• Non ci sono risultati.

CAPITOLO 4: Indagine dell’impatto di Empatia e Alessitimia nell’assistenza

4.4 Discussione

Il nostro studio è volto ad indagare il ruolo che l’Empatia e l’Alessitimia possono avere sull’assistenza infermieristica all’interno dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria Pisana.

Analizzando i risultati partendo dal JSPE-HP, abbiamo visto che non vi sono differenze statisticamente significative per quanto riguarda il confronto tra sesso, fasce d’età, titolo di studio, anni di servizio, Unità Operativa e corsi di aggiornamento eventualmente eseguiti. Tuttavia, approfondendo lo studio ed entrando più nel dettaglio, sono emerse delle differenze statisticamente significative per quanto riguarda il confronto per singoli items.

Per quanto riguarda il confronto tra maschi e femmine, sono emerse delle differenze statisticamente significative per gli items 1 (La comprensione dello stato emotivo dei

pazienti e dei loro familiari da parte dei professionisti sanitari non influisce sull’esito delle cure), 7 (Durante il colloquio con i pazienti non è importante prestare attenzione ai loro stati emotivi) e 19 (Non mi piace la letteratura non medica e non amo l’arte),

con un punteggio nettamente superiore per le femmine rispetto ai maschi. Essendo i tre items delle negazioni (tutte esprimono un concetto associato a “non”), il punteggio più elevato è indicativo di minore empatia: da ciò si deduce che il più alto punteggio riscontrato per la categoria delle femmine indica una minore empatia da parte loro, rispetto a quella mostrata dalla categoria dei maschi.

Per quanto riguarda il confronto in base alle fasce di età, sono emerse delle differenze statisticamente significative per gli items 2 (I pazienti si sentono meglio quando i

professionisti sanitari comprendono i loro stati emotivi), 10 (I pazienti apprezzano la comprensione del loro stato emotivo da parte del professionista sanitario in quanto tale comprensione è terapeutica di per sé), 12 (Chiedere ai pazienti che cosa stia accadendo nelle loro vite personali non è d’aiuto per la comprensione dei loro problemi di salute) e 18 (I professionisti sanitari non dovrebbero permettere a sé stessi di farsi influenzare dai forti legami personali tra i pazienti ed i componenti delle loro famiglie). In particolare, per l’item 2 e l’item 10, il punteggio più alto appartiene alla

di età 40-49: questo significa che coloro che hanno più di 49 anni mostrano un livello di empatia, nei confronti del paziente e dei familiari, superiore rispetto soprattutto alla fascia 40-49 anni. Per l’item 12, il punteggio più alto appartiene alla fascia di età 40- 49 anni, con la differenza significativa mostrata in confronto alla fascia di età >49 anni: essendo l’item 12 una negazione, il fatto che il punteggio più alto appartenga alla fascia 40-49 anni indica che questa mostra il più basso livello di empatia, mentre la fascia >49 anni mostra per contro il più alto livello di empatia. L’ultimo item è anch’esso una negazione e vede un punteggio più elevato per la fascia di età 40-49 anni e un punteggio più basso per la fascia 20-39 anni: si conferma ulteriormente il basso livello di empatia per la fascia 40-49 anni, mentre in questo caso il più alto livello di empatia è mostrato dalla fascia 20-39 anni.

Per quanto riguarda il confronto in base agli anni di servizio svolti, sono emerse delle differenze statisticamente significative per gli items 8 (L’attenzione nei confronti delle

esperienze personali dei pazienti non influisce sull’esito delle cure) e 13 (I professionisti sanitari dovrebbero provare a comprendere che cosa sentono e pensano i loro pazienti prestando attenzione ai loro messaggi non verbali ed al linguaggio del corpo). In particolare, per l’item 8 è emerso un punteggio più elevato per la fascia 1-

10 anni, con una differenza statisticamente significativa rispetto al punteggio più basso, mostrato dalla fascia >20 anni: essendo l’item 8 una negazione, da ciò si evince che la fascia 1-10 anni mostra il più basso livello di empatia, contro il più alto livello dimostrato dalla fascia >20 anni. Per l’item 13 si ha un punteggio più elevato per la fascia 1-10 anni, che differisce significativamente dal punteggio mostrato dalla fascia 11-20: questo, in contrasto con quanto emerso dall’item precedente, mostra stavolta un più alto livello di empatia da parte della fascia 1-10 anni rispetto soprattutto alla fascia 11-20 anni. Da ciò può essere dedotta una certa tendenza, da parte di coloro che svolgono il servizio da relativamente poco tempo (1-10 anni), a focalizzare la propria attenzione sul paziente nel presente, ponendosi in maniera empatica nei suoi confronti, ma non ponendo sufficiente attenzione al vissuto dello stesso, spiegando i risultati discordi tra i due items per tale fascia.

