Agropolis
Botanic Garden
Centro di alta formazione paesaggistica per
lo studio, la ricerca e la sperimentazione,
all’interno del castello sforzesco di
Vigevano
Tomo II
Politecnico di Milano Scuola del Design Design degli Interni Laurea Magistrale A.A. 2012-13
Katia Di Caprio 779068
Chiara Seno 781104
Relatore: Giampiero Bosoni
L’input progettuale dell’elaborato di tesi ha avuto origine dal Laboratorio di Sintesi Finale, che prevedeva la progettazione di un intervento di rifunzionalizzazione e di riqualifica del Castello Sforzesco di Vigevano, che potesse dare vita ad un centro di alta formazione in modo da diventare un punto nevralgico per la diffusione del sapere ma anche per lo studio dello stesso. Un Centro che potesse uscire dalla realtà locale di Vigevano e si potesse relazionare alla realtà di una metropoli come Milano, specialmente in occasione dell’Expo acquistando così un respiro più internazionale. Per poter far “uscire” Vigevano e il suo castello da questo isolamento, il progetto si è imposto come un polo di attrazione e di richiamo internazionale in modo da creare un network, ovvero far diventare Vigevano non solo lo snodo del sapere, ma anche il centro di valorizzazione del territorio e delle tradizioni, facendo riferimento alle realtà nazionali e internazionali; In questo modo si vuole portare Vigevano verso una realtà più “intelligente”, con tutte le
AGROPOLIS BOTANIC GARDEN
caratteristiche tipiche di una Smart City. All’interno di questo progetto più ampio Agropolis, come centro di alta formazione ha come obiettivo quello di nobilitare il lavoro agricolo considerandolo come punto di partenza per un sapere più “alto”. Da qui la volontà di creare un nodo del sapere olistico basato sullo studio del territorio, un centro che possa convergere e racchiudere tutte le direttrici inerenti allo studio e alla ricerca sul paesaggio. Ma non solo, una Polis del mondo agricolo dove al suo interno non solo sia possibile studiare e divulgare il sapere, ma una “città nella città”, ovvero un alveolo dove vivere a contatto con un paesaggio e con specialisti in grado di innalzare il valore di una semplice esperienza nel verde. Ricerca, Documentazione, Divulgazione costituiscono gli elementi cardine intorno ai quali ruota Agropolis.
Da un masterplan molto ampio e ragionato che interessa tutto il castello, l’area di Agropolis Botanic Garden si concentra sulla parte posteriore e in particolar modo sulla corte interna rivolta verso Sud. Una visione sperimentale e divulgativa degli aspetti del paesaggio e del territorio è alla base dello sviluppo delle aree all’interno del progetto. Da qui la volontà di creare spazi
finalizzati alla ricerca analitica ed empirica: il Green lab, Laboratorio di ricerca ad alto livello di sperimentazione inerente al tema della biologia molecolare; e altri dedicati ad un sapere condiviso, che si apra verso l’esterno: la Community, uno spazio di divulgazione e diffusione del sapere rivolto alla natura e alla qualità del cibo, all’interno del quale prendono forma la zona della corte giardino, con l’orto botanico e l’orto didattico, e la zona dell’Emporio del gusto, luogo di scambio e di interrelazione che ha come fil-rouge la qualità del cibo. Sono due dunque i valori attorno ai quali ruota il Botanic Garden: la sperimentazione e la divulgazione. Due valori che si appoggiano ad altrettanti concetti apparentemente dicotomici come l’aspetto più globale e internazionale rintracciabile nella sezione del Laboratorio e l’aspetto più locale e comunicativo presente nella zona della Comunity. Tuttavia queste due aree non sono indipendenti l’una dall’altra anzi, s’ influenzano a vicenda e coesistono all’interno del sistema Agropolis per formare non solo un Centro, nel quale nascono idee e valori, ma anche uno Snodo attraverso il quale queste idee si possano propagare.
Introduzione
La corte giardino
Contesto progettuale
Agropolis: Centro di alta formazione paesaggistica
Agropolis: Botanic Garden
3.1 Riqualificazione del verde in edifici storici 2.1 Progetto
2.2 Masterplan
2.3 Laboratorio di ricerca
3.2 Concept 2.1 Concept
3.3 Orto botanico, a cura di Chiara Seno
3.4 Orto didattico e piazza, a cura di Chiara Seno 3.5 Orto urbano, a cura di Katia Di Caprio
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197
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2.2 Analisi funzionale 2.3 Masterplan063
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INDICE
1.1 Vigevano e il suo castello
1.2 Rifunzionalizzazione di edifici storici in funzione pedagogica
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L’emporio del gusto
4.1 Sapori e tradizioni, a Katia Di Caprio 4.2 Il progetto, a cura di Katia Di Caprio
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231
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CONTESTO PROGETTUALE
Agropolis Botanic Garden
Capitolo 1
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* 8 *
VIGEVANO E IL SUO CASTELLO
Rifunzionalizzazione
Capitolo 1.1
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Localizzazione della Lomellina
Il territorio della Lomellina si estende nella parte occidentale della provincia di Pavia, coprendo un’area di circa 1200 chilometri quadrati. I confini di quest’area pianeggiante sono dettati da limiti naturali: ad est il fiume Ticino e a sud il Po la separano dalle altre aree della provincia di Pavia, rispettivamente Pavese ed Oltrepò, mentre ad ovest il Po e il Sesia segnano il confine con il Piemonte. Sull’area sono distribuiti 60 comuni; la città più nota è, appunto, Vigevano, più grande per estensione e numero di abitanti: 63mila per 82 chilometri quadrati di estensione. Grazie alla presenza di fiumi, di numerosi corsi d’acqua e risorgive naturali, la Lomellina è sempre stata una terra fertile e favorevole agli insediamenti umani, allo sviluppo dell’agricoltura e dell’allevamento. Il paesaggio delle campagne odierne è frutto di modifiche compiute dall’uomo attraverso i secoli. I primi lavori idrici vennero condotti già in epoca medievale grazie al lavoro e alle conoscenze dei monaci benedettini e cistercensi: attuarono lavori di bonifica dei terreni paludosi e introdussero la coltivazione a marcita, che utilizza le acque dei fontanili per garantire un’irrigazione continua dei campi.
