Esempio 1 – Microfinance program in Africa: “The hunger project”
L’ “Hunger Project” (THP)50 è un organizzazione non profit a livello mondiale
che si occupa di porre fine alla fame nel mondo. In Africa, Asia meridionale e America Latina, THP cerca di porre fine alla fame e alla povertà tramite la legittimazione delle persone a vivere una vita indipendente, venendo incontro ai loro bisogni di base e aiutandoli così a costruire un futuro migliore per i loro figli.
THP ha uno staff a livello globale di più di 300 persone, opera in 11 Paesi51 e ha
sede legale a New York.
Il programma che ha avviato nei Paesi africani si occupa principalmente di risparmio, attraverso l’educazione e il training, rivolgendosi alla parte più importante, ma anche la più sottovalutata, della popolazione per quanto riguarda la lotta alla fame: le donne.
Il programma è iniziato nel 1999 e da allora THP ha accresciuto il suo portafoglio di risparmio di approssimatamene 2,9 milioni USD, operando nei seguenti Paesi: Benin, Burkina Faso, Etiopia, Ghana, Malawi, Senegal e Uganda.
Dalla fine del 2011, 45.000 partner sono riusciti a risparmiare un totale di 1,6 milioni. Ventotto banche rurali sono riuscite a rendersi indipendenti, operando per conto proprio.
Il progetto si occupa di dare alle donne che lavorano la terra l’accesso al credito, un adeguato “addestramento” e insegnano loro l’importanza del risparmio. THP incoraggia le donne ad avviare iniziative proprie al fine di generare reddito, a investire nel proprio eventuale business, a occuparsi dell’educazione dei figli, a costruire latrine, a comprare medicine e preoccuparsi della salute, a ristrutturare le case o trovarne di nuove.
Tramite la partecipazione al progetto, le donne sviluppano autostima e capacità di decisione, riuscendo così a inserirsi nel quadro della comunità.
50 Per leggere il rapporto annuale (2012): http://www.thp.org/files/13_THP_AR_8_27.pdf 51
Questi Paesi sono: Bangladesh, Benin, Burkina Faso, Etiopia, Ghana, India, Malawi, Mexico, Mozambico, Senegal e Uganda.
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Mirano a creare un futuro nel quale uomini e donne siano alla pari, nel piano generale dello sviluppo e del benessere famigliare. Per questo motivo THP da la possibilità anche agli uomini di partecipare al programma, anche se il 75% dei fondi viene comunque destinato alle donne.
Inizialmente questo progetto, nel 1999, nacque come indipendente, con il nome di “African Woman Food Farmer Initiative”. Nel 2003, il progetto è stato incorporato nel programma più vasto dell’ THP africano: ora si occupa di un grande progetto rurale dove uomini e donne di un insieme di villaggi lavorano per migliorare le proprie condizioni di vita. Si tratta di un programma collaudato, replicabile e a basso costo, che mira al miglioramento degli standard di vita di uomini e donne nelle zone rurali.
Il programma raggiunge una media tra le 5.000 e le 15.000 persone, in una serie di villaggi, al fine di creare un “epicentro” dal quale le persone possano partire e conoscersi.
Secondi i dati del 2012:
68,121 persone hanno partecipato al progetto,
33,090 prestiti, per un totale di 3,6 milioni USD, sono stati erogati, Sono stati raccolti 2,1 milioni di risparmi.
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Esempio 2- “Water and microfinance: pioneering project in West Africa52”
Questo programma di micro credito è stato avviato dalla Confederazione
Svizzera, in collaborazione con PAMIGA53, nell’Africa dell’ovest. La durata è da
febbraio 2012 a dicembre 2015, con un budget di 4.925,000 CHF54.
Raramente la popolazione rurale ha la possibilità di creare veri e propri sistemi di irrigazione, rimanendo così soggetta alle variazioni del clima.
Il microcredito, di solito, da la possibilità ai piccoli contadini di finanziare la compera dei semi, dei fertilizzanti o anche di affittare un trattore ma raramente darà la possibilità di creare un sistema idrico. La scavatura dei pozzi e la creazione di un sistema idrico, difatti, rappresentano dei costi troppi alti.
I prestiti usati per tali opere possono essere restituiti solo dopo un lungo periodo di tempo ed è quindi difficile ottenerli.
In ogni caso, il sistema acquifero rimane cruciale per lo sviluppo dell’agricoltura, per l’allevamento degli animali e per il lavoro a domicilio. Se non fosse per questi fattori, la popolazione rurale sarebbe ancora più povera di quanto lo è adesso. Uno studio del 2011 tra i clienti di istituzioni di micro finanza in quattro Paesi dell’Africa occidentale ha rivelato che l’82% di loro avrebbe voluto intraprendere progetti sul sistema acquifero ma soltanto il 10% riusciva ad ottenere il credito. La Confederazione Svizzera ha cominciato un progetto innovativo al fine di facilitare l’acquisizione di infrastrutture nel sistema acquifero.
L’obiettivo, è quello di offrire progetti di micro credito adatti a questo particolare tipo di investimento.
Il budget iniziale è stato di 3,750,00 CHF messi insieme da PAMIGA, la Confederazione Svizzera e alcuni specialisti partener di questa branca della micro finanza. A PAMIGA si sono poi affiancate altri 15 istituzioni di micro credito. In questo modo, queste istituzioni sono state capaci di ottenere prestiti a medio termine più facilmente e di finanziare a turno i clienti che avviavano progetti di questo genere. 52 http://www.deza.admin.ch/en/Home/Projects/Selected_projects/Water_and_microfinance_pio neering_project_in_West_Africa 53
Participatory Microfinance Group for Africa
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I servizi di PAMIGA e delle altre istituzioni sono finanziati con il ritorno dei prestiti dei clienti.
