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Distretti industriali ed eccellenze

Nel documento Investire in Italia. (pagine 61-65)

2.4 Why not Italy

2.4.2 Distretti industriali ed eccellenze

Altra peculiarit`a della realt`a italiana `e la presenza prevalente di imprese di piccole dimensioni: pi`u del 95% delle attivit`a ha meno di 10 dipendenti e oltre il 50% ne conta

uno solo (Istat, 2013). Se da un lato le ridotte dimensioni delle aziende italiane rap- presentano in alcuni casi un ostacolo all’internazionalizzazione e quindi alla crescita, dall’altro il contesto italiano si caratterizza per la numerosa presenza di distretti indu- striali, realt`a nelle quali ci si distingue per l’eccellenza, lo sviluppo e la qualit`a dei propri prodotti. Come visto in precedenza, l’ Italia si trova al secondo posto nella graduatoria del Rapporto di Competitivit`a Globale per quanto riguarda il grado di sviluppo dei pro- pri distretti industriali. Un distretto consiste essenzialmente in una regione territoriale in cui piccole-medie imprese ad alta specializzazione produttiva, decidono di localizza- re la propria attivit`a ed i propri cicli produttivi, dando il via a molteplici relazioni con l’ambiente stesso in cui sono localizzate (Ricciardi, 2010). Le imprese appartenenti al distretto sviluppano tra loro tutta una serie di relazioni informali, di lungo periodo, ri- manendo tuttavia attivit`a indipendendenti.

Nell’ultimo rapporto pubblicato, l’Osservatorio Nazionale Distretti Italiani ha presen- tato la situazione dei 101 distretti italiani: in particolare alla fine del 2011 si contavano 274.055 imprese operanti nelle filiere distrettuali, numero che corrisponde a circa il 4,5% delle imprese attive in Italia (Osservatorio Naz.Distr.Italiani, 2013).

La tabella che segue presenta alcuni dati relativi alla totalit`a delle aziende italiane iscrit- Tabella 2.16 - Imprese registrate presso il Registro Imprese, per forma giuridica (2011).

manifatturiero settori,core,business Società(di(capitale 81.627 59.069 38.799 1.385.626 201.628 Società(di(persone 55.697 43.057 26.454 1.150.351 147.329 Ditte(individuali 129.004 69.421 54.308 3.364.883 258.641 Altre(forme 7.727 2.297 2.356 209.214 10.170 Totale(imprese 274.055 173.844 121.917 6.110.074 617.768 Società(di(capitale 29,78% 33,98% 31,82% 22,68% 32,64% Società(di(persone 20,32% 24,77% 21,70% 18,83% 23,85% Ditte(individuali 47,07% 39,93% 44,55% 55,07% 41,87% Altre(forme 2,82% 1,32% 1,93% 3,42% 1,65% Totale,imprese 100,00% 100,00% 100,00% 100,00% 100,00% Totale,filiere, distrettuali Totale,economia di,cui, manifatturiero di(cui:

Fonte: Osservatorio Nazionale Distretti Italiani, 2013.

te al Registro delle Imprese presso le rispettive Camere di Commercio, evidenziando la situazione delle realt`a distrettuali. Delle 274 mila imprese menzionate in precedenza, 173.844 (63,43%) fanno parte del settore manifatturiero, rappresentando circa il 20%

delle imprese manifatturiere locali. Il 44,5 % del imprese operanti in un distretto ap- partiene al core business stesso (121.917). A conferma delle ridotte dimensioni delle imprese che hanno sede in Italia, si nota poi come il numero di ditte individuali preval- ga sulle altre forme giuridiche; si nota tuttavia un maggior strutturalit`a tra le imprese dei distretti, per le quali la percentuale relativa alle ditte individuali si abbassa dal 55% al 47%, aumentando allo stesso tempo la percentuale relativa alle societ`a di capitali ( dal 22% al 27%).

