Catalogo dei bronzett
11. Maschera teatrale (Inv n 630 Correr; XI 883)
Alt. cm. 2,4; largh. cm. 2,2; prof. cm. 1,1. Applique a fusione cava. Patina verde chiaro. Ruggine diffusa all’interno della parte concava del pezzo.
Luogo di conservazione: deposito del Museo Archeologico Nazionale di Venezia.
Ex collezione Molin. Provenienza ignota.
Bibliografia: Inedita.
112
Fig. 11.2
Applique cava rappresentante una maschera teatrale comica.
Il volto è di forma ovale, circondato da una particolare capigliatura, con grandi ciocche ben definite da solchi paralleli, pettinate all’indietro e che vanno a coprire le orecchie. L’ampia bocca è semiaperta, le labbra carnose sono in rilievo, il grosso naso schiacciato con due piccole incisioni a rappresentare le narici. La figura presenta inoltre grandi occhi infossati, con l’incavo dell’iride lavorato a bulino, al di sotto di essi ci sono borse molto evidenti, mentre le palpebre superiori sono inarcate. L’espressione del volto è severa ed innaturale, sottolineata sia dagli elementi appena descritti che da due profondi solchi tra i due occhi; anche una ruga sulla fronte contribuisce alla comunicazione espressiva che la maschera doveva riprodurre.
Sul retro non c’è alcuna decorazione e la maschera è concava.
Un buon confronto si può osservare in un’altra applique presente nella collezione J. De Rémusat all’interno del Musée des Beaux-arts di Lione (n. inv. E 414; fig. 11.3)315.
La maschera è raffigurata con la stessa capigliatura a grandi ciocche rivolte all’indietro, quasi a formare un cordone. Anche le arcate sopraccigliari inarcate e le
113
rughe in mezzo agli occhi sono molto simili, così come il naso calcato in mezzo al viso.
Questa tipologia di maschere comiche venne introdotta dalla così detta “Commedia Nuova” (o Commedia Nea), l’ultima delle fasi nelle quali si suddivide la commedia attica (successiva alle fasi della “Commedia antica” e della “Commedia di mezzo”), sulla base della tradizione filologica alessandrina, e che influenzò la produzione dei commediografi latini, quali Plauto e Terenzio, durante il periodo romano316. All’interno di questa fase della commedia attica i personaggi rappresentano dei tipi umani standardizzati, ognuno di essi con delle precise caratteristiche psicologiche e fisiche, che rimangono fisse in ogni rappresentazione. Da qui la nascita dei cosiddetti “tipi fissi”, personaggi categorizzati come la figura del vecchio avaro, del giovane innamorato, del lenone, dell’arrampicatore sociale, del miles glorious, del servitore astuto ecc.
I tratti grotteschi delle maschere della commedia antica si attenuano molto, in questo modo si sottolineano solo alcuni precisi dettagli anatomici, affinché lo spettatore possa poi distinguere immediatamente i particolari tipi. Si curano per esempio le varie pettinature dei capelli, la distensione o l’inarcamento delle sopracciglia, le rughe della fronte, la bocca.
Tali personaggi sono descritti in maniera dettagliata da Giulio Polluce, un retore e lessicografo del II secolo d.C., il quale riporta un elenco di quarantaquattro tipi di maschere comiche, quattro satiriche e ventotto tragiche, all’interno della sua opera
Onomasticon317, pervenutaci quasi completamente. Grazie a questo catalogo è possibile instaurare un importante confronto tra le tipologie descritte dall’erudito ed i materiali archeologici rinvenuti.
Un caso esemplare è quello della scoperta di un cospicuo numero di maschere in terracotta, per la maggior parte risalenti alla prima metà del III secolo a.C., rinvenute all’interno di alcune tombe nell’isola di Lipari, nelle quali è possibile riconoscere con buona precisione i tipi fissi descritti da Polluce318.
La nostra in particolare sembrerebbe raffigurare il tipo dell’adulescens (figg. 11.14-11.15), caratterizzato dai capelli con pettinatura a corona e le sopracciglia
316
Cfr. BIEBER 1961, figg. 297, 299, 388-413, 810. 317
Per approfondire i tipi delle maschere comiche si veda Pollux, Onomasticon, IV, pp. 143-155. 318 Riguardo a questa scoperta si veda BERNABÓ BREA 1981.
114
aggrottate. Esso si diversifica a sua volta in altri sotto-tipi, quali il “giovane perfetto”, il “giovane lussurioso” e il “giovane rustico”319
. Oppure con il tipo del servus, anch’esso molto simile.
