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Governo e Governamentalità.

Nel documento Il desiderio tradito (pagine 30-33)

Il concetto di governo, nell'analisi del potere foucaultiana, non delinea quindi semplicemente una formazione storica particolare, ma funziona come paradigma delle relazioni di potere. Il governo è senza dubbio, in un'accezione restrittiva, una particolare forma di esercizio del potere correlata alla razionalità politica moderna; ma soprattutto, in un senso più ampio, è il modo di relazione proprio del potere63.

Nella lezione su Sicurezza, territorio e popolazione dedicata al governo, Foucault introduce un ulteriore concetto, quello di governamentalità64, spostando

ancora una volta la posta in gioco del suo lavoro.

“Con la parola “governamentalità” - dice Foucault - intendo tre cose. L’insieme di istituzioni, procedure, analisi e riflessioni, calcoli e

62 SENELLART M., “Dalla ragion di stato al liberalismo: genesi della governamentalità

moderna”, cit., pag. 192.

63 SENNELART M., “Michel Foucault: “governamentalità” e ragion di stato” in CHIGNOLA S.

(a cura di), Governare la vita, cit., p.16.

64 Senellart isola tre momenti nell'elaborazione foucaultiana del concetto di governamentalità:

quello dell'invenzione del concetto nell'ambito del corso Sicurezza, territorio, popolazione del 1978; quello della sua applicazione sperimentale e quello della sua totalizzazione retrospettiva. Si veda SENNELART M., “Michel Foucault: “governamentalità” e ragion di stato” in CHIGNOLA S. (a cura di), Governare la vita, cit..

tattiche che permettono di esercitare questa forma specifica e assai complessa di potere, che ha nella popolazione il bersaglio principale, nell’economia politica la forma privilegiata di sapere e nei dispositivi di sicurezza lo strumento tecnico essenziale. Secondo, per “governamentalità” intendo la tendenza, la linea di forza che, in tutto l’Occidente e da lungo tempo, continua ad affermare la preminenza di questo tipo di potere che chiamiamo “governo” su tutti gli altri -sovranità, disciplina -, col conseguente sviluppo, da un lato, di una serie di apparati specifici di governo, e, di una serie di saperi. Infine, per “governamentalità” bisognerebbe intendere il processo, o piuttosto il risultato del processo, mediante il quale lo stato di giustizia del Medioevo, divenuto stato amministrativo nel corso del XV e XVI secolo, si è trovato gradualmente “governamentalizzato”” 65.

La specificità di questa razionalità governamentale è il tramonto della dicotomia dominante-dominato, in favore di una tensione tra potere e bios, tra governante e governato sottilmente collaborativa/resistente e, come vedremo, produttiva di soggettivazioni.

“La biopolitica […] descrive l'uomo per oggettivarlo, sia in quanto essere biologico-vivente che come attore produttivo/consumante, attraverso quelli che Foucault chiama “discorsi di veridizione”, quello della biologia e quello dell'economia, che sono regimi di sapere- potere. La biopolitica elegge queste verità-potere – che, in quanto scientifiche hanno l'aura dell'indiscutibilità e della certezza, sono cioè nella condizione di esprimere enunciati nell'opposizione vero/falso – metro di riferimento della gestione dei comportamenti”66.

La prospettiva d'indagine messa in pratica da Foucault permette di riconoscere il reciproco coinvolgimento tra verità e potere, a dispetto della tradizionale convinzione che sapere e potere siano estranei l'uno all'altro:

65 FOUCAULT M., Sicurezza territorio popolazione, cit., p. 88. In questa definizione Foucault

introduce, tra le altre cose, la questione dello stato, fino ad ora escluso dall'analisi dei micropoteri e tuttavia lo stato entra nel campo d'analisi proprio per ribadire, come osserva Chignola, che “il preteso soggetto della storia costituzionale occidentale, altro non si dimostri essere, piuttosto, che una semplice peripezia […] di processi molto più generali che lo precedono, ne attraversano i profili giuridico-istituzionali, lo eccedono”. CHIGNOLA S., “L'impossibile del sovrano. Governamentalità e liberalismo in Michel Foucault”, in CHIGNOLA S. (a cura di), Governare la vita, cit., p. 47.

“Forse bisogna anche rinunciare a tutta una tradizione che lascia immaginare che un sapere può esistere solo là dove sono sospesi i rapporti di potere e che il sapere non può svilupparsi altro che fuori dalle ingiustizie del potere, dalle sue esigenze e dai suoi interessi […] Bisogna piuttosto ammettere che il potere produce sapere ( e non semplicemente favorendolo perché lo serve, o applicandolo perché gli è utile); che potere e sapere si implicano direttamente l'un l'altro; che non esiste relazione di potere senza correlativa costituzione di un campo di sapere, né di sapere che non supponga e non costituisca nello stesso tempo relazioni di potere”67.

Ciò significa che i discorsi, o meglio i discorsi con pretesa di verità, hanno un potere produttivo di oggetti, di soggetti e dei fenomeni che li riguardano. La consapevolezza del nodo che lega verità e potere, come osserva Bazzicalupo “rivoluziona il ruolo sussidiario e legittimante, ovvero critico e delegittimante, che tradizionalmente e nella percezione comune il primo termine ha sul secondo”68.

Il modus di esercizio del potere che troviamo espresso nel governo, dunque, esclude il dominio riconoscendo una certa indipendenza al polo dei governati, che indirizza e governa attraverso una serie di regimi di verità; la governamentalità è la “giusta disposizione delle cose che prende in carico per condurle al fine loro conveniente”69.

L'aspetto rilevante della governamentalità, è proprio l'inedita finalità ed il ruolo assegnato all'autonomia dei governati; l'obiettivo non è più reprimere gli stati di resistenza delle soggettività, ma far crescere e moltiplicare le forze dei corpi liberi sui quali si esercita, produrre plusvalore attraverso la stimolazione (e distribuzione) di un più di vita70. Su questo aspetto tornerò più diffusamente 67 FOUCAULT M., Sorvegliare e punire, cit., p. 31.

68 BAZZICALUPO L., Biopolitica. Una mappa concettuale, cit., p. 36. 69 FOUCAULT M., Sicurezza, territorio, popolazione, cit., p.99.

70 CHICCHI F., “Bioeconomia: ambienti e forme della mercificazione del vivente”, in (A cura di)

AMENDOLA A., BAZZICALUPO L., CHICCHI F., TUCCI A., Biopolitica, bioeconomia e

analizzando i quattro casi studio nel terzo capitolo, per evidenziare l'intrinseca ambiguità di un discorso che mentre invita alla libertà e all'empowerment individuale, al tempo stesso assoggetta e produce soggettività docili.

Nel documento Il desiderio tradito (pagine 30-33)