La realt`a evidenzia come anche i distretti siano rimasti colpiti dalla recente crisi: la riduzione delle vendite, dei fatturati e l’aumento delle aziende costrette a cessare la propria attivit`a `e evidente. Come affermato ormai molte volte, in un mondo globaliz- zato, operare e confrontarsi con i vari operatori mondiali `e condizione fondamentale per un business che voglia crescere e svilupparsi. Le modeste dimensioni delle attivit`a d’impresa possono rappresentare un ostacolo al raggiungimento di tale traguardo: non disporre delle dimensioni e quindi molto spesso dei capitali, delle risorse e delle reti di conoscenze sufficienti pu`o comportare una certa difficolt`a nel competere internazional- mente: operare globalmente implica una maggior attenzione all’efficienza. Il fatto che centinaia di imprese appartengano ad uno stesso distretto permette in qualche maniera di gestire meglio tali problematiche: come Marshall sosteneva, gran parte dei vantag- gi della produzione su larga scala possono essere raggiunti da un gruppo di piccole e medie imprese concentrate in un’area geografica (Beltrametti et.al., 2013). Il fatto di localizzarsi in uno stesso territorio, d`a vita ad una realt`a, il distretto, in cui lo scambio di conoscenze, know how e competenze ha portato nel tempo a dei risultati migliori sia in termini qualitativi che di produttivit`a. Questa cooperazione ha riguardato negli anni soprattutto gli importanti settori del made in Italy: come si vede nella figura che segue, la maggior parte dei distretti industriali italiani riguardano abbigliamento, arredamento, automazione e alimentari, cio`e i 4 settori apprezzati globalmente per l’eccellenza, la qualit`a e lo stile dei propri prodotti.

In particolare, il settore mobili e arredamento conta 13 realt`a distrettuali dislocate in tutta Italia, la moda e l’abbigliamento 16, il settore alimentare 11 e l’automazione 14: ci`o sta ad indicare come ben 54 dei 101 distretti industriali italiani abbiano l’obiettivo di curare la qualit`a del made in Italy, esportandolo e facendolo poi apprezzare global- mente.

Figura 2.25 - Localizzazione dei distretti italiani (2011).

Fonte: Osservatorio Nazionale Distretti Italiani, 2013.

Da notare poi come 27 dei distretti totali siano attivi nel settore dell’ ICT, della farma- ceutica, dell’ aeronautica e del biomedicale. Questi rappresentano dei veri e propri poli tecnologici, dove le attivit`a di ricerca e innovazione contribuiscono al miglioramento dell’ambiente circostante (in almeno 18 dei distretti) oltre che alla creazione di pro- dotti all’avanguardia. In queste realt`a si tendono a riscontrare profitti e percentuali di crescita superiori; tale caratteristica appartiene tuttavia alle imprese distrettuali in ge- nere, se paragonate alle aziende al di fuori della filiere distrettuali: nel 2011 i distretti industriali italiani, i quali si ricorda includono il 4,5% delle imprese nazionali, hanno generato circa 74 miliardi di euro, pari a circa il 6,9% di quanto creato dall’intera eco- nomia nazionale. Nello stesso anno, le filiere distrettuali hanno contribuito alla bilancia commerciale italiana, registrando esportazioni pari ad un quarto del totale, in crescita dell’ 11,3% rispetto all’anno precedente.

Ricapitolando, i distretti includono imprese, che in media tendono ad avere dimen- sioni superiori alla media (88% contro una media del 95% di imprese al di sotto dei 10 dipendenti), sono maggiormente strutturate, hanno una produttivit`a maggiore e contri- buiscono notevolmente agli scambi con l’estero. Il fatto quindi che l’Italia ne ospiti un numero rilevante (in molti casi poli tecnologici), non pu`o che rappresentare un grande vantaggio competitivo.

Nel documento Investire in Italia. (pagine 61-65)