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Economia di governo, Governo dell'economia.

Nel documento Il desiderio tradito (pagine 40-44)

All'interno del binomio governo-governamentalità, la relazione tra potere e

bios si rivela di tipo strategico, sottoposta ad una logica economica. Il governo,

come si è visto, si configura come una modalità di esercizio del potere “nella forma e secondo il modello” dell'economia.

Perché l'economia? In che modo essa è in relazione con la vita e il suo governo? Perché, come ha intuito Bazzicalupo,

“la sfera dell'economico si presenta direttamente come innestata sulla vita: se la vita si percepisce incarnata singolarmente, è così perché si sente la fame, la sete, la stanchezza, la paura. Una teoria dei bisogni, come perno dell'incondizionatezza della vita, sta dietro ad ogni economia, che, da questa radice naturalistica e vitalistica ricava un'aurea di necessità, un vincolo, un elemento di determinazione […] A partire da quel sentire, da quello stimolo, si mette in moto un agire orientato alla soddisfazione delle esigenze, da quelle naturali a quelle sempre più complesse. Questo campo «prasseologico», orientato all'azione produttiva, è l'economia”90.

Quando la vita entra nello spazio pubblico, economia e politica si integrano; la biopolitica

“estende il campo economico all'interno del campo materiale e complesso dove entrano in gioco le risorse naturali, i prodotti del lavoro, la loro circolazione, l'ampiezza dei commerci, ma anche la gestione delle città, le condizioni di vita […], il numero degli abitanti, la loro longevità, il loro vivere e la loro attitudine al lavoro”91.

È nello spazio che si crea tra scarsità e ricchezza, osserva Bazzicalupo, che si inseriscono i regimi di sapere- biologia e scienza economica- che veicolano

90 BAZZICALUPO L., Il governo delle vite, cit., p. 6.

nuovi assetti di potere sulle vite e sul loro produrre e riprodursi92.

L'economia è stata ritenuta a lungo esterna al potere e possibile fonte di dissoluzione e spoliticizzazione della politica stessa. Hannah Arendt, in Vita

activa93, pur non parlando esplicitamente di biopolitica, aveva denunciato il

rischio di spoliticizzazione contenuto nello sconfinamento della sfera economica in quella pubblica. L'economia, secondo Arendt, avrebbe contaminato la sfera pubblica con finalità materiali, biologiche, con l'urgenza della sopravvivenza e del consumo, distruggendo la libertà dell'agire politico e trasformando il potere in governo.

Se è vero che la politica della vita, agendo secondo un'economia della salvezza (o del benessere), persegue un fine, grazie alla scelta di mezzi adeguati e nel segno dell'efficacia, è altrettanto vero, come osserva Bazzicalupo, che “non c'è stata politica nella nostra storia che non sia stata anche governo subordinato ad un'economia dei fini; non c'è stata politica che non sia stata biopolitica”94.

Eppure in questa fase di tarda modernità, l'orientamento biopolitico si è fatto più marcato e il ruolo dell'economia più pervasivo ed invadente: la logica economica, intesa come ottimizzazione dei costi e risposta adeguata al fine, si estende oltre il suo oggetto specifico- la produzione, il consumo, gli scambi- alla vita intera, investendo scelte di salute, di sapere e di ricerca, di prevenzione. In questa fase la duplicità del termine “economia”, intesa come modalità di gestione finalizzata e adeguata allo scopo e campo delle relazioni produttive, si riduce sempre più: “l'assolutizzazione del fine estrinseco, così come avviene con la tecnica, sorella gemella dell'economia, svincola l'economia-modalità da ogni

92 BAZZICALUPO L., Biopolitica. Una mappa concettuale, cit., p. 50. 93 ARENDT H., Vita activa. La condizione umana, Bompiani, Milano, 2008. 94 BAZZICALUPO L., Biopolitica. Una mappa concettuale, cit., p. 9.

connessione con l'esterno e, esattamente come avviene nell'economia-attività, essa diviene autoreferenziale, funzionale a se stessa”95. La politica si trova così

trasformata dalle necessità imposte dall'economia; il dominio dell'economia non rivela soltanto il trionfo della gestione pragmatica, tipica del dispositivo economico, ma “metabolizza le stesse spinte identitarie, comunitarie-politiche per antonomasia- restituendole nella forma omogenea della relazione economica intrecciate al fine intrinseco che ha in comune con l'inquieto demone della tecnica:l'eudaimonia”96.