L’opera di canalizzazione della regione è stata completata successivamente, con le riforme agricole condotte dai Visconti e dagli Sforza, che hanno permesso di incentivare la produzione del riso accanto a quella del mais e del frumento, trasformando questo territorio in uno dei più fertili del paese; Viene inoltre introdotta la coltivazione del gelso per l’allevamento dei bachi da seta, attività che sarà di sostentamento per
VIGEVANO E IL SUO TERRITORIO
*
l’economia dei villaggi e delle famiglie. Il riso è un prodotto che ha segnato profondamente la Lomellina, tanto sul piano agricolo ed economico quanto sul piano sociale, attraverso la presenza stagionale di migliaia di mondariso, figure professionali scolpite nell’immaginario collettivo grazie a libri e pellicole cinematografiche indimenticabili.
Nel corso della storia, la Lomellina è stata una terra contesa tra diverse potenze, teatro di lotte di potere e combattimenti; ha mantenuto una sua unità nel fatto di essere caratterizzata da piccoli centri indipendenti tra loro; la storia di questo territorio, al di fuori dai centri cittadini, è una storia contadina. Le cascine, sorte nel medioevo, rappresentano il modello di azienda agricola su cui l’economia lomellina si è basata per molti secoli; costruite attorno ai paesi perché i lavoratori fossero più vicini al terreno coltivato, le cascine svilupparono una vita autonoma e un’economia chiusa. La cascina era per i suoi abitanti un mondo sicuro, protetto ed autosufficiente, al di fuori del quale si estendeva il pericolo e lo sconosciuto. In epoca medievale vengono costruite numerosi pievi, complessi di chiesa e battistero che venivano edificate nelle campagne perché vi facessero capo tutte le chiese e le cappelle sparse sul territorio; oggi molte di esse non hanno più funzione liturgica e sono visitabili solo su richiesta. Vigevano oltre ad essere la città più popolata ed estesa, è anche la più nota della regione. Famosa è la sua Piazza Ducale, fatta costruire nel 1492 da Ludovico il Moro; dalla piazza si accede
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Localizzazione della Lomellina
alla Cattedrale di Vigevano e alla torre del Bramante, simbolo della città.
Oggi il parco del castello e la piazza Ducale sono il punto di ritrovo per gli abitanti di Vigevano, nonché punto di riferimento per i turisti. In città si trovano numerosi musei, testimonianza dell’importanza storica della città; il museo della Cattedrale conserva dipinti e arazzi, ma soprattutto oggetti liturgici e codici miniati. Il museo della calzatura Pietro Bertolini testimonia invece l’importanza industriale che la città ha avuto a partire dalla seconda metà del XIX secolo.
In Lomellina le più antiche testimonianze architettoniche e artistiche risalgono all’età longobarda; famoso esempio del VIII secolo è il battistero di San Giovanni ad Fontes
a Lomello, costruito presumibilmente su antiche basi paleocristiane. Accanto al battistero si trova la basilica di Santa Maria Maggiore, interessante testimonianza di romanico lombardo. Numerosi castelli della Lomellina sono sorti attorno al 1300, a seguito dell’impulso dato dai Visconti al territorio in opere architettoniche di interesse civile e religioso. Alla fine del 1400 la Lomellina vive un’altra epoca di prosperità grazie all’interessamento di Ludovico Sforza per la città di Vigevano e il suo territorio, e grazie al contributo di Bramante e di Leonardo da Vinci; vengono svolte numerose opere architettoniche e artistiche, nonché i lavori di bonifica delle paludi e di canalizzazione delle acque.
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Molti dei territori lomellini fanno parte del Parco del Ticino, che con i suoi 90.000 ettari compresi in 47 comuni nelle province di Pavia, Milano e Varese, è il parco regionale più grande d’Europa; nasce nel 1974 allo scopo di difendere il fiume e gli ambienti naturali della Valle del Ticino dall’urbanizzazione invasiva e di conciliare le esigenze della protezione ambientale con quelle sociali, di sviluppo economico e industriale.
All’interno del Parco è presente una grande varietà di piante; estesi boschi e querceti, resti delle antiche foreste che in passato ricoprivano la valle e una ricca vegetazione acquatica in prossimità delle risorgive e delle lanche: ninfee, iris e ranuncoli d’acqua. La ricchezza di questi ambienti naturali offre rifugio per numerosi animali selvatici; cinghiali, caprioli, tassi, lepri; tra gli uccelli vi sono falchi pescatori, gallinelle d’acqua, folaghe e ghiandaie; in particolare fontanili e risorgive offrono un ambiente ideale per lo sviluppo delle garzaie, zone in cui vivono numerose specie di aironi.
