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7. Orgoglio gay di provincia

7.4 Per chi suona la campanella

L’attività de L’Altro Volto post manifestazione, torna a concentrarsi su un aspetto ritenuto fondamentale e prioritario: l’educazione alle differenze, tramite l’incontro-confronto con gli studenti delle scuole superiori. Viene predisposto a questo fine Conoscere, rispettare, convivere, un progetto di intervento nelle classi terze, quarte e quinte degli istituti superiori della provincia di Lucca, “per una diffusione della cultura del confronto con le diversità in relazione all’orientamento sessuale”, elaborato in collaborazione con l’Agedo (Associazione genitori di omosessuali), l’Arcigay e la Cgil scuola.

Il progetto è inviato ai presidi e agli insegnanti di tutte le scuole della provincia, con l’invito ad aderire, in modo da poter poi concordare la realizzazione di un momento di incontro con gli studenti. L’accoglienza però è ben poco calorosa: soltanto il polo scolastico di Barga (comprendente l’istituto magistrale, l’istituto tecnico commerciale e l’istituto professionale per i servizi alberghieri), risponde, dichiarandosi interessato e disponibile a una collaborazione.

Così il 23 gennaio e il 6 febbraio del 2004, si svolgono due assemblee con gli studenti dei tre istituti, a cui partecipano esponenti dell’Altro Volto, dell’Agedo e lo scrittore Piergiorgio Paterlini, autore, tra gli altri, del libro cult Ragazzi che amano ragazzi.

A conclusione degli incontri, il professor Fabio Benigni, preside dell’istituto comprensivo di Barga, in una mail inviata all’associazione, fa un bilancio della due giorni: “Personalmente, penso che per i ragazzi sia stata un’esperienza straordinaria anche solo incontrarvi, al di là delle cose dette e percepite bene o male. Per molti di loro non è facile fare i conti con una realtà che non sentono, ma grazie a questo incontro lo faranno. Coi loro tempi, ciascuno con i tempi propri. Anche quelli che si sono detti “infastiditi” forse proprio per loro è stato utile. Quanto alle impressioni che ne hanno riportato, non è un problema. Non tutte le percezioni sono uguali… Quelle espresse sono per lo più a livello superficiale, non avranno vita lunga, forse sono già passate; altre sono state interiorizzate a livello più profondo, e produrranno “frutti”. Queste ultime, rimaste magari a livello inconscio, non risultano dal monitoraggio fatto “a caldo”, e emergeranno forse in seguito. Anzi, sicuramente. Perciò ritengo che il progetto abbia avuto buon esito…”

Se l’obiettivo era di “fare breccia” e rompere il silenzio assordante che su questo tema vige nelle scuole (specie in quelle di un territorio così frastagliato e isolato, com’è quello della provincia di Lucca), pare proprio che sia stato raggiunto. E lo si evince anche dalle valutazioni dei membri dell’associazione gay e lesbica, affidate ad un articolo pubblicato dal mensile del locale circolo Arci: “Abbiamo chiesto alle ragazze e ai ragazzi di farsi avanti con tutti i loro dubbi e le loro curiosità. Inizialmente hanno avuto qualche timidezza a fare le loro domande: forse molti di loro sono abituati a un confronto passivo, di tipo televisivo, e porre delle questioni non rientra nelle loro abitudini. Ma è bastato poco a fargli sciogliere, ed ecco che sono venuti fuori tutti i temi “caldi” relativi all’omosessualità: se omosessuali si nasce o si diventa, se sia giusto prevedere l’adozione per le coppie gay e lesbiche, se le esibizioni del Gay Pride sono necessarie.. Abbiamo cercato di rispondere a tutte le questioni con equilibrio, cercando di far passare un messaggio importante: che la diversità esiste, che è possibile identificarsi in una categoria, sia essa “gay”, “lesbica”, “bisessuale” o “eterosessuale” senza per questo smettere di sentirsi unici nella propria identità, che

è possibile per questo essere percepito come diverso dagli altri, ma ciononostante, quel che conta è che ciascuno deve potersi esprimere e confrontarsi con gli altri in libertà”124

Successivamente, saranno esclusivamente gli studenti, in special modo quelli delle scuole superiori cittadine, ad invitare i rappresentanti dell’associazione alle assemblee d’istituto, aggirando così “l’ostacolo” rappresentato, in certi casi, dal disinteresse del corpo docente per questi temi.

Conclusioni – Prospettive

Quello che emerge nitidamente dalle pagine precedenti, è il rilevante contributo dato dal movimento glbt all’avanzamento sociale e culturale del nostro Paese tramite un percorso nonviolento.

Il lavoro compiuto dalle numerose associazioni glbt presenti sul territorio, è stato spesso sottovalutato e giudicato non all’altezza, non paritetico e inefficace da chi porta avanti la lotta politica ricalcando pratiche e linguaggi di stampo militare, che finiscono col rimettere continuamente in circolo una cultura maschilista basata sulla virilità, il sessismo, la violenza e la prevaricazione. Un armamentario che non appartiene e non è mai appartenuto ai gay, alle lesbiche e alle trans.

Il tentativo di dar vita ad “un altro mondo possibile”, dove violenza, pregiudizi e integralismi non abbiano cittadinanza, è iniziato con l'invenzione di nuove forme di linguaggio e di comunicazione, anche politica. Si è partiti, è proprio il caso di dirlo, dall’abc, per mettere poi in discussione tutto il resto.

Il “far sventolare il proprio corpo come una bandiera”, l’ironia, il gioco, i colori, hanno scompaginato un quadro composto da norme e ruoli prestabiliti, e da pregiudizi cristallizzati.

La vicinanza dei gay, delle lesbiche e delle transessuali al movimento pacifista e alle sue pratiche, è reso evidente, anche visivamente, dalla scelta di un simbolo pressoché identico: la bandiera arcobaleno.125

I colori rainbow, sono serviti al movimento glbt anche per tentare di scardinare l’ingresso dell’ultimo fortino dell’omofobia e del machismo: il mondo del calcio.

Nel gennaio del 2007, nel corso di una conferenza stampa, il commissario tecnico della nazionale italiana, Marcello Lippi, senza timore di risultare ridicolo, dichiarò: “onestamente credo che tra i calciatori di gay non ce ne siano. In quarant’anni non ne ho mai conosciuti, né nessuno che ha lavorato con me in tutto questo tempo me ne ha mai raccontato”126. Creature sconosciute all’italico

ambiente del calcio, dunque, i gay. Tutt’al più presenti in squadre estere (dove forse trovano un

125 La bandiera arcobaleno è il simbolo dell’orgoglio gay scelto dal movimento omosessuale statunitense e poi esportato all’estero. La bandiera gay si differenzia da quella della pace per alcuni piccoli particolari: quest’ultima prevede sette strisce di colore, mentre la prima sei. La disposizione dei colori è speculare: il rosso è in basso nella bandiera della pace, in alto in quella gay.

habitat più favorevole?), dato che il coming out127 di calciatori appartenenti a squadre extra italiane

è quasi all’ordine del giorno.

Una frase del genere potrebbe anche far sorridere, se non rappresentasse un retaggio culturale di cui andare ben poco fieri. E se non dimostrasse che il mondo del calcio italiano è dominato da un clima cameratesco e da un’ossessione per la virilità e la forza molto simile a quella che regna all’interno dell’esercito. Una cultura machista che si sente minacciata da ogni “eccezione alla regola”, fino al punto di negarne l’esistenza.

Alla luce di tutto questo, si possono meglio comprendere le reazioni furiose e sdegnate suscitate dalla decisione di un calciatore di serie A, Daniele Dessena del Cagliari, di aderire alla campagna “Diamo un calcio all’omofobia”, consistente in un gesto simbolico anche piuttosto “timido” (allacciare le scarpette da gioco con dei lacci aventi i colori della bandiera gay), ma che evidentemente ha avuto un effetto dirompente. Subito, tramite i social network, sono partite critiche e insulti, “mischiando omofobia a un atteggiamento (quasi) altrettanto fastidioso, molto padronale: tu pensa solo a giocare, ti paghiamo per questo, stacca il cervello128.

Nel “fortino” dove non si è mai visto un gay, non è tollerabile che si evochi qualcosa che non esiste e che, per giunta, vi si solidarizzi. Quelle stringhe arcobaleno indossate da Dessena, hanno sortito lo stesso effetto del bambino che grida “Il re è nudo”.

Un’altra breccia è stata aperta dal movimento glbt. E, ancora una volta, ci si può rendere conto di quanto sia stata, sia, e, molto probabilmente, sarà importante la presenza nella società italiana di questi testardi fautori di una rivoluzione culturale nonviolenta, laica e libertaria.

Certo, però, non si può non condividere l’auspicio espresso da Gianni Rossi Barilli, che è poi la speranza di tutti coloro che hanno lottato e lottano per ottenere uguali diritti e cancellare pregiudizi e discriminazioni: “un movimento politico, in ogni caso, non è una necessità imprescindibile (può anche sparire dopo aver esaurito il proprio ciclo), mentre lo è invece vivere meglio la propria esistenza. Questo è infine il punto: gli esseri umani devono convincersi che non vivere più l’omosessualità come un problema è nell’interesse di tutti. Ma qualcuno che li convinca ci deve pur essere. Per arrivare a questo serve anche la politica, benché le sue canoniche forme organizzative non siano indispensabili. Del resto, un giorno nessuno si sentirà colpevole di amare qualcun altro nel modo che preferisce, e quel giorno il movimento gay sarà sparito da un pezzo. Fino ad allora sarà legittimo misurare il grado di civiltà di un paese anche da come tratta gli omosessuali. E da come gli omosessuali trattano se stessi.”129

127 Nel mondo glbt, questa espressione è usata per indicare la decisione di dichiarare apertamente il proprio

orientamento sessuale o la propria identità di genere. Spesso il coming out viene confuso con l'outing, che è invece la pratica politica , avviata dal movimento gay statunitense, di rivelare pubblicamente l'omosessualità di alcune persone segretamente omosessuali, in particolare di politici omofobi.

128 “L’Unione sarda”, 28 febbraio 2014.

Ringraziamenti

Grazie di cuore a Massimo e Giovanna, amici carissimi, per l'affetto, gli incoraggiamenti e, soprattutto, per esserci sempre stati.

Grazie a Vanessa, amica e inseparabile compagna di corso, per il grande aiuto che mi ha dato in questi anni (da ultimo, nel risolvere i “problemi tecnici” della tesi) e per tutte le preparazioni di esami (e le relative ansie...) che abbiamo condiviso, sostenendoci a vicenda.

Un ringraziamento particolare ad Antonio, senza dubbio il miglior insegnante di matematica in circolazione, dato che è riuscito in un'impresa disperata: farmi superare il relativo esame. Il suo aiuto è stato fondamentale, e la pazienza che ha avuto nei miei confronti durante le ripetizioni, è paragonabile a quella di un maestro zen.

Grazie al Prof. Rocco Altieri, instancabile costruttore di Pace e insegnante di Teoria e prassi della nonviolenza, per i consigli, gli incoraggiamenti e per tutto quello che mi hanno lasciato le sue lezioni di Trasformazione nonviolenta dei conflitti.

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