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7. Orgoglio gay di provincia

7.3 Duemila in piazza

Ai membri del gruppo gay e lesbico, sembra però necessario far riflettere la città su quanto accaduto, coinvolgendola in una iniziativa pubblica che oltre ad esprimere il rifiuto di ogni tipo di violenza e discriminazione, sia utile per superare pregiudizi e diffidenze. Viene così organizzata, per il 6 settembre, una manifestazione dal titolo emblematico: “Il silenzio è connivenza”. L’appello che indice il raduno, raccoglie immediatamente adesioni numerose e trasversali, alcune delle quali davvero inaspettate e sorprendenti, considerato il contesto. Prima fra tutte, quella dell’Arcivescovo, Bruno Tommasi, che invia un messaggio; ma anche quella del Sindaco (di Forza Italia), Pietro Fazzi, dimostratosi fino a quel momento indisponibile ad ogni tipo di confronto-dialogo con la neonata realtà omosessuale, e al centro nel recente passato di accese polemiche per aver concesso alla formazione di estrema destra Forza Nuova, il 25 aprile del 2001, una casermetta sulle mura urbane per lo svolgimento di un convegno dal titolo “Pavolini, segretario del partito fascista”.

Messaggi di solidarietà e adesione arrivano anche dal Presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, dal presidente del Senato, da quello della Regione (Claudio Martini) e della Provincia (Andrea Tagliasacchi), da parlamentari e Sindaci di numerosi comuni, da varie sigle dell’associazionismo (tra cui la Cgil, Mani tese, Arci), dalla Chiesa Valdese e da tutti i partiti della sinistra lucchese. Venticinque, le sigle di associazioni glbt aderenti all’appello.

Nella conferenza stampa di presentazione, gli organizzatori affermano: “è la prima volta che la città di Lucca ospita una manifestazione contro le discriminazioni basate sull’orientamento sessuale, ed è un vero peccato che si sia giunti a questo obiettivo solo per i gravissimi episodi che hanno visto la libreria Baroni colpita perché rea di aver ospitato il nostro gruppo (…). Il fatto che oggi anche il Sindaco di Lucca, insieme al presidente della Provincia, a parlamentari e ad esponenti di vari schieramenti, sia in prima linea al nostro fianco, speriamo che rappresenti il punto di inizio di una nuova cultura. Vogliamo fortemente dialogare senza contrapposizioni” 118.

La manifestazione del giorno seguente si rivelerà un grande successo, sia dal punto di vista della partecipazione, sia per la capacità di coinvolgere un’intera città nella lotta contro le discriminazioni e l’omofobia, in modo gioioso e del tutto inedito per le forme scelte e praticate. Racconta il cronista de “La Repubblica”: “Un corteo così Lucca la sobria, Lucca la ricca, Lucca la città più cattolica della Toscana non l’aveva mai visto. I manifestanti (oltre 2000 persone per gli organizzatori, 1800 per la questura), sfilano davanti ai negozi chic di via Fillungo, quelli con i prezzi da capogiro; il corteo si insinua nei vicoli più stretti e bui come un formicaio insolente. Sono uomini, donne, bambini, extracomunitari che abbracciano la causa gay per protestare contro un’altra intolleranza, quella razziale. Sfilano gay, lesbiche, transex da tutta la Toscana ma anche da Bari, la città che ha ospitato l’ultimo Pride. Le strade di Lucca si trasformano in una discoteca itinerante che lentamente assorbe tantissima gente nel suo cammino: escono dai negozi, scendono dalle case e si uniscono al serpentone guidato da un camioncino del Mamamia, il locale gay per eccellenza di Torre del Lago”119. Ed anche la cronaca de “Il Tirreno” evidenzia: “Un mare di persone solidali con il

movimento gay e una manifestazione fra le più grandi degli ultimi tempi in città. Erano migliaia a sfilare ieri pomeriggio (…). Una partecipazione inattesa che ha entusiasmato i gay e le lesbiche

