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L'ECOLOGIA PROFONDA DOPO NAESS

Quando introdusse il termine “Ecologia Profonda” nel 1973, Naess stava dando il nome a una tendenza che già stava prendendo forma all'interno del movimento ecologista, da lui riconosciuto come uno dei tre grandi movimenti di base (grassroots movements) insieme al movimento pacifista e al movimento per la giustizia sociale231. Si trattava di una tendenza che a ben vedere nasceva già

con Rachel Carson e che si potrebbe attribuire anche a diversi pensatori che non hanno mai conosciuto il termine “Ecologia Profonda” o che, per diversi motivi, non lo hanno mai usato per se stessi; ad accomunarli è la volontà di riconsiderare la posizione dell'uomo nei confronti della natura: da elemento esterno e in posizione di superiorità, l'uomo torna a far parte di quella fitta rete di relazioni che costituiscono gli ecosistemi e la biosfera.

Dando un nome a questa tendenza, Naess cercò di sistematizzarla e di definirla con l'intento di creare un indirizzo specifico, in cui i sostenitori di questo movimento potessero riconoscersi, e delle norme generali che potessero essere condivise da un gran numero di persone, ovvero gli 8 principi della Piattaforma.

A partire da quel momento, i sostenitori del movimento ecologista si trovarono a confrontarsi più o meno apertamente con il pensiero di Naess, a volte usandolo come ispirazione per dare forma a nuovi movimenti, a volte criticandolo per alcune percepite mancanze o incongruenze.

In entrambi i casi, a mio avviso, il suo pensiero è stato spesso mal 231 Naess, A. "The Three Great Movements". The Trumpeter, Vol. 9, n 2, 1992.

interpretato, se non addirittura completamente travisato, ma tra sostenitori e critici di Naess sono comunque emersi degli spunti di riflessione interessanti, che vale la pena considerare.

Non essendo questo il luogo adatto ad analizzare in maniera esaustiva tutti gli echi che il pensiero di Naess ha avuto, in questo capitolo tratterò di quelle che a mio avviso sono state le principali influenze e i principali dibattiti.

6.1 - Sostenitori dell'Ecologia Profonda

Occorre prima di tutto fare una precisazione. Leggendo di Naess sembra che molti scrittori tendano a confondere l'Ecologia Profonda con l'Ecosofia T, pensando che l''“autorealizzazione” sia la norma che guida tutta la filosofia ambientale di Naess, una filosofia denominata appunto “Ecologia Profonda”. In realtà si tratta di due cose ben diverse.

L'Ecologia Profonda non è una filosofia ma un movimento sociale ecologista, molto ampio e variegato nelle sue espressioni, che può essere caratterizzato solo in maniera molto generale in base all'adesione a certi principi, come quelli che Naess e Sessions hanno espresso nella Piattaforma, o come i principi espressi dall'ONU a proposito dell'ambiente e dei diritti umani.

L'Ecosofia T, invece, è la “visione totale” di Naess, ovvero una filosofia di vita e una comprensione del mondo su cui egli basa la sua adesione ai principi del movimento ecologista e il suo supporto alla causa della crisi ambientale.

ed estimatori di Naess, Alan Drengson e Bill Devall:

“Naess stava facendo un'operazione più fine di quanto molti abbiano pensato. Non stava innalzando una singola visione del mondo o filosofia di vita a cui tutti avrebbero dovuto essere chiamati ad aderire, per supportare il movimento ecologista internazionale. Al contrario, egli ha fatto un'affermazione empirica basata sulla forte evidenza che i movimenti sociali globali, dai movimenti “grass roots” in su, consistono di persone con orientamenti religiosi, filosofici, culturali e personali molto diversi. Nonostante ciò, queste persone possono accordarsi su certi modi d'agire e principi generali, specialmente ad un livello internazionale. In quanto sostenitori di un certo movimento, esse trattano l'un altra con mutuo rispetto”232.