Un altro possibile confronto è la maschera comica conservata all’interno del Mesée Rolin d’Autun (n. inv. 3031 V 194; fig. 11.4)320
. Di provenienza ignota, anche questo bronzetto è raffigurato con una massa unitaria di capelli, distinti da larghe ciocche parallele, che circonda il viso. La larga bocca è svasata ad imbuto.
Anche per quanto riguarda il pezzo presente al Museo di Torcello (n. inv. 2956; fig. 11.5)321 sono riscontrabili alcune similitudini, come per esempio la capigliatura a ciocche, che scende ai due lati del viso. In questa maschera i tratti anatomici sono piuttosto carichi, quasi esagerati, ma si notano sempre le arcate sopraccigliari inarcate, il grosso naso schiacciato, i bulbi oculari sporgenti e la bocca larga, tipici dell’adulescens di Polluce. Il Tombolani ipotizza, a causa della fattura grossolana, una cronologia attorno al II-III sec. d.C.; il bronzetto dovrebbe provenire con molta probabilità da un’officina orientale.
Si trovano gli stessi elementi descritti finora anche nel bronzetto presente all’Archäologische Staatssammlung München (n. inv. 58; fig. 11.6)322
. I tratti anatomici si ripetono anche su questa maschera, la quale però presenta il foro della bocca, che sostituisce lo svasamento ad imbuto, e un altro sulla fronte, più piccolo ma funzionale al successivo impiego, che serviva appunto per appendere la maschera o utilizzarla come ciondolo. Questo pezzo è datato intorno al I-II secolo d.C. e corrispondente ad un ambito romano.
Altri tre possibili confronti sono riconoscibili nelle maschere teatrali presenti all’interno del Musée du Petit Palais di Parigi (n. inv. DUT 71; fig. 11.7 – n. inv. DUT 77; fig. 11.8 – n. inv. DUT 76; fig. 11.9)323. Risulta arduo trovare una perfetta corrispondenza tra le tipologie indicate da Polluce e i pezzi in questione, ma si propende per un’identificazione nel personaggio del servus: in particolare, la bocca “a megafono” è una delle caratteristiche che individuano tale figura.
La datazione rimane molto difficile da stabilire con esattezza, ma con molta probabilità i tre bronzetti si possono riferire alla prima età imperiale romana.
319
Cfr. SPIGO 1987.
320 Si veda LEBEL-BOUCHER 1975, p. 69, n. 110. 321
Il pezzo è presente in TOMBOLANI 1981, p. 96, n. 70. 322
Si veda ZAHLHAAS 1991, p. 47, n. 58.
115
Anche all’interno del Musée d’art et d’histoire di Ginevra è presente almeno un confronto con il nostro pezzo (n. inv. 1217b; fig. 11.10)324. Le caratteristiche del volto sono sempre le stesse: sopracciglia aggrottate, bocca larga con labbra carnose, naso grosso e schiacciato, capigliatura a grandi ciocche omogenee, definite con solcature parallele.
Infine un esempio proveniente dalla ex collezione privata di Goethe, ora conservata presso il Goethe Nationalmuseum di Weimar (n. inv. GPI/01246; fig. 11.11)325.
E’ interessante notare come i tipi delle maschere bronzee riconducibili alla Commedia Nuova siano stati riprodotti anche su esemplari più grandi, raffiguranti il personaggio nella sua figura intera e non solamente nella testa.
Due possibili esempi sono da riferirsi all’attore comico del Musée des Beaux- arts di Lione (n. inv. A 2787; fig. 11.12)326 e a quello della collezione Borowski (n. inv. GR 144; fig. 11.13)327, datato intorno al II-I sec. a.C., proveniente da un’officina del Mediterraneo orientale. I due bronzetti rappresentano due personaggi semplici, avvolti nel mantello, con il capo sostituito da una maschera teatrale eseguita a tutto tondo, con tutte le caratteristiche di quelle viste precedentemente.
Fig. 11.3, Musée des Beux-arts de Lyon. Fig. 11.4, Musée Rolin d’Autun.
324 In DEONNA 1916, p. 62, n. 199. 325 Si veda KNEBEL 2007, p. 98, n. 55. 326 Si veda BOUCHER 1973, pp. 118-119, n. 183. 327 Cfr. KUNZE 2007, p. 165, n. C 29.
116
Fig. 11.5, Museo di Torcello. Fig. 11.6, Archäologische Staatssammlung München.
Fig. 11.7, Musée du Petit Palais, Paris. Fig. 11.8, Musée du Petit Palais, Paris.
117
Fig. 11.11, Goethe Nationalmuseum di Weimar.
118
Fig. 11.14, Museo Archeologico di Lipari.
119