DEL SACRAMENTO DELLA CONFESSIONE
DISPOSIZIONI NECESSARIE
P E R F A R E UNA BUONA C O N F E S S IO N E .
Le disposizioni necessarie per fare una buona confessione sono: E sam e, D olore, Proponim ento, Confessione e P enitenza. Le più im portanti sono il dolore o contrizione e il proponim ento.
1. La contrizione è u n dolore d e ll’anim o ed u n a detestazione dei peccati, alm eno dei m o rtali, che furono commessi, con una ferm a risoluzione di non più com m etterli per l ’avvenire.
Senza la contrizione Iddio non concede m ai ad alcuno il perdono dei peccati. Questo dolore deve essere interno, soprannaturale, sommo ed universale.
2. Deve essere interno; perciò non basta r e c ita re la form ola d e ll’atto di contrizione; m a bisogna avere nel cuore un vero dolore, un vero d ispiacere di aver offeso Dio.
3. Deve essere sop r an n a tu r a le, vale a dire eccitato d a lla grazia dello S pirito Santo e con
cepito per motivi su g g eriti d alla fede. Così quan
do si d etesta il peccato, perchè ci h a cagionato
qualche d isgrazia tem porale, un castigo, una m ala ttia, la p erd ita d i qualche bene terren o , non sono m otivi sufficienti ad un a tto di contrizione che v alg a ad o ttenerci il perdono dei peccati.
B isogna p e rta n to pen tirci perchè il peccato ha offeso gravem ente Iddio, ci ha fa tti indegni del p arad iso e m eritevoli d ell'inferno.
A fine di eccitarci a l pentim ento giova m olto considerare, che col peccato abbiam o offeso Id
dio, che è nostro padrone, a cui noi dobbiamo obbedire. Che Dio è infinitam ente buono, è nostro C reatore, nostro P a d re , n ostro S alvatore, che ci h a com perati col prezzo del suo Sangue. L a con
trizione p erfetta è il d ispiacere di aver offeso D io, perchè egli in se stesso è infinitam ente p e r
fetto e infinitam ente degno del nostro am ore.
Q uesta contrizione, se è in grado perfetto e congiunta a vivo desiderio del sacram ento, q u an do questo non si potesse veram ente ricevere, ba
sta per o ttenerci d a Dio il p e rd o n o , m a con obbligo di confessarci poi quando si possa.
Dobbiamo eziandio fare riflessione sopra i ca
stig h i m e rita ti pel peccato, il paradiso p erd u to , l ’inferno m eritato . Q uesti m otivi devono eccitare nel nostro cuore u n vero dolore del peccato, senza cui Dio non perdona m ai.
4. Il dolore d el peccato m o rtale deve essere sommo; vale a d ire il più grande di tu tti i dis
p iac eri; im perciocché il peccato m ortale è il più grande d i tu tti i m ali, in quanto che offende Id d io , e fa un grandissim o to rto a noi m ede
sim i.
Dobbiamo adunque essere più afflitti d e ll’of
fesa fa tta a Dio, che di t u tti i m ali del mondo.
T u tta v ia non è necessario che noi versiam o la grim e, come facciam o ta lo ra p e r a ltri m a li;
basta che il n o stro dolore sia sommo, avuto r i
g uard o , che abbiam o offeso la som m a m ae stà e bontà di Dio d a stim arsi e da am arsi p iù d i tu tte le a ltre cose.
5. Questo dolore deve essere universale, cioè estendersi sopra tu tti i peccati m o rtali com
m essi. Se ce ne fosse u n solo, di cui non si avesse q u esta contrizione, Iddio non perdonereb
be nè questo, nè g li a ltri, perchè un solo pec
cato m o rtale m e rita e a ttir a sopra di noi l ’in i
m icizia di Dio.
6. Bisogna che il dolore sia congiunto ad un fermo proponim ento, ossia ad una prom essa o risoluzione di voler piuttosto m o rire , che ricad ere in alcun peccato m ortale: senza di ciò non si ottiene il perdono. La m ancanza di qu esta riso luzione è una prova evidente, che non vi è il vero dolore; im perciocché se siamo veram ente p e n titi di aver fatto u n m ale, dobbiam o essere decisi di non p iù com m etterlo in avvenire p er qu alsiasi ragione.
