incremento delle abbondanze negli ambienti naturali. Un caso emblematico è stato registrato nel Novembre del 2016 al largo del litorale di contrada Morghella (tra il comune di Pachino e Portopalo), dove a seguito di una tempesta che ha arrecato danni all’azienda pachinese di acquacoltura ‘Acqua Azzurra’, orate sono scappate dalle gabbie di allevamento fino ad arrivare alle coste di Siracusa (http://siracusa.gds.it/2016/11/05/gabbie- lacerate-a-pachino-fuggono-spigole-e-orate allevate_585729/). In conclusione per questa specie, i risultati non rivelano particolari trend storici e le abbondanze, ampiamente variabili, potrebbero essere influenzate da un ampio spettro di fattori di origine antropica o ambientale.
4.4. Specie fluttuanti e record sporadici nelle aree di Viareggio e Livorno
Nelle aree di Viareggio e Livorno indagate nel presente studio, un totale di 9 specie percepite in incremento e/o in decremento da uno o più intervistati, sono state percepite anche come fluttuanti. Un esempio si ritrova considerando la specie D. labrax percepita in decremento da 11 intervistati e fluttuante da 2. Questo risultato può essere spiegato dal fatto che i dati (le percezioni degli intervistati) ottenuti dall’indagine effettuata possono essere influenzati anche da una serie di variabili (come: l’attrezzo da pesca, l’età del pescatore e elementi culturali e comportamentali) che non dipendono necessariamente dal fenomeno che vogliamo comprendere (Azzurro et al., 2011). A questo proposito, nel presente studio è stata quindi presa nota delle varie caratteristiche dei pescatori intervistati; sono stati intervistati pescatori soprattutto sportivi (84%) e che utilizzano pricipalmente attrezzi da pesca che sfruttano l’amo (58%). Nonostante queste variabili, la maggior parte dei trend ricostruiti grazie alle informazioni fornite dalle comunità locali risulta molto chiara e coerente.
In 12 casi invece, per una certa specie è stato possibile ottenere solo delle segnalazioni/catture sporadiche. Anche se queste rappresentano solo dei record puntuali, la raccolta di questo genere di informazioni può risultare rilevante. Questo è il caso di un individuo di circa 8 m appartenente alla specie Cetorhinus maximus, catturato accidentalmente nelle reti da posta nel Maggio del 2014
presso la Meloria (Livorno) da uno dei pescatori intervistati. Il cetorino (squalo elefante) è infatti uno squalo considerato vulnerabile secondo le categorie IUCN e protetto ai sensi della Convenzione di Washington (CITES, Appendice II), della Convenzione di Barcellona (App. 2), della Convezione di Bonn (App.1 e 2) e della Convenzione di Berna (App. 2) e quindi i dati relativi agli avvistamenti e/o catture accidentali di questa specie hanno massima priorità nelle attività di monitoraggio portate avanti dai progetti come il MEDLEM (http://www.arpat.toscana.it/notizie/comunicati- stampa/2014/squalo-elefante-il-pesce-piu-grande-che-vive-nei-nostri-mari-alla-meloria-
li?searchterm=squalo%2520elefante).
Le informazione relative a modificazioni nell’abbondanza del pesce balestra Balistes capriscus ottenute per le aree di Livorno e Viareggio evidenziano un aumento delle abbondanze, sebbene risultino piu frammentarie rispetto a quanto osservato per le altre specie. Il pesce balestra infatti, risulta spesso percepito con gradi di abbondanza piuttosto ridotti (da assente a rara). Nei casi di record sporadici (N. 4) i pescatori hanno asserito di non aver mai osservato questa specie in passato. I risultati ottenuti nel presente studio forniscono quindi una conferma del coinvolgimento di B.
capriscus nel processo mediterraneo di ‘meridionalizzazione’. Quanto osservato nel litorale toscano
rispecchia e conferma i trend osservati in studi precedenti (Dulcic et al., 1997; Bradai et al., 2004; Azzurro et al., 2011) e nel Mar Ligure (Saponari, 2013). Le basse densità di questa specie renderebbero altresi difficile ottenere dei dati attraverso metodiche tradizionali di studio.
Un’indagine condotta, ad esempio, attraverso una campagna di pesca fornirebbe quindi probabilmente pochi o nessun risultato per il pesce balestra mentre l’utilizzo del LEK ha permesso di ottenere utili informazioni spazio-temporali.