Dunque Naess non sosteneva che l'Ecosofia T potesse andare bene per tutti, ma la presentava come una delle tante concezioni fondamentali sulla cui base è possibile aderire al movimento ecologista profondo o ad altri movimenti globali socio-politici.

In definitiva, per considerarsi sostenitori dell'Ecologia Profonda, è sufficiente sostenere i principi che emergono dalla Piattaforma, che qui elenco di nuovo, stavolta scegliendo una versione più snella e recente, stilata da Naess nel 2002:

232 Drengson, A. e Devall, B. "The Deep Ecology Movement: Origins, Development & Future Prospects", in The Trumpeter, Vol. 26, n. 2, 2010.

1. Tutti gli esseri viventi hanno un valore intrinseco

2. La diversità e la ricchezza della vita hanno valore intrinseco

3. Eccetto che per soddisfare i propri bisogni vitali, il genere umano non ha diritto di diminuire tale diversità e ricchezza.

4. Se ci fosse un numero minore di esseri umani sarebbe positivo per gli esseri umani stessi e ancora più positivo per le altre forme di vita.

5. Al giorno d'oggi l'estensione e la natura dell'interferenza umana sui vari ecosistemi non è sostenibile, e il livello di insostenibilità sta crescendo.

6. Per miglioramenti decisivi sono necessari dei cambiamenti considerevoli: cambiamenti sociali, economici, tecnologici e ideologici.

7. Un cambiamento ideologico dovrebbe essenzialmente comportare la ricerca di una migliore qualità di vita anziché di un maggiore tenore di vita.

8. Coloro che accettano i punti precedenti hanno la responsabilità di cercare di contribuire, direttamente o indirettamente, alla realizzazione dei cambiamenti necessari233.

Tra i principali sostenitori dell'Ecologia Profonda troviamo George Sessions, Bill Devall, e Alan Drengson, tre studiosi di filosofia, ecologia e sociologia che hanno collaborato personalmente con Naess. In particolare, Sessions è stato già citato come co-autore gli 8 punti della Piattaforma.

Essi hanno contribuito a diffondere il pensiero dell'Ecologia Profonda attraverso la pubblicazione di saggi, antologie e articoli, oltre che come curatori della bibliografia completa di Naess. Tra le pubblicazioni più importanti sono da ricordare Deep Ecology: Living as if Nature Mattered (1985), The Deep, Long 233 Naess, A. Life's Philosophy: Reason and Feeling in a Deeper World. Op. cit., pp. 108-109.

Range Ecology Movement (2002), le antologie Deep Ecology for the 21st Century (1995) e The Ecology of Wisdom: Writings by Arne Naess (2008), e la

rivista accademica The Trumpeter: Journal of Ecosophy.

A questo proposito è necessario sottolineare una cosa. Proprio Sessions e Devall, che non hanno mai inteso allontanarsi troppo dal pensiero di Naess e che anzi si sono posti come suoi divulgatori, sono forse i primi responsabili dei fraintendimenti prima menzionati, come loro stessi hanno riconosciuto in seguito.

Deep Ecology: Living as if Nature Mattered, che è stato pubblicato alcuni anni prima della traduzione inglese di Økologi, samfunn og livsstil, infatti, tende a fondere alcune delle caratteristiche dell'Ecosofia T (autorealizzazione, egualitarismo biosferico, ontologia della Gestalt) con i dettami pragmatici dell'Ecologia Profonda e ad accentuare certi aspetti mistici e spirituali che negli scritti di Naess non sono presenti, se non in maniera tangenziale quando egli parla delle filosofie orientali.