7. Se qu esta risoluzione è ferm a, p resto si vedranno abbandonate le occasioni, che possono condurre al peccato m o rtale, poiché chiunque si ponga volontariam ente nel pericolo di p eccare, è g ià reo di peccato. U n segno evidente di que
sto dolore si è quando succede a lla confessione u n cangiam ento interno ed esterno; quando si soddisfa a lla giustizia d i Dio co lla penitenza, o con a ltre buone opere; si rip aran o i danni cagio
n a ti al prossim o n e ll’o n o re , n e lla roba o n ella p e r
sona, e si pone p ronto rim edio agli scan d ali d a ti.
8. L ’assoluzione, p e r cui riceviam o il perdono dei peccati, non si riceve se non quando il con
fessore, dopo d i aver u d ita tu tta la confessione, pronunzia le p arole che diconsi sacramentali.
Soltanto queste parole conferiscono alle anim a ben disposte la g ra zia del sacram ento d ella pe
nitenza.
9. Quando la confessione non è term in ata , op
pu re il penitente non è an co ra ab b astan za dis
posto, il confessore non d à che u n a sem plice benedizione, che non bisogna confondere co ll’as
soluzione.
Il biglietto di confessione che talv o lta fa il confessore è solam ente un certificato che a tte s ta esserci noi accostati al sacerdote per co n fessarci, m a non dice n u lla d elle cose confessate, nè del
l ’assoluzione d a ta o differita.
In generale il penitente può rim a n er tra n q u il
lo di aver ricevuta l ’assoluzione, quando il con
fessore non avvisa che sia s ta ta differita.
10. Colla contrizione, colla confessione, coll’as
soluzione ci vuole ancora la soddisfazione, che consiste partico larm en te nel fare la penitenza im posta dal confessore, e rim ed iare a i peccati p assati con opere buone.
MODO PRATICO
P E R A C C O S T A R S I D E G N A M E N T E A L S A C R A M EN TO D E LLA C O N F E S S IO N E .
Dopo che avrem o atten tam en te lette e con
sid erate le disposizioni g e n era li p er fare una buona confessione, potrem o facilm ente passare
a lla p ra tica . P e rtan to nel giorno precedente a quello d estinato per la confessione dobbiamo prep ararci con qualche opera di c ristia n a p ietà, come sarebbe u n a visita al SS. Sacram ento, u n digiuno o alm eno qualche mortificazion e, un po’
di le ttu ra sp iritu a le, q ualche preghiera e sim ili.
Nel giorno poi d ella confessione dobbiam o m et
terci a lla presenza di Dio e preg arlo di cuore, affinchè ci a iu ti a far bene l ’esam e, cioè a fare una d iligente ricerca dei peccati commessi dopo l’ul
tim a confessione; di poi invochiamo l'a iu to di Dio colla seguente:
Orazione.
Signor mio Gesù Cristo, Redentore dell’a
nima mia, io mi getto ai vostri piedi sup
plicandovi di aver pietà e misericordia di me. Illuminatemi colla vostra grazia, affinchè io conosca ora i miei peccati, come li fare
te a me noti quando mi presenterò al vostro tribunale per essere giudicata. F a te , o Si
gnore, che li detesti con vero dolore, e ne conseguisca il perdono pei meriti infiniti del Vostro Sangue preziosissimo sparso per me sopra la Croce. Vergine Santissima, Santi e Sante tutte del Paradiso, pregate per me, af
finchè io possa fare una buona confessione.
Esame.
P e r fare l’esam e è bene che ci portiam o col pensiero sopra i com andam enti d ella legge di Dio e della C hiesa, facendo a noi stessi l ’ap
-plicazione di quanto ivi è proibito o comandato.
Si darà nonostante un cenno sopra l’esame pra
tico.
