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4. FOREGROUND

4.1 Interviste

4.1.3 Discussione dei risultati

Ora che abbiamo analizzato le sei interviste, possiamo riflettere su alcuni elementi interessanti che sono emersi riguardo la tematica del nostro lavoro di Bachelor. L’obiettivo di questo capitolo è quello di discutere e ragionare su alcuni concetti chiave della nostra ricerca, correlando i risultati con delle riflessioni personali e con alcuni elementi teorici che abbiamo approfondito nel background.

Come avevamo già immaginato all’inizio della nostra ricerca, nelle interviste è emersa l’importanza dell’aspetto relazionale per la presa in carico di pazienti con patologia psichiatrica sottostante. Abbiamo notato come tutti gli infermieri siano consapevoli dell’utilità di questa tipologia di competenze, ma che purtroppo non è così evidente metterle in pratica all’interno di reparti dinamici come quelli di cure generali. Infatti, la mancanza di tempo per garantire assistenza 1:1 è un elemento emerso in più interviste. Possiamo correlare questo aspetto alla volontà di tutti gli intervistati nel partecipare ad eventuali corsi formativi interni per migliorare le proprie competenze relazionali e specifiche per la gestione di questa tipologia di utenza. Questo ci ha portato a riflettere sul perché non vengano proposti tali corsi essendo che aiuterebbero gli infermieri nella loro pratica professionale. Inoltre, in molte interviste sono emerse emozioni e sensazioni quali ansia e paura correlate all’imprevedibilità e alla possibile aggressività di questa tipologia di utenza. Tali formazioni potrebbero rivelarsi utili anche nel gestire le proprie emozioni, diminuendo quindi la paura di occuparsi di un paziente psichiatrico, garantendo di conseguenza una migliore presa in carico e il benessere lavorativo. Alcuni infermieri ci hanno raccontato che sono stati proposti dei corsi interni all’OBV sulla gestione del paziente aggressivo che si sono rivelati efficaci;

a tal proposito ci immaginiamo che anche altre formazioni riguardo la psichiatria porterebbero ad un’alta aderenza da parte del personale curante. Oltretutto, gli eventuali corsi formativi consentirebbero al personale curante di crescere professionalmente e di prendere sicurezza e fiducia nelle proprie capacità pratiche. Come abbiamo approfondito nel capitolo 2.3, le competenze relazionali sono un pilastro essenziale per la presa in carico dell’utente psichiatrico. Questo aspetto emerge quindi non solo nella teoria, ma anche nel lavoro pratico che ci hanno raccontato gli intervistati presi in esame nella nostra ricerca. A tal proposito, riteniamo che gli interventi infermieristici verso questa tipologia di utenza comprendano un’assistenza totale e accurata anche nei reparti di cure generali, dove magari le priorità di cura sono quelle somatiche. Infatti, elementi quali l’empatia, la comprensione e l’ascolto attivo, sono emersi sia dalle interviste che dal quadro teorico. Tale risultato ci riporta al fatto che la soddisfazione dei bisogni dei degenti con diagnosi psichiatrica passa prevalentemente attraverso la relazione, che si ripercuote a sua volta sulla salute biopsicosociale del paziente.

Un altro argomento importante che è emerso riguarda l’équipe mobile, in quanto è stata evidenziata come un elemento di supporto sia a livello gestionale che di apprendimento, che può essere attivata tempestivamente in caso di necessità nel reparto. Gli infermieri specializzati in salute mentale garantiscono il rapporto 1:1 con il paziente bisognoso e forniscono consigli e strategie da adottare in situazioni complesse. Essendo che la collaborazione tra OBV e OSC ha avuto riscontri positivi, sarebbe interessante che venissero proposti dei corsi interni per infermieri da parte dell’équipe mobile o da altri infermieri specializzati. Infatti, è importante che vengano insegnate strategie per prevenire, limitare e ridurre le situazioni complesse. Non è solo necessario conoscere la patologia della persona, ma è anche fondamentale sapere come approcciarsi in determinate situazioni in base anche al contesto e ai bisogni specifici del soggetto. Questi insegnamenti, a nostro parere, dovrebbero avvenire da parte di infermieri di salute mentale, in quanto sono coinvolti quotidianamente in prima persona nella relazione con tale utenza.

