“I castelli dei privati signori che ancora ci rimangono di quel tempo, sono ben lontani dal fastoso apparecchio che un secolo e mezzo o due secoli più tardi fa delle ville signoresche altrettanti luoghi incantati, dove gli spaziosi giardini, le gradinate a terrazzi e gli alberi secolari diventano elementi architettonici e combinano insieme col palazzo ad una magnifica ed armoniosa veduta. Il giardino del secolo XV più si assomiglia ad un orto che ai lambiccati giardini del seicento e del settecento; esso è quasi sempre chiuso fra muraglie alte onde prende un’apparenza claustrale che non disdice all’ordinamento interno della casa. — Al di fuori, il castello ha un aspetto severo e spesso arcigno” 1
Spesso nella letteratura questi giardini diventano l’ambientazione di storie o dialoghi, , diventando talvolta metafora di ciò che l’autore vuole esprimere. Nella letteratura cortese quattrocentesca, per esempio, con forti effetti decorativi, “il giardino acquista i caratteri di un luogo edenico, immerso in una dimensione irreale e fantastica, nella quale, accanto al palazzo, interpreta la dimensione elitaria, raffinata e artificiosa della nuova realtà signorile . Nel romanzo cavalleresco una lunga serie di giardini si innestano in funzione antitetica alla selva in cui i cavalieri si aggirano in preda a un’erranza che non conosce limiti e barriere spaziali. Come luogo concluso (hortus conclusus), circondato da salde mura o difeso da guardiani e da prove durissime, al solito protetto da incantesimi
IL VERDE NELLE CORTI
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e malie e consacrato dalla presenza di un personaggio femminile in possesso di doti soprannaturali, il giardino si propone nella duplice versione di inaccessibile spazio chiuso da violare per godere delle delizie che contiene, o altrimenti di luogo di segregazione da espugnare per sconfiggere le forze diaboliche che vi si annidano.” Nel corso dei secoli i significati e le funzioni che una corte o un giardino hanno assunto sono molteplici, oggi questi si presentano a noi, a volte come beni storici e culturali da salvaguardare e preservare, così come ci sono stati tramandati nel corso degli anni; a volte come luoghi invece abbandonati o totalmente rivoluzionati. Così quando ci si trova a dover intervenire all’interno di un giardino storico, che sia un intervento di restauro o conservazione dello stesso bisogna tener conto delle specifiche stesse del giardino, come per esempio, la sua evoluzione storica, o le specie impiegate in epoca storica, la conoscenza della biologia o della coltivazione delle piante.
Oltre alle opere di conservazione, la riqualificazione di una corte o un giardino, può avvenire tramite la riprogettazione di questo, tramite un dialogo continuo tra moderno e antico, talvolta mantenendo solamente dei richiami storici, in un contesto del tutto nuovo per creare solo un dialogo con il passato, senza emularlo. In altri casi può avvenire invece la ricostruzione ex-novo di un giardino andato perduto, e riprogettato secondo le documentazioni storiche.