E sam inatevi pertanto: se p a rla ste m ale delle cose di religione: se nom inaste il nome di Dio invano; ascoltaste la san ta m essa nei giorni fe
stivi: se vi siete occupate in opere di pietà, o piuttosto in lavori proibiti. Esam inatevi poi par
ticolarm ente intorno ai doveri d e l proprio stato , se avete dato scandalo con abbigliam enti im m odesti in chiesa o fuori di chiesa, special- m ente con parole oscene, o con a ltri cattivi discorsi; se avete recato danno al prossimo n ella ro b a , n ella persona o n e ll’onore. N otate bene che si può anche ru b are non occupando il tem po in quelle cose per le qu ali siam o pagati, o ne siamo a ltrim e n ti ricom pensati. Se diceste, asco ltaste, faceste, perm etteste o anche solo av- vertentem ente pensaste cose co n trarie all'o n e stà.
Dobbiamo q ui rip etere rig u ard o a ll’esame che non b asta esporre sem plicem ente il peccato, ma dobbiamo d ire il num ero d e lle volte, che abbia
mo commesso questo o q u e ll’a ltro peccato. P e r esempio non basta d ire : ho fatto cattivi discorsi, m a dire il num ero delle volte che furono fa tti.
In q uanto poi al peccato di scandalo dobbiamo esam inarci in p artico lare e riflettere, s e i nostri discorsi, le nostre parole, le nostre azioni fu
rono ad a ltri occasione di peccato. Perciò quante sono le persone, che ascoltarono quei discorsi, a ltre tta n ti sono i peccati di scandalo, di cui dobbiam o accusarci. Che se non ci siamo mai e sa m in ati così pel passato, dobbiamo darci la m assim a sollecitudine di farlo presentem ente,
chiedere sopra di ciò consiglio al confessore, e se egli lo giudica bene, anche rifare le confes
sioni passate.
F atto l’esam e dobbiamo eccitarci ad un vero d olore; q u indi m ettendoci a lla presenza d i Dio farem o la p reg h iera seguente:
A tto d i pentim ento.
Eccomi, o mio Dio, innanzi a voi ripiena di confusione e di rincrescim ento per aver
vi offeso. Ahimè! le mie iniquità mi circon
dano, la loro immagine mi angustia, la loro moltitudine mi spaventa. Oh non le avessi mai commesse! Oh non mi fossi mai stac
cata dall’osservanza della vostra santa legge!
I o vi ho offeso, mio buon Dio, ed ho cor - risposto al vostro amore colla più nera in gratitudine. Ho oltraggiata la vostra giustizia.
O mio Dio, quanto mai è amara la memoria de’ miei peccati! Quanto mi rincresce di averli commessi! Ah! Signore d ’infinita bon
tà, e degno per voi medesimo di essere amato da ogni cuore e sopra ogni cosa, io vi do
mando perdono. Il sangue di G. C. sparso per me sulla croce chiede al trono vostro pietà e misericordia. Deh! ascoltate, o mio Dio, le voci di questo Sangue divino, e per
donatemi. Io non vi offenderò mai più, sono disposta di perdere ogni cosa del mondo piuttostochè ritornare ad offendervi. Vi pro
metto di fuggire il peccato e le occasioni di
peccare: abbandonerò quei lu o g h i, quelle amicizie, quelle compagnie che pur troppo furono la cagione delle mie ricadute nel pec
cato. Voi, o Dio di bontà e di misericordia, avvalorate questi miei proponimenti colla vostra grazia, da cui dipende tu tta la mia forza e la speranza di perseverare nel bene.
Vergine im m acolata, cara madre del mia Gesù, s. Giuseppe, s. Luigi Gonzaga, ottenete
mi in questo momento le grazie necessaria per fare una buona Confessione.
Della Confessione.
L a confessione sacram en tale è u n ’accusa che fa il penitente dei p ropri peccati ad un confes
sore approvato per riceverne l ’assoluzione.
I c a ra tte ri che devono accom pagnare questa, accusa dei peccati sono: l 'integrità, l'u m iltà e, la sincerità.
