clopaedia of the Social Sciences (1930-35, 1968).
Un'im-presa di questo tipo oggi non può che affrontare la que-stione dell'ampliamento dei confini del suo oggetto, e del mutamento dei caratteri delle stesse discipline di ba-se. Non essendo queste più definibili scienze "del-l'uomo", "della cultura" o "dello spirito", il loro campo e il loro metodo si sono estesi mettendo in questione la separazione dalle scienze della natura, anch'esse attra-versate da una metamorfosi in profondità. D'altra parte, nelle scienze sociali si assiste ad una crisi dei paradigmi tradizionali e all'emergere di un pluralismo delle pro-spettive di ricerca. L'enciclopedia della Treccani ha fat-to la scelta di mettere al centro non la trattazione stretta-mente disciplinare, ma il fenomeno sociale, senza trascu-rarne la dimensione storica. L'impresa, progettata e rea-lizzata in Italia, ha però un respiro internazionale (un terzo degli articoli sono di autori stranieri). Il comitato direttivo comprende G. Bedeschi, M. Cappelletti, A. Cavalli, P. Rossi, M. L. Salvadori, P. Sylos Labini. Le prime voci vanno da Abitazione a Civiltà.
Riccardo Bellofiore
RAYMOND BOUDON, FRANCOIS BOURRICAUD, Dizionario critico di sociologia, ed. italiana a cura di Lorenzo
Infan-tino, Armando, Roma 1991, ed. orig. 1982 e 1986, pp. 656, Lit 80.000.
Dopo due edizioni francesi e una traduzione inglese si pubblica anche in Italia uno strumento di notevole utili-tà per coloro che si occupano di ricerca sociologica: Ray-mond Boudon, accademico di Francia della Sorbona di Parigi, noto anche nel nostro paese per le numerose pub-blicazioni tradotte — dalla Metodologia della ricerca
so-ciologica (1974) sino a L'ideologia (1991) — ha costruito,
con la collaborazione di Francois Bourricaud un'artico-lata mappa di concetti sociologici. Gli autori procedono in ambito metodologico dal rifiuto dei cosiddetti
Kollek-tivbegriffe preferendo il metodo individualistico, teso a
recuperare la funzione del singolo, la sua autonomia e re-sponsabilità: "spiegare un fenomeno sociale" — si affer-ma alla voce Azione — significa in ogni caso ricondurlo
"alle azioni individuali che lo compongono". Il lemma-rio conta un centinaio di voci, una decina delle quali de-dicate — in ciò consiste una delle novità del Dizionario — a pensatori ritenuti essenziali all'approccio sociologi-co (da Comte a Machiavelli, a Weber, ecc.). La rete sociologi- con-cettuale è particolarmente curata: ad ogni voce corri-sponde un elenco di rimandi finali, che rinviano ai lemmi utili all'approfondimento critico e una bibliografia orientativa sull'argomento. Completano il volume un re-pertorio delle opere tradotte in italiano e un indice tema-tico generale, che supplisce alla relativa esiguità del nu-mero di voci trattate. Le frequenti citazioni dai classici, il costante ricorso all'esemplificazione storica e, infine, una forte impronta personale nella scelta dei lemmi e nel modo di condurre la trattazione, rendono lo strumento di particolare agilità, anche se talora a discapito della si-stematicità dell'analisi.
Enrico Lanfranchi
Enciclopedia Oxford della Mente, a cura di Richard L.
Gregory, Sansoni, Firenze 1991, ed. orig. 1987, adatta-mento italiano dall'inglese a cura di Benedetto Saraceno e Elena Sternai, pp. IX-970, Lit 160.000.