Le rogge e i canali che percorrono il territorio lomellino hanno favorito la nascita e lo sviluppo dei mulini idraulici. Costruiti nel corso della storia per la macinazione dei cereali, si trovano a volte inseriti all’interno dei cascinali, altre nei centri abitati o ancora isolati nelle campagne.
IL PARCO DEL TICINO
16* * 16 * * Lomellina Vecchio Mulino Cascina e rasaia
Il territorio della lomellina è salvaguardato da diverse associazioni e enti che ne promuovono e valorizzano le peculiarità ambientali.
Primo fra tutti è l’Ecomuseo del paesaggio Lomellino, un progetto di tutela ambientale, e culturale. È un museo diffuso, in quanto costituito dalle specificità del territorio nel loro complesso. Definito museo del tempo e dello spazio, si propone di recuperare la storia delle comunità, valorizzandone il passato per aprirsi verso il turismo e il futuro.
Un ecomuseo diretto non al turista, definito pubblico occasionale, ma soprattutto alla popolazione che ne fa parte, primo attore e fruitore dell’ecomuseo.
L’Ecomuseo del Paesaggio Lomellino collabora con il GAL, Gruppo di Azione Locale, in iniziative volte alla sponsorizzazione del territorio nel suo complesso. Il GAL è composto da soggetti pubblici e privati uniti dallo scopo di favorire lo sviluppo locale di un’area rurale. Le azioni del GAL avvicinano i processi decisionali al territorio, valorizzando i punti di forza in ambito sociale, industriale e turistico attraverso la partecipazione delle comunità locali.
Oltre a promuovere l’economia agricola, suo primario obiettivo, il GAL si propone di identificare e incentivare i punti di forza del territorio, da specificità culturali e storiche, a strutture preposte alla ricezione turistica e al commercio, come agriturismi e produzioni alimentari. Inoltre tenta di coordinare i vari enti turistici e di sviluppo sociale troppo spesso separati e diffusi
ASSOCIAZIONI E ENTI
*
per riuscire a fornire un’informazione complessiva di ciò che offre il territorio e di ciò che offre in termini di feste e sagre. Esiste poi un organismo che sostiene le attività economiche e culturali nel distretto di Vigevano, allo scopo di promuovere le politiche del territorio provenienti da enti e soggetti rappresentativi, mettendo in relazione le opportunità nazionali con le esigenze locali; si tratta del Consorzio AST, l’Agenzia per lo Sviluppo Territoriale di Vigevano. Tra i progetti promossi dall’AST spicca Leonardo e Vigevano, dedicato alle opere di Leonardo da Vinci presenti sul territorio lomellino, che richiama l’attenzione sull’eredità culturale lasciata dalla presenza di Leonardo nella città, ritrovabile nelle trasformazioni architettoniche di epoca sforzesca e nelle campagne con la rete dei navigli e dei mulini. Il progetto comprende diverse iniziative per recuperare il patrimonio storico e architettonico mettendo in campo le energie locali in vista dell’Expo 2015. L’AST organizza anche Rice, i sapori del riso, un’iniziativa in collaborazione con L’associazione Slow Food volta a scoprire storia, proprietà, tradizioni di produzione e sapori di questo alimento, nonché la stretta relazione con l’identità del territorio lomellino.
Un ulteriore associazione che opera nella Lomellina è Tracce di Territorio, essa nasce con un progetto di marketing territoriale che vuole trovare punti di incontro tra la cultura e il territorio, creando narrazioni relative a quei luoghi ricchi di particolarità ma ancora poco conosciuti dal turismo.
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Vigevano, Vista sul Centro Storico
La lingua di terra che si sviluppa per circa 35.000 mq tra il terdoppio e il ticino su un promontorio naturale, abitata sin dai tempi più remoti, diventa, intorno al Ix-x secolo, sede dell’antica Vigevano, il cui nome, nelle carte coeve, compare nella versione longobarda di Vicus Gebuin. Sospinte dalle invasioni barbariche, le genti di quelle terre si erano arroccate sul promontorio fortificandolo.
Il borgo, che via via viene a costituirsi è strettamente dipendente dalla zona fortificata, intorno alla quale gira un ampia strada da cui si irradiano le vie con quell’impianto che ancora oggi la città mantiene.
L’epoca comunale, e successivamente quella delle signorie, non fanno che rafforzare questa struttura primaria. Dal XIV secolo i Visconti ristrutturano il complesso castellano verso l’esterno, in modo radiocentrico, e negli anni successivi, gli Sforza imprimono un tale impulso economico, che la città si espande tumultuosamente, ma sempre con crescita ellittica e un sistema vario a raggera,
intorno a quello che da sempre è il cuore dell’abitato: la fortezza, che sarà accerchiato prima dal borgo e poi dalla città. E anche quando, nel XVII secolo, il castello decade, lo sviluppo urbano di vigevano rimane condizionato da queste radici. Il castello medievale, con la sua cinta fortificata, ha dunque determinato il volto della città futura, che troviamo nell’attuale tessuto urbano. 1
La città può fregiarsi di segni evidentissimi del loro favore. Possiede infatti una delle più belle piazze d’Italia, la Piazza Ducale, e un castello che copre un’area tra le più vaste d’Europa.