1 G. Giacosa, La vita privata ne’ castelli, in AA.VV. “La vita italiana nel Rinascimento. Conferenze tenute a Firenze nel 1892” Milano: Fratelli Treves Editori, 1896, p.34
esterno Malopolska Garden of Arts, Polonia Cortile Malopolska Garden of Arts, Polonia
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Partendo dal recupero della vecchia sala dei cavalli da sella del XIX secolo, utilizzata negli ultimi anni come magazzino e laboratorio di strutture teatrali, andata in disuso ed abbandonata si elabora un progetto per creare un nuovo centro culturale nel cuore della città di Cracovia. Un recupero totale che interessa volumi, strutture e precedenti funzioni pensato per essere perfettamente integrato nel contesto della città vecchia, ma nello stesso tempo distinto e distinguibile con una personale architettura fatta di texture, colore, rapporto con la strada, articolazione della facciata che confonde la distinzione tra storia e contemporaneo. Bruno Zevi diceva che “l’architettura è uno spazio teatrale” e in questo edificio è ciò che si ritrova in modo insolito ed inaspettato con uno spazio vivo e vitale come punto di riferimento alle persone ed agli artisti impegnati in diversi campi dell’arte creativa. Un nuovo polo urbano al cui interno trovano spazio un teatro con una sala concerti e sala conferenze dotato di spazi espositivi per eventi ed esibizioni. Partendo da una struttura a T si è creato uno schema flessibile che consente di aprire verso l’esterno gli spazi ed articolarsi in moduli concentrici capaci di adattarsi alle esigenze del momento sia per manifestazioni e spettacoli aumentando e riducendo la sua capacità. Il progetto prevede una facciata vetrata che si sovrappone al vecchio fronte della scuderia realizzato in mattoni a faccia a vista che crea una sovrapposizione
Malopolska Garden of Arts, Polonia Ingarden & Ewý Architects (IEA)
0 1m
esterno Malopolska Garden of Arts, Polonia Cortile Malopolska Garden of Arts, Polonia
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elegante ed integrata che lascia vedere l’edificio storico. Al contempo la vetrata iscrive un nuovo spazio che è in relazione anche con l’esterno, dove si trova un “arte giardino” posto di fronte, con una trama del pavimento che dal giardino entra in questo spazio creando una continuità fisica.Una zona di comunicazione che funge da filtro tra esterno ed interno come spazio aperto al coperto, come una zona di confine e luogo di possibili attività artistiche, di mostre all’aperto, gli eventi e le proiezioni multimediali, e l’organizzazione di fiere e promozione. Un progetto che riesce a ricucire con tatto e senso dello spazio nel rispetto dell’architettura preesistente un luogo dimenticato che torna a rivivere con forza vibrante come possibile nuovo polo della città come emanazione pura del concetto di Gesamtkunstwerk.
Miniatore fiammingo, Morte di Pasquino e Simona, da un Decameron di Boccaccio, 1432. Parigi,
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Le prime notizie sul giardino del castello di Torino risalgono al 1402, con i documenti che registrano le spese per l’ingrandimento dell’edificio durante il governo di Ludovico principe d’Acaia (1402-1418), che dedicano molto spazio alle Opera viridaria (arredo verde). Le fonti che citano il giardino sono i Conti della Vicaria e Clavaria di Torino, i registri in cui il clavario della città - che nel Medioevo amministrava la città per conto dei principi d’Acaia e poi dei duchi di Savoia - annotava le spese sostenute via via per la manutenzione del castello e delle fortificazioni cittadine. I Conti esaminati, conservati presso l’Archivio di Stato di Torino (Sezioni Riunite), abbracciano un arco cronologico dal 1402 al 1516. Il nuovo progetto del giardino ha seguito le indicazioni contenute in questi documenti medievali, rispettando la tradizionale suddivisione dello spazio in hortus (orto), viridarium (bosco e frutteto) e iardinum domini (giardino del principe) come anche la presenza degli arredi tradizionali (falconara, porcilaia, recinto delle galline). Nel nuovo spazio oltre alle piante e alle specie vegetali citate nelle carte antiche sono state inserite anche piante e erbe non specificatamente descritte nelle fonti, ma certamente presenti nei giardini medievali tra Italia e Francia, in base alle indicazioni fornite dai trattati di agricoltura e piante medicinali del XIV e XV secolo. L’Orto (hortus) Organizzato secondo uno schema a scacchiera formato da aiuole
