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1. DA DOVE NASCE IL CONSUMATORE ONNIVORO?

1.8 La disposizione estetica

Bourdieu non parla mai propriamente di estetica “colta”; egli, infatti, adopera il termine “disposizione estetica” riferendolo sempre alle classi dominanti: per il sociologo infatti non esiste la disposizione estetica bassa, solo l'estetica popolare.

La disposizione estetica è la propensione nei confronti delle arti propria delle classi dominanti, cioè di coloro che si collocano nelle posizioni più potenti e influenti nello spazio sociale.

Ancor prima di delinearne le caratteristiche, conviene focalizzare l'attenzione su un aspetto molto importante per avere una piena comprensione di questo argomento: la disposizione estetica si esplicita principalmente quando viene relazionata con l'estetica popolare.

La relazione delle classi dominanti con il mondo delle arti, ma non solo, non può prescindere dal qualificarsi in opposizione alla classe dominate, poiché sono entrambe controparti inscindibili di uno stesso aspetto.

Queste due estetiche sono sì agli antipodi, ma sono anche tra loro complementari, e si definiscono l'una in relazione all'altra poiché è la distanza che le separa a renderle significative.

Per esempio, l'estetica popolare è connotata dal sopravvento del piacere dei sensi nell'atto della ricezione, il quale si manifesta tramite un coinvolgimento personale, mentre la disposizione estetica dominate è volta in favore di un distacco emotivo e da una presa di distanza estetica.

Da un lato abbiamo l'interesse per la funzione e dall'altro un'attenzione nei confronti della forma dell'oggetto artistico; la prima è ancorata ai bisogni materiali, mentre la seconda è totalmente libera dai condizionamenti della quotidianità.

L'estetica dominante è quindi il punto di riferimento in base al quale tutte le altre estetiche si delineano, l'estetica popolare per negazione e quella borghese per

aspirazione.

Bourdieu, a riguardo, è molto chiaro in questo passo:

L' “estetica” popolare è un' “estetica” dominata, cioè ininterrottamente costretta a definirsi in relazione alle estetiche dominanti. Non potendo né ignorare l'estetica colta, che rifiuta la loro “estetica”, né rinunciare alle loro inclinazioni socialmente condizionate47.

In queste righe emerge un altro punto molto importante e cioè il fatto che l'estetica colta rifiuta con forza ogni qualsivoglia forma di estetica popolare.

L'élite culturale, difatti, vede l'estetica popolare come “volgare” e “barbara”, in piena opposizione con la raffinatezza dei propri gusti.

La disposizione estetica è solo uno dei vari ambiti che genera da un lato affermazione sociale per chi la pratica, e dall'altro, distanza e separazione da perpetuare per chi non ne è predisposto.

La repulsione delle classi più alte nei confronti delle pratiche delle classi più basse genera solide barriere e rende la distinzione nella gerarchia sociale ancora più netta Bourdieu dice infatti che, in materia di gusti, più che in qualsiasi altra, ogni

determinazione è negazione; ed indubbiamente i gusti sono innanzitutto dei disgusti nei confronti di altri gusti 48.

Le classificazioni operate dal gusto, così come le reazioni al gusto, non sono coscienti, si manifestano nel rifiuto o nella nausea rispetto a determinati odori, nella simpatia e nell'imitazione intuitiva di una persona che si accetta socialmente e con cui si condivide o si vuole condividere l'ambiente sociale49.

Questa affermazione vuole spiegare come il rapporto di negazione del gusto “dell'altro” sia reciproco: non sono solo i membri della classe dominante a rifiutare tutto ciò che si trova al di sotto di loro del loro gradino sociale, ma i dominati a loro volta, non

47 P. Bourdieu, La distinzione..., p. 36. 48 P. Bourdieu, La distinzione..., p. 53.

intendono avvicinarsi ai gusti elitari per una precisa volontà e non per una mancanza di formazione.

Se il gusto della classe dominante ha una propensione per le mostre, il teatro, i concerti etc. ciò vuol dire che la classe dei dominati, come ad esempio operai e contadini, non si avvicineranno facilmente a queste pratiche, anche se gli spettacoli teatrali fossero gratuiti e i concerti liberi.