Nonostante queste meraviglie, però, Vigevano non ha mai sfruttato appieno il proprio patrimonio artistico e culturale, che rimane poco conosciuto e frequentato prevalentemente da chi abita nei dintorni, nonostante lo sforzo di coloro che si occupano delle periodiche rievocazioni storiche, la cui massima espressione è il Palio delle Contrade di ottobre.
VIGEVANO
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Loggia delle dame, Castello Sforzesco di Vigevano
Loggia delle dame, Castello Sforzesco di Vigevano Interni del Maschio, Castello Sforzesco di Vigevano
I grandi eventi architettonici vigevanesi sono rappresentati dal monumentale complessp castellano e dalla piazza porticata. In questo nucleo Vigevano città si identifica da sempre.
Il castello di Vigevano, posto – anzi, letteralmente incistato – nel cuore stesso della città, e come tale protagonista essenziale del centro storico cittadino e della sua vita, costituisce il più imponente e singolare complesso fortificato lombardo, con un impianto architettonico, urbanistico e monumentale tra i più significativi d’Italia. L’antico abitato di Vigevano nacque come borgo fortificato e castello-ricetto comunale posto sul margine di un terrazzamento alluvionale del Ticino, che probabilmente era già stato luogo di più antichi insediamenti che ne sfruttavano la naturale predisposizione difensiva. Il castello si innesta sull’impianto planimetrico e sulla struttura di questa preesistenza, rimanendovi strettamente legato nelle due successive fasi determinanti della sua formazione: quella viscontea e quella sforzesca. A iniziativa di Luchino Visconti vengono infatti innalzate nel 1341 la “Rocca Vecchia”, a oriente del borgo fortificato, e nel 1345 il castello vero e proprio o “Maschio” sull’area dell’antico castello-recinto; i due fortilizi vengono poi collegati nel 1347 dalla strada coperta e sopraelevata, una specie di grande ponte fortificato che scavalca una parte della città. Infine intorno al 1360 viene innalzato l’edificio detto la “Falconiera”. La fase sforzesca (dal 1473 al 1494), importantissima sul piano artistico per l’apporto di Bramante,
IL CASTELLO
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è quella che imprime al castello di Vigevano i caratteri di grandiosa residenza principesca e gli conferisce lo splendore di vera e propria corte rinascimentale, tra le più ricche d’Europa. Appartengono a questo periodo la realizzazione delle scuderie (prima ad iniziativa di Galeazzo Maria Sforza e poi di Ludovico il Moro), della torre, dei loggiati sopra la falconiera e della grandiosa piazza Ducale, uno dei primi esempi di piazza rinascimentale e al tempo stesso uno dei pochi esempi di piazza concepita come opera architettonicamente unitaria e realizzata di getto. Con la caduta di Ludovico il Moro (1499) e dopo il breve periodo della “restaurazione sforzesca” (1530), l’epoca del massimo splendore del castello di Vigevano è per sempre conclusa. Il suo declino ha inizio già con l’occupazione francese all’inizio del Cinquecento, ma la vera decadenza incomincia con il suo utilizzo a caserma, prima da parte degli eserciti spagnoli, poi di quelli degli austriaci, dei Savoia, del Regno di Sardegna e infine del Regno d’Italia; un utilizzo fonte di continuo degrado per le strutture del castello, protrattosi fino al definitivo abbandono del medesimo da parte dei militari, nel 1967.Dopo un periodo contrassegnato da grandi incertezze sullo stesso riutilizzo e recupero del complesso monumentale, nel 1978, ad iniziativa della Soprintendenza per i Beni Ambientali e Architettonici della Lombardia, hanno preso finalmente avvio i restauri. Sotto la direzione dell’architetto Lucia Gremmo sono state riportate alla luce le più importanti testimonianze
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dell’architettura sforzesca, come la loggia della Falconiera (liberata dai muri che ne chiudevano gli intercolumni) e gli edifici delle scuderie. Significative impronte dell’epoca viscontea e persino previscontea sono state pure riportate alla luce nelle strutture murarie del “Maschio”, come le pregevoli finestre in cotto lavorato, molte delle quali erano state murate o snaturate durante l’utilizzo a caserma.Ma forse la più sorprendente scoperta, almeno fino ad oggi (perché certamente un restauro come quello in corso è destinato, man mano i lavori procedono, a riservare ulteriori scoperte) è stata la rimessa in luce della decorazione bramantesca (un caratteristico gioco illusionistico di architettura dipinta) sulle facciate delle scuderie verso il grande cortile interno, la quale era stata completamente occultata da uno strato di intonaco.Si tratta quindi di un complesso di opere imponenti intraprese nell’ambito del programma di recupero del castello che prevede il suo utilizzo a sede di pinacoteca, di museo archeologico, di museo internazione della calzatura e di archivi statali e che ne farà – se effettivamente attuato – uno dei poli culturali di maggior interesse della Lombardia.1
Museo della scarpa
Il progetto è frutto di un accordo sottoscritto nel 1999 dalle Agenzie dello Stato, dalla Regione, dal Comune e dalla società “Progetto Agenda – Onlus”, creata da forze della società civile con il fine di favorire il recupero e la rivitalizzazione del castello di Vigevano. Si inserisce in un quadro generale relativo al recupero e rivitalizzazione del castello di cui è il primo stralcio. Gli spazi interessati sono: il primo piano della Scuderia di Ludovico il Moro (o Prima Scuderia); il primo piano della Seconda Scuderi; i gruppi scale relativi. Vi sono allocati: il Museo Internazione della Calzatura “P. Bertolini”; la Pinacoteca Civic; gli uffici e i locali accessori delle due strutture. È stata totalmente mantenuta l’organizzazione preesistente degli ambienti, basata su un’infilata di sale con passaggio centrale, realizzata sopra due lunghi ambienti (le stalle vere e proprie) con impianto a triplice navata spartito da colonne in serizzo. L’insieme, costruito nel 1492 e quasi sicuramente, nella prima scuderia, di progettazione bramantesca, soffriva di seri problemi statici, che hanno dovuto essere risolti prima di provvedere alla sistemazione degli spazi.