Si veda per esempio questo passo:

L’Ecologia Profonda è radicalmente tradizionale dal momento che collega una corrente antichissima di minoranze religiose e filosofiche dell’Europa occidentale, del Nord America e dell’Oriente e ha anche forti legami con molte posizioni filosofiche e religiose dei popoli nativi (compresi gli indiani d’America). In un certo senso essa può essere considerata come la saggezza che conserva il ricordo di ciò che gli uomini sapevano un tempo. […] L’Ecologia Profonda deriva la sua essenza dalle tradizioni e dalle filosofie che esamineremo via via: la filosofia perenne, la tradizione letteraria

naturalistica/pastorale, la scienza dell’ecologia, la “nuova fisica” o alcune fonti cristiane, il femminismo, le filosofie dei popoli primari o nativi e alcune tradizioni spirituali orientali”234.

Da Devall e Sessions è nata un'interpretazione del pensiero di Naess sicuramente molto interessante, e anche valida se considerata come corrente autonoma, ma non è questa l'Ecologia Profonda di Naess, né la sua Ecosofia.

L'equivoco è probabilmente dovuto a due fattori: in primo luogo, il testo di Devall e Sessions risente particolarmente della lettura del famoso articolo che Naess ha pubblicato nel 1973, quando il suo pensiero ecologico era un'intuizione non ancora sistematizzata; in secondo luogo, il linguaggio usato da Naess è volutamente vago e ambiguo proprio perché egli voleva invitare persone di diversi pensieri ad aderire all'Ecologia Profonda e a sviluppare una propria visione del mondo ad essa compatibile.

Ciò, da un lato, è perfettamente funzionale ai fini del pluralismo che Naess vede necessario affinché si affrontino in maniera efficiente i molteplici problemi presentati dalla crisi ambientale. Da questo punto di vista, dunque, Devall e Sessions hanno fatto proprio quello che Naess si augurava da parte dei suoi lettori.

Dall'altro lato, però, come vedremo nel paragrafo successivo, alcuni degli autori che hanno inteso criticare Naess lo hanno fatto basandosi sulle interpretazioni dei suoi sostenitori piuttosto che su una vera comprensione, prestandosi così a continuare l'equivoco.

234 Devall, Bill, e George Sessions. Ecologia Profonda: Vivere Come Se La Natura Fosse Importante. A cura di Giovanni Salio , Gruppo Abele, 1989, p. 85.

Tra i filosofi legati a Naess troviamo anche Warwick Fox, autore di Toward a

Transpersonal Ecology: Developing New Foundations for Environmentalism.

Anch'egli ha commesso l'errore di credere che l'autorealizzazione fosse intesa da Naess come la norma centrale dell'Ecologia Profonda, ma, a mio avviso, è stato maggiormente in grado di sottolineare il carattere originale della sua interpretazione, quindi è riuscito ad affrancarsi da Naess pur mantenendo chiaro di essere stato ispirato dalla sua visione filosofica.

L'“ecologia transpersonale” nasce dell'incontro tra l'Ecosofia T e la psicologia transpersonale, una corrente psicologica incentrata che andava affermandosi negli anni '70.

La sua proposta è quella di approcciarsi alla questione ambientale in termini psicologici piuttosto che assiologici235. Come nell'Ecosofia T, Fox pone l'accento

sul concetto di “Sé” e sulla capacità d'identificazione con gli altri, auspicando che le persone possano ampliare la propria coscienza individuale e andare oltre (da qui transpersonale), arrivando a includere gli altri esseri viventi, in modo che le nostre azioni nei confronti degli altri non debbano essere governate da un dovere morale, ma semplicemente dalla nostra inclinazione a identificarci con gli altri.

Diversamente dall'Ecosofia T, però, il processo di estensione del Sé è inteso in senso unicamente psicologico, mentre Naess sottolinea che l'identificazione che ci lega agli altri non è solamente psicologica ma anche ontologica, perché si basa sulla fondamentale identità e omogeneità della realtà come “campo totale

235 Fox, W. "Transpersonal Ecology: 'Psychologizing' Ecophilosophy", in The Journal of Transpersonal Psychology, Vol. 22, n. 1, 1990.

relazionale”.

