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DISPOSIZIONI NECESSARIE

Nel documento ( P io apa P IX il 23 Giugno 1871). (pagine 99-119)

DEL SACRAMENTO DELLA CONFESSIONE

DISPOSIZIONI NECESSARIE

P E R F A R E UNA BUONA C O N F E S S IO N E .

Le disposizioni necessarie per fare una buona confessione sono: E sam e, D olore, Proponim ento, Confessione e P enitenza. Le più im portanti sono il dolore o contrizione e il proponim ento.

1. La contrizione è u n dolore d e ll’anim o ed u n a detestazione dei peccati, alm eno dei m o rtali, che furono commessi, con una ferm a risoluzione di non più com m etterli per l ’avvenire.

Senza la contrizione Iddio non concede m ai ad alcuno il perdono dei peccati. Questo dolore deve essere interno, soprannaturale, sommo ed universale.

2. Deve essere interno; perciò non basta r e ­ c ita re la form ola d e ll’atto di contrizione; m a bisogna avere nel cuore un vero dolore, un vero d ispiacere di aver offeso Dio.

3. Deve essere sop r an n a tu r a le, vale a dire eccitato d a lla grazia dello S pirito Santo e con­

cepito per motivi su g g eriti d alla fede. Così quan­

do si d etesta il peccato, perchè ci h a cagionato

qualche d isgrazia tem porale, un castigo, una m ala ttia, la p erd ita d i qualche bene terren o , non sono m otivi sufficienti ad un a tto di contrizione che v alg a ad o ttenerci il perdono dei peccati.

B isogna p e rta n to pen tirci perchè il peccato ha offeso gravem ente Iddio, ci ha fa tti indegni del p arad iso e m eritevoli d ell'inferno.

A fine di eccitarci a l pentim ento giova m olto considerare, che col peccato abbiam o offeso Id­

dio, che è nostro padrone, a cui noi dobbiamo obbedire. Che Dio è infinitam ente buono, è nostro C reatore, nostro P a d re , n ostro S alvatore, che ci h a com perati col prezzo del suo Sangue. L a con­

trizione p erfetta è il d ispiacere di aver offeso D io, perchè egli in se stesso è infinitam ente p e r­

fetto e infinitam ente degno del nostro am ore.

Q uesta contrizione, se è in grado perfetto e congiunta a vivo desiderio del sacram ento, q u an ­ do questo non si potesse veram ente ricevere, ba­

sta per o ttenerci d a Dio il p e rd o n o , m a con obbligo di confessarci poi quando si possa.

Dobbiamo eziandio fare riflessione sopra i ca­

stig h i m e rita ti pel peccato, il paradiso p erd u to , l ’inferno m eritato . Q uesti m otivi devono eccitare nel nostro cuore u n vero dolore del peccato, senza cui Dio non perdona m ai.

4. Il dolore d el peccato m o rtale deve essere sommo; vale a d ire il più grande di tu tti i dis­

p iac eri; im perciocché il peccato m ortale è il più grande d i tu tti i m ali, in quanto che offende Id d io , e fa un grandissim o to rto a noi m ede­

sim i.

Dobbiamo adunque essere più afflitti d e ll’of­

fesa fa tta a Dio, che di t u tti i m ali del mondo.

T u tta v ia non è necessario che noi versiam o la ­ grim e, come facciam o ta lo ra p e r a ltri m a li;

basta che il n o stro dolore sia sommo, avuto r i­

g uard o , che abbiam o offeso la som m a m ae stà e bontà di Dio d a stim arsi e da am arsi p iù d i tu tte le a ltre cose.

5. Questo dolore deve essere universale, cioè estendersi sopra tu tti i peccati m o rtali com­

m essi. Se ce ne fosse u n solo, di cui non si avesse q u esta contrizione, Iddio non perdonereb­

be nè questo, nè g li a ltri, perchè un solo pec­

cato m o rtale m e rita e a ttir a sopra di noi l ’in i­

m icizia di Dio.

