• Non ci sono risultati.

DONNA PERSIANA

Nel documento LA DONNA. Dall antichità ad oggi (pagine 56-63)

I Persiani furono il primo impero ben organizzato della storia. Esso si basava su tre punti di forza fondamentali:

➢Il primo era l'organizzazione statale, che divideva l'impero in venti province, chiamate satrapìe, affidate ognuna a un satrapo, controllato direttamente da alcuni funzionari, che riferivano tutto al re.

➢Il secondo punto era la sviluppata rete stradale.

➢Il terzo punto, ma quasi il più importante, era la tolleranza nei confronti dei popoli conquistati.

Questo popolo così evoluto, concedeva pari diritti a tutti: minoranze religiose, classi sociali inferiori e donne.

Le donne possedevano pari diritti a quelli degli uomini, tanto che, avevano diritti economici, sociali e alla proprietà.

Le donne della casa reale appaiono decisamente attive, intraprendenti: prendono parte alle feste e ai banchetti reali o organizzano esse stesse dei festeggiamenti, viaggiano per il paese e danno disposizioni (ordini, indicazioni), controllano i propri possedimenti e i propri

operai.

La condizione della donna del ceto medio non era molto emancipata. Si trattava di una società tendenzialmente patriarcale, considerato che l’uomo svolgeva un’attività sedentaria e stanziale ed aveva così perso la sua importanza, non procacciando più il cibo attraverso la caccia.

Quando vennero a contatto con le civiltà corrotte dell'Asia anteriore, perdettero le buone abitudini:

si diffuse la poligamia e i vizi più deplorevoli penetrarono negli harem (luoghi inviolabili destinato alla vita privata delle donne). Ogni specie di gioielli divenne comune agli uomini e alle donne: i cosmetici, i belletti, i profumi e i capelli finti acquistarono grande diffusione. I ricchi portavano calzari e in testa bende e corte tiare di feltro. Furono i primi a usare calze, mutande e persino guanti!

L’abbigliamento della donna persiana consisteva in un paio di braghe sopra le quali veniva indossata una lunga camicia di lino, e ancora sopra di queste venivano indossate due tuniche, questo abbigliamento non era molto diverso da quello dell’uomo. La donna persiana però curava molto la bellezza del viso e infatti per queste donne benestanti la fase estetica durava tantissimo.

ARTEMISIA

Un chiaro esempio di queste intrepide e libere donne è Artemisia I di Caria.

È ricordata soprattutto per la sua partecipazione alle battaglie di Capo Artemisio e di Salamina contro la coalizione greca, nel corso della seconda guerra persiana.

Artemisia, unica donna col grado di comandante nella flotta di Serse, era alla guida di cinque triremi, che avevano un'ottima reputazione fra tutte le navi del Re dei Re, seconda solo a quella delle navi di Sidone.

Alla morte del marito, il cui nome è pure ignoto, Artemisia salì al trono come tutrice del figlio Pisindeli, a causa della sua minore età. Il suo regno, che dipendeva formalmente dall'impero achemenide, si estendeva per la regione della Caria, nell'odierna Turchia.

Da regina, Artemisia evidentemente preferiva la navigazione e la guerra alla vita di corte. Polieno riporta infatti che la regina era solita cambiare repentinamente le insegne e i colori della sua trireme, fingendosi una nave greca o persiana a seconda delle imbarcazioni incrociate quando navigava in acque internazionali, per

ingannare così gli equipaggi delle altre navi ed allontanarsi indisturbata o attaccare di sorpresa a seconda delle circostanze.

Polieno riporta che quando Artemisia volle conquistare la città di Eraclea al Latmo, fece nascondere i suoi soldati vicino alla città e si recò invece lei stessa in

processione, con altre donne, eunuchi e musicisti, alla tomba della Madre degli dèi, che si trovava a sette stadi dalla città. Gli abitanti, incuriositi, seguirono il corteo per assistere al sacrificio lasciando sguarnite le mura difensive e consentendo così ai soldati di Artemisia di prendere facilmente la città.

Quando Serse I di Persia invase la Grecia nel 480 a.C., dando inizio alla seconda guerra persiana, Artemisia partecipò alla spedizione in quanto alleata e vassalla del gran re. La regina partì al comando delle sue cinque triremi e si unì al resto

dell'imponente flotta persiana, che contava oltre mille navi. Secondo Erodoto, Artemisia era l'unica comandante di sesso femminile di tutte le forze armate radunate da Serse.

Artemisia, secondo Erodoto, si distinse in essa in modo "non inferiore" agli altri comandanti persiani.

Dopo la battaglia di Capo Artemisio, il comandante supremo delle forze

armate persiane, convocò tutti i comandanti dell'esercito persiano per chiedere loro consiglio, su mandato di Serse, se attaccare via mare o via terra. Tutti i generali, secondo il racconto di Erodoto, consigliarono di procedere con un'altra battaglia navale, con la sola eccezione di Artemisia, che invece suggeriva uno scontro campale fra i rispettivi eserciti.

Artemisia sosteneva infatti che, mentre la superiorità dell'esercito di Serse era schiacciante,sul mare erano i Greci a dimostrarsi superiori. Inoltre, secondo la regina, Serse avrebbe fatto meglio a risparmiare le sue navi, tenendole vicino a riva o al limite. Inoltre, in caso di scontro in mare, il re non avrebbe

probabilmente potuto contare sulle navi alleate che provenivano dall'Egitto, dalla Panfilia, da Cipro e dalla Cilicia, che la regina riteneva non

completamente affidabili per una battaglia navale.

Secondo il racconto di Erodoto, Serse tenne in grande considerazione il discorso di Artemisia, che stimava molto, ma preferì dar retta al resto dei comandanti, che spingevano invece per la battaglia navale, convinto che questa volta i suoi avrebbero avuto la meglio. La flotta persiana mosse quindi verso l'isola di Salamina ma, nonostante l'inferiorità numerica, la flotta greca ebbe la meglio su quella persiana.

Quando ormai la sorte della flotta persiana era segnata, Artemisia, vistasi ormai perduta, mise in atto il suo stratagemma che aveva già usato in altre occasione. Ordinò quindi ai marinai di sostituire

prontamente le insegne della nave, che riportavano i colori e i simboli della flotta persiana, con altri contrassegni, che riportavano invece i colori e i simboli della flotta greca.

In questo modo, le navi greche che si erano avvicinate alla sua ammiraglia, la scambiarono per una trireme loro alleata, evitando quindi di attaccarla. Per perfezionare l'inganno, Artemisia ordinò al suo equipaggio di attaccare la nave che si trovava a lei vicina, anche se suo alleato.

LA DONNA MODERNA La lunga lotta per la parità di

Nel documento LA DONNA. Dall antichità ad oggi (pagine 56-63)

Documenti correlati