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Testina di offerente (Inv n 634 Correr; XI 1009)

Catalogo dei bronzett

10. Testina di offerente (Inv n 634 Correr; XI 1009)

Alt. cm. 1,8; largh. cm. 1,1; prof. cm. 1,2. Fusione piena. Patina bruna; volto molto consunto. Statuetta di cui rimane soltanto la testa, segata al collo.

Luogo di conservazione: deposito del Museo Archeologico Nazionale di Venezia.

Ex collezione Molin. Provenienza ignota.

Bibliografia: Inedita.

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Fig. 10.2 Fig. 10.3

Testa di statuetta bronzea, probabilmente rappresentante una figura femminile; sul capo è presente un copricapo conico, con la punta arrotondata.

Esso ricorda un caratteristico copricapo etrusco, il tutulus303, talvolta associato anche all’iconografia del kouros stante ed ignudo304

.

Il viso è ovale, i lineamenti del volto risultano piuttosto consunti, anche se si intuisce una certa espressione severa, data dall’arco sopraccigliare inarcato. Gli occhi paiono leggermente infossati, la bocca serrata, con le labbra sottili e non molto in evidenza. Il naso, ora molto consunto, doveva però essere abbastanza prominente; le orecchie sono rese con due sporgenze poligonali. I capelli sono rappresentati a ciocche distinte, pettinati in una sorta di caschetto al di sotto del tutulus.

Oltre il collo la testa è segata, dato che non permette di poter ricostruire la fisionomia dell’intero pezzo e quindi la specifica tipologia di riferimento.

La maggior parte dei bronzetti di queste dimensioni, con questo tipico copricapo conico, corrispondono a statuette raffiguranti offerenti o devoti, maschili o femminili, donati all’interno dei santuari antichi.

Il primo confronto che viene preso in esame è la statuetta conservata al Museo Archeologico di Firenze (n. inv. 469; fig. 10.4)305. Si tratta di un bronzetto tronco sotto la vita, di piccole dimensioni, paragonabili a quelle del nostro pezzo.

303

Sull’abbigliamento etrusco si veda BONFANTE 1989, pp. 159-171, ed in particolare per il tutulus cfr.

Ibidem, p. 162.

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La superficie è piuttosto consunta, ma si intuiscono comunque i tratti del volto, di forma ovale e le orecchie sporgenti; lo stesso tipo di copricapo è calcato sulla testa. Il personaggio è raffigurato nella tipica posa dell’ “accoglienza”, con i gomiti piegati e gli avambracci protesi in avanti, i palmi delle mani aperti. Questo gesto ricorda molto quello della figura femminile raffigurata sulla parete posteriore della Tomba del Barone di Tarquinia306.

Le statuette tronche alla vita, non sono rare nel mondo etrusco, anche di maggiori dimensioni, e solitamente vengono datate tra la fine del VII e l’inizio del VI secolo a.C.307. Alcuni studiosi sostengono che questa tipologia di raffigurazioni siano in qualche modo legate alla risalita dal mondo dei morti, alla rinascita dopo la morte, come nel caso dei miti di Persefone, oppure Dioniso e Semele308.

Un altro ottimo esempio proviene dal Museo Civico di Storia ed Arte di Trieste (n. inv. 3011; fig. 10.5)309. Il bronzetto è rappresentato stante, con gli arti inferiori uniti e nascosti dal lungo chitone ionico, ma con le punte dei piedi divaricate; indossa i calcei repandi, delle calzature con le punte rivolte verso l’alto310. Il braccio destro tende verso l’esterno e con il palmo della mano, aperto, doveva sostenere un oggetto, forse un fiore.

Il pezzo viene datato intorno al VI secolo a.C. Tombolani individua altre tre statuette di korai, provenienti da Adria, Padova e Parma, che per schema formale, apparato decorativo e dimensioni molto simili possono essere attribuite, assieme a questa, ad un’officina nord etrusca311

.

Anche la kore etrusca proveniente da Campiglia Marittima, nei pressi di Populonia, che attualmente si trova all’interno della Collection of Norbert Schimmel, a New York (fig. 10.6)312 può tornare utile a questo studio. L’espressione severa del volto, le orecchie in rilievo e il solito copricapo conico la ricollegano decisamente al nostro pezzo.

All’interno dell’Antikenabteilung Staatliche Museen di Berlino (n. inv. Fr. 2168; fig. 10.7)313 si trova un’altra statuina di offerente.

305

Cfr. RICHARDSON 1983, p. 294, n. 1, pl. 206. 306

SIMON 1973, pp. 34-36, fig. 4.

307 Si veda in merito RICHARDSON 1983, p. 294. 308

Questo ragionamento viene affrontato da KILMER 1977, pp. 3-5; SIMON 1973, pp. 35-36. 309

Il bronzetto è pubblicato in CASSOLA GUIDA 1979, p. 52, n. 37. 310 BONFANTE 1989, pp. 36 e 60.

311

Si veda a proposito TOMBOLANI 1974-1975, col. 58 ss. 312

Cfr. RICHARDSON 1983, p. 278, n. 9, pl. 190. 313 Si veda RICHARDSON 1983, p. 281, n. 18, pl. 193.

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Appartenente ai materiali della Collezione Bartholdy, questo esemplare raffigura un personaggio femminile, con veste molto lunga che arriva fino ai piedi e che per certi versi ricorda quella della kore da Trieste (fig. 10.5) solo che in questo caso le braccia si trovano in posizioni completamente differenti: mentre quello destro è alzato fino all’altezza della fronte, il sinistro trattiene un lembo della tunica, finemente decorata.

Altri confronti si possono riscontrare dall’ esemplare dal Museo dell’Accademia Etrusca di Cortona (n. inv. 1595; fig. 10.8)314 e molti altri presenti all’interno dello stesso. In questo caso il tutulus è molto più alto e appuntito, i capelli sono decorati a ciocche, con lievi incisioni alla base del copricapo, gli occhi sono molto piccoli, le labbra serrate, le orecchie sempre in rilievo. La figura indossa un lungo chitone che lascia scoperte solamente i piedi, entrambi gli arti superiori sono protesi in avanti nel gesto dell’ “accoglienza”.

Molti altri esempi potrebbero essere di seguito riportati, ma non aggiungerebbero ulteriori informazioni utili a questo studio.

Il bronzetto, in definitiva, doveva far parte di una statuetta riconducibile al fenomeno degli ex-voto in ambito cultuale etrusco. Non è possibile riuscire ad abbinare la testina ad una precisa tipologia di queste rappresentazioni di offerenti, proprio a causa della mancanza del resto del corpo. La cronologia dovrebbe attestarsi intorno al VI secolo a.C.

Fig. 10.4, Museo Archeologico di Firenze.

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Fig. 10.5, Museo Civico di Storia ed Arte di Trieste.

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Fig. 10.7, Antikenabteilung Staatliche Museen di Berlino.

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