Anche questo aspetto della teoria bourdieuiana sarà verificato dagli studi di Peterson che andrò ad analizzare nel secondo capitolo di questo elaborato.

I rigidi parametri dell'estetica colta, quindi, determinano una divisione netta tra la cultura alta, da loro approvata, e la cultura bassa, cioè quella di tutti gli altri.

In questo modo si viene a riconfermare e riprodurre il già citato sistema di dominio delle classi superiori su quelle inferiori, attuata tramite la disposizione estetica e non solo.

Pur di mantenere solide queste barriere, i membri della classe dominante mettono in atto delle tattiche volte a mantenere netti i confini che li separano dalle altre frazioni sociali. Uno dei metodi per mantenere saldi i confini è quello di allontanare qualsiasi pratica che non sia più di appannaggio esclusivo della classe dominane.

E' molto importante sottolineare come Bourdieu non neghi mai il fatto che la

composizione dei gusti legittimi possa cambiare, anzi, questa si rivela come una potente strategia.

Cambiare gusti e pratiche non è indice di debolezza dei valori del gruppo, anzi spesso variarli significa rafforzarli e attualizzarli.

Bourdieu ce ne offre un esempio:

Una pratica originariamente nobile può essere abbandonata dai nobili –ed è quello che in generale succede- se è adottata da una quantità crescente di borghesi e di piccoli borghesia, addirittura dalle classi popolari. Per contro una pratica inizialmente popolare può essere momentaneamente ripresa dall'aristocrazia. Insomma bisogna evitare di trasformare in proprietà necessarie e intrinseche di un gruppo qualsiasi le proprietà che lo caratterizzano in un momento dato del tempo a seguito della sua posizione in uno spazio sociale

determinato dall'offerta di beni e di pratiche possibili50.

La teoria dell'onnivoro culturale che andrò a delineare nasce proprio dalla negazione dell'esistenza esclusiva di questi gusti selettivi e snobistici dell'élite culturale e, inoltre, respinge le sovradette condotte esclusivistiche.

Ritornando sulla questione delle condizioni materiali di esistenza, Bourdieu parla anche di come sprechi e spese ostentatorie diventino segnali di riconoscimento tra membri di una stessa classe sociale, simboli di appartenenza che affermano la propria posizione e, al contempo, confermano la distanza nei confronti delle altre frazioni.

Questa percezione non è stata individuata esclusivamente dal sociologo, infatti, il sociologo ed economista Veblen Thorstein sostiene nel suo più famoso testo Il consumo vistoso la teoria della classe agiata.

Veblen introdusse il fenomeno della stratificazione sociale come “causa ed effetto” primaria del consumo: una gerarchia nata e consolidatasi in base a quanto si poteva spendere e alla tipologia e qualità degli oggetti che ci si poteva permettere e, successivamente, mostrare in pubblico51.

La classe dominante sia bourdieuiana che thorsteiniana sfrutta le attività artistiche come occasione per dimostrare e sfoggiare il proprio potere, arrivando persino ad investire più denaro nelle spese accessorie che in quelle effettivamente pratiche e utili. L'ostentazione di lussi e sfarzi e lo sperpero di capitale economico, del resto, non è che una delle tante facce che mostra il distacco nei confronti del bisogno proprio della classe dominante.

Bourdieu, ne La Distinzione, propone l'esempio di una serata a teatro e confronta come vi partecipano due frazioni del gruppo dei dominanti: coloro maggiormente dotati di capitale economico e quelli che detengono più capitale culturale.

Due rappresentanti di queste frazioni potrebbero essere da un lato gli imprenditori e, dall'altro, i professori di scuola secondaria superiore.

Il gruppo degli intellettuali parteciperà alla serata con lo scopo e la volontà di far fruttare il proprio capitale culturale, mentre i commercianti metteranno in secondo

50 P. Bourdieu, Ragioni pratiche..., p. 18.

luogo l'aspetto artistico per concentrarsi invece sull'esaltazione del loro capitale economico scegliendo i posti a sedere migliori, un abito ricercato etc.