1 Cfr R. Codello, Il castello visconteo-sforzesco di Vigevano in “Castellum” n°25/26, Istituto Italiano dei Castelli, Roma, 1986
24 * * STRA DA COPER TA LA ROCCA IL M ASCHI O FALC ONE RIA SC U D ER IA SC U D E R IA SCU DERI A LA TORRE DEL BELREGUARDO TORRE
Il complesso è costituito da edifici tutti legati tra di loro in modo tale da apparire come una struttura unica con molte articolazioni, compresi i due corpi ottocenteschi posti tra il maschio e la torre.
*
Torre d’ingresso detta del Bramante, Tre grandi scuderie, di cui quella vicina alla torre detta “di Ludovico”
Corpo con loggiato detto falconiera Edificio principale detto maschio
Rocca vecchia posta ad est che racchiude una grandiosa cavallerizza
Grande edificio della strada sopraelevata coperta
Il complesso è costituito da edifici tutti legati tra di loro in modo tale da apparire come una struttura unica con molte articolazioni, compresi i due corpi ottocenteschi posti tra il maschio e la torre.
COMPOSIZIONE DEL CASTELLO
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Torre d’ingresso detta del Bramante, Tre grandi scuderie, di cui quella vicina alla torre detta “di Ludovico”
Corpo con loggiato detto falconiera Edificio principale detto maschio
Rocca vecchia posta ad est che racchiude una grandiosa cavallerizza
Grande edificio della strada sopraelevata coperta
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Le parti visitabili sono oggi, del castello sforzesco sono : la strada coperta, la Falconiera, la Manica Lunga (Prima Scuderia), la Seconda Scuderia, la Terza Scuderia.
FRUIZIONE DEL CASTELLO
*
terza scuderia, oggi restaurata e visitabile seconda scuderia, utilizzata come museo e mostre temporanee, al primo piano si trova il Museo della scarpa
strada coperta, visitabile e utilizzata come luogo di collegamento
edifici in restauro, non visitabili se non sotto visite guidate
RIFUNZIONALIZZAZIONE DI EDIFICI STORICI
funzione pedagocica
Capitolo 1.2
*30*
* 30 *
*
3 G. Carbonara, avvicinamento al restauro, il restauro inteso come lecita trasformazione, Napoli, Liguori, 1997, pp393-394 4 C. Di Francesco, Un progetto attento alla contemporaneità della funzione e dei linguaggi, in, Il progetto contemporaneo nel contesto storico, a cura di, M. Balzani, Milano, Skira, 2011
Per essere contemporanei c’è bisogno
del passato e del futuro”, perché “la
con-temporaneità non è l’attualità” e “l’arte
si misura in base alle sue capacità di
sta-bilire relazioni”.
1L’intera sfera dell’architettura, che sia
restauro o progetto ex novo, deve
relazi-onarsi con le preesistenze e con il
pas-sato. Nell’esperienza italiana degli ultimi
decenni tra antico e nuovo, tra
preesi-stenza, edilizia o monumentale, e
inter-vento della progettualità contemporanea
si è sviluppato un rapporto
particolar-mente problematico: ogni intervento
anche minimo ed effimero, che
introdu-ca modifiche nel panorama urbano di
una città storica, può provocare la nascita
di un dibattito e di uno scontro tra
op-posti schieramenti, tra “conservatori” e
“innovatori”.
2Questo dibattito sul rapporto tra nuova
architettura e preesistenze, si svolge
pres-soché ininterrottamente, dal secondo
dopoguerra ad oggi. Si sono creati così
“schieramenti”, o per meglio dire,
diver-si modi di approcciardiver-si alla preediver-sistenza
cui rispondono altrettanti esiti
progettu-ali. Un modo potrebbe essere quello che
svolge le tematiche progettuali in totale
autonomia, che coglie dal passato solo
delle suggestioni, siano esse materiche,
volumetriche, figurative o ambientali;
un secondo modo di rapportarsi con il
preesistente è quello relativo agli
alles-timenti esterni o esterni, per lo più
mu-seali o espositivi, dove l’esistente diventa
una scenografia teatrale, in funzione di
cio che viene esposto. Numerosi sono
i casi italiani, da Carlo Scarpa a Franco
Albini a Franco Minissi ecc.. raffinate
ar-chitetture espresse con allestimenti
mu-seografici in contesti storici. Un
ulteri-ore modo di rapportarsi alla preesistenza
è quella di un restauro più conservativo,
un approccio questo che intende “non il
progetto del nuovo, Né riprogettazione
dell’antico ma, al massimo, progettazione
per l’antico”
3Qualunque sia l’approccio che si ha
ver-so la preesistenza, biver-sogna tener conto
del fatto che ogni opera e contesto
ar-chitettonico ha storia, significati e
liv-elli di qualità storica- artistica propri e
differenziati, che si traducono in valori
da trasmettere attraverso modalità e
in-tensità diverse. In sostanza è lo stesso
oggetto architettonico, che deve essere
esaminato a fondo e capito da chi
inter-viene, a dettare i principi del progetto. È
dal basso che il problema progettuale va
risolto: non partendo da principi astratti,
ma dalla conoscenza dell’oggetto e delle
sue effettive qualità.