I Giardini del Castello Palazzo Madama, Torino
La topia nel giardino del principe, Palazzo Madama, Torino
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rettangolari, l’orto è uno spazio particolare, frequentato dal principe durante le sue passeggiate all’ombra dei peri e dei meli, e dai giardinieri del castello, che curavano le piante necessarie a rifornire regolarmente le cucine di legumi, ortaggi, aromi e erbe medicinali. La recinzione serviva per impedire l’ingresso degli animali. Il Bosco e Frutteto (viridarium) Dal latino “viridis” (verdeggiante), è un boschetto con piante ad alto fusto, spesso posto fuori dalle mura del castello, in un’area in cui trovano posto la porcilaia, la falconara, la colombaia e i mulini. A Torino era molto vasto e arrivava a impegnare contemporaneamente anche cinquanta giardinieri. Oltre a castagni, noci, salici, pruni, sorbi, ciliegi, ulivi e palme - tutti citati nei documenti antichi - una parte di questo spazio era occupata dalla vigna del principe, che produceva il vino per la mensa del castello. Il Giardino del principe (iardinum domini) Spazio privato dei principi, per la lettura, la conversazione, il riposo e il gioco. Nel medioevo si trovava sul limite meridionale della città, vicino alla cinta muraria e alla Porta Fibellona; era chiuso da mura costeggiate da cespugli di more, lastricato in pietra e presentava un pergolato di vite. Il suo aspetto doveva essere molto simile a quello tramandatoci da tappezzerie e miniature del Quattrocento: circondato da un fitto prato “millefleurs”, presentava come arredi fissi la fontana, ricca di rimandi alla letteratura cortese dell’epoca, sedili in laterizio rivestiti d’erba e una serie di vasi in maiolica decorata con piante profumate come lavanda, salvia, maggiorana. La principessa d’Acaia Bona di Savoia teneva in questa parte del giardino una gabbia di pappagalli. Il “Giardino del
Aiuole dell’orto, Palazzo Madama, Torino
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Castello” si presta a molteplici usi socio- didattici. Esso rappresenta per Palazzo Madama una grande opportunità di sviluppo e di ampliamento dell’offerta-museo, sia per i percorsi, sia per la possibilità di indirizzare le politiche educative verso nuovi temi legati all’ecologia della città, all’importanza delle aree verdi nella vita delle comunità, alla loro storia e ai problemi della loro tutela di oggi. La ricostruzione del giardino medievale consente l’approccio a specie vegetali ormai marginali, recuperando il senso e il valore della bio-diversità, favorendo e promuovendo progetti in collaborazione con altre istituzioni cittadine. Inoltre la disponibilità di un nuovo spazio organizzato all’aperto permette di potenziare le offerte dei programmi di Palazzo Madama, rendendolo disponibile, nella primavera e nell’estate, anche per manifestazioni e celebrazioni a carattere pubblico e privato. In ultimo, l’ampia area davanti alla Prefettura può ospitare nuove attività educative legate ai temi dell’ambiente e della vita medievale.
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Il giardino dei passi perduti, vero e proprio dialogo di Peter Eisenman con Carlo Scarpa, costituisce al tempo stesso una rappresentazione del pensiero dell’architetto e teorico americano, orientato all’ostinata ricerca di una logica disciplinare interna all’architettura. La sua riflessione trova forma, molto più che in una retrospettiva di disegni e plastici del suo lavoro passato, in una sorta di “ipertesto eccessivo”, come lui stesso lo definisce.
La mostra è dunque un progetto realizzato, collocato come opera didascalica nel giardino di Castelvecchio e come opera frammentaria nelle sale corrispondenti all’interno del museo. Il punto di partenza è dato dai pavimenti di cemento striato di pietra realizzati da Scarpa per quelle cinque sale della cosiddetta Galleria della Scultura. Cinque piattaforme delle medesime dimensioni delle sale vengono “scavate” da Eisenman nel giardino, come se preesistessero agli interventi di entrambi gli architetti, e situate lungo un asse parallelo alla sequenza degli ambienti interni. Questo asse “di Scarpa” è intersecato diagonalmente da un nuovo asse “di Eisenman”, imperniato sul ponte ruotato di Scarpa, così da suggerire un orientamento preesistente, tale da condizionare la posizione del ponte dell’architetto veneziano, piuttosto che il contrario.
Non solo i due sentieri si incrociano, ma anche si fondono le idee di terrapieno e di scavo.