118 “Il Corriere di Lucca”, 6 settembre 2003.

presenti che guidavano il corteo. In testa un camion popolato di drag queen120, le «ladre di

parrucche» (…) Increduli gli organizzatori a vedere tanta partecipazione all’iniziativa. Travolgente l’inizio quando il camion con la musica e le scintillanti drag queen è entrato da via di Poggio in piazza S. Michele (la piazza principale della citta, ndr). Davanti le istituzioni con il sindaco Pietro Fazzi e il vicepresidente della Provincia Antonio Torre con lo stendardo dell’istituzione".121

Tutto liscio? Non proprio. Cristiano Alberti, gestore della libreria Baroni racconta: “Sono stati migliaia gli attestati di stima e partecipazione dopo i due atti vandalici, ma tra i colleghi nessuno si è fatto sentire. Il loro silenzio significa: ma chi te lo ha fatto fare ad ospitare eventi sulla cultura gay?”. Ma, soprattutto, si evidenzia una cattiva abitudine di certi gruppi, consistente nel tentare di “dirottare” o mettere “sotto tutela” la manifestazione, cercando di imporre le proprie pratiche e i propri contenuti. Una partecipante al corteo sottolineerà anche questo aspetto, riassumendo qualche giorno dopo sul Forumlucca122 l’intera giornata, in modo ironico ma fedele e preciso: “Ieri

pomeriggio chi si trovasse a passare per le vie del centro storico, dedicate da sempre allo struscio settimanale e popolato da negozi cari come a Tokio e tutti uguali come un Mc Donald’s, ha potuto assistere ad una scena che non dimenticherà tanto facilmente. Il Sindaco di centro destra, il Dott. Pietro Fazzi, ex insegnante di religione, assiduo nemico di ogni registro comunale delle coppie di fatto, sfilava in cima ad un corteo contro l’intolleranza a braccetto di alcune splendide signore con parrucche dorate, tacchi a spillo e ciglia finte. Vicino a lui il Presidente di centro sinistra della Provincia Andrea Tagliasacchi, e dietro di loro un furgone pieno di ragazzi che ballavano musiche a tutto volume. Dietro al furgone tutti noi, a ballare, cantare, battere le mani. Cartelli con scritto “È solo amore”, passavano di mano in mano. Un uomo ne aveva uno su cui era scritto “Grazie a Dio sono lesbica” e un ragazzo un altro che diceva “2500 anni di storia omosessuale e neanche grazie”. Ognuno di noi sventolava qualsiasi cosa colorata potesse passargli tra le mani. Abbiamo cantato a squarciagola per le vecchie strade di Lucca e la gente ai lati del corteo era indecisa fra il bastonarci e unirsi a noi.

Pochi metri più in là una parte del corteo perdeva colori, suoni e allegria per rispettare i canoni imposti dalla bibbia del bravo militante. Non importa quale sia il motivo della manifestazione, lo slogan è “Palestina libera, Palestina rossa”. Le bandiere non sono arcobaleno ma di Cuba (non mi metto qui a fare considerazioni su Cuba e gli omosessuali, ma vorrei) e della Palestina (idem?). I “bravi militanti” fanno parte dell’Assemblea Spazi Autogestiti (ASA), e da anni cercano senza molto successo di ottenere uno spazio sociale in città. Ogni tanto ne occupano uno, ogni tanto ne chiedono un altro alle odiate istituzioni. Il Comune ha sempre risposto picche e la Provincia invece non ha mai trovato un posto che potesse piacere loro.

120 Con il termine Drag queen si definiscono attori o cantanti, in prevalenza (ma non necessariamente) gay o transgender, che si esibiscono in canti e balli indossando abiti femminili.

121 “Il Tirreno”, 7 settembre 2003.

Il corteo continuava con le associazioni, i sindacati, le persone venute spontaneamente a manifestare. Insomma, il corteo in tutte le sue componenti, ha pacificamente sfilato per le vie della città e poi si è diretto nella piazza dov’era pronto un palco per far parlare gli invitati.