Per quanto riguarda il confronto in base alle Unità Operative, sono emerse delle differenze statisticamente significative per gli items 10 (I pazienti apprezzano la

comprensione del loro stato emotivo da parte del professionista sanitario in quanto tale comprensione è terapeutica di per sé) e 19 (Non mi piace la letteratura non medica e non amo l’arte). In particolare, per l’item 10 è emersa una differenza

significativa tra l’U.O. Anestesia e Rianimazione Trapianti, che presenta un più alto punteggio, e l’U.O. Geriatria, che invece mostra il più basso punteggio: da ciò si evince che coloro che lavorano nell’U.O. Anestesia e Rianimazione Trapianti mostrano maggiore empatia rispetto a coloro che lavorano nell’U.O. Geriatria; tale differenza può essere giustificata dalla diversa intensità di cura delle due Unità Operative. Altra differenza significativa è quella che sussiste tra l’U.O. Neurologia, che presenta un più alto punteggio, e l’U.O. Geriatria, che nuovamente presenta il più basso punteggio: anche in questo caso, dunque, si conferma che nell’U.O. Geriatria si ha il più basso livello di empatia. Per l’item 18, che è una negazione, troviamo un più alto punteggio da parte dell’U.O. Anestesia e Rianimazione Trapianti rispetto ad un più basso punteggio da parte sia dell’U.O. Neurologia che dell’U.O. Geriatria: in questo caso i risultati si ribaltano, mostrando un minor livello di empatia da parte di coloro che lavorano nell’U.O. Anestesia e Rianimazione Trapianti rispetto a coloro che lavorano nelle U.O. Neurologia e Geriatria; questo può essere comunque spiegato dal fatto che l’item in questione non menziona direttamente l’approccio nei confronti del paziente, ma si mostra come una voce neutra all’interno del test JSPE-HP.

Per quanto riguarda il confronto in base ai corsi di aggiornamento eseguiti, sono emerse delle differenze statisticamente significative per gli items 5 (Il senso

dell’umorismo del professionista sanitario contribuisce ad un migliore risultato clinico) e 10 (I pazienti apprezzano la comprensione del loro stato emotivo da parte del professionista sanitario in quanto tale comprensione è terapeutica di per sé). In

particolare, per l’item 5 è emerso un più alto punteggio da parte di coloro che non hanno seguito corsi di aggiornamento rispetto a coloro che hanno seguito tali corsi: da ciò si evince che coloro che non hanno seguito corsi di aggiornamento mostrano un maggior livello di empatia rispetto a coloro che hanno seguito tali corsi. Per l’item 10 si ha la medesima differenza, con un punteggio più elevato da parte di coloro che non hanno seguito corsi di aggiornamento rispetto a coloro che hanno seguito tali corsi: si conferma dunque la maggiore empatia da parte di coloro che non hanno frequentato i

corsi in questione. Tali evidenze vanno però contestualizzate sulla base del campione analizzato: i soggetti che non hanno seguito dei corsi di aggiornamento sono quantitativamente ben inferiori rispetto a coloro che seguono tali corsi, motivo per cui la differenza può sembrare eclatante.

Analizzando i risultati emersi dal TAS-20, abbiamo visto che non vi sono differenze statisticamente significative per quanto riguarda il confronto tra sesso, fasce d’età, titolo di studio, anni di servizio, Unità Operativa e corsi di aggiornamento eventualmente eseguiti. Tuttavia, approfondendo lo studio ed entrando più nel dettaglio, sono emerse delle differenze statisticamente significative per quanto riguarda il confronto per singoli items e le specifiche categorie.

Per quanto riguarda il confronto tra Maschi e Femmine, sono emerse delle differenze statisticamente significative per l’item 16 (Preferisco vedere spettacoli leggeri,

piuttosto che spettacoli a sfondo psicologico), per il quale i Maschi hanno mostrato un

punteggio più elevato rispetto alle Femmine: da ciò si evince che vi sia un maggior livello di alessitimia nei Maschi rispetto alle Femmine. Valutando inoltre il confronto per categorie, è emersa una differenza statisticamente significativa per la categoria del Pensiero orientato all’esterno (R score 5-40): i Maschi hanno mostrato nuovamente un punteggio più elevato rispetto alle Femmine, confermando quanto detto per l’item 16. Per quanto riguarda il confronto in base alle fasce di età, sono emerse delle differenze statisticamente significative per l’item 1 (Sono spesso confuso/a circa le emozioni che

provo) e l’item 18 (Riesco a sentirmi vicino ad una persona, anche se ci capita di stare in silenzio). In particolare, per l’item 1 la più grande differenza si apprezza tra il

punteggio più elevato mostrato dalla fascia 20-39 anni e il punteggio più basso mostrato dalla fascia >49 anni: da ciò si evince che la fascia 20-39 anni comprende soggetti più alessitimici. Per l’item 18, per il quale la valutazione del punteggio espresso è inversa (tanto più alto è il numero espresso sul questionario, tanto più basso è il livello di alessitimia dichiarato), abbiamo una differenza significativa tra il più alto punteggio da parte della fascia 40-49 anni rispetto alle restanti due fasce (che mostrano punteggio simile): ciò ci permette di affermare che la fascia 40-49 anni mostri un livello di alessitimia più basso rispetto alle altre fasce.