1.5 Bioeconomia.

Pertanto, "Bioeconomia" è il termine che si può attribuire all'attuale fase governamentale, in cui non ci sono mediazioni diverse dal nomos economico, immanente alla vita. Sempre con Bazzicalupo possiamo dunque parlare di governo economico del vivente.

L'economia è, oggi, immanente alla vita, perché la produce normativamente all'interno del suo discorso; come osserva Chicchi la bioeconomia

“ci mostra e disvela, soprattutto nelle sue più recenti applicazioni tecniche, la stessa vita, il bios, il familiare per eccellenza, come un prodotto (e non più come una immutabile realtà ontologica) del tutto contingente ed ora, sotto la spinta (ir)razionale delle passioni acquisitive esposta alle più impensabili reificazioni/alterazioni”97.

La dimensione psico-fisica del vivente è diventata soggetto e oggetto del

95 Ivi, p. 10. 96 Ivi, p. 12.

mercato, trasformandosi in valore98. L'aprirsi del corpo alla trasformazione, alla

manipolazione, al potenziamento, ha inaugurato un nuovo ed immenso campo di consumi e di esigenze da soddisfare; grazie alle tecno-scienze non esiste più una naturalità impenetrabile e immodificabile e tutto, resistenza, bellezza, giovinezza, riproduzione, può essere comprato. Il mercato offre un rimedio alla nostra inadeguatezza, al nostro depotenziamento, alle nostre “insufficienze”, ma anche ai nostri fantasmi e alle nostre frustrazioni. La vita emerge come un progetto che può essere costruito e il corpo è oggi come mai riflesso o maschera del nostro progetto e della sua riuscita.

La bioeconomia, infatti, non si configura semplicemente come una strategia di gestione delle vite, ma come una strategia di produzione di forme di vita, concepite come il prodotto di un business plan, alla stregua di una impresa o un investimento. Non a caso il soggetto della governamentalità bioeconomica, è imprenditore di se stesso, libero e self-responsible, che si assume il rischio della propria libertà e che nella libertà riconosce l'elemento chiave della sua valorizzazione.

La concezione della propria vita come progetto individuabile, plasmabile attraverso le infinite risorse a nostra disposizione è, come mostrerò successivamente, un canto di sirena particolarmente attrattivo per il soggetto femminile che, storicamente, non ha potuto agire quell'autonomia e padronanza di sé, a lungo privilegio esclusivamente maschile.

Questa forma di auto-governo responsabile non è ovviamente un effetto spontaneo delle logiche di mercato, ma poggia su regimi di verità plurali nelle

98 RAJAN K.S., Biocapital: the constitution of postgenomic life, Duke University Press, Durham

and London, 2006; ROSE N., The politics of life itself: biomedicine, power and subjectivity in the

mani di nuove figure “autorevoli”, dai consulenti finanziari a quelli d'immagine, figure che evidenziano, come fa notare Bazzicalupo99, la persistenza di un governo

pastorale nella stessa bioeconomia.

A dispetto dell'apparenza, la bioeconomia non prefigura l'assenza del potere, quasi che quest'ultimo fosse diventato superfluo a causa dell'immediato e spontaneo ordine dell'economia, piuttosto, come vedremo, il governo delle vite avviene in un modo radicalmente nuovo, attraverso pratiche di assoggettamento/soggettivazione e attraverso un regime discorsivo che mostra il comando dell'economico come una necessità immanente alla vita stessa.

Nel documento Il desiderio tradito (pagine 40-44)