Le voci sono di varia estensione (in alcuni casi rappre-sentano brevi biografie di studiosi o definizioni relativa-mente sintetiche di un fenomeno, di una teoria), ma spesso assumono il carattere di un breve saggio autono-mo. Sono particolarmente ricchi di stimoli intellettuali alcuni testi dedicati a temi centrali della psicologia, quali il rapporto mente-corpo, le percezioni e le illusioni sen-soriali, il linguaggio, la mente nell'infanzia. Una parte importante dell 'Enciclopedia è dedicata alla neurologia e alle neuroscienze, nel tentativo di innestare le conoscen-ze biologiche nel grande corpo dottrinale della psicolo-gia. Il tentativo appare meritevole, ma nel complesso non è riuscito, poiché le varie metodologie coesistono senza una reale integrazione. Certo alcune voci su argo-menti neurobiologici (ad esempio quella relativa alla me-moria) recepiscono l'esistenza di metodologie e di ipote-si in conflitto fra loro, ma in generale le tematiche biolo-giche appaiono povere di quello spessore speculativo e problematico, che caratterizza invece le voci dedicate al-la psicologia cal-lassica. L'opera originale è apparsa nel 1987, ma la sua concezione è certo più vecchia di qual-che anno. Questa "datazione" aiuta a spiegare in parte i limiti dell 'Enciclopedia, mentre altre carenze sembrano essere delle vere idiosincrasie: la voce sociobiologia rin-via a etologia, dove solo si accenna alle tematiche socio-biologiche e si dà un'immagine dell'etologia nel suo com-plesso a dir poco riduttiva. Altri recensori hanno fatto osservare i limiti con i quali sono sviluppate varie temati-che neurofisiologitemati-che, l'assenza di riferimenti alle teorie del darwinismo neurale, l'insufficiente riflessione sulle basi biologiche delle emozioni. L'adattamento italiano ha portato alla revisione di alcune voci biografiche ed al-l'eliminazione delle bibliografie ormai "invecchiate", poste al fondo dei singoli argomenti. La scelta è com-prensibile, ma impedisce di datare i riferimenti culturali degli estensori delle differenti voci. Del tutto incom-prensibile è l'eliminazione dei nomi degli autori dei sin-goli contributi. Il lettore italiano perde così l'occasione di valutare l'importanza di alcune voci chiave, e nello stesso tempo di comprenderne la militanza di parte, do-vuta proprio all'autorevolezza dell'estensore (Skinner, Gregory, Luria, Chomsky, Quine, Cooper, Ayer, ecc.).
Aldo Fasolo
La Nuova Enciclopedia delle Scienze Garzanti, Milano
1988, pp. 1500, Lit 60.000.
Con un taglio decisamente rivolto alle discipline di base
La Nuova Enciclopedia delle Scienze sostituisce l'ormai
invecchiata Enciclopedia Scientifica e Tecnica Garzanti. Dando per scontati i difetti che un'opera di questo gene-re, per la vastità e il rapido evolversi della materia in questione, non può fare a meno di avere bisogna ammet-tere che questa "Garzantina" riesce ugualmente a essere un prodotto utilissimo per un pubblico estremamente vasto. Le voci principali sono abbastanza estese da ren-derne la lettura un'utile traccia per la comprensione di molti problemi di base. La struttura delle voci, molte delle quali brevi, è studiata in modo che l'opera possa es-sere usata sia come dizionario scientifico sia, utilizzando i richiami che rimandano alle voci più estese, come enci-clopedia. L'attuale edizione è aggiornata al 1988 e que-sto la rende più che attuale per il tipo di uso che ne verrà fatto; c'è da augurarsi che l'editore ne prepari edizioni aggiornate nei prossimi due o tre anni.
Martino Lo Bue
Dizionario enciclopedico dei termini scientifici, ed.
italia-na a cura di Paolo Schiannini, Rizzoli, Milano 1990, ed. orig. 1984, pp. 885, Lit 26.000.
