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I risultati di questa tesi confermano la media tolleranza del Ficus carica L. cv. Dottato alla salinità. Infatti, sebbene concentrazioni di NaCl modeste quali 50 mM determinano un rallentamento nei parametri di crescita e negli scambi gassosi, questa specie mantiene una certa attività vegetativa fino a 100 mM di NaCl per diverse settimane. Inoltre, un volta ripristinate le condizioni ottimali con acqua di buona qualità la crescita del germoglio e l’espansione dell’area fogliare riprendono e rapidamente, per cui le piante appaiono in grado di superare periodi acuti di 6-8 settimane di salinizzazione anche di 200 mM con NaCl. Queste condizioni indicano che in quelle aree in cui la salinità è solo temporanea, nel periodo estivo, le piante hanno capacità di recupero con le piogge del periodo autunnale.

Per quanto riguarda l’accrescimento vegetativo i dati della piante in vaso concordano con quelli di piante in vitro riportate in letteratura che mostrano come l’allungamento degli internodi e il numero di foglie espanse nel corso di prove in vitro erano sempre negativamente correlati alla concentrazione di NaCl (Metwali et al., 2014, Zarei et al., 2016). In merito al peso fresco e secco degli espianti fu evidenziata una correlazione positiva con la concentrazione salina fino a 4 g/L di NaCl (circa 70 mM) mentre nel presente lavoro è possibile osservare 50 mM che 100 mM non erano significativamente differenti del controllo in peso di fusto e radici. Anche in altro lavoro, su espianti in vitro, c’era differenza significativa tra 0 e 50 mM per quanto riguarda la lunghezza del germoglio, ma non per biomassa fresca e secca. Questo può dipendere dal fatto che specie piuttosto resistenti hanno la capacità di mantenere una concentrazione osmotica interna dei tessuti favorevole per l’assorbimento della soluzione nutritiva (Gucci e Tattini, 1997) e che la pianta si accresce di meno in lunghezza, ma ispessisce i tessuti ed accumula maggiormente soluti osmoticamente attivi, aumentando così sia il peso fresco che il peso secco a basse concentrazioni di NaCl nel substrato.

Nel complesso, le piante hanno tollerato abbastanza bene concentrazioni di NaCl di 50 mM e 100 mM nell’acqua di irrigazione. Difatti dai sintomi visibili sulle porzioni aeree della pianta, fino a concentrazione di 100 mM, compaiono sporadicamente necrosi della lamina fogliare o clorosi estese, senza alcun successivo peggioramento di tali sintomi (Figura 11). Fino alla fine della prova, infatti, le piante della tesi 100

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mM non hanno aggravato i lievi sintomi presenti dalla 3 settimana di prova. Al contrario delle tesi 200 mM (Figura 17), in cui l’elevata quantità di NaCl ricevuta, ha portato alla fine della prova le piante in condizioni molto gravi per via dell’imponente filloptosi, che ha lasciato solo in media una foglia per pianta.

Il rapporto foglia/radice può considerarsi un buon indicatore dello stress sul fico, che non viene modificato significativamente fino a 50 mM di NaCl nel peso fresco e nel peso secco. La pianta, in condizioni di stress elevato investe maggiormente nell’apparato radicale che nella parte aerea, cercando di espandere la superficie assorbente rispetto a quella traspirante, in modo da migliorare il bilancio idrico e nutrizionale. Sebbene in vaso il volume sia confinato è presumibile che in campo anche la funzione esploratrice delle radici sia favorita in condizioni di salinità per esplorare nuove zone di suolo.

Il contenuto fogliare di clorofilla non cambiava tra 0 e 50 mM, mentre diminuzioni simili sono state mostrate per le tesi 100 mM e 200 mM di NaCl (Figura 16) andando, tale risultato, ad essere in linea con i dati ottenuti da Metwali et al. (2014), che interpretavano ciò come un danno da stress ossidativo derivante dalla salinità del substrato di crescita. Tale spiegazione è presumibilmente molto più complessa e dipendente sia dalle clorofillasi prodotte dalla pianta (Gholami et al., 2012) per riacquistare l’azoto da tessuti senescenti, sia dall’insufficienza di molecole antiossidanti e di meccanismi di dissipazione dell’energia luminosa (Egret e Tevini, 2002; Metwali et al., 2014; Ruan et al.,2004). Golombek e Lüdders (1993), in una settimana di prova di salinizzazione, non rilevavano differenze statisticamente significative riguardo alla concentrazione di clorofilla, difatti, anche in questo lavoro le differenze diventarono evidenti solo dopo dieci giorni per le tesi 100 mM e 200 mM, mentre per 50 mM servirono almeno 30 giorni.

Confrontando i valori di A e gs, ottenuti durante l’esperimento con quelli riscontrabili in altre cultivar quali Kalamon, Mission o Francasana nel lavoro di Vemmos et al., 2013, la Dottato non raggiunge i valori massimi di Kalamon (18,2 µmol m-2 s-1, in quanto è stato rilevato un valore massimo di 15,2 µmol m-2 s-1 (Figura 16), lievemente superiore però alle altre due cultivar che mostrano un valore massimo di 12,9 µmol m-2 s-1. Anche la conduttanza stomatica non è significativamente più elevata nella Dottato, dove il valore massimo raggiunto 281,2 mmol m-2 s-1 , a differenza delle altre cultivar prese in esame dove si toccano valori