6. Bisogna che il dolore sia congiunto ad un fermo proponim ento, ossia ad una prom essa o risoluzione di voler piuttosto m o rire , che ricad ere in alcun peccato m ortale: senza di ciò non si ottiene il perdono. La m ancanza di qu esta riso ­ luzione è una prova evidente, che non vi è il vero dolore; im perciocché se siamo veram ente p e n titi di aver fatto u n m ale, dobbiam o essere decisi di non p iù com m etterlo in avvenire p er qu alsiasi ragione.

7. Se qu esta risoluzione è ferm a, p resto si vedranno abbandonate le occasioni, che possono condurre al peccato m o rtale, poiché chiunque si ponga volontariam ente nel pericolo di p eccare, è g ià reo di peccato. U n segno evidente di que­

sto dolore si è quando succede a lla confessione u n cangiam ento interno ed esterno; quando si soddisfa a lla giustizia d i Dio co lla penitenza, o con a ltre buone opere; si rip aran o i danni cagio­

n a ti al prossim o n e ll’o n o re , n e lla roba o n ella p e r­

sona, e si pone p ronto rim edio agli scan d ali d a ti.

8. L ’assoluzione, p e r cui riceviam o il perdono dei peccati, non si riceve se non quando il con­

fessore, dopo d i aver u d ita tu tta la confessione, pronunzia le p arole che diconsi sacramentali.

Soltanto queste parole conferiscono alle anim a ben disposte la g ra zia del sacram ento d ella pe­

nitenza.

9. Quando la confessione non è term in ata , op­

pu re il penitente non è an co ra ab b astan za dis­

posto, il confessore non d à che u n a sem plice benedizione, che non bisogna confondere co ll’as­

soluzione.

Il biglietto di confessione che talv o lta fa il confessore è solam ente un certificato che a tte s ta esserci noi accostati al sacerdote per co n fessarci, m a non dice n u lla d elle cose confessate, nè del­

l ’assoluzione d a ta o differita.

In generale il penitente può rim a n er tra n q u il­

lo di aver ricevuta l ’assoluzione, quando il con­

fessore non avvisa che sia s ta ta differita.

10. Colla contrizione, colla confessione, coll’as­

soluzione ci vuole ancora la soddisfazione, che consiste partico larm en te nel fare la penitenza im posta dal confessore, e rim ed iare a i peccati p assati con opere buone.

MODO PRATICO

P E R A C C O S T A R S I D E G N A M E N T E A L S A C R A M EN TO D E LLA C O N F E S S IO N E .

Dopo che avrem o atten tam en te lette e con­

sid erate le disposizioni g e n era li p er fare una buona confessione, potrem o facilm ente passare

a lla p ra tica . P e rtan to nel giorno precedente a quello d estinato per la confessione dobbiamo prep ararci con qualche opera di c ristia n a p ietà, come sarebbe u n a visita al SS. Sacram ento, u n digiuno o alm eno qualche mortificazion e, un po’

di le ttu ra sp iritu a le, q ualche preghiera e sim ili.

Nel giorno poi d ella confessione dobbiam o m et­

terci a lla presenza di Dio e preg arlo di cuore, affinchè ci a iu ti a far bene l ’esam e, cioè a fare una d iligente ricerca dei peccati commessi dopo l’ul­

tim a confessione; di poi invochiamo l'a iu to di Dio colla seguente:

Orazione.

Signor mio Gesù Cristo, Redentore dell’a­

nima mia, io mi getto ai vostri piedi sup­

plicandovi di aver pietà e misericordia di me. Illuminatemi colla vostra grazia, affinchè io conosca ora i miei peccati, come li fare­

te a me noti quando mi presenterò al vostro tribunale per essere giudicata. F a te , o Si­

gnore, che li detesti con vero dolore, e ne conseguisca il perdono pei meriti infiniti del Vostro Sangue preziosissimo sparso per me sopra la Croce. Vergine Santissima, Santi e Sante tutte del Paradiso, pregate per me, af­

finchè io possa fare una buona confessione.

Esame.

P e r fare l’esam e è bene che ci portiam o col pensiero sopra i com andam enti d ella legge di Dio e della C hiesa, facendo a noi stessi l ’ap

-plicazione di quanto ivi è proibito o comandato.