Integrità. Non si taccia m ai alcun peccato m o rta le, nè per negligenza, nè per vergogna.
T acendo volontariam ente u n peccato m o rtale, invece di ricevere un sacram ento, che scancella i peccati, si com m etterebbe un sacrilegio. Chi d isg raziatam en te per rossore od anche per d i
m enticanza avesse tralasc ia to qualche p e c c a to , p rim a di ogni a ltr a cosa s e ne accusi in qu esta confessione, e se il confessore lo giudica a pro
posito rifaccia le sue confessioni fino a q u e lla , in cui si è taciuto o dim enticato qualche peccato.
Umiltà. U n sentim ento di um iliazione e di con fusione deve essere proprio di chi si presenta
in form a di reo al suo g iudice, e in faccia a colui che tiene luogo d i Dio sopra la terra .
Sincerità. Si m anifestino i peccati sch ietta
m ente e senza scusa. Si sfugga la prolissità nel d ire , l’ap p o rre ad a ltri la cagione dei p ro p ri m ancam enti. Confessiamo i peccati certi come c e rti, e i dubbi come dubbi.
Giova qui richiam are a m em oria il g ran d e segreto d e lla confessione. Il confessore non può d ire ad a ltri alcuna delle cose udite in confes
sione: nè può servirsene per se s te s s o , si trattas se anche di lib erare sè od a ltri d a lla m orte. Qu este cose ci devono in sp irare grande confidenza a p alesare q ualsiasi n ostra colpa al confessore, che è un padre am an te, il q u a le fa le veci di Dio nel trib u n ale d ella penitenza.
Fin ita l ' accusa dei peccati, ascoltiam o con som m a attenzione e con som m a venerazione ciò che verrà detto dal confessore, procurando di non dim enticare gli avvisi che egli ci dà per correg
g e rci delle colpe com m esse, o preservarci di ricad ere nelle medesime per l ' avvenire.
F at ta la confessione, cogli occhi bassi r itir ia moci in d isp a rte e facciamo gli a tti seguenti.
Do p o l a Co n f e s s i o n e.
R ingraziam ento.
Come potrò io mai. Dio d ’immensa bontà, rendervi le grazie che meritate? Quali gra
zie non dovrò io rendere alla infinita vostra misericordia? A me erano riserbate pene e- terne per i miei peccati: e voi invece m e li
p e rd o n a te e li se p p e llite in u n p ro fo n d o o- b lio . C hi p o trà m ai c o m p re n d e re l ’im m e n si
tà d e lla v o s tr a m is e ric o rd ia ? Chi p o trà rin g ra z ia rv i co m e si c o n v ie n e p e r ta n ta v o stra b o n t à ? T ro p p o d e b o le son io. Io non posso fa re a ltr o , a d o ra b ile S a lv a to re d e l l 'a n i m a m ia , c h e offerirvi tu tta m e s te s s a , tu tta la m ia v ita . S i. io o c c u p e rò la m ia v ita a ra c c o n ta re le v o s tre m ara v ig lie, e sin o a l l 'u l tim o m io re s p iro io a n n u n z ie rò a ll ’u n iv ers o le v o stre m is e ric o rd ie .
N e ll’a tto s te sso ch e m i ved o c o lm a re di c o n so laz io n e al p e n sie ro d i ciò c h e e ra p ri
m a e d i ciò c h e o r a s o n o , m i s e n to , o mio D io, u n odio g ra v e c o n tro a l p e cc ato , e col p iù vivo s e n tim e n to d e ll'a n im a p ro m e tto di n o n offendervi m ai p iù . A iu ta te m i voi a m et
te r m i co n a n im o c o s ta n te e g e n e ro so in to rn o a ll’affare d e lla m ia e te r n a s a lu te . V e rg in e I m m a c o la ta , A ngelo m io c u s to d e , S a n ti miei p r o te tto r i, c e le s ti s p ir iti e fe lic is sim i co m p re n s o r i del P a r a d is o , o tte n e te m i voi d a Dio c h e n o n l ’o ffen d a m ai p iù p e r l ’a v v en ire.
D eh! rin g ra z ia te lo in v ece m ia , e c o lla p o te n te v o s tra in te rc e s s io n e o tte n e te m i la g ra zia d e lla s a n ta p e rs e v e ra n z a .
A P P A R E C C H I O
A L L A S A N T A C O M U N IO N E
A lla Messa, a l m om ento, in cui il sacerdote pro
ferisce sul pane e sul vino le parole d ella con
sacrazione, il pane e il vino si cangiano nel corpo e nel sangue di G. C. Di m an ie ra che non r e stano più che le s p e c ie , ovvero le apparenze del pane e del vino. Le p arole u sa te d a l divin S alvatore n ell’istitu ire il Sacram ento d e ll’E uca- re stia sono: Questo è il m io corpo; questo è il mio sangue; le qu ali parole Gesù comandò che fossero costantem ente usate dai suoi sacerdoti a nom e suo nel sacrifizio d ella sa n ta Messa. Così quando il SS. Sacram ento viene esposto su l
l ’a lta re , oppure è nascosto nel tabernacolo, là vi è G. C. realm ente presente, che noi dob
biam o adorare. Quando poi ci comunichiamo, noi riceviamo Gesù Cristo m edesim o per cibo spiri
tu ale d ell’anim a nostra.
Non è la sua im m agine, nemmeno la su a fi
g u ra , come un crocifisso, m a vi è lo stesso G.
C., vale a dire il m edesim o figliuolo di Dio, il m edesim o G. C. nato d a ll’im m acolata V. Ma
r ia , che m orì per noi su lla croce, che è risusci
tato e salito al cielo. E gli è n ell’Ostia santa vivo e glorioso come in Cielo.
P e r fare u n a buona comunione bisogna aver l a coscienza m onda d a ogni peccato m ortale. Chi n e avesse anche un solo com m etterebbe un sa
crileg io , e, come dice s. P a o lo , m angerebbe e beverebbe il suo giudizio e la sua condanna. Bi
sogna eziandio essere digiuno d a lla mezzanotte sino al tempo d ella comunione, eccetto che uno sia comunicato per V iatico in caso di grave m alattia
O R A Z I O N E P R E P A R A T O R I A ALLA S . COMUNIONE.
G ra n d e Id d io , c h e c o lla v o s tr a im m e n sità rie m p ite il c ielo e la t e r r a , io m i um ilio d in a n z i a voi, e v i a d o ro c o n tu tto il ris p e tto a m e p o s s ib ile . V i rin g ra z io d i tu tti i b e n e fizi, ch e m i a v ete fa tto , sp e c ia lm e n te nel SS. S a c ra m e n to d e lla C o n fe ssio n e , p e r cui s p e ro che m i sia n o s t a ti rim e s s i tu tti i m iei p e c c a ti. M a voi av ete v o lu to fa re a n c o ra di p iù in s titu e n d o il s a c ra m e n to d e lla C o m u n io n e , in c u i m a n ife s ta s te a g li uo m in i g li u l
tim i sforzi d e l v o stro a m o re d a n d o p e r cibo s p iritu a le a lle a n im e n o s tre il v o stro C orpo, S a n g u e , A n im a e D iv in ità . O h b o n tà g r a n d e d el m io Dio! Q u ale c o s a p o te v a te voi fare d i p iù a m io r ig u a r d o ? Q u ello ch e a m a r a m e n te m i r in c r e s c e s i è l ' a v ere m a le c o r ris p o s to a t a n t a v o s tra b o n tà , offendendovi ta n te vo lte c o ’ m iei p e c c a ti O ra co n o sco il g r a n m ale c h e ho f a t t o , m a m i p e n to di tu tto c u o re , p ro te s to c h e p e r l ' avvenire io d is p re z z e rò tu tto q u e llo c h e si o p p o n e al v o stro s a n to se rv izio . P ro m e tto d i volervi
p e r se m p re a m a re co n t u t t a la m ia m e n te , c o n tu tto il m io c u o re , c o n t u tt e le forze d e ll’a n im a m ia , p e rc h è sie te in fin ita m e n te d e g n o d i e s s e re a m a to . Q u esto sp e ro d i fa re col v o stro s a n to a iu to . O m io b u o n G esù, in fiam m ate voi il m io c u o re d el v o stro sa n to a m o re , e fa te ch e q u e s ta c o m u n io n e s ia p e r m e u n p eg n o ed u n a c a p a r r a s ic u r a d e lla m ia e te rn a fe lic ità .
ATTI DA FARSI PR IM A DELLA COMUNIONE.
S ig n o r m io G esù C ris to , io c red o c o n viva fede ch e voi sie te re a lm e n te p re s e n te n e l S a n tis s im o S a c ra m e n to col v o stro C orpo e S a n g u e , c o lla v o s tr ’A n im a e D iv in ità .
S ig n o re , io vi a d o ro in q u e sto S a c ra m e n to e vi rico n o sco p e r m io C re a to re , R e d e n to re , S o v ra n o . P a d ro n e , som m o ed u n ic o m io b e n e .
S ig n o re , io n o n so n d e g n a c h e voi e n tr ia te n e lla povera a b ita z io n e d e l l ’an i m a m ia, m a d ite so lo u n a p a ro la , e la m ia a n im a s a r à sa lv a .
S ig n o re , io d e te s to tu tti i m iei p e c c a ti ch e m i re n d o n o in d e g n a d i rice v erv i n e l m io c u o re , e p ro p o n g o c o lla v o s tr a g ra z ia d i n o n più c o m m e tte rli p er l ’a v v e n ire , di s c h iv a rn e le o c c a sio n i, e di fa rn e la p e n ite n z a .
S ig n o re , io sp e ro ch e d an d o v i tu tto a m e in q u e s to d iv in S a c ra m e n to m i u s e re te m i
s e ric o rd ia , e m i c o n c e d e re te t u tt e le g ra zie n e c e s s a rie p e r la m ia e te r n a s a lu te .
S ig n o re , V oi s ie te in fin ita m e n te a m a b ile , V oi sie te il m io P a d re , il m io R e d e n to re , il m io Dio, p e rciò vi am o con tu tto il c u o re s o p ra o g n i c o s a , e p e r v o stro a m o re am o il m io p ro ss im o q u a n to m e s te s s a , e p e rd o n o di b u o n c u o re a tu tti q u e lli ch e m i offesero.
S ig n o re , io d e sid ero a rd e n te m e n te c h e V oi v en iate n e ll'a n im a m ia , affinchè n o n m i s e p a r i m ai p iù d a V oi, m a re s ti s e m p re co n m e la v o s tra g ra z ia .
V oi in ta n to , o V e rg in e im m a c o la ta , p e r l ’a m o re c h e p o r ta s te a l b a m b in o G e sù , fate c h e io lo p o s s a d e g n a m e n te ric e v e re , e q u a n d o m i a c c o s te rò a ll 'a lt a r e p e r ric e v e re l ' O stia s a n ta , io s u p p o rrò di ric e v e rlo d a lle v o stre m a n i m ed esim e a c c o m p a g n a to d a t u tt i i c o ri d eg li a n g e li, i q u a li in c ielo lo d a n o e b e n e d ic o n o q u e l m ed e sim o G esù c h e io vado a ric e v e re . A n g elo m io c u s t o d e , A n g e li e S a n ti tu tt i d el P a r a d is o , p re g a te il S ig n o re p e r m e ed o tte n e te m i la g ra z ia d i f a re u n a s a n ta c o m u n io n e .
Qui ferm atevi alq u an to a considerare chi state p e r ricevere. E g li è G. C., Dio di grandezza e d i m aestà infinita, Dio d i bontà e di m isericor
d ia, il quale viene ad u n a m isera c rea tu ra , po
vera peccatrice, e viene per fa rsi nostro padre, nostro fratello , amico e sposo d e ll’anim a n o stra;