Il Giardino dei passi perduti, Museo Castelvecchio Peter Eisenman
Vista prospettico, Il Giardino dei passi perduti, Museo Castelvecchio Il Giardino dei passi perduti, Museo Castelvecchio
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Lungo questo secondo “percorso”, infatti, le lastre di Scarpa vengono spezzate per rivelare un dirompente amalgama di alcuni progetti chiave di Eisenman: la Piazza di Cannaregio, il Complesso di edilizia popolare IBA a Berlino, il Wexner Centre for the Visual Arts di Columbus, Il Musée du Quai Branly a Parigi, la Città della Cultura della Galizia a Santiago.
L’elemento dominante di questo amalgama eisenmaniano è la griglia rossa ruotata del complesso residenziale di Berlino e di Santiago de Compostela.
La griglia si estende anche nelle sale interne in una serie di frammenti interstiziali che appaiono tra i pavimenti di Scarpa e le mura del castello.
Questi resti della griglia di Eisenman non solo creano una momentanea risonanza con Scarpa, invitando a leggere il rapporto tra la preesistenza dell’edificio ottocentesco e l’intervento novecentesco dell’architetto veneziano, ma coinvolgono anche la scala e la distribuzione dei piedistalli dell’allestimento di Scarpa, gettando nuova luce sul suo intervento.
L’intento dell’architetto newyorchese è quello di confondere la relazione fra tempo e luogo domandandosi quale fosse il progetto originale: il castello, il restauro di Scarpa, quello di Eisenman?
In realtà il suo lavoro, oltre a rivelarci lo stesso intervento scarpiano, ci appare come una straordinaria creazione di arte contemporanea, capace di trasformare per i prossimi tre mesi la natura stessa del museo. caratteristiche tecniche
Tecnicamente il progetto si realizza nel prato antistante la facciata interna del castello,
Il Giardino dei passi perduti, Museo Castelvecchio Il Giardino dei passi perduti, Museo Castelvecchio
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con cinque scavi di altrettante piazze corrispondenti planimetricamente alla sale della Galleria inferiore. Le cinque piazze, della profondità massima di 20 centimetri, sono rivestite in lamiera di acciaio. Al di sopra sono posizionati, secondo l’asse slittato di Eisenman, volumi diversamente inclinati, anch’essi in acciaio, contenenti una pavimentazione che ripropone quella interna alla Galleria: cemento lisciato, intervallato da “striature” in pietra bianca della Lessinia, con lo stesso ritmo dell’interno. Le dune circostanti, realizzate con terreno vegetale e sagomate internamente da strutture metalliche che ne addolciscono il profilo, hanno un’altezza massima di metri 1,20 circa e sono ricoperte in superficie da erba distesa in rotoli.
La griglia, essa pure realizzata con profili in acciaio, è evidenziata con una verniciatura di colore rosso e prosegue idealmente nelle sale interne al museo, per mostrarsi lì tuttavia solo in determinati punti caratteristici, in rispettosa coesistenza con la suggestiva immagine della Galleria del museo.
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Il centro storico dell’Università di Bordeaux stabilisce una nuova direttiva: l’ “operation Campus” inizia con una vera e propria progettazione urbana . Questi spazi sono attualmente chiusi, destinati esclusivamente alla ricezione di consegne, così il progetto si propone di trasformarli in un cuore vivace dell’università, dove può trovare posto l’interconnessione tra attività diverse. Il significato iniziale di “campus” può essere recuperate attraverso un intenso spazio centrale verde. Questa serie di cortili diventano una rete di spazi interattivi, diventando essi stessi parte della città: una serie di strutture animano il centro della piazza (museo, café, anfiteatri) e contribuiscono al suo valore urbano. L’aggiunta di elementi piantati conferisce uno scenario più a misura d’uomo, fornendo ombra, delineando percorsi, e agiscono da filtro dell’aria del suono e della luce che entra nello spazio. Questo, a sua volta, combatte L’effetto urbano dell’isola di calore, fornendo spazi interni più piacevole durante i caldi mesi estivi. In pianta, viene stabilita una certa gerarchia tra il centro aperto, e gli spazi più intimi lungo i bordi dello spazio. Questa varietà di spazi invita a una vasta gamma di attività comuni per un campus universitario, dal mangiare il pranzo al sole, alla riunione con i colleghi e professori, fino ad ospitare feste e celebrazioni.