Si darà nonostante un cenno sopra l’esame pra­

tico.

E sam inatevi pertanto: se p a rla ste m ale delle cose di religione: se nom inaste il nome di Dio invano; ascoltaste la san ta m essa nei giorni fe­

stivi: se vi siete occupate in opere di pietà, o piuttosto in lavori proibiti. Esam inatevi poi par­

ticolarm ente intorno ai doveri d e l proprio stato , se avete dato scandalo con abbigliam enti im ­ m odesti in chiesa o fuori di chiesa, special- m ente con parole oscene, o con a ltri cattivi discorsi; se avete recato danno al prossimo n ella ro b a , n ella persona o n e ll’onore. N otate bene che si può anche ru b are non occupando il tem po in quelle cose per le qu ali siam o pagati, o ne siamo a ltrim e n ti ricom pensati. Se diceste, asco ltaste, faceste, perm etteste o anche solo av- vertentem ente pensaste cose co n trarie all'o n e stà.

Dobbiamo q ui rip etere rig u ard o a ll’esame che non b asta esporre sem plicem ente il peccato, ma dobbiamo d ire il num ero d e lle volte, che abbia­

mo commesso questo o q u e ll’a ltro peccato. P e r esempio non basta d ire : ho fatto cattivi discorsi, m a dire il num ero delle volte che furono fa tti.

In q uanto poi al peccato di scandalo dobbiamo esam inarci in p artico lare e riflettere, s e i nostri discorsi, le nostre parole, le nostre azioni fu­

rono ad a ltri occasione di peccato. Perciò quante sono le persone, che ascoltarono quei discorsi, a ltre tta n ti sono i peccati di scandalo, di cui dobbiam o accusarci. Che se non ci siamo mai e sa m in ati così pel passato, dobbiamo darci la m assim a sollecitudine di farlo presentem ente,

chiedere sopra di ciò consiglio al confessore, e se egli lo giudica bene, anche rifare le confes­

sioni passate.

F atto l’esam e dobbiamo eccitarci ad un vero d olore; q u indi m ettendoci a lla presenza d i Dio farem o la p reg h iera seguente:

A tto d i pentim ento.

Eccomi, o mio Dio, innanzi a voi ripiena di confusione e di rincrescim ento per aver­

vi offeso. Ahimè! le mie iniquità mi circon­

dano, la loro immagine mi angustia, la loro moltitudine mi spaventa. Oh non le avessi mai commesse! Oh non mi fossi mai stac­

cata dall’osservanza della vostra santa legge!

I o vi ho offeso, mio buon Dio, ed ho cor - risposto al vostro amore colla più nera in ­ gratitudine. Ho oltraggiata la vostra giustizia.

O mio Dio, quanto mai è amara la memoria de’ miei peccati! Quanto mi rincresce di averli commessi! Ah! Signore d ’infinita bon­

tà, e degno per voi medesimo di essere amato da ogni cuore e sopra ogni cosa, io vi do­

mando perdono. Il sangue di G. C. sparso per me sulla croce chiede al trono vostro pietà e misericordia. Deh! ascoltate, o mio Dio, le voci di questo Sangue divino, e per­

donatemi. Io non vi offenderò mai più, sono disposta di perdere ogni cosa del mondo piuttostochè ritornare ad offendervi. Vi pro­

metto di fuggire il peccato e le occasioni di

peccare: abbandonerò quei lu o g h i, quelle amicizie, quelle compagnie che pur troppo furono la cagione delle mie ricadute nel pec­

cato. Voi, o Dio di bontà e di misericordia, avvalorate questi miei proponimenti colla vostra grazia, da cui dipende tu tta la mia forza e la speranza di perseverare nel bene.

Vergine im m acolata, cara madre del mia Gesù, s. Giuseppe, s. Luigi Gonzaga, ottenete­

mi in questo momento le grazie necessaria per fare una buona Confessione.

Della Confessione.

L a confessione sacram en tale è u n ’accusa che fa il penitente dei p ropri peccati ad un confes­

sore approvato per riceverne l ’assoluzione.