41 M. Augè, Che fine ha fatto il futuro, Milano, trad. it. Elèuthera, pp. 46-47
2 Cfr. Il progetto contemporaneo nel contesto storico, a cura di, M. Balzani, Milano, Skira, 2011
RAPPORTARSI AL PREESISTENTE
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IMT, Institute for Advanced Studies, Chiesa di San Francesco, Lucca Sezione dei cortili interni vista dalla Chiesa di San francesco, Lucca
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Le strutture di IMT sono concentrate in
un’area ristretta all’interno delle mura
della città storica di Lucca, pienamente
integrate nel tessuto urbano.
Allo stato attuale, gli immobili concessi a
IMT comprendono: il complesso di San
Francesco, attualmente in restauro, la
Biblioteca presso la Chiesa di San
Pon-ziano, l’ex Conservatorio Boccherini. il
complesso di San Micheletto.
Il complesso conventuale di San
Franc-esco, secondo convento francescano per
dimensioni dopo quello di Assisi, è
sta-to acquisista-to nel 2010 dalla Fondazione
Cassa di Risparmio di Lucca, ed è
at-tualmente in restauro.
L’edificio denominato “Stecca” (2.450
mq) attualmente accoglie alloggi e uffici
per gli allievi, la mensa e l’IMTLAB. Al
termine dei lavori, il complesso di San
Francesco accoglierà l’intero Campus di
IMT, con 127 posti letto, i laboratori, gli
uffici per docenti e ricercatori di IMT,
l’auditorium della Cappella Guinigi. I
6.000 mq dell’area esterna, tra loggiati,
chiostri e terreni a corredo, sono
desti-nati al passaggio e ad aree verdi.
IMT, Institute for Advanced Studies, Lucca
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Costruita nel IX secolo, ristrutturata
nel XVI e XVII secolo, la chiesa di San
Ponziano faceva parte di un complesso
monastico, soppresso nel XIX secolo.
La chiesa è stata sconsacrata nella
sec-onda metà del XX secolo ed è rimasta
per lungo tempo in stato di degrado.
Nel 2006 è stata trasformata in
bibliote-ca pubblibibliote-ca, utilizzata soprattutto dagli
studenti e membri dell’IMT. Il
proget-to, curato dall’architetto Stefano Dini,
parte dal presupposto di una completa
indipendenza tra contenitore storico
e strutture contemporanee aggiunte.
All’interno della chiesa, staccata dalle
pareti, è stata inserita una costruzione in
vetro e acciaio a tre piani, a cui si
ac-cede da scale alle due estremità e da un
ascensore in vetro. All’interno sono state
distribuite nei vari piani le funzioni di
deposito, consultazione, lettura e studio.
Il cortile annesso al presbiterio è stato
coperto da un soffitto in cristallo
tras-parente, che funziona da collegamento
tra la biblioteca e gli spazi inseriti nel
vano sottostante.
L’utilizzo del vetro è servito a creare una
permeabilità visiva sullo spazio urbano
circostante.
Questo caso di riuso e
rifunzionaliz-zazione è particolarmente significativo
perchè mostra come poter adeguare agli
usi contemporanei un edificio
stori-co vinstori-colato e apparentemente
diffi-cile da trasformare senza stravolgerlo.
L’elemento innovativo di questo
proget-to è staproget-to quello di inserire un
conteni-tore contemporaneo all’interno di un
contenitore storico, lasciando inalterate
fruizione e percezione.
BIBLIOTECA di San Ponziano, Lucca
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Biblioteca nuova manica lunga a Venezia Disegni di Michele Del Lucchi, Progetto Biblioteca della nuova manica lunga a Venezia
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La Manica Lunga presso la Fondazione Cini all’Isola di San Giorgio a Venezia, è uno dei più recenti progetti di Michele De Luc-chi. Si tratta della Biblioteca dell’Istituto di Storia dell’Arte che ora trova luogo nell’ex dormitorio benedettino progettato da Gio-vanni e Andrea Buora alla fine del XV se-colo.
L’invaso architettonico, pur nella sua spoglia semplicità, per la tensione spaziale deter-minata dai suoi rapporti dimensionali, è in grado di sommuovere la sensibilità di chi lo percorre, avvolgendone idealmente il corpo e la mente. E’ come una sorta di macchina prospettica, che si conclude in alto con una sequenza di delicate volte a crociera e in senso longitudinale con un’ampia finestra tripartita che trapassa la parete di fondo per affacciarsi sul bacino di San Marco. Si tratta di «[...] uno spazio che va vissuto dal vero e sentito direttamente con tutti i sensi», scrive Michele De Lucchi, «perché non è uno spazio un po’ dilatato come può apparire a prima vista, ma gode di proporzioni uniche e straordinarie»1.
