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Donne detenute con i figli a seguito

Nel documento Relazione sulle attività (pagine 12-15)

2. Situazione detentiva in Emilia-Romagna e in Italia

2.2 Donne detenute con i figli a seguito

Le donne rappresentano il 4% della popolazione detenuta, percentuale invariata rispetto all’anno precedente.

Le sezioni femminili non sono presenti in tutti gli Istituti, nella nostra regione si trovano a Bologna, Forlì, Modena, Reggio Emilia e Piacenza. Bologna, Forlì e Modena sono particolarmente affollate.

Tab. 4 – Donne recluse nelle sezioni femminili degli IIPP della regione al 31.12.2019 IIPP

Fonte: DAP - Elaborazione: Ufficio del Garante dei detenuti della Regione Emilia Romagna

La mancanza nella regione di un ICAM (Istituti a custodia attenuata per detenute madri) o di una Casa famiglia protetta è una criticità molto grave più volte segnalata dal Garante senza alcun esito.

La presenza in carcere dei bambini negli istituti dell’Emilia-Romagna ha una permanenza che varia da 5 giorni a 10 mesi. Nessun carcere è dotato della “sezione nido” prevista dalla legge e fino ad oggi, solo Nell’anno 2019 sono entrati nelle carceri della Emilia Romagna ben 15 bambini, con una permanenza che è andata da poco meno di una settimana a dieci mesi. Le sezioni femminili delle Case circondariali di Forlì e a Bologna sono quelle dove entra il maggior numero di bambini insieme alle loro madri, l’età varia da un mese a un anno e mezzo.

Tab. 5 - Madri detenute e minori a seguito presenti negli istituti nell’anno 2019

Fonte: PRAP - Elaborazione: Ufficio del Garante dei detenuti della Regione Emilia Romagna

12 grazie al lodevole impegno delle direzioni degli istituti e della magistratura, molte situazioni sono state gestite dignitosamente. In alcuni casi il Garante è intervenuto segnalando l’inadeguatezza delle condizioni di detenzione e sollecitando soluzioni alternative.

Il fenomeno è ormai cronico e occorre un intervento radicale e risolutivo con la realizzazione anche nella nostra regione di una casa di accoglienza in grado di ospitare contemporaneamente 2 o 3 madri con i propri bambini per brevi periodi.

Le case famiglia protette potrebbero essere una risorsa formidabile, se solo fossero promosse e sostenute come luoghi di supporto alla genitorialità ed al reinserimento sociale delle madri adeguatamente diffusi sul territorio nazionale. Al momento si contano invece appena due strutture istituite formalmente con tale veste, peraltro espressione di esperienze piuttosto diverse l’una dall’altra. L’impegno a favore delle case famiglia protette funziona come cartina di tornasole per appurare la serietà di ogni dichiarazione d’intenti a sostegno delle mamme detenute e dei loro bambini: si tratta di procedere alla creazione di una rete di strutture capace di accogliere le donne che non hanno una casa, così come quelle che soltanto lontano dalla loro possono sperare di sottrarsi (con i figli) ad un ambiente criminogeno. Insieme al benessere dei minori, figli di donne in conflitto con la giustizia penale, per questa via potrebbero recuperare terreno anche le istanze di difesa sociale, finalmente “orfane” di un carcere troppo spesso nemico di un autentico recupero di chi vi è costretto. Affinché le case famiglia protette diventino una realtà diffusa servono risorse, materiali ed umane, ed un progetto ampiamente condiviso1.

La prospettata e mai realizzata “sezione nido” all’interno della Dozza non può essere una buona soluzione perché ricavata all’interno di un luogo di restrizione nel cuore del carcere e quindi con prevalenti caratteristiche di segregazione e separatezza e non di accoglienza.

La Raccomandazione Rec (2018)5 del Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa agli Stati Membri sui figli dei genitori detenuti, prevede al punto 37 che quando un bambino si trova in carcere con un genitore le strutture siano a misura di bambino e che, oltre a molte altre disposizioni, l’ambiente offerto per la crescita di questi sia quanto più possibile vicino a quello di un bambino fuori dal carcere.

Con il d.l. 4 ottobre 2018, è stato introdotto nell’Ordinamento Penitenziario l’art.11 bis, con il quale si prevede la comunicazione semestrale al procuratore della Repubblica presso il tribunale per i minorenni dell’elenco delle presenze di minori negli istituti penitenziari e negli istituti a custodia attenuata per detenute madri.

Attualmente sono 4 gli Istituti a Custodia Attenuata per detenute Madri (ICAM): Torino “Lorusso e Cutugno”, Milano “San Vittore”, Venezia “Giudecca”, Cagliari e Lauro (AV).

1 Giulia Mantovani, in Donne Ristrette a cura di Giulia Mantovani (pag.314), Memorie del Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università di Torino

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Tab. 6 - Detenute madri con figli al seguito presenti negli istituti penitenziari italiani distinte per nazionalità.

Situazione al 31 dicembre 2019 Regione

Italiane Straniere Totale

Presenti Figli al

seguito Presenti Figli al

seguito Presenti Figli al seguito

LAZIO ROMA"G. STEFANINI" REBIBBIA

FEMMINILE CCF 4 4 9 9 13 13

LOMBARDIA BOLLATE"II C.R." CR 1 1 3 3 4 4

LOMBARDIA MILANO"F. DI CATALDO" SAN

VITTORE CCF 1 1 5 5 6 6

PIEMONTE TORINO"G. LORUSSO 0 L. CUTUGNO"

LE VALLETTE 0 CC 5 7 3 3 8 10

TOSCANA FIRENZE"SOLLICCIANO" CC 1 1 1 1 2 2

VENETO VENEZIA"GIUDECCA" CRF 2 2 0 0 2 2

Totale 20 23 24 25 44 48

Fonte: DAP - Elaborazione: Ufficio del Garante dei detenuti della Regione Emilia -Romagna

Al 31 dicembre 2019, presso le CC della nostra Regione si contano 2 figli a seguito di madre detenuta nell’Istituto penitenziari di Bologna.

Questa modalità di rilevazione statistica non fornisce una efficace rappresentazione del fenomeno, infatti si tratta di una fotografia alla data della rilevazione.

Per una raffigurazione adeguata della gravità del fenomeno l’ufficio del garante effettua un monitoraggio sulla base dei dati richiesti al PRAP sulle presenze di bambini nelle carceri, cioè sugli ingressi e le permanenze. Il Garante visita le sezioni femminili e sviluppa collaborazioni con il volontariato.

Come si può riscontrare dalla nostra rilevazione dei flussi, nella tabella a pag. 11, sono stati 15 i bambini che hanno subito la carcerazione nella nostra regione nel 2019.

Non ci risultano modifiche sostanziali rispetto agli anni precedenti nelle Case circondariali in Emilia-Romagna nelle quali vengono detenute donne con i loro figli.

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Nel documento Relazione sulle attività (pagine 12-15)