L’importanza dell’infermiere specializzato in salute mentale è stata infatti sottolineata già nel background, dove è stata denotata una difficoltà di gestione della persona con diagnosi psichiatrica da parte di alcuni infermieri di cure generali. Come abbiamo precedentemente affrontato, il progetto proposto dall’Ospedale Civico stipulato nel 2010, aveva proprio l’obiettivo di favorire l’iter terapeutico in ospedale, facilitando e supportando il lavoro nei reparti di cure generali e rispondendo ai bisogni dell’utenza con disturbi mentali in modo appropriato. Oltretutto, la presenza del recente protocollo in uso all’Ospedale Beata Vergine di Mendrisio, ci conferma l’importanza di avere la possibilità di attivare uno specialista con le giuste competenze psichiatriche. Gli elementi emersi dalle interviste riguardo l’utilità del sostegno da parte di infermieri specializzati in salute mentale si correlano quindi a quanto riportato nel quadro teorico. In particolar modo, nelle interviste, viene messa in evidenza l’importanza del professionista specializzato nel fornire consigli su come prevenire situazioni spiacevoli e sulle strategie relazionali di gestione dell’utenza con diagnosi psichiatrica.

Essendo che tutti gli intervistati hanno avuto riscontri positivi riguardo al progetto OBV-OSC e uno di questi ha anche portato l’esempio del progetto che era stato introdotto all’Ospedale Civico di Lugano del 2010 sottolineando quanto quest’ultimo fosse stato una risorsa per gli infermieri, ci siamo chieste come mai sia stato portato avanti. In base ai risultati delle interviste sembrerebbe una strategia utile per favorire l’iter terapeutico di questi pazienti, ma anche per aumentare il benessere lavorativo. Ragionando su questo elemento abbiamo anche riflettuto sul fatto che il protocollo, all’Ospedale Beate Vergine di Mendrisio di collaborazione con l’OSC, non è presente in nessun’altra struttura ticinese. Questo ci porta a chiederci come gli altri ospedali facciano fronte a difficoltà inerenti la presa in carico di questa tipologia di utenza. Come abbiamo visto nel capitolo 2.1 (Epidemiologia) circa 1’000 persone all’anno afferiscono ai servizi psicosociali del cantone e possiamo dire con certezza che alcuni di questi necessitano di un ricovero in una struttura di cure generali. Dunque, questo ci permette di affermare che almeno una persona con patologia psichiatrica sottostante sia sempre presente in almeno un reparto dei diversi ospedali del Cantone.

Questo ci permette di comprendere quanto il progetto del 2010 oppure quello dell’OBV-OSC siano utili e necessari.

Una delle domande che abbiamo posto agli intervistati riguarda l’utilità di avere un infermiere specializzato in salute mentale come parte dell’équipe del reparto. Dalle interviste, come abbiamo precedentemente visto, è emerso che sarebbe più utile avere un’équipe mobile all’interno dell’ospedale da attivare su chiamata, piuttosto che un infermiere fisso. Questo perché i ricoverati nei reparti di cure generali con patologie psichiatriche non necessitano sempre di un sostegno tale da dover contattare personale specializzato. Infatti, in molte situazioni che ci sono state raccontate, gli infermieri sono stati in grado di gestire senza problemi questa tipologia di utenza. Una riflessione che ci è sorta a riguardo concerne il fatto che spesso i pazienti psichiatrici non creano grandi problemi in reparto, come invece spesso si pensa. Infatti, talvolta basta un giusto approccio e l’accoglienza per favorire un iter terapeutico adeguato. Collegandoci a questo discorso, abbiamo potuto riflettere ulteriormente sul tema dello stigma e dei pregiudizi. Alcuni intervistati hanno espresso che solamente attraverso la pratica lavorativa, quindi vivendo molte esperienze, hanno potuto ridurre la presenza di preconcetti verso queste persone. Questo ci ha portato a chiederci come mai, ancora oggi, le persone che lavorano nel settore sociosanitario abbiano questi pregiudizi. Probabilmente, come abbiamo riportato prima, gli infermieri di cure generali non sono abituati a relazionarsi con utenti con patologia psichiatrica sottostante e questo può causare lo stereotipo del classico paziente psichiatrico aggressivo e di difficile gestione. A nostro avviso, anche in questo caso, i corsi sopracitati favorirebbero una diminuzione di preconcetti che permetterebbe anche agli operatori con minor esperienza di far fronte a questi ricoveri con maggior sicurezza. I risultati delle domande poste agli infermieri

intervistati confermano che purtroppo, come approfondito nel capitolo 2.4.1, le persone possono avere delle convinzioni personali non sempre conformi con la realtà. Dalle interviste traspare infatti che lo stigma può provocare attitudini negative e inadeguate verso l’utenza psichiatrica, talvolta provocando difficoltà di gestione e ostacolando l’iter terapeutico.

