Teodoro Correr nacque nel 1750 a Venezia, la madre M. Anna Petagno era di famiglia napoletana, il padre Gaetano aveva inseguito il successo all’interno dell’amministrazione pubblica, senza particolare successo, forse a causa anche delle condizioni economiche della famiglia che non erano troppo floride152. Come ogni membro del patriziato veneziano, anche Teodoro fu iniziato al cursus honorum dei pubblici uffici fin da giovane, dopo una formazione di stampo religioso, dapprima
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Per un riepilogo di queste collezioni si veda FAVARETTO 2002, pp. 227-231. 149 Cfr. FAVARETTO 1990.
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Cfr. FAVARETTO 2002, p. 265. 151
Riguardo a questa figura si veda CONTÓ 2004, pp. 217-240.
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con i Teatini di San Nicola da Tolentino e poi presso il collegio di San Cipriano a Murano153.
Nel 1775, a soli venticinque anni, entrò a far parte del Maggior Consiglio e venne eletto Savio agli Ordini; seguiranno altre cariche per le quali il giovane non nutrì mai particolare interesse, tanto da chiedere la dispensa a non doversi trasferire a Treviso per ricoprire il ruolo di Podestà e Capitanio, adducendo le cause all’insufficienza di mezzi per mantenersi. In realtà il suo unico interesse era quello di potersi dedicare completamente alla ricerca di oggetti d’arte e d’antiquariato. Per non incorrere ancora in questo tipo di obblighi nei confronti della Repubblica, nel 1788 decise di prendere gli ordini minori e diventare abate154.
Anche più avanti cercherà sempre di sottrarsi al dovere civico, talvolta sborsando onerose somme di denaro a titolo di risarcimento, pur di non sottrarre del tempo utile alla meticolosa ricerca e organizzazione della sua collezione.
Per questa sua passione, che affrontava in maniera ossessiva e quasi maniacale, fu oggetto di numerose critiche da parte dei contemporanei, tra i quali si ricorda Emmanuele Cicogna155, che alla morte di Teodoro, avvenuta il 20 febbraio 1830, riferirà sulla Gazzettà di Venezia le condizioni dettate dal testamento156.
Le rendite principali di cui poteva disporre erano alcuni piccoli possedimenti terrieri in tutto il Veneto e degli immobili, suddivisi tra case di campagna, appartamenti e botteghe, alcuni anche al di fuori della regione. A Venezia risiedeva a San Giacomo dall’Orio, precisamente in contrada di San Giovanni Decollato, dove allestì la sua immensa collezione, organizzata in tre sale e una ventina di camere, che ne rendevano la pianta piuttosto articolata157.
Gli oggetti raccolti sono tra i più vari, sia per genere, che per epoca, che per provenienza. Un tratto distintivo ed originale nel metodo collezionistico del Correr, che sembra prediligere la quantità alla qualità dei materiali accumulati, talvolta addirittura indebitandosi pur di aggiungere qualche pezzo alla sua raccolta.
Attraverso la Notizia di Vincenzo Lazari, del 1859, si riesce a ricostruire in parte le vicende d’acquisto di alcuni pezzi della collezione e quindi di ricavarne la provenienza158. Purtroppo la maggior parte dei documenti andò distrutta
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Una città e il suo museo 1988, p. 13. 154
Cfr. Una città e il suo museo 1988, pp. 13-15.
155 Su E. Cicogna si veda Una città e il suo museo 1988, pp. 143-147. 156
Cfr. Una città e il suo museo 1988, pp. 20-21. 157
Cfr. Una città e il suo museo 1988, pp. 15. 158 L
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dall’eccessivo zelo dello stesso di mantenere immacolata l’immagine del benefattore della città, per il quale Venezia avrebbe dovuto mostrare eterna riconoscenza.
Dai carteggi sopravvissuti s’intuisce il metodo di ricerca del Correr, che era solito frequentare le aste di vendita di collezioni di altre famiglie, tra le quali quella dei Zulian, quando queste venivano smembrate tra i vari acquirenti; approfittava inoltre della disgregazione di ordini religiosi o dell’abbattimento di edifici pubblici e religiosi, alla ricerca di qualche affare159.
In quegli anni, sotto il dominio austriaco, e ancor di più in quelli successivi, sotto quello napoleonico, il fenomeno della vendita e smembramento delle collezioni veneziane si accentuò notevolmente.
Il testamento, redatto qualche anno prima della morte, decretava che la sua abitazione fosse aperta al pubblico almeno due giorni a settimana, dalle ore nove fino alle tre del pomeriggio; che venissero stipendiate tre persone, con le cariche di
Preposto, Custode e Portiere che si prendessero cura del Museo e ne ampliassero la
raccolta di oggetti; che lo stesso fosse infine posto sotto la tutela della Città di Venezia160.
L’esposizione museale venne aperta al pubblico solo nel 1836, anche se già subito dopo la morte alcuni poterono ammirare la grande quantità di oggetti accumulati grazie all’iniziativa di Filippo Trois, esecutore testamentario del Correr161.
E’ solo grazie al terzo direttore del Museo (i primi due, in ordine, furono Corniani degli Algarotti e il poeta Luigi Carrer), il Lazari, che si arrivò alla compilazione del primo catalogo, dopo aver dato un nuovo e preciso ordine agli oggetti, seguendo un approccio di tipo scientifico che in quegli anni stava velocemente prendendo piede. Grazie al suo prezioso contributo il Museo Correr si ampliò con altre donazioni, come, ad esempio la collezione Molin, Zoppetti, Tironi, Cicogna e Sagredo, e successivi acquisti. Vennero inoltre compiuti numerosi interventi di restauro e conservazione dei pezzi già presenti nella raccolta originaria.
Si presentò pertanto il problema di trovare una sede più ampia della residenza Correr, che potesse ospitare degnamente tutta la raccolta. Venne scelto a questo
159 Cfr. Una città e il suo museo 1988, p. 20. 160
In Una città e il suo museo 1988, p. 19 è riportato quanto scritto sulla Gazzetta di Venezia del 21 febbraio 1830 da E. Cicogna in merito alla morte di Correr.
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scopo il palazzo Pesaro, il così detto Fontego dei Turchi, che venne inaugurato nel 1898162.
Nel dislocare tutti gli oggetti si decise di dare una nuova organizzazione e fisionomia generale alle collezioni, molto diverse tra loro, come già descritto precedentemente, per epoca e tipologia di materiali. Il compito fu affidato a Michelangelo Guggenheim e Angelo Alessandri, che adottarono un’organicità tipica dei musei europei dei primi del Novecento, che metteva in rapporto le correnti artistiche contemporanee a quelle del passato.
Nel 1922 ci fu il definitivo trasferimento di tutti i pezzi nell’attuale sede di piazza San Marco, alle Procuratie Nuove, per volere del Sottosegretario alle Belle Arti dell’allora Ministero della Istruzione Pubblica, Pompeo Molmenti163
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L’attuale allestimento si deve alla progettazione di Carlo Scarpa, effettuato in due momenti diversi, nel 1952 e nel 1960164.