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di 350 mmol m-2 s-1 . I valori di fotosintesi netta oscillano a seconda delle condizioni ambientali (Figura 16). Valori simili sono stati assunti in molte date da 50 mM e 100 mM e sovente 50 mM fotosintetizzava quanto 0 mM. È possibile notare come concentrazioni di NaCl fino a 100 mM non danneggino in maniera significativa l’attività fotosintetica. Indiscutibile è l’effetto che invece si ha con concentrazioni di 200 mM, dove la fotosintesi era sempre sensibilmente ridotta rispetto al controllo. Come emerge da altri studi in letteratura (Zarei et al, 2016; Golombek e Lüdders, 1993) la fotosintesi viene ridotta o viene mantenuta a livelli normali, mentre la conduttanza stomatica (nonché il potenziale idrico fogliare) vengono sempre diminuiti. Elevate concentrazioni di sali nel suolo, portano a una diminuzione del potenziale idrico nel terreno che limiterà l'assorbimento dell'acqua da parte delle piante, riducendo così la crescita. Per poter superare tale restrizione, le piante devono ridurre il potenziale fogliare durante lo stress, tramite una regolazione osmotica. Lo stress salino potrebbe indurre a una maggior efficienza di utilizzo dell’acqua, mantenendo livelli di A similari al controllo, la pianta continuerebbe ad assimilare una buona quota di CO2 traspirando di meno, confermando una buona capacità di adattamento di Ficus carica L. a buoni livelli di salinità (Golombek e

Lüdders, 1993).

D’altronde se è vero che la pianta continua a fotosintetizzare bene anche in condizioni di leggero stress, cambia comunque la ripartizione di carboidrati prodotti, che saranno maggiormente sfruttati per operare gli aggiustamenti necessari all’adattamento alla salinità in competizione con l’accrescimento che verrà di conseguenza ridotto. La compartimentazione degli ioni a livello radicale, ispessimento dei tessuti, la diminuzione del rapporto aereo/radicale e l’aggiustamento osmotico sono tutte operazioni costose dal punto di vista energetico, e ciò si riflette nel ridotto accrescimento come dimensioni e numero degli internodi e delle foglie.

Rispetto al contenuto idrico relativo, i risultati presentati nella Figura 15, mostrano ancora una volta come l’incremento di salinità porti a un decremento del contenuto idrico relativo nelle foglie. Alla luce dei dati in letteratura (Gholami et al., 2012), il Dottato si mantiene sui valori registrati similari rispetto a quelli registrati per le quattro cultivar iraniane prese in esame nello studio sopra citato, con un

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decremento iniziale del 5 % del RWC. Solo la 200 mM diminuirà ulteriormente a fine prova.

Per ciò che concerne il potenziale idrico fogliare, già a 10 giorni dall’inizio della prova sono emerse differenze significative tra le tesi. Oltre alla diminuzione del potenziale osmotico, le piante stressate con sale hanno mostrato una buona capacità di aggiustamento osmotico, che ha consentito di mantenere parzialmente il turgore cellulare. Nella seconda parte della prova, in condizioni di stress salino elevato il Dottato raggiunse -1,4 MPa per la tesi 200 mM. I valori di potenziale osmotico fino al 30 ° giorno rimasero rispettivamente tra -1,4MPa, per il controllo e -2 MPa per la tesi 200 mM. A fine prova il controllo arrivò a-1,9 MPa, mentre le piante del 200 mM a -2,4 MPa.

In conclusione, è stata quantificata la salinità nel medio periodo di giovani piante di fico allevate in vaso. Il fico tollera bene concentrazioni di NaCl di 50 mM e discretamente livelli fino a 100 mM nell’acqua irrigua. Rimangono da accertare gli effetti nel lungo periodo e in piante adulte in produzione in condizioni di campo. È stato possibile confermare con i nostri risultati, la media resistenza del fico alla salinità, collocandolo tra le arboree più resistenti. Ulteriori indagini vanno condotte sia a livello fisiologico, per esempio mediante la determinazione della concentrazione in anioni e cationi, nonché indagare sul ruolo che potrebbe svolgere il lattice. Rimangono da accertare, inoltre, ipotetici effetti sulla qualità del prodotto, aspetto di fondamentale importanza dal punto di vista commerciale. Ciò è particolarmente rilevante considerate le buone prospettive di sviluppo della coltura e qualità’ ottenibile in molte regioni italiane anche in terreni non particolarmente fertili.

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RINGRAZIAMENTI

A pochi giorni dalla fine della mia carriera studentesca vorrei dedicare le

prossime righe a tutti coloro che mi hanno aiutato nel perseguimento di

questo importante traguardo.

I primi, più sentiti e calorosi, ringraziamenti vanno al Prof. Riccardo Gucci

e al Dott. Giovanni Caruso, rispettivamente relatore e correlatore di

questa tesi per l'aiuto fornito durante il periodo di ricerca e infine di

stesura dell'elaborato, per essersi posti nei miei riguardi sempre con

grande disponibilità e gentilezza, ed aver, inoltre, costituito esempio di

vera professionalità e dedizione alla conoscenza.

Ringrazio inoltre la Dott.ssa Letizia Tozzini e la Dott.ssa Liceth Solórzano,

il cui contributo è stato essenziale durante la fase di prova sperimentale e

raccolta dei dati elaborati.

Un particolare ringraziamento va alle mie amiche Alda, Angela e Maria

Serena lontane ma vicine con il cuore, per il continuo sostegno morale, ed

ai miei compagni di studi Lea Ferrari e Davide Amato, per la sincera

amicizia che ci lega.

La mia gratitudine va, infine, alla mia famiglia. A mia madre, mio padre,

mia sorella e il mio adorato zio. Senza i nostri pomeriggi trascorsi in

campagna io ora non avrei scelto questa strada, e non sarei qui.

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