Si tratta della versione italiana del Concise scienze
dic-tionary della Oxford University Press. Ottimo
L'INDICE N . 8
_ ^ B I U C I L l O n i L/UL. —- _
G L I ATTREZZI DEL SAPERE
SETTEMBRE 1992, PAG. 12/S
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superiori, decisamente un po' semplice per un uso in se-de universitaria auspicato nelle note di copertina. Dalla lunghezza media delle voci si intuisce come la forma di dizionario prevalga su quella enciclopedica. Questo fat-to rende l'opera più maneggevole e particolarmente adatta all'uso in sede didattica dove molto spesso è pro-prio la terminologia dei testi, anche di quelli di base, che costituisce per lo studente i problemi più gravi. In que-sto senso è ottima la scelta dei curatori italiani di riporta-re priporta-resso ogni voce il termine in inglese concludendo l'o-pera con un breve glossario inglese-italiano. Questo ri-solverà almeno in parte i problemi, inevitabili per un'o-pera di consultazione di questo genere, derivanti dal fatto che in letteratura molti termini non vengono mai tradotti dall'inglese. Dunque nel complesso un'opera che meriterà buona diffusione in sede scolastica anche considerando il prezzo non eccessivo se confrontato con altre pubblicazioni di carattere analogo.
Martino Lo Bue
ROBERTO LESINA, Software & Hardware. Dizionario dei termini informatici, Italiano-Inglese, Inglese-Italiar/o, Za-nichelli, Bologna 1991, pp. 416, Lit 58.000.
Forse questa volta ci siamo: dopo tanti inutili glossari e glossarietti usciti sull'onda dell'alfabetizzazione infor-matica di massa, e della conseguente diffusione di un gergo particolarmente opaco (anche a molti di coloro che ne facevano sfoggio), abbiamo qui un vero vocabolario. Il lessico dell'informatica presenta per il lessicografo al-cuni problemi comuni ad altri linguaggi scientifici e tec-nici (per esempio la forte produzione di neologismi dal-l'uso impreciso, la rapida obsolescenza, il frequente ri-corso a prestiti da altri linguaggi, e dallo stesso linguag-gio comune, con sensi nuovi e spesso non troppo chiari); ma ha poi alcuni problemi specifici, due dei quali sono i seguenti. Più di altri settori al confine tra scienza e tec-nologia, il mondo dell'informatica è dominato, oltre che dalle istituzioni accademiche della ricerca, dalle grandi case produttrici (Ibrn, Digital, ecc.), in cui nascono, si perpetuano ed evolvono" gerghi aziendali al tempo stesso chiusi e influenti: sicché in questo caso è più difficile, per il lessicografo, rispecchiare una koiné (o illudersi di farlo). La soluzione di Lesina è stata di far riferimento alle scelte dell'Intemational Organisation for Standardi-sation (Iso). Ciò gli ha consentito di definire un lemma-rio molto ricco e al tempo stesso autorevole, pagando tuttavia qualche prezzo in termini di trasparenza delle definizioni. L'Iso, infatti, sacrifica a volte la perspicuità alla precisione e alla "neutralità". Un esempio tra molti: "dispositivo che è in grado di esaminare per parti succes-sive una particolare forma o configurazione di elementi, e di generare segnali di tipo analogico o digitale corri-spondenti alla forma o configurazione esaminata". E una definizione perfettamente generale e adeguata di scanner, ma non direi che fornisce all'utente un'immagi-ne molto vivida della macchina in questioun'immagi-ne (ciascuno di noi è un "dispositivo che genera segnali di tipo analogico o digitale"). Il secondo problema, a tutti noto, è quello del rapporto con L'inglese: l'italiano dell'informatica è pieno di parole inglesi, che non si sa mai se tradurre (an-che perché le traduzioni stentano ad affermarsi, e sono comunque meno condivise dei termini inglesi stessi), e inoltre di calchi, sia morfologici ("implementare", "set-tare", fino a "bootstrappare") sia semantici ("diretto-rio", "scandire" [scan — sempre meglio che "scanna-re", comunque; che pure circola]). Qui la soluzione di Lesina è senz'altro felice: egli ha redatto un bilingue ita-liainglese con due sezioni, I-»E e E-»I. Così ogni no-zione è reperibile anche attraverso l'espressione inglese, che spesso è la più familiare e quasi sempre è la più con-divisa; d'altra parte, di ciascun lemma inglese viene dato un traducente italiano, raccogliendo usi ormai consoli-dati ("stringa", "linguaggio macchina") o formulando proposte nuove. Non tutte verranno accolte (non credo che ci metteremo a dire "dal particolare al generale" in-vece di bottom up) ma è comunque utile che sia stato fat-to uno sforzo sistematico in quesfat-to senso, e soprattutfat-to che sia stato prodotto uno standard di corrispondenza tra inglese e italiano.
