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Capitolo 2 – Dalle politiche ai territori: casi innovativi di utilizzo delle politiche

2.4. Diversificazione rurale nella Calabria Grecanica

Fonte: Mantino, 2011

2.4. Diversificazione rurale nella Calabria Grecanica

La Calabria Grecanica è localizzata nella parte più meridionale della provincia di Reggio Calabria (figura 2.3). Si tratta di un’area con le tipiche caratteristiche del basso sviluppo: scarsissima presenza di attività manifatturiere e dei servizi; una piccola fascia di agricoltura di qualità rappresentata dalla coltivazione del bergamotto (coltura di elezione solo in quest’area), un’estesa fascia di agricoltura di sussistenza e/o di autoconsumo, molto frammentata e scarsamente meccanizzabile; una forte diffusione del turismo nella fascia costiera, che ha contribuito alla distruzione del paesaggio, al disordine urbanistico, alla creazione di un indotto molto precario e non professionale, ad elevata stagionalità; un declino dei servizi essenziali alla popolazione (sanità, scuola, trasporti locali), sia per l’assenza di una sana amministrazione locale, sia per l’assottigliarsi progressivo delle risorse pubbliche nei bilanci regionali e degli enti locali. Tutto ciò ha continuato ad alimentare, anche negli anni più recenti, un autentico declino demografico, soprattutto nelle fasce più giovani della popolazione, per l’assenza di autentiche possibilità occupazionali e per il deteriorarsi della qualità della vita.

Figura 2.3 – Localizzazione geografica dell’area Grecanica

Fonte: Mantino e Forcina, 2017a

L’area appartiene ad una regione dell’obiettivo 1 (ritardo di sviluppo) e pertanto questo status ha fornito diverse opportunità di utilizzazione di programmi di investimento pubblico, sia in ambito comunitario sia nazionale e regionale (figura 2.4). Il ventaglio di fonti finanziarie va dai programmi operativi finanziati da FESR/FSE al PSR. L’area ha fatto ricorso non solo a finanziamenti singoli, ma anche a diverse forme di progettazione integrata nel corso degli anni (Patti territoriali, progetti integrati territoriali-PIT, Leader). Se prendiamo in considerazione il periodo 2005-2015, una stima delle politiche pubbliche che hanno interessato l’area (Mantino-Forcina, 2017a) quantifica in 93,3 milioni di € i finanziamenti totali che hanno interessato l’area. Ciò significa 9,3 milioni per anno e circa 220 € per abitante/anno.

Figura 2.4 – Politiche e programmi attuati nell’area Grecanica, 2005-2015 (milioni di €)

F onte: Mantino e Forcina, 2017a

In realtà non tutte le risorse vengono impiegate per investimenti: circa il 30% dei fondi totali derivano dal primo pilastro della PAC, attraverso pagamenti diretti agli agricoltori. Complessivamente oltre il 50% dei fondi provengono dalla PAC, 1/3 dalle politiche di Coesione e una quota marginale (poco meno del 15%) da interventi regionali/locali. Se guardiamo ale modalità di impiego di questi fondi, notiamo che una quota rilevante transita attraverso forme diverse di progettazione integrata, sia nell’ambito dei programmi di Coesione, sia nello sviluppo rurale: complessivamente si tratta di circa il 39% del totale dei fondi, tra PIT (22,8 milioni €), Leader (7,8 milioni €) e progetti integrati di filiera (5,6 milioni €).

Guardando alle categorie di spese (figura 2.5), si conferma la forte domanda di sostegno al reddito nelle aziende agricole, voce che assorbe 30 milioni € nella decade 2005-2015, ma che è molto dubblio abbia contribuito al mantenimento dell’attività agricola, visti i tassi di riduzione della SAU, ancora consistenti nell’ultima decade. La seconda voce è il rinnovamento dei villaggi rurali, dentro la quale si collocano tutti i finanziamenti erogati per il restauro dei borghi e dei piccoli centri storici, soprattutto nei paesi dell’interno. Questo tipo di investimento sono stati sostenuti sia dai POR della Coesione, sia dal PSR. Si tratta di investimenti rilevanti (21 milioni €), che hanno contribuito a cambiare il volto di alcuni paesi, spesso usati in congiunzione con le risorse per la voce “identità culturale”, che ha alimentato molte iniziative di recupero della lingua e delle tradizioni grecaniche nell’area, fattori di mantenimento delle comunità dei comuni più interni.

Figura 2.5 – Politiche europee e nazionali per categoria di spesa nell’area Grecanica, 2005-2015 (milioni €)

Fonte: Mantino e Forcina, 2017a

Il ruolo delle politiche in quest’area, considerando non solo le politiche rurali, ma anche quelle nell’abito della Coesione, è piuttosto controverso. Da un lato, strumento di consenso e di redistribuzione a favore di un’area a basso sviluppo. In questo senso, una valutazione condotta in loco tramite interviste semi-strutturate, fa emergere un giudizio piuttosto critico:

“Le politiche che sono arrivate qui sono servite a dividere i fondi tra le clientele. Molte iniziative create

proprio dalle politiche sono morte per l’assenza di un mercato per i prodotti e i servizi. Non abbiamo

bisogno tanto di politiche, quanto di imprenditori e mercati” (intervista all’ex presidente del Parco

dell’Aspromonte).

Dall’altro lato, invece, emerge un giudizio differenziato per l’attività del Gruppo di azione locale, che viene considerato come uno dei pochissimi attori capaci di svincolarsi dalle logiche clientelari e spendere i fondi pubblici per creare beni pubblici locali. Il GAL Area Grecanica opera nella zona dal 1994, con uno staff tecnico dotato di una notevole esperienza nei progetti di sviluppo locale. In una situazione di forte conflittualità e competizione per le risorse tra gli amministratori locali, il GAL è l’unico soggetto che riesce a mediare ed enucleare strategie territoriali di maggiore respiro della visione strettamente localistica dei singoli comuni:

“Il programma con il maggior impatto è stato senz’altro il Leader 1994-99. Ci sono state immediatamente

grandi aspettative e fiducia nella gente di qui. Sono state finanziate iniziative molto innovative. Nel 2000-2006 invece il GAL Area grecanica ha perso di efficacia e credibilità per via dell’aggregazione

forzata dalla regione con un altro GAL confinante, quello della Locride. Nel 2007-2013 c’è stata una fase di ripresa, ma sono nate nuovi conflitti con i comuni….. Il Leader ha avuto un ruolo importante in

quest’area, ma solo quando ha avuto una strategia e una visione di lungo periodo per l’area” (intervista

con un esperto di sviluppo locale della zona).