Per quanto riguarda il confronto in base alle Unità Operative, sono emerse delle differenze statisticamente significative per l’item 8 (Preferisco lasciare che le cose

seguano il loro corso piuttosto che capire perché sono andate in quel modo) e l’item

18 (Riesco a sentirmi vicino ad una persona, anche se ci capita di stare in silenzio). In particolare, per l’item 8 le differenze più significative, in relazione al numero di soggetti per ogni categoria. sono risultate essere quelle tra l’U.O. Anestesia e Rianimazione Trapianti, con un punteggio più elevato, e l’U.O. Geriatria, con un punteggio più basso: questo dimostra che l’U.O. Anestesia e Rianimazione Trapianti mostra una più alta quota di soggetti alessitimici, mentre l’U.O. Geriatria mostra una più bassa quota degli stessi. Differenza significativa per il medesimo item si ha anche tra un punteggio più elevato mostrato dall’U.O. Neurologia e un punteggio più basso mostrato dall’U.O. Geriatria: da ciò si evince come nuovamente vi siano pochi soggetti alessitimici nell’U.O. Geriatria, mentre vi siano numerosi soggetti alessitimici nell’U.O. Neurologia. Per quanto riguarda l’item 18, con valutazione inversa del punteggio, è emersa una differenza significativa tra il più alto punteggio mostrato dall’U.O. Anestesia e Rianimazione Trapianti e le restanti Unità Operative ( in rapporto al numero di infermieri per ciascuna Unità Operativa): da ciò emerge come vi siano meno soggetti alessitimici nell’U.O. Anestesia e Rianimazione Trapianti rispetto alle restanti Unità Operative. Valutando inoltre il confronto per categorie, è emersa una differenza statisticamente significativa per la categoria del Pensiero orientato all’esterno (R score 5-40): il più alto punteggio si è riscontrato per l’U.O. Endocrinochirurgia ed il più basso punteggio si è riscontrato per l’U.O. Neurologia; da ciò si evince che l’U.O. Endocrinochirurgia presenta una quantità più elevata di soggetti alessitimici, rispetto alle altre Unità Operative, in merito al solo Pensiero orientato all’esterno. Questo concorda con quanto emerso nei risultati finali, dai quali capiamo come i soggetti alessitimici siano globalmente più numerosi nell’U.O. Endocrinochirurgia; i risultati discostanti per quanto riguarda l’alessitimia nell’U.O. Anestesia e Rianimazione Trapianti si spiegano per il fatto che tale Unità Operativa sia quella con il maggior numero sia di soggetti borderline che di soggetti non alessitimici, motivo per cui i risultati sono eterogenei.

In ultimo sono state valutate le correlazioni tra i due test, dalle quali è emersa una parziale concordanza globale tra i risultati.

I risultati emersi dal nostro studio sono comunque derivati da due questionari che cercano, nei limiti del possibile, di oggettivare un fenomeno che, in realtà, risente di numerosi fattori soggettivi: ogni individuo ha il proprio rapporto quotidiano con il dolore, un diverso controllo dello stesso, oltre a fattori personali che contribuiscono a determinare la personalità del soggetto. Gli individui elaborano diversamente il trauma, sia durante l’avvenimento che nella fase post-traumatica; oltre a ciò, bisogna considerare che l’infermiere deve fare i conti con la stanchezza a lavoro e con le diverse intensità di lavoro a seconda dell’Unità Operativa nella quale si presta il proprio servizio. A ciò contribuiscono diversi tenori di vita economica, diversi fattori sociali e aspetti del carattere dell’individuo che può tendere verso l’egoismo come verso l’altruismo, quindi una differenza naturale nell’approccio col prossimo. Gli individui hanno diverso senso civico del dovere e del diritto e, fondamentalmente, una diversa educazione personale. Questi sono tutti aspetti che contribuiscono a rendere unico l’individuo: non si può prescindere dal soggetto, nel momento in cui si studiano l’Empatia e l’Alessitimia.

Tale riflessione si può estendere anche alla necessità di umanizzare nuovamente l’infermiere, piuttosto che relegare il rapporto dello stesso col paziente a mera burocrazia informatica, perdendo di vista il significato vero e proprio di Assistenza Infermieristica e di presa in carico del paziente. Questo apre degli spunti di riflessione per quanto riguarda la quantità di personale infermieristico per ciascun reparto, il carico di lavoro pro capite e il rischio di burnout cui gli infermieri vanno incontro nello svolgimento delle loro mansioni. Ciò conferma ulteriormente la complessità della determinazione dell’Empatia e dell’Alessitimia nel personale infermieristico.

Per maggiori approfondimenti si fa riferimento al paragrafo 4.5 Valutazione

Documenti correlati