Diego Marconi 1&
Compact - Enciclopedia della medicina, De Agostini, No-vara 1990, pp. 1103, Lit 39.000.
La Nuova Enciclopedia Medica Garzanti, Milano 1987, pp. 1326, Lit 53.000.
Ci sono manuali alternativi che consigliano di evitare i medici, quelli progressisti che aiutano a farne a meno, quelli allarmistici che ti fanno credere di avere tutte le malattie di questo mondo, quelli colpevolizzanti per i quali la salute dipende da come ti comporti. Le due enci-clopedie mediche in questione sono invece manuali in-formativi che descrivono in modo semplice ed immedia-to questioni riguardanti la salute e le malattie e spiegano per farsi capire. Quella della De Agostini, oltre alla se-zione enciclopedica (che occupa più della metà del volu-me), ha un capitolo sui principi di una "buona salute", una sezione monografica di anatomia, tre monografie
(biologia e genetica, immunologia e biologia del tumore), un compendio di legislazione e sanità e infine un indice tematico. Ogni argomento è sviluppato in modo discor-sivo, forse a scapito talvolta della precisione. L'enciclo-pedia Garzanti potrebbe invece avere come sottotitolo "una risposta ai tuoi perché": migliaia di domande-risposte, suddivise per argomenti, descrivono operazioni chirurgiche e spiegano perché e come vengono eseguite, forniscono informazioni per affrontare disturbi comuni, smitizzano credenze, incoraggiano a sottoporsi a indagi-ni cliindagi-niche, aggiornano sul sigindagi-nificato dei test diagnostici e delle relative indicazioni, illustrano le cause delle ma-lattie, definiscono le probabilità di sopravvivenza, tran-quillizzano per ansie improprie, espongono concetti di fisiologia. Le domande sono quelle che i pazienti vorreb-bero rivolgere al medico sulla propria malattia e che non osano esplicitare, le risposte sono talvolta quelle generi-che e ingenue generi-che non soddisfano. Alla fine, un breve glossario permette di trovare rapidamente il significato di molti termini medici. In entrambe le enciclopedie, molte illustrazioni schematiche, ma assai esemplificati-ve, rendono la consultazione agevole.
Marco Bobbio Dizionario enciclopedico di medicina. Inglese-Italiano, Ita-liano-Inglese, a cura di Luigi Chiampo, Zanichelli-McGraw-Hill, Bologna 1988, pp. 2256, s.i.p.
MARIO LUCCHESI, Dizionario medico. Inglese-Italiano,
Italiano-Inglese, Cortina, Milano 1987, pp. 1486, s.i.p. Entrambi i dizionari hanno un'impostazione simile: la parte inglese comprende la traduzione italiana, la
defini-Dizionari
settoriali
zione in lingua inglese (nel primo) e in italiano (nel se-condo), l'etimologia e gli eventuali rinvìi ad altre voci; la parte italiana invece è succinta con la sola traduzione in-glese. Nel primo è stata scelta la grafia inglese, nel secon-do quella americana. Entrambi definiscono più di quan-to spieghino. Il primo comprende una raccolta vastissi-ma di termini riguardanti parti anatomiche, nomi gene-rici e commerciali dei farmaci, sigle comunemente usate dai medici anglosassoni, malattie eponimiche; il secondo è più contenuto, ma è sicuramente più aggiornato; molti farmaci di uso comune e alcune procedure diagnostico-terapeutiche, entrate ormai a far parte dell'armamenta-rio del medico contemporaneo, non sono purtroppo pre-visti nel primo.