Finito il corteo, parcheggiato il furgone della musica, gli invitati hanno iniziato a salire sul palco. Mentre la piazza (troppo piccola per contenerci tutti) si riempiva, sono arrivati anche i ragazzi dell’ASA, neniando una “Bandiera rossa” strascinata che ricordava un po’ troppo da vicino quelle canzoni da processione che qui a Lucca si sentono proprio a Settembre, per la festa della Santa Croce. Si sono sistemati sotto il palco. Dopo che il responsabile della manifestazione ha letto un messaggio di saluto dell’Arcivescovo123

(e pregherei di notare che l’Arcivescovo nonostante il nome non ha niente a che vedere con l’Arcigay, e che un vescovo che manda un messaggio di appoggio a una manifestazione del genere, visto cosa la Chiesa cattolica continua a dire sugli omosessuali è senza dubbio rimarchevole), il Sindaco è stato invitato a parlare dal palco e per la mezz’ora successiva la manifestazione è stata la sua manifestazione. Questo perché i militanti Doc hanno iniziato ad urlare, a tirare palline di carta, a impedirgli di parlare. E siccome il nostro Sindaco è tutto fuorché ragionevole, si è impuntato e ha iniziato a battibeccare con loro, in una scena degna dell’asilo infantile. Ha chiesto loro l’indirizzo per mandargli a casa il “Libro nero del comunismo”, ha chiesto ai carabinieri di identificarli in un delirio berlusconiforme, è rimasto sul palco molto più del dovuto sparando cavolate e poi se n’è finalmente andato (…). Andato via lui se ne sono andati anche loro, come se il loro compito fosse finito lì. In quel momento la manifestazione era sul rispetto verso chi fa apertamente scelte sessuali diverse da quelle della maggioranza delle persone, non era sugli spazi autogestiti, sulla Palestina, su Cuba o su tutti gli altri temi che, anche se importanti, stanno rischiando di diventare il cliché del “buon militante”. Era su una cosa diversa dal solito. Perché a Lucca i gay e le lesbiche di solito non vanno in giro a manifestare per la strada, perché “queste cose” a Lucca non si fanno. Ecco, per una volta la nostra città ha scoperto che esistono al suo interno persone che non corrispondono alla sua idea di normalità, che fanno scelte diverse, che quando escono allo scoperto hanno bisogno di più coraggio degli altri. E oggi, invece che di tutto questo, dovremo sorbirci sui giornali le lamentele di un Sindaco inetto (…)”

Una nota stonata che però non toglie nulla all’importanza, anche simbolica, della giornata, e che casomai mette in risalto differenti modi di intendere l’agire politico e il modo di stare in piazza. Temi su cui, in varie occasioni passate (a cominciare dalle manifestazioni contro le guerre in Afghanistan e in Iraq) si era sviluppato un vivace dibattito e che probabilmente continuerà anche in futuro. Di certo c’è il fatto che, ancora una volta, il movimento glbt, è riuscito ad elaborare e mettere in atto un modo inclusivo, aggregativo, e del tutto originale di agire politico.

Quel corteo ha fatto discutere, ma soprattutto riflettere, aprendo una breccia in pregiudizi e stereotipi mai messi in discussione, fino a quel momento, nella “città delle cento chiese”.

Quella piazza così variegata, popolata da persone tanto diverse per percorsi, idee politiche, convinzioni personali, è una fotografia quasi storica per Lucca, considerato che quella del 6 settembre 2003, resta una delle manifestazioni più grandi e partecipate viste nella città delle mura.

123 Monsignor Bruno Tommasi. Nella lettera indirizzata all'associazione glbt, oltre ad esprimere solidarietà, si invitava “la città e le istituzioni a valorizzare positivamente tutte le diversità che sono la ricchezza e la risorsa di una realtà sociale”. Un fatto salutato positivamente dal Centro studi teologici di Milano, secondo il quale quel messaggio

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