6.2 - Rivisitazioni dell'Ecologia Profonda

Tra le correnti di pensiero che hanno tratto ispirazione dall'Ecologia Profonda, proponendo una loro elaborazione dei suoi principi, ho scelto di citarne due che, a mio avviso, esemplificano il genere di influenza che Naess ha avuto: l'ecocentrismo e il bioregionalismo.

L'ecologista Stan Rowe236, che con Naess ha avuto un ricco scambio

epistolare, è sostenitore di un approccio alle questioni ambientali di tipo

ecocentrico piuttosto che biocentrico. Il termine ecocentrico sottolinea che il

valore non è attribuito unicamente agli esseri viventi, che compongono la biosfera, ma alla Terra, ovvero l'Ecosfera, in tutta la sua complessità.

A parere di Rowe, infatti, il biocentrismo che caratterizza molte ecologie non è sufficiente, perché tende a dare troppa preminenza agli animali rispetto agli ecosistemi che compongono il pianeta Terra, correndo anche il rischio di riavvicinarsi troppo all'antropocentrismo, dal momento che molti considerano l'essere umano come un animale più avanzato e saggio rispetto agli altri e quindi forse dotato di maggior valore.

Egli ha dunque deciso di esprimere la sua concezione ecosferica in un manifesto programmatico, scritto insieme a Ted Mosquin, intitolato il “Manifesto per la Terra”.

Come si vede, i suoi principi ricordano molto nel tono e nei contenuti i punti della Piattaforma dell'Ecologia Profonda:

Principi di Base

1. L’Ecosfera è il Centro di Valore per l’Umanità.

2. La Creatività e la Produttività degli Ecosistemi della Terra dipendono dalla loro Integrità

3. La Visione del mondo centrata sulla Terra è confermata dalla Storia Naturale 4. Un’Etica Ecocentrica si basa sulla Consapevolezza del nostro Posto in Natura 5. Una Visione del mondo Ecocentrica dà valore alla Diversità degli Ecosistemi e delle Culture

6. Un’Etica Ecocentrica supporta la Giustizia Sociale.

Principi di Azione

7. Difendere e Preservare il Potenziale Creativo della Terra 8. Ridurre la Dimensione della Popolazione Umana

9. Ridurre il Consumo Umano di Parti della Terra 10. Promuovere un Modo di Governare Ecocentrico 11. Diffondere questo Messaggio.237

Rowe ritiene che, prima ancora di definirci esseri umani, dovremmo definirci Terrestri (Earthlings), sottolineando così che il nostro valore non è superiore a quello degli altri enti naturali. Si tratta di un'affermazione che, come “l'egualitarismo biosferico” di Naess, ribalta la nostra percezione del rapporto uomo-natura.

Rowe, però, vuole anche enfatizzare che una distinzione assoluta tra esseri organici e inorganici, animati e animati, sarebbe a suo dire arbitraria: “che cosa

237 Rowe, S. e Mosquin. T. “A Manifesto for Earth.” Ecospherics Ethics, www.ecospherics.net/pages/Manifestorevisedtalian.htm.

si qualificherebbe come animato, vivente, organico e biotico senza la luce solare, l'acqua, il suolo e l'aria? Queste componenti sono tanto vitali, tanto animate, tanto importanti, quanto lo sono gli organismi a cui esse danno

sostentamento”238.

Per questo motivo, pur trovandosi generalmente d'accordo con gli 8 principi

della Piattaforma, ritiene che essi esprimano una posizione troppo biocentrica e dunque ha proposto una rivisitazione dei primi 4 punti, rivisitazione che pone l'accento sul valore degli ecosistemi terrestri e sul loro essere composti non solo da esseri viventi ma anche da elementi inorganici fondamentali per l'equilibrio ambientale della Terra.