Marco Bobbio
Enciclopedia geografica De Agostini, Novara 1989, pp. 1296, 64 tavv. a col. f. t., atlante di 52 tavole, fascicolo di aggiornamento 1991 (16 pp. e 4 tavole di atlante), Lit 42.000.
La prima cosa che di solito si fa, quando si sfoglia una en-ciclopedia geografica, è quella di andare a cercare la de-scrizione di una località che si conosce bene, per togliersi la maligna soddisfazione di trovare qualche errore. Leg-gendo per tale scopo la voce Cogne, ho in effetti trovato ancora segnalate le miniere di magnetite, chiuse nel 1979. L'imprecisione è dovuta probabilmente al fatto che questa enciclopedia "Compact" deriva in parte dalla rielaborazione della Grande Enciclopedia "GE 20" dello stesso editore, uscita negli anni settanta (le enciclopedie sono come il maiale, di cui si utilizza ogni parte: costitui-scono un serbatoio inesauribile di materiali che, oppor-tunamente tagliati, impastati, insaccati possono dar vita a una serie infinita di volumi derivati). Le voci maggiori sono state integralmente aggiornate e riscritte; nelle voci minori, che sono numerosissime, è rimasta probabilmen-te.qualche notizia del testo precedente, che per forza di cose non ha potuto essere verificata. Detto questo, biso-gna però sebiso-gnalare che l'Enciclopedia si presenta comun-que come un'opera veramente valida e riuscita.
Maneg-gevole come formato (19 x 13) e comoda da usare, con-tiene una quantità grandissima di notizie (oltre ai topo-nimi, vi compaiono anche molte voci dedicate ai concetti della geografia fisica e umana); ed è inoltre arricchita da un apparato illustrativo di prim'ordine (l'atlante al fon-do del volume è derivato dagli ottimi impianti cartogra-fici della De Agostini, riducendone il formato e la scala ma senza nulla perdere in leggibilità e qualità). Buona è anche l'idea di distribuire insieme al volume un fascicolo di supplemento, che consente di aggiornare l'opera sen-za procedere a costosi rifacimenti dell'intero volume.
~ ~ \ Sandro Ortona
Dizionario dei nomi geografici italiani, Tea, Milano 1992, pp. XXVIII-589, Lit 39.000.
Quante volte ci si chiede, passando in un paese dal nome strano, quale può essere stata l'origine della sua denomi-nazione? Sono curiosità spicciole che spesso rimangono insoddisfatte, perché non si ha voglia e tempo per fare ri-cerche in merito. Sono perciò utili e meritori dizionari come questo, che è l'edizione ridotta del Dizionario di toponomastica pubblicato dalla Utet nel 1990, opera di notevole valore scientifico che riassume lo stato attuale delle conoscenze sulla toponomastica italiana. La versio-ne in brossura della Tea descrive l'origiversio-ne e le vicende dei nomi di tutti i comuni italiani, delle regioni storiche e amministrative e di numerosi elementi della geografia fisica. Possiamo cosi finalmente sapere, per esempio, chi erano i misteriosi personaggi tramandati nei nomi dei co-muni abruzzesi di Castiglione Messer Marino e Casti-glione Messer Raimondo; e apprendiamo che il comune di Liberi (Caserta) fino al 1862 si chiamò Schiavi, e in quell'anno mutò denominazione in seguito a un sussulto di orgoglio municipale. Il volume, compilato da un grup-po di docenti delle università di Genova, Torino e Udi-ne, è una miniera di notizie interessanti, pur essendo im-postato con rigorosi criteri scientifici.
