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A si dok» rimembrante quùìi applausi non ripercuototio dalFuno ali* altro Re^

gno!

Le

Siciliericonoscenti innalzanole

mani

al cielo per pregare pace e riposo alla

Madre

sapiente, cui

debbono

^il be*

neficio maggiore che possa fare

l'Altis-simo

àlle nazioni, la sicurezza di

una

&uc(!6Sdiòiie'diiPiriìiidpi'-bttOffiSi . . .

Qualie^etnp]iiàtì ngginiue

la'Dòmià

Forteallelezionidigrandezza, di digni*

là, di ^gfe^ata cbie iiòtiieèss^^tkiai di dare àlk*«tia ikutiierósà -^migliati' '

Nulla ^eri grandièpiù raro che

U

gloria delle virtù domestiche: la yita priyata èspessoil

punto

di yistail

men

lusìnigliieroperessi,edII più ingrato al-lalodedelorooratori.Aldifuori

trova-no

eglino nella

pompa

chelicirconda

un mezzo

acuro,

onde

abbagliare losguaf^

do

dellamòltìtudine;

ma

inseno a'loro palagi, deposta la maestà del

paluda-mento

reale, lapersonafinisce,esi

mt^

•tra

rùomo

spogliato .d'ogni

ornamento non

suo

.

Inoltriamoci nella

Regg^,*

noi là

troveremo

Carolinapiù grande.oyealtri cessan di esserlo : là noi raccoglieremo letestimonianze piùbelle dell'umanità,

dpUa

dolcezza.del suo carattere, della

bontà

del suo cuore. Dimentica della sua grandezza,

ma non mai

della sua dignità, ellaè ivi

sempre

pi&

umana

e più compassionevole di

^egli

stèssi

che

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sonnati perol»bcdirla. Senza fasto nel-la gloriay senza ostentazione nella TÌr-tù, intatto ella annunzìaTa la bontà dellasaa

anima

.

La morte

stessade*suoi servitori

non

lespense

mai

nel cuore il

sentimentodellagratitudine»

Le

loro ce-nerierano onoratedallesue la^pìme,la loro raenioria dasuoi eloj^j, la loro po-sterità dalle sue benciicenze.

Qual

Ibrza etpialtenerezza insieme di sentimentif

Quale

generosità e quali riguardi!

Ove non

lasciò ella tracce

lu-minose

della sua carità? Il suo cuore era

un

fonte inesaurìbUeche provvede*

va

a tulli ibisogni, che sollevava tutte le miserie*

^udrìva

ellal'oriano

ed

il pupillo; stendea la

mano

a soccorrere l'indigenza; togliea quantità di giovinet>

te dalle vie deirinlamia e della colpa

^

era la bene£attrioe

amorosa

di tutti gì'

^9

' Infelici;

ma

le suegenerosità

non

cos

taf-vano

nullaal suo popolo; ciò die ella dava, perseguire

gV

impulsibeneficidel cuore,era ciòchetoglievaa*suoi piaceri.

Nemica

del lusso insolente, sempre in-dizio moii dul>l)lo dcirorgoglio dei

Re

e della miseria delle nazioni« ella

daya

alsuo gradosolo ciòche doyea per con-servare la dignità del

Trono

;

ma

, na-jsoondendoinsiemeladestra beneficaalla sinistra, per inclinazione

donava

il re^

stoad

emendare

l'ingiuria dell'altrui for-tuna: unico

mezzo onde

il profeta in-segnava a'

Re

della terra di fàr preva-lere il loro nulla,sullebilance del Si-gnore.

L'amicizia,

dono preaoso

del cielo

•cherende

men

gravilemiserìe della vi-ta5

nome

augusto

ma

spesso profanato ne'palagi de'grandi, ebbe peressa tutta

30

la dolcezza che diffonde insaio a' pri-vati. Ella ne conobbe perfettamente la forza^e

ne adempì

fiedelmenteidoreri:

non mai

alcnno seppe parlarne meglio

iltenerolinguaggio, e conservare

insie'-me

la maestà del decororeale.

Persuasa che

Dio ha

rindhiosònella pratica dellasua legge tuttociòche

può

rendere gli

uomini

felici, questa dÌTen*

ne

per leila regola del suo cuore^ sa questa misura

ne

corresse le affezioni.

Quali esenipj di pietà

non

ha ella idati allanazione?

Con

qualeprofonda velinone

non

siayvicinaTaregolarmente

a'sacrimisteri?

Quante

volte

non

fu vi-sta, confusa Ira la folladelpopolo,

ac|-«compagnare il

Pane

Eucaristico ne'più infelicitugurj, ove,

mentre

latao, ani»

ma

sispaziava nellacontemplazione del-lemisericordiedelSignore^ la sua

ma-no

aocorreTaa^lnsc^nidell^umanità lan-guente?

La

Cortela vide tutti glianni, nel dì dellacena chericorda <{uel|a dei dodici Apostoli

9prostrarsiinnanzi

ad

al-^

trattante giovinette, lavare ebaciar loro

ìpiedi, e cosimostrareche^ penetrata dellamaestà'diDio,

dia

noikrìconiosce»

va vera grandezzachein lui,

non

vene-rava altralegge

suprema

che quella del-la carità, in cui poggia tiitto il nustico edificio della Religione.

La

sua

anima

, sostenuta

da

questi principj, siapriva

sempre

più alla ye-rìtà di

una

Religióne cherivolgeisuoi sguardi versoil cielo,cheinvola

Tuomo

asè stesso per conservarlo a'suoi simili, e che

non

reprime

l'amor

proprio se

non

per rendere la carità più attira.

Piena la

mente

ed il cuore della, sublimità e della verità della fede, li^la

fu

costantemente nemica di quella vana scienea die ha cercato

ia

tutti isecoli àiroTesctame Ifondamenti,

coinlNiUèn-do

1*autorità deìla'rìvelanone; che \n yaniloquj ditenebre e di

conclone

lia osato negare le promessefiutte a'nostri padri, vilipendere la santità de* nostri

misteii

, opporre alla sommissione delV

uomo

fedelelepresunzionidellaragione^

e

dare al sacrificio che

&

de*suoi

Itum

il

nome

di superstizione e di credulità.

Cosi la

Donna

Forte seguiva le vie del Signore insenoalleprosperità della pace, e corroborara intantoilsuo ctio-re,

onde non

deviarneneltumultodelle fTentare del secolo.

33

'Il

tempo

delleavversità è lastagione

•dellaYÌrtù: allora.cade la i&asclieraall'

•ipocrbia:i

momentt

che portanoil ter-rore e rabballlmeiito sulla moltitudine delle

anime

volgari^ assicurano allora

eòn

dura'

ma

certa

prora

l'immortalità di quelle che si

formano

nella scuola della Croce.

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