La sua caratteristica è quella di essere «[...] uno spazio forte, silenzioso, ascetico e to-talmente inaspettato nella nostra cultura di standardizzazione e gretta praticità. E’ anche disorientante perché le dimensioni sono difficilmente comprensibili a causa dell’inganno visivo prodotto dalle porti-cine delle celle, che giocano con le reali proporzioni dello spazio: è un gioco deli-cato e raffinatissimo che non dovrà mai es-sere cancellato. Il susseguirsi delle porticine incastonate con la preziosità del cornicione
La nuova Manica lunga, Venezia
Arch. Michele De Lucchi, 2005
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in pietra e la perfezione delle cadenze, sono mirabili intuizioni di sapienza architetton-ica».
L’intento progettuale di De Lucchi, è quello di non modificare i caratteri che definiscono l’invaso architettonico. In ques-to senso la biblioteca «[...] è la funzione più adatta per spazi di questa conformazione», osserva ancora De Lucchi, «dove è neces-sario ottenere un orientamento visivo di-retto sia a beneficio degli studiosi per una immediata lettura delle aree tematiche, sia dei bibliotecari per una più facile gestione e più efficiente controllo. Le celle sono poi ideali per i Fondi, essendo per natura tutte uguali quindi modulari e variamente aggre-gabili».2
Il secondo livello è servito da una lunga balconata a cui si accede tramite scalette a rampa poste ai suoi estremi ed all’altezza del transetto centrale. Le due balconate che si fronteggiano, con il loro contenuto aggetto sono come due linee sospese e continue la cui presenza rimarca l’effetto prospettico della lunga sala.
L’opera è il risultato di un equilibrato fronto tra antico e nuovo; e questo, con-sente l’emergere, dal contenitore storico, delle sue suggestive valenze architettoni-co-spaziali e, dall’intervento progettuale, la manifestazione di una sensibilità tesa alla definizione della unicità del nuovo ambi-ente di studio, attraverso la cura ideativa/ realizzativa di spazi ed attrezzature fino agli aspetti minimali, al più trascurabile dettag-lio, per far emergere i contenuti simbolici, rappresentativi, funzionali, comunicativi da cui l’architettura trae il proprio senso.
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La Mediateca Santa Teresa nasce da un ac-cordo di programma tra quattro enti pro-motori: Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Regione Lombardia, Provincia e Comune di Milano, che hanno contribuito alla realizzazione del progetto.
Il progetto risale ai primi anni ‘90 e la struttura ha aperto al pubblico il 13 giugno 2003. La chiesa barocca di Santa Teresa in via della Moscova a Milano, da tempo in disuso, è oggi trasformata in luogo di in-formazione e in-formazione.
La Mediateca riconosce l’utilità dell’informazione elettronica per esigenze informative ed educative ed offre ai pro-pri utenti l’accesso a Internet ed alle fonti documentarie elettroniche, digitali e au-diovisive come ulteriore strumento di in-formazione rispetto alle fonti tradizionali. L’utilizzo di queste fonti deve essere co-erente con le funzioni e gli obiettivi fon-damentali della Biblioteca Nazionale Braidense di cui è sezione: dunque, princi-palmente come fonte di informazione per finalità di ricerca, studio e documentazione. È centro di alfabetizzazione continua, con tutor e corsi che affiancano e integrano l’utilizzo di strumenti multimediali.
La RAI ha aderito all’iniziativa mettendo a disposizione “RAITECHE”, il Piccolo Teatro di Milano ha concesso un accesso privilegiato ai propri archivi: recensioni, rassegne stampa, musiche, video, bozzetti, manifesti.
Mediateca di Santa Teresa Milano, 2003
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Situato sulla collina dominante la città, il forte costruito da Vauban (1687) ebbe di-verse funzioni nel corso degli anni, venne trasformato in “maison de Correction” du-rante la rivoluzione francese e sotto Napo-leone divenne prima ospizio e poi prigione, fino a diventare centro universitario nel corso degli anni novanta del 900.
Il progetto risultato vincitore del concorso indetto nel 1992 prevede la trasformazione del forte in un centro universitario per 2000 studenti, grazie il restauro dell’esistinte e all’integrazione di nuovi corpi di fabbrica. «Il progetto si sviluppa intorno a un’idea forte che risulterà essere l’idea convincente: ovvero quella di prolungare una presenza sul luogo che caratterizza una contempo-raneità del passato e del presente e che of-fre la possibilità di una mutazione futura». «Nell’intervento è infatti ben visibile la forma volumetrica originaria, valorizzata dalla soppressione delle aggiunte degra-danti. Si ha la sensazione di entrare in un organismo finito al cui interno si ritrova la memoria visibile di un passato rispettato e di un presente che risponde alle esigenze di un nuovo utilizzo, totalmente diverso da quello di origine».
Universitè Bipolaire a Nimes, Francia Andrea Bruno, 1996
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1 Cfr. M. Mastropietro (a cura di), Oltre il restauro. Ar-chitettura tra conservazione e riuso. Progetti e realizzazioni di Andrea Bruno (1960-1995), Milano 1996.