1. Il benessere e la fioritura della Terra e delle sue molteplici parti organiche e inorganiche hanno valore in sé (sinonimi: valore intrinseco, valore inerente). Questi valori sono indipendenti dall'utilità che il mondo non-umano può avere per i propositi umani.

2. La ricchezza e la diversità degli ecosistemi della Terra, così come degli organismi che essi nutrono e supportano, contribuisce alla realizzazione di questi valori e sono anche valori in sé.

3. Gli esseri umani non hanno diritto di ridurre la diversità degli ecosistemi terrestri e i loro costituenti fondamentali, organici e inorganici.

4. La fioritura della vita e della cultura umana è compatibile con una sostanziale decrescita della popolazione. La fioritura creativa della Terra e delle sue molteplici parti, organiche e inorganiche, necessitano di questa decrescita239. 238 Rowe, S. “What on Earth Is Environment?” Ecospherics Ethics,

www.ecospherics.net/pages/RoWhatEarth.html.

239 Rowe, S. "From Reductionism to Holism in Ecology and Deep Ecology", in The Ecologist, Vol. 27, n. 4, 1997, p. 151.

Un altro esempio interessante degli effetti che Naess è avuto sul campo dell'ecologia è il Bioregionalismo, una forma di attivismo ecologico, culturale e politico che ha assimilato molti aspetti dell'Ecologia Profonda, tanto che potrebbe essere considerato come un tentativo di trasformare i suoi principi in atti pratici.

Le bioregioni, secondo la definizione dello scrittore ed ecologista Peter Berg, sono aree geografiche che hanno caratteristiche comuni per suolo, bacini idrografici, clima, piante e animali nativi e che esistono all'interno della biosfera planetaria, di cui sono parti insostituibili e intrinseche240. Se ne facessimo una

mappa noteremmo che non sempre, anzi quasi mai, coincidono con le regioni propriamente dette e ancora meno con i confini nazionali.

Una bioregione, però, non è solo un'area delimitata su una cartina geografica. Si tratta di un “terreno di consapevolezza”, in quanto sono i luoghi in cui siamo nati e/o in cui viviamo, dove abbiamo formato le nostre idee su cosa significa “abitare” un posto. Come Naess nel suo parlare degli effetti negativi della dislocazione e della perdita di contatto con la natura che ci circonda, così il Bioregionalismo riconosce l'importanza che i luoghi naturali hanno nella nostra vita e il nostro impatto su questi stessi luoghi, e propone di ripartire proprio dal concetto di “abitare” per cercare di trovare un antidoto ai problemi dell'ambiente.

L'invito è a riscoprire il luogo in cui si abita, a conoscerne la storia e la geografia ma soprattutto le persone, gli animali e le piante che ne fanno parte, osservarne i cicli naturali, vivere in maniera attiva all'interno della comunità 240 Berg, Peter. “What is Bioregionalism?”, in The Trumpeter. Vol. 8, n. 1, 1991.

biotica di riferimento, il tutto all'insegna di uno stile di vita sostenibile e compatibile con l'ambiente che ci circonda.

“Il Bioregionalismo riconosce, nutre, sostiene e celebra la nostra connessione con: la terra; le piante e gli animali; i fiumi, i laghi e gli oceani; la famiglia, gli amici e i vicini; la comunità; le tradizioni native; e i sistemi di produzione e commercio. È prendersi il tempo di imparare le possibilità del luogo. È consapevolezza dell'ambiente locale, della storia e delle aspirazioni della comunità che potrebbero portare a un futuro di vita sicura e sostenibile. È fare affidamento a fonti di cibo, energia e sistemi di smaltimento che si comprendono e che vengono usati senza sprechi. […] Il movimento bioregionale cerca di ricreare un senso di identità regionale ampiamente condiviso e fondato su una rinnovata consapevolezza critica e rispetto per l'integrità delle comunità naturali ecologiche”241.