I c a ra tte ri che devono accom pagnare questa, accusa dei peccati sono: l 'integrità, l'u m iltà e, la sincerità.

Integrità. Non si taccia m ai alcun peccato m o rta le, nè per negligenza, nè per vergogna.

T acendo volontariam ente u n peccato m o rtale, invece di ricevere un sacram ento, che scancella i peccati, si com m etterebbe un sacrilegio. Chi d isg raziatam en te per rossore od anche per d i­

m enticanza avesse tralasc ia to qualche p e c c a to , p rim a di ogni a ltr a cosa s e ne accusi in qu esta confessione, e se il confessore lo giudica a pro­

posito rifaccia le sue confessioni fino a q u e lla , in cui si è taciuto o dim enticato qualche peccato.

Umiltà. U n sentim ento di um iliazione e di con fusione deve essere proprio di chi si presenta

in form a di reo al suo g iudice, e in faccia a colui che tiene luogo d i Dio sopra la terra .

Sincerità. Si m anifestino i peccati sch ietta­

m ente e senza scusa. Si sfugga la prolissità nel d ire , l’ap p o rre ad a ltri la cagione dei p ro p ri m ancam enti. Confessiamo i peccati certi come c e rti, e i dubbi come dubbi.

Giova qui richiam are a m em oria il g ran d e segreto d e lla confessione. Il confessore non può d ire ad a ltri alcuna delle cose udite in confes­

sione: nè può servirsene per se s te s s o , si trattas se anche di lib erare sè od a ltri d a lla m orte. Qu este cose ci devono in sp irare grande confidenza a p alesare q ualsiasi n ostra colpa al confessore, che è un padre am an te, il q u a le fa le veci di Dio nel trib u n ale d ella penitenza.

Fin ita l ' accusa dei peccati, ascoltiam o con som m a attenzione e con som m a venerazione ciò che verrà detto dal confessore, procurando di non dim enticare gli avvisi che egli ci dà per correg­

g e rci delle colpe com m esse, o preservarci di ricad ere nelle medesime per l ' avvenire.

F at ta la confessione, cogli occhi bassi r itir ia ­ moci in d isp a rte e facciamo gli a tti seguenti.

Do p o l a Co n f e s s i o n e.

R ingraziam ento.

Come potrò io mai. Dio d ’immensa bontà, rendervi le grazie che meritate? Quali gra­

zie non dovrò io rendere alla infinita vostra misericordia? A me erano riserbate pene e- terne per i miei peccati: e voi invece m e li

p e rd o n a te e li se p p e llite in u n p ro fo n d o o- b lio . C hi p o trà m ai c o m p re n d e re l ’im m e n si­

tà d e lla v o s tr a m is e ric o rd ia ? Chi p o trà rin ­ g ra z ia rv i co m e si c o n v ie n e p e r ta n ta v o stra b o n t à ? T ro p p o d e b o le son io. Io non posso fa re a ltr o , a d o ra b ile S a lv a to re d e l l 'a n i m a m ia , c h e offerirvi tu tta m e s te s s a , tu tta la m ia v ita . S i. io o c c u p e rò la m ia v ita a ra c ­ c o n ta re le v o s tre m ara v ig lie, e sin o a l l 'u l ­ tim o m io re s p iro io a n n u n z ie rò a ll ’u n iv ers o le v o stre m is e ric o rd ie .

N e ll’a tto s te sso ch e m i ved o c o lm a re di c o n so laz io n e al p e n sie ro d i ciò c h e e ra p ri­

m a e d i ciò c h e o r a s o n o , m i s e n to , o mio D io, u n odio g ra v e c o n tro a l p e cc ato , e col p iù vivo s e n tim e n to d e ll'a n im a p ro m e tto di n o n offendervi m ai p iù . A iu ta te m i voi a m et­

te r m i co n a n im o c o s ta n te e g e n e ro so in to rn o a ll’affare d e lla m ia e te r n a s a lu te . V e rg in e I m m a c o la ta , A ngelo m io c u s to d e , S a n ti miei p r o te tto r i, c e le s ti s p ir iti e fe lic is sim i co m ­ p re n s o r i del P a r a d is o , o tte n e te m i voi d a Dio c h e n o n l ’o ffen d a m ai p iù p e r l ’a v v en ire.