Sandro Ortona
MICHEL MOURRE, Dizionario enciclopedico di storia, Mondadori, Milano 1988, ed. orig. 1981, trad. dal fran-cese di un'équipe di 26 traduttori, pp. 1500, Lit 48.000.
Questo è un dizionario enciclopedico anomalo nel pa-norama odierno degli strumenti, perché l'edizione origi-nale francese — concepita in un primo tempo come ope-ra collettiva — è frutto del lavoro di un solo autore: ciò è inconsueto soprattutto in campo storico, dove i diversi specialismi hanno da tempo frastagliato queste operazio-ni. Non è un caso che l'edizione italiana, per gli aggior-namenti, abbia fatto ricorso a sette redattori (Testa, Sa-ba, Strik Lievers, Cabrini, Cavallotti, Bolis e Marelli) con diverse competenze. Quindi il dizionario di Mourre riapre una tradizione che già Mondadori aveva coltivata, traducendo negli anni sessanta la celebre Enciclopedia della storia del tedesco Karl Ploetz: quella era tuttavia costruita per narrazione cronologica (e infatti era il pro-dotto, pur dignitoso, di una concezione rigorosamente evenemenziale della storia), questa invece ha voci tema-tiche, da enciclopedia classica, con caratteri di buona completezza e più che discreto aggiornamento. Partico-larmente utili sono le voci su regioni o stati: le 32 fittissi-me pagine dedicate all' Unione Sovietica (che arrivano fi-no al ritiro dall'Afghanistan del 1988) sofi-no da enciclope-dia di maggiori ambizioni; ma anche la breve voce Pie-monte è corretta epriva di alcuni anacronismi purtroppo consueti altrove. E invece molto povero di voci su con-cetti storici, che per lo più mancano (signoria, crisi, dit-tatura, ecc.): ma è evidente una scelta. Siamo ormai abi-tuati alle abbreviazioni: il fatto di trovarci di fronte a un dizionario che deliberatamente non ne usa ci consegna una sorprendente leggibilità.
Giuseppe Sergi
HANS BIEDERMANN, Enciclopedia dei simboli, ed. italiana a cura delle redazioni Garzanti dirette da Lucio Felici, Garzanti, Milano 1991, ed. orig. 1989, pp. XI-654, Lit 50.000.
MANFRED LURKER, Dizionario delle immagini e dei simbo-li bibsimbo-lici, ed. itasimbo-liana a cura di Gianfranco Ravasi, Edi-zioni Paoline, Cinisello Balsamo 1990, ed. orig. 19873, trad. dal tedesco, di Maria Rosa Limiroli, pp. XII-255, Lit 32.000.
I dizionari dei simboli ripropongono, a modo loro ag-gravandoli, i problemi dei dizionari delle religioni. Che cos'è simbolo e come differenziarlo, nella costruzione del lemmario, da ciò che è allegoria, metafora, emblema, segno? E come rapportarsi ai temi mitici e religiosi? A questi problemi di delimitazione del campo altri se ne ag-giungono, legati alla difficoltà di estendere il nostro con-cetto di simbolo a universi lontani nel tempo e nello spa-zio. Seguire, in questo caso, un criterio di continuità sto-rica o, piuttosto, ricorrere a permanenze archetipiche? Questi e consimili interrogativi aiutano a comprendere perché in fondo un dizionario dei simboli rischi di essere un'impresa disperata. Una soluzione cui
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te si ricorre è quella di delimitare rigorosamente il cam-po, individuando voci e aree simboliche precise e stori-camente significative e affidandone la trattazione a spe-cialisti: in questo senso, il miglior strumento disponibile in italiano rimane il Dizionario dei simboli curato da J. Chevalier e A. Gheerbrant (Rizzoli, Milano 1986). Quello di Biedermann, pur riccamente illustrato, tradi-sce il suo carattere impressionistico e compilativo. Si viaggia con impressionante facilità nei territori più