Con queste parole John Davis, un tempo editore della rivista Earth First!, descrive il bioregionalismo, aggiungendo anche che, nella sua opinione, esso esprime un'affinità “quasi integrale” con i principi espressi da Arne Naess.

Possiamo del resto ritrovarvi temi chiave, come la ricerca di uno stile di vita semplice ma qualitativamente elevato e di un rapporto diretto con la natura (friluftsliv), l'elogio della diversità e della ricchezza delle forme di vita umane e non-umane, la consapevolezza ecologica che ogni cosa è collegata.

Certamente, in quanto movimento che ha anche risvolti politici, non è 241 Davis, John. “The Second North American Bioregional Congress”, in Earth First!, Vol. 6, n.8, 1986,

possibile farlo coincidere completamente con l'ecofilosofia che sta alla base del pensiero di Naess, ma ci dà l'esempio di uno dei modi possibili in cui un sostenitore dell'Ecologia Profonda potrebbe vivere per cercare di favorire i cambiamenti che l'ambiente richiede.

6.3 - Il Dibattito fra Ecologia Sociale ed Ecologia Profonda

L'Ecologia Profonda e l'Ecosofia T, pur avendo ispirato molti sostenitori, non sono state certo esenti da critiche, come è giusto che sia in un contesto plurale e aperto a un sano dibattito come può essere il campo della filosofia, dei movimenti sociali ed ecologici.

Le critiche più battagliere sono sicuramente arrivate da parte di Murray Bookchin, filosofo e sociologo di ispirazione anarchica, autore di saggi come

L'ecologia della libertà. Emergenza e dissoluzione della gerarchia (Eleuthera,

1986) e Per una società ecologica (Eleuthera, 1989).

In un articolo intitolato Social Ecology versus Deep Ecology:

A Challenge for the Ecology Movement242, Bookchin critica aspramente l'Ecologia Profonda, dichiarandosi invece sostenitore di un tipo di ecologia da lui definita “sociale” perché si occupa dell'intersezionalità che esiste fra i problemi sociali e i problemi ambientali.

A mio avviso, però, mentre Bookchin ha certamente ragione a sottolineare come i fattori sociali influiscano sull'ambiente e viceversa, presenta delle 242 Bookchin, Murray. "Social Ecology versus Deep Ecology: A Challenge for the Ecology Movement",

in Green Perspectives: Newsletter of the Green Program Project, n. 4-5, 1987. Una versione online di questo articolo, che è quella su cui mi sono basata io, è liberamente accessibile all'indirizzo: dwardmac.pitzer.edu/Anarchist_Archives/bookchin/socecovdeepeco.html.

critiche che sono in larga parte infondate o basate su una cattiva comprensione dell'Ecologia Profonda e dell'Ecosofia T, forse dovuta a una mancata lettura diretta dei testi di Arne Naess o una conoscenza avvenuta attraverso le interpretazioni di Devall e Sessions.

L'Ecologia Profonda, dice Bookchin in maniera piuttosto aspra, “è […] un buco nero di idee mal digerite, mal formate e acerbe […]. Le stesse parole “Deep Ecology”, infatti, sono un indizio del fatto che non abbiamo a che fare con un corpo di idee chiare ma con un pozzo senza fondo in cui vaghe nozioni e correnti di tutti i tipi trovano posto in una discarica ideologica”243.

L'accusa principale che Bookchin rivolge all'Ecologia Profonda è di non occuparsi debitamente, o affatto, di tutti quei problemi di natura sociale che a suo avviso sono alle radici della crisi ambientale così come della sofferenza umana, ovvero questioni come il capitalismo sfrenato, l'autoritarismo, lo sfruttamento, il razzismo, il sessismo e altre forme di violenza “dell'uomo sull'uomo” che vanno di pari passo con la violenza “dell'uomo sulla natura”.

A suo dire, quello che fa l'Ecologia Profonda è accusare di una sorta di “peccato originale” l'umanità, come se le persone di colore, le donne, il Terzo

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