D eh! rin g ra z ia te lo in v ece m ia , e c o lla p o ­ te n te v o s tra in te rc e s s io n e o tte n e te m i la g ra ­ zia d e lla s a n ta p e rs e v e ra n z a .

A P P A R E C C H I O

A L L A S A N T A C O M U N IO N E

A lla Messa, a l m om ento, in cui il sacerdote pro­

ferisce sul pane e sul vino le parole d ella con­

sacrazione, il pane e il vino si cangiano nel corpo e nel sangue di G. C. Di m an ie ra che non r e ­ stano più che le s p e c ie , ovvero le apparenze del pane e del vino. Le p arole u sa te d a l divin S alvatore n ell’istitu ire il Sacram ento d e ll’E uca- re stia sono: Questo è il m io corpo; questo è il mio sangue; le qu ali parole Gesù comandò che fossero costantem ente usate dai suoi sacerdoti a nom e suo nel sacrifizio d ella sa n ta Messa. Così quando il SS. Sacram ento viene esposto su l­

l ’a lta re , oppure è nascosto nel tabernacolo, là vi è G. C. realm ente presente, che noi dob­

biam o adorare. Quando poi ci comunichiamo, noi riceviamo Gesù Cristo m edesim o per cibo spiri­

tu ale d ell’anim a nostra.

Non è la sua im m agine, nemmeno la su a fi­

g u ra , come un crocifisso, m a vi è lo stesso G.

C., vale a dire il m edesim o figliuolo di Dio, il m edesim o G. C. nato d a ll’im m acolata V. Ma­

r ia , che m orì per noi su lla croce, che è risusci­

tato e salito al cielo. E gli è n ell’Ostia santa vivo e glorioso come in Cielo.

P e r fare u n a buona comunione bisogna aver l a coscienza m onda d a ogni peccato m ortale. Chi n e avesse anche un solo com m etterebbe un sa ­

crileg io , e, come dice s. P a o lo , m angerebbe e beverebbe il suo giudizio e la sua condanna. Bi­

sogna eziandio essere digiuno d a lla mezzanotte sino al tempo d ella comunione, eccetto che uno sia comunicato per V iatico in caso di grave m alattia

O R A Z I O N E P R E P A R A T O R I A ALLA S . COMUNIONE.

G ra n d e Id d io , c h e c o lla v o s tr a im m e n sità rie m p ite il c ielo e la t e r r a , io m i um ilio d in a n z i a voi, e v i a d o ro c o n tu tto il ris p e tto a m e p o s s ib ile . V i rin g ra z io d i tu tti i b e n e ­ fizi, ch e m i a v ete fa tto , sp e c ia lm e n te nel SS. S a c ra m e n to d e lla C o n fe ssio n e , p e r cui s p e ro che m i sia n o s t a ti rim e s s i tu tti i m iei p e c c a ti. M a voi av ete v o lu to fa re a n c o ra di p iù in s titu e n d o il s a c ra m e n to d e lla C o m u ­ n io n e , in c u i m a n ife s ta s te a g li uo m in i g li u l­

tim i sforzi d e l v o stro a m o re d a n d o p e r cibo s p iritu a le a lle a n im e n o s tre il v o stro C orpo, S a n g u e , A n im a e D iv in ità . O h b o n tà g r a n d e d el m io Dio! Q u ale c o s a p o te v a te voi fare d i p iù a m io r ig u a r d o ? Q u ello ch e a m a r a ­ m e n te m i r in c r e s c e s i è l ' a v ere m a le c o r ­ ris p o s to a t a n t a v o s tra b o n tà , offendendovi ta n te vo lte c o ’ m iei p e c c a ti O ra co n o sco il g r a n m ale c h e ho f a t t o , m a m i p e n to di tu tto c u o re , p ro te s to c h e p e r l ' avvenire io d is p re z z e rò tu tto q u e llo c h e si o p p o n e al v o stro s a n to se rv izio . P ro m e tto d i volervi

p e r se m p re a m a re co n t u t t a la m ia m e n te , c o n tu tto il m io c u o re , c o n t u tt e le forze d e ll’a n im a m ia , p e rc h è sie te in fin ita m e n te d e g n o d i e s s e re a m a to . Q u esto sp e ro d i fa re col v o stro s a n to a iu to . O m io b u o n G esù, in fiam m ate voi il m io c u o re d el v o stro sa n to a m o re , e fa te ch e q u e s ta c o m u n io n e s ia p e r m e u n p eg n o ed u n a c a p a r r a s ic u r a d e lla m ia e te rn a fe lic ità .

