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Dispensa n 38, (2014) pp 119-139 L’articolo presenta i primi risultati di un’indagine

Nel documento Toscana (pagine 52-54)

sugli antroponimi attestati nel corso di un secolo (1900-2000) presso un piccolo comune della pro- vincia grossetana, Monterotondo Marittimo. A monte della raccolta dati effettuata dall’autrice si colloca il repertorio di Fabio Galgani del 2005, dedicato all’onomastica maremmana, che lei uti- lizza come punto di riferimento (il corpus oni- mico è in questo caso fondato su materiali prove- nienti sia dall’ufficio anagrafe di Massa Marittima che dagli archivi dell’ospedale e della parroc- chia), per poi affiancarvi le ricerche condotte per- sonalmente, con regolare cadenza annuale, presso l’Ufficio anagrafico del comune prescelto. La fase di raccolta dati ha occupato il periodo che va dal 2002 al 2006, ed è stata seguita dalla progetta- zione di un data base mirato, che comprendesse, oltre ai campi dedicati all’anno di nascita, al sesso e al primo, secondo e terzo nome, anche gli spazi per i nomi dei genitori e il cognome della madre, per il nome del nonno materno (registrato fino al 1927) e di quello paterno (la cui attestazione ar- riva fino al 1958), ma soprattutto per le “varianti” (che comprendono il significato etimologico e quello motivazionale) e le “annotazioni” (riguar- danti ad esempio il cambiamento di nome nel pe- riodo fascista o per i parti gemellari, o anche le incertezze di trascrizione). La presenza di un data base così strutturato sembra dischiudere, oltre alle varie possibilità di sviluppo della ricerca princi-

pale (che ha dato come risultato complessivo un totale di 5232 nomi, comprendenti le 4638 entrate dell’archivio e i 594 nomi secondari) anche alcuni filoni paralleli, come le analisi di micro-onoma- stica familiare o l’interessante prospettiva diacro- nica che metterebbe a confronto due generazioni di nomi (considerando quelli dei genitori), o per- fino tre, se si considera esclusivamente la via pa- terna. In questa prima fase di spoglio e analisi dei dati raccolti, l’autrice si sofferma in particolare sui primi quindici anni del Novecento, mettendo in luce la significatività delle varianti onomasti- che o la ricorrenza di particolari categorie di nomi. La presenza di varianti dei medesimi nomi richiama innanzitutto la necessità di una loro ti- pizzazione (si veda l’esempio, riportato nel testo, della radice onomastica Giovann- che prolifera in una molteplicità di realizzazioni, dall’alternanza maschile-femminile di Giovanni e Giovanna alla forma regionale Gioanni e a quella composta Gio-

vanbattista, agli ipocoristici Gianni, Nanni, Vanni

e ai derivati Giannino, Giannetto ecc.); se si con- sidera il fatto che spesso le varianti hanno più oc- correnze del tipo, diventa particolarmente interes- sante osservare la qualità delle modifiche appor- tate ai nomi di persona, che sono per la maggior parte alterazioni diminutive (Rosa ˃ Rosella, Ro-

sina) con ricorrenti variazioni fonetiche, come la

rotacizzazzione di [l] (Alfiero ˃ Arfiero), lo scem- piamento delle geminate (Nelly ˃ Neli) o la spi- rantizzazione (Despina ˃ Desfina), e spesso i due meccanismi combinati (Lamberto ˃ Ambertina, in cui si osservano sia la discrezione dell’articolo che il suffisso diminutivo). Altrettanto significa- tive sono le considerazioni relative alla frequenza di determinati tipi nominali, soprattutto se consi- derati in prospettiva diatopica a diversi livelli (lo- cale, regionale, sovraregionale); sempre nel pe- riodo considerato in questa prima fase (1900- 1915), appare interessante la ricorrenza di nomi legati alla tradizione cristiana (Giuseppe, Maria,

Angiolino/a, Giovanni/a) e la presenza di alcuni

elementi che richiamano echi ideologico-patriot- tici (Libero/a, Annita, Italo), particolarmente ri- levanti se messi in relazione al periodo storico in cui si collocano. A questo punto, l’autrice si sof- ferma sulla distinzione fra significato etimologico (che permette di classificare i nomi in base alla lingua d’origine e offre quindi una prospettiva diacronica, ma è soggetto a opacizzazione) e si-

gnificato socio-culturale, legato alle numerose va- riabili storiche, politiche, ideologiche che gravi- tano attorno all’universo degli antroponimi. Data la complessità di fattori che influenzano la scelta di un nome, e rendono di fatto impossibile una sua categorizzazione univoca, l’interpretazione più ragionevole è quella che tiene conto della tra- dizione prevalente di una comunità in un partico- lare momento storico, mettendo in luce determi- nate tendenze: ad esempio, nel caso del primo quindicennio del secolo a Monterotondo Marit- timo, a partire dalla grande distinzione fra nomi di matrice religiosa e nomi di stampo laico, si evi- denziano vari sottogruppi quali gli agionimi (Anna, Antonio, Caterina, Francesco), i nomi le- gati a solennità religiose (Assunta, Natale, Pa-

squale) e quelli veterotestamentari (Abramo, Adamo, Ester, Eva, Sara), oppure i nomi classici

(Cesare, Costantino, Flavia, Torquato…) o pro- venienti al mondo classico (Achille, Ettore, Mi-

nerva, Narciso…), i fitonimi (Dalia, Gelsomino, Viola), e ancora i toponimi o i nomi etnici, che tal-

volta possono essere interpretati con valenza ideologico/celebrativa (Adua, Italia, Anzio, Le-

panto), i nomi di matrice letteraria (Rolando, Lan- cillotto, Ugolino, Armido, Clorindo, Cosetta…) e

così via. In chiusura del suo saggio, l’autrice si sofferma infine a esemplificare due filoni di ri- cerca secondari, di micro e socio antroponoma- stica, esemplificati dai nomi di gemelli e da quelli sostituiti in epoca fascista: nel primo caso, si sot- tolineano alcuni criteri di scelta onomastica emersi dal corpus, quali ad esempio la motiva- zione legata all’ordine di nascita (Primo/Secondo) o al cambio di genere dello stesso nome (Benve-

nuto/a, Bruno/a, Loriano/a), o ancora all’asso-

nanza delle forme (Duella/Duilio, Evio/Enio,

Giuliana/Giulietta); il secondo gruppo riveste poi

un interesse particolare, in quanto ci mostra le so- stituzioni dei nomi vietati in epoca fascista (Li-

bero/a, Ribelle, Uguaglianza, Lenin, Eretico di-

ventano Bruno, Lina, Iolanda, Leo, Ennio Rug-

gero). Una tale rassegna, che rende conto detta-

gliatamente di ogni influenza, di ogni intreccio che attraversa il sistema onomastico della comu- nità presa in esame, conferma ancora una volta come il nome sia una marca rivelatrice della vita sociale: per dirla con le parole di Edoardo San- guineti, citate dall’autrice: «I Nomi ci dichiarano come ogni generazione, scegliendo e imponendo,

optando e inventando, si è sognata il futuro, in un complesso giuoco di conservazione e innova- zione, fra tradizione e rottura, fra continuità e scarto». [Maria Teresa Venturi].

4. Livorno

449. Nadia Nocchi, Lorenzo Filipponio,

Nel documento Toscana (pagine 52-54)