Cour leyteire Universitè de Bordeaux
Capitolo 4.2
*144 * * Vista generale dell’orto botanico e dell’orto urbano
Lo spazio della corte giardino si presenta non più come un ortus conclusus tipico delle corti dei castelli rinascimentali ma come una vetrina, uno specchio che riflette e veicola i valori di Agropolis. Il giardino si trasforma in una scenografia in cui gli attori sono sia le persone specializzate e di un alto profilo professionale sia persone più vicine alla realtà locale. Ed è qui che questo duplice aspetto si concretizza in maniera più tangibile rispetto alle altre zone del castello. Convivono due realtà che traggono forza l’una dall’altra, quella locale di Vigevano materializzata nell’orto urbano e una realtà più globale concretizzata nell’orto botanico attraverso la presenza di piante rare ed esotiche. Tuttavia la corte giardino non vuole essere una mera impalcatura teatrale ma un luogo dove vengono veicolate nozioni, conoscenze e valori, dove si cerca di sensibilizzare il fruitore attraverso diversi linguaggi accessibili a tutti. La corte è quindi soggetta ad un recupero totale pensata per essere perfettamente integrata nel contesto
LA CORTE GIARDINO
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della città vecchia di Vigevano, ma nello stesso tempo distinto e distinguibile come una macchina scenica nella quale l’uomo è attore e spettatore. Bruno Zevi diceva che “l’architettura è uno spazio teatrale” e in questo edificio è ciò che si ritrova in modo insolito ed inaspettato con uno spazio vivo e vitale come punto di riferimento alle persone ed ai ricercatori impegnati in diversi campi della ricerca. La corte diventa una zona di comunicazione che funge da filtro tra esterno ed interno come spazio aperto al mondo locale e più internazionale, come una zona di confine e luogo di possibili attività artistiche, di mostre all’aperto, gli eventi e le proiezioni multimediali, e l’organizzazione di fiere e promozione. Un progetto che riesce a ricucire con tatto e senso dello spazio nel rispetto dell’architettura preesistente un luogo dimenticato che torna a rivivere con forza vibrante come possibile nuovo polo della città, anche in vista dell’Expo 2015.
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147* * Infografuca sulla struttra dell’orto botanico
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149* * 3m 6m 9m 12m 21 giugno 21 dicembre 5.00 am 12.00 pm
Orientamento solare della corte giardino N
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Il primo step è stato quello di creare due direttrici con origine l’accesso principale alla corte del giardino, inclinate di 45° secondo la perpendicolare alla cinta del castello. Secondo step è stata la generazione della griglia, creata a partire dalle due direttrici, le linee parallele a queste sono distanziate di 120 cm.
Terzo step è stato la formzione della maglia principale sulla quale è stato creato il giardino, e l’individuazione dell’accesso al castello nella zona del laboratorio di ricerca situato al piano -1 attraverso una passerella.
Ingresso principale
Ingresso al castello, zona Tea market Ingresso al castello, zona Laboratorio di ricerca
CONFIGURAZIONE SPAZIALE
152 * * 490 20 20 20 180180180
FUNZIONI E PERCORSI
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Il giardino si suddivide in 5 zone tutte a fruizione prevalentemente pubblica, tranne l’orto botanico che ha un accesso diretto al laboratorio di ricerca e quindi è usufruito anche dai ricercatori in funzione didattica. Serra
Orto botanico Orto urbano Piazza
Labortatorio didattico Percorso utente pubblico Percorso utente didattico