ATTI DA FARSI PR IM A DELLA COMUNIONE.

S ig n o r m io G esù C ris to , io c red o c o n viva fede ch e voi sie te re a lm e n te p re s e n te n e l S a n tis s im o S a c ra m e n to col v o stro C orpo e S a n g u e , c o lla v o s tr ’A n im a e D iv in ità .

S ig n o re , io vi a d o ro in q u e sto S a c ra m e n to e vi rico n o sco p e r m io C re a to re , R e d e n to re , S o v ra n o . P a d ro n e , som m o ed u n ic o m io b e n e .

S ig n o re , io n o n so n d e g n a c h e voi e n tr ia te n e lla povera a b ita z io n e d e l l ’an i m a m ia, m a d ite so lo u n a p a ro la , e la m ia a n im a s a r à sa lv a .

S ig n o re , io d e te s to tu tti i m iei p e c c a ti ch e m i re n d o n o in d e g n a d i rice v erv i n e l m io c u o re , e p ro p o n g o c o lla v o s tr a g ra z ia d i n o n più c o m m e tte rli p er l ’a v v e n ire , di s c h iv a rn e le o c c a sio n i, e di fa rn e la p e n ite n z a .

S ig n o re , io sp e ro ch e d an d o v i tu tto a m e in q u e s to d iv in S a c ra m e n to m i u s e re te m i­

s e ric o rd ia , e m i c o n c e d e re te t u tt e le g ra zie n e c e s s a rie p e r la m ia e te r n a s a lu te .

S ig n o re , V oi s ie te in fin ita m e n te a m a b ile , V oi sie te il m io P a d re , il m io R e d e n to re , il m io Dio, p e rciò vi am o con tu tto il c u o re s o p ra o g n i c o s a , e p e r v o stro a m o re am o il m io p ro ss im o q u a n to m e s te s s a , e p e rd o n o di b u o n c u o re a tu tti q u e lli ch e m i offesero.

S ig n o re , io d e sid ero a rd e n te m e n te c h e V oi v en iate n e ll'a n im a m ia , affinchè n o n m i s e ­ p a r i m ai p iù d a V oi, m a re s ti s e m p re co n m e la v o s tra g ra z ia .

V oi in ta n to , o V e rg in e im m a c o la ta , p e r l ’a m o re c h e p o r ta s te a l b a m b in o G e sù , fate c h e io lo p o s s a d e g n a m e n te ric e v e re , e q u a n d o m i a c c o s te rò a ll 'a lt a r e p e r ric e v e re l ' O stia s a n ta , io s u p p o rrò di ric e v e rlo d a lle v o stre m a n i m ed esim e a c c o m p a g n a to d a t u tt i i c o ri d eg li a n g e li, i q u a li in c ielo lo d a n o e b e ­ n e d ic o n o q u e l m ed e sim o G esù c h e io vado a ric e v e re . A n g elo m io c u s t o d e , A n g e li e S a n ti tu tt i d el P a r a d is o , p re g a te il S ig n o re p e r m e ed o tte n e te m i la g ra z ia d i f a re u n a s a n ta c o m u n io n e .

Qui ferm atevi alq u an to a considerare chi state p e r ricevere. E g li è G. C., Dio di grandezza e d i m aestà infinita, Dio d i bontà e di m isericor­

d ia, il quale viene ad u n a m isera c rea tu ra , po­

vera peccatrice, e viene per fa rsi nostro padre, nostro fratello , amico e sposo d e ll’anim a n o stra;

Nel documento ( P io apa P IX il 23 Giugno 1871). (pagine 99-119)