Durante il periodo di prova, è la Confederazione Svizzera che si assume i rischi finanziari mentre PAMIGA mette a disposizione i tecnici.
Attualmente, i progetti di micro finanza rurale sono uno dei punti fondamentali della cooperazione internazionale svizzera.
Le attività si basano principalmente sul supportare le istituzioni locali per la ricerca e rafforzare la loro connessione con l’estero. Vengono apportare nuove tecnologie, adatte al contesto in cui si opera.
Un’enfasi particolare è posta sulle innovazioni che proteggono l’ambiente, sullo sviluppo della sostenibilità manageriale, sulla protezione della terra e dell’acqua, sulla cornice politica e sull’acceso al credito.
I contadini hanno la possibilità di usare le razze di animali più resistenti e una varietà di coltivazioni, oltre che tecniche agricole avanzate.
Vengono introdotti nei mercati locali, al fine di sviluppare relazioni economiche e creare nuove possibilità di lavoro che migliorino la vita delle famiglie.
Una particolare attenzione va alle donne, per permettere loro di acquistare terra in proprio e aumentare le loro entrate.
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9. CRITICHE
Come abbiamo avuto modo di osservare, i servizi di micro finanza e micro credito potrebbero dunque rappresentare una soluzione per il grande problema della povertà africana.
Non tutti, però, sono d’accordo su questo punto.
Alcuni economisti, infatti, non mostrano una fiducia eccessiva sulle possibilità del micro credito, soprattutto in una situazione delicata come quella africana.
Graeme Buckley, del dipartimento dello sviluppo internazionale appartenente all’Ufficio per la Cooperazione Internazionale del governo inglese, presenta una serie di critiche.
Egli parte da uno studio55 effettuato su tre realtà (in Kenya, Malawi e Ghana) e
sostiene che l’entusiasmo mostrato per l’efficacia del micro credito sia stato eccessivo. Bukley afferma che i problemi di questa tre realtà, ma anche dell’Africa in generale, sono molto più profondi di quello che si pensa e che non si possono risolvere semplicemente con delle semplici iniezioni di capitale, come spesso fanno le istituzioni di micro finanza. Bisognerebbe piuttosto attuare un profondo cambiamento delle strutture socio economiche che definiscono il settore informale al fine di avere una piena comprensione della “psiche” degli imprenditori di questo settore. Egli afferma che i precedenti storici, la debolezza degli Stati e dei mercati, l’impossibilità di essere competitivi sui mercati internazionali e la non conoscenza della finanza mondiale, sono degli ostacoli insormontabili, almeno al giorno d’oggi, per l’Africa e non possono essere risolti con dei piccoli progetti di micro credito.
Anche Esther Duflo, economista francese che insegna al Massachusetts Istitute of Tecnology e cofondatrice dell’ Abdul Latif Jameel Poverty Action Lab, sembra essere contraria al micro credito, anche se le sue critiche riguardano un punto di
vista più generale. Dopo uno studio56 effettuato su i primi due progetti
55G. Buckley: “ Microfinance in Africa: Is it Either the Problem or the Solution?”, World
Development, Volume n°25.
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E. Duflo: “The miracle of microfinance? Evidence from a randomized Evaluation”, Bureau for Reserch and Economic Analysis of Development, Working Paper.
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accuratamente documentati sul micro credito, in India e nelle Filippine, la Duflo trae le sue conclusioni. Sostiene che nei primi mesi dei progetti, tutto sembra funzionare a meraviglia. Ma se si va a guardare un po’ di tempo dopo, almeno a distanza di un anno, ci si rende conto di quello che questi progetti di micro credito comportano. Innanzitutto, scrive, “non si constata alcun segno di trasformazione profonda nella vita delle famiglie: nessuno dei due studi dimostra un vero impatto sulla salute, sulla scolarizzazione o sul potere di decisione delle donne” (ricordiamo, le quali sono il gruppo target preferenziale dei progetti) e inoltre “non solo non c’è nessuna corsa allo sperpero del denaro a disposizione, come certi critici del micro credito temono, ma addirittura si osserva un contenimento di certi consumi voluttuari, allo scopo di rimborsare il prestito ottenuto”.
Trovo interessanti anche le critiche rivolte da Serge Latouche, economista e filosofo, nonché professore emerito di scienze economiche all’Università della Sorbona, Parigi.
Egli sostiene57 che il micro credito risulta essere oggi uno strumento che solleva
molte persone dal loro stato di povertà, ma che nel contempo vede infettare i suoi meccanismi interni da interessi prettamente utilitaristici, che tendono ormai a sorpassare l’approccio delle capacità. Latouche vede la diffusione del micro credito anche come un segnale della sempre più esplicita privatizzazione dell’aiuto pubblico allo sviluppo favorita e approvata dalle istituzioni nazionali e internazionali per deresponsabilizzarsi. Il processo di “bancarizzazione” del micro credito, secondo l’autore, è destinato al fallimento proprio per la perdita che ne scaturirà dei suoi valori originari quali solidarietà, senso dell’altro, conoscenza reciproca e mutualità. La sua applicazione è stata efficace lì dove i contesti culturali, sociali, economici e politici lo hanno permesso, ma sottolinea come non si possa riconoscere in esso la soluzione al problema della povertà.