L’unità e la collaborazione in équipe sono risultati come pilastri fondamentali nella presa in carico dell’utenza psichiatrica. Questo aspetto ci ha colpito perché ci ha reso consapevoli sull’importanza della coesione tra professionisti, dell'aiuto reciproco e della condivisione di emozioni ed esperienze vissute. Di conseguenza, la comunicazione in équipe in un ambiente lavorativo favorevole, in cui ci si può confrontare assertivamente, permette di trovare soluzioni comuni ed efficaci a situazioni complesse. Oltretutto, la persona che si occupa dell’utente con diagnosi psichiatrica si sentirà meno sola nell’affrontare eventuali difficoltà e sarà più propensa ad esprimere i propri limiti. Troviamo fondamentale che ogni componente del team si senta libero di portare le proprie idee e che abbia la possibilità di sfogarsi, sentendosi accolto dai propri colleghi. L’unione in équipe, a nostro avviso, può aiutare anche ridurre lo stress del personale curante in quanto consente agli operatori di sentirsi parte di un gruppo.

Le risposte da parte degli intervistati riguardo la seconda domanda che abbiamo posto ci hanno sorpreso. Infatti, si trattava di una domanda aperta e generica su un episodio relativo ad una persona ricoverata nel loro reparto con diagnosi psichiatrica. Tutti gli infermieri hanno riportato degli episodi negativi, tra cui situazioni di aggressività, difficoltà di gestione, tentamen e richieste eccessive da parte di questa utenza. A tal proposito ci chiediamo come mai, seppur sappiamo che alcuni infermieri hanno vissuto anche situazioni piacevoli e positive con queste persone, hanno esclusivamente raccontato eventi spiacevoli. Questo elemento, a nostro parere, è strettamente correlato a quello dello o stigma e dei pregiudizi, in quanto nel momento in cui viene posta una domanda generica su questa tipologia di utenza viene subito associata a situazioni di complessa gestione. Come è stato sottolineato da un’intervista, i pregiudizi sono innati e spesso inconsapevoli, e le risposte a questa domanda confermano tale parere. Infatti, abbiamo notato che durante l’esecuzione delle interviste, questa domanda ha avuto delle risposte simili a quelle della quarta domanda inerente alle esperienze vissute di violenza e aggressività. Le due domande sono quindi state interpretate come simili, malgrado il contenuto dell’interrogativo fosse differente. A tal proposito possiamo correlare quanto emerso dalle interviste con il quadro teorico dove viene spiegato che spesso, la problematica di gestione del paziente con disturbi mentali, è proprio legata alla paura di ritrovarsi in una situazione di aggressività. Dunque, se le competenze relazionali non sono esaurienti, oppure l’operatore sanitario non ha esperienza con questa tipologia di utenza, le emozioni di paura e tensione possono intimorire l’infermiere e provocare l’associazione del paziente con diagnosi psichiatrica all’aggressività. Un altro elemento che abbiamo colto da alcune risposte e che emerge anche nel quadro teorico riguarda la correlazione tra i film e l’utenza psichiatrica. Come abbiamo visto in precedenza, nel capitolo 2.4.1, i film, i cartoni animati e i media favoriscono la stigmatizzazione di questa tipologia di utenza facendo apparire la persona con patologia psichiatrica sottostante come aggressiva, violenta e pericolosa. Anche da alcune interviste è emerso questo elemento, infatti, viene esplicitato da due infermiere come questi influenzano non solo la popolazione in generale, ma anche il personale curante. Risulta dunque fondamentale rendersi conto dei pregiudizi e rappresentazioni che si hanno per poter garantire una presa in carico adeguata.

A nostro avviso, anche qui, la possibilità di partecipare a corsi interni rivolti alla presa in carico di questa tipologia di utenza potrebbe essere una soluzione efficace.