Ognuna delle frazioni tenderà quindi di esaltare il più possibile ciò che è il proprio punto di forza, il capitale che gli consente di mantenere la posizione di dominio che detiene. Ma perché, in questo caso, gli imprenditori partecipano a serate di teatro d'avanguardia anche se il loro interesse non è in primo luogo quello culturale? Perché, come abbiamo già detto, il consumo artistico è uno dei più distintivi e

classificanti che si possa immaginare; non dobbiamo però pensare che questa tendenza si limiti al teatro contemporaneo.

Quando un individuo socialmente avvantaggiato si accosta ad un'opera d'arte, sia questa avanguardista o classicista, la sua disposizione nei confronti di questa sarà sempre la stessa: il giudizio verrà formulato con pieno distacco rispetto al contenuto figurativo.

Essere in grado, come lo sono i membri della classe dominante, di contemplare un'opera d'arte al solo livello della forma

(prescindendo dalla sua funzione e utilità pratica) significa essere capaci di stabilire una “rottura rispetto al mondo ordinario. […] La teoria estetica […] viene così a delinearsi come la capacità di mettere tra parentesi il regno della necessità materiale,

dell'esistenza quotidiana, che coincide con l'esperienza “borghese” del mondo52.

L'interesse predominante per la forma non è una prerogativa delle discipline pittoriche, ma si applica anche ad altri ambiti, artistici e non, poiché non è da considerarsi come un indirizzo preciso ma piuttosto come una tendenza di fondo presente nell'individuo. La disposizione che soggiace a questi giudizi non solo si applica a ogni tipologia di estetica, ma essa ha anche la potenzialità di venir adottata in ogni ambito della nostra esistenza.

L'atteggiamento disinteressato della classe elitaria diviene ancor più dominante quando oltrepassa il limite dell'estetica e riesce ad applicare la stessa disposizione distintiva

negli ambiti più svariati della vita, ed è proprio questa la vera forza che permette la perpetuazione della disposizione dominante.

Prima di concludere il discorso sulla disposizione estetica appare doveroso accennare a una frazione dello spazio sociale che, ai tempi di Bourdieu, ambiva a trovare una sua collocazione tra le fila dei dominanti: la borghesia.

La classe borghese parigina degli anni '60-'70 era caratterizzata sia dal fatto di occupare una posizione intermedia tra le due estreme di cui abbiamo parlato sin ora, sia dall'avere un capitale economico e culturale in ascesa.

Restando nell'ambito dei gusti artistici, l'estetismo piccolo borghese si configura come la posizione mediana per eccellenza perché si rapporta costantemente sia con la classe elitaria che con la classe popolare: con la prima il rapporto che si viene a creare viene definito da Bourdieu come “nostalgico” mentre, con la seconda, vi è un rifiuto

dell'estetica popolare nelle sue accezioni più tipiche come le fotografie ricordo o la musica “leggera”.

Bourdieu, riferendosi alla classe borghese, parla di “nostalgia populistica53”, intendendo

quel sentimento di alienazione, dovuto al fatto di trovarsi in una posizione mediana: da un lato i borghesi negano le loro origini, dall'altro essi sono inclini verso un livello superiore poiché ambiscono a far diventare il loro gusto conforme ai canoni dominanti. Una manifestazione di questa nostalgia populistica si ritrova nel gusto borghese per il folklore, un'occasione per provare la vicinanza distante54.

Si tratta però solo di un momento poiché, tralasciando queste aperture nostalgiche, i borghesi in particolare, e ogni altra classe sociale in generale, tendono a distaccarsi fortemente dai gradini immediatamente inferiori rispetto alla loro posizione.

Più le classi sociali sono vicine, più si attiva un sistema di distanziamento, proprio come quello della classe dominante prima citato; spiega Bourdieu:

Le scelte estetiche esplicite, in effetti, si costituiscono spesso per contrapposizione alle scelte dei gruppi più vicini nello spazio sociale, nei cui confronti la concorrenza è più diretta e

53 P. Bourdieu, La distinzione..., p. 56. 54 Ibidem.

immediata e , in modo più preciso, in un indubbio rapporto con quelle scelte, nelle quali si sottolinea meglio l'intenzione, percepita come pretesa, di segnare la distinzione verso i gruppi inferiori55.

Dopo aver delineato la disposizione estetica e l'estetismo borghese, andiamo ora a definire quello che è il gradino inferiore: l'estetica popolare.