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Viste esterne, Castello di Furstenburg, Scuola di Agraria di Bolzano Viste interne, Castello di Furstenburg, Scuola di Agraria di Bolzano
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Il castello è ubicato nella parte alta della val venosta, a pochi chilometri dal confine con la svizzera, il fürstenburg vanta una storia plurisecolare le cui origini, come residenza dei vescovi di coira, risalgono al 1278. tras-formato e ampliato in maniera sostanziale nella seconda metà del 400 e, successiva-mente, nella seconda meta del 500, il castello ha visto avvicendarsi, tra le sue mura, prelati e principi e poi, dalla fine dell’ottocento, frati e borghesi; nel 1952, infine, é stato in-sediato una scuola di agraria. in seguito al crollo della torre, nel 1996, è stato deciso di procedere alla sua immediata ricostruzione, nonché alla predisposizione di un progetto di ristrutturazione complessiva sul castello. Tale intervento si è svolto secondo una du-plice strategia: da un lato rimuovendo le superfetazioni e gli interventi casuali degli ultimi decenni al fine di recuperare e con-servare i nuclei storici del castello; dall’altro rispondendo alle nuove necessità funzionali tramite volumi inseriti o affiancati alle mu-rature preesistenti, con soluzioni concepite come reversibili, e impiegando materiali palesemente attuali,quali acciaio zincato, cemento grezzo, vetro, legno non trattato per gli esterni e legno di castagno per gli interni.
Castello di Furstenburg, Scuola di Agraria Werner Tscholl, 1992-96, Bolzano
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Il vecchio magazzino portuale , costruito nel 1882, originariamente era un edificio a due piane con tetto in ardesia. Per molti anni l’edificio rimase inutilizzato, fino a quando nel 1984 fu iniziato un progetto complessivo di rinnovamento, che preve-deva un centro per l’architettura danese e un laboratorio per artisti.
Nella riconversione, la struttura originaria dell’edificio è stata mantenuta, sono stati apportati solo dei cambiamenti di natura strutturale, come l’inserimnto di una scala in acciaio che collega i piani.
L’architetto ha integrato perfettamente le nuove funzioni con il vecchio carattere dell’edificio
Centro di architettura, Copenaghen Erik Moller, riqualificazione del Magazzi-no portuale di Gammel Dok Pakhus, 1984
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Maastricht trasforma un ex luogo di culto in un bookstore. Si tratta del Selexyz Do-minicanen Bookstore, la nuova libreria che lo studio Merkx+Girod ha progettato per il colosso olandese Boekhandels Groep Ned-erland (BGN) che ha scelto come location una ex chiesa domenicana. Ultimato nel 2007, il progetto si è aggiudicato il “Lens-velt de Architect 2007”- importante ricon-oscimento olandese per il design di interni. Luogo di culto domenicano dal 1360, la chiesa fu nel 1794 confiscata dai francesi, che occuparono la regione sino al 1814: i domenicani lasciarono il paese, mentre la chiesa fu utilizzata per scopi militari. Finito il periodo di dominazione francese, la chie-sa non tornò mai luogo per celebrazioni religiose, e fu utilizzata per scopi sempre di-versi: come archivio comunale, come luogo espositivo ecc. Nel 2005, infine, in una li-breria.
“Il progetto - si legge nella relazione che illustra le motivazioni della giuria – è stato premiato per il dialogo che ha saputo cos-truire tra gli arredi della libreria - linee ge-ometriche ed essenziali - e la maestosità della chiesa: tra colonne imponenti e sullo sfondo delle bifore, le scaffalature high-tech creano una dimensione straniante e piena di fascino. La giuria è stata inoltre positi-vamente colpita dalla scelta del sistema di illuminazione”
Selexyz bookstore, Maastricht Studio Merkx+Girod, 2007
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Centro universitario Santa Elisabetta, Parma Viste interne, Centro universitario Santa Elisabetta, Parma
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La necessità di creare spazio per un centro scientifico-tecnologico, una facoltà di in-giegneria e un centro di ricerca e sviluppo portarono l’università di Parma a costruire un nuovo centro universitario. Fu scelto un sito a sud della città, a pochi chilometri dal centro storico, un vecchio complesso ab-bandonato di fabbricati rurali. L’università desiderava mantenere questa vecchia cas-cina e convertirla in edifici per seminari e congressi, che avrebbero formato il centro del nuovo complesso.
Da un punto di vista architettonico, i cam-biamenti e le aggiunte necessarie furono progettati e realizzati con pragmatismo, conciliando i bisogni pratici con i vincoli posti dalla struttura del vecchio fabbricato. Il fienile, che era crollato, fu ricostruito e ora ospita, al primo piano, l’aula delle lezi-oni con 100 posti a sedere. nel sottotetto della vecchia fattoria vi sono due stanze per seminari. Le stalle per il bestiame sono state convertite in sala da pranzo. La vecchia aia è usata in occasione di feste e ricevimenti, essa permette la vista sul paesaggio circos-tante.
Centro universitario S. Elisabetta, Parma
AGROPOLIS
Centro di alta formazione paesaggistica
Capitolo 2
*CONCEPT
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Storia Formazion erritori o
Condivision e Communi ty
Ne tw or k Fonte d’Energia
Vigevano appare suggestiva per quanto riguarda i monumenti artisti che ci sono, ma al contempo rimane isolata rispetto alle realtà vicine, non solo Milano e Pavia, ma anche rispetto al patrimonio paesaggistico dei dintorni. Risulta una città nata per essere contemplata più che per essere vissuta a pieno. Gli obbiettivi per poter far “uscire” Vigevano da questo isolamento, seguono delle direttrici ben precise: creare un network, ovvero far diventare Vigevano non solo lo snodo del sapere, ma anche il centro di valorizzazione del territorio e delle tradizioni, facendo riferimento alle realtà nazionali e internazionali; creare un centro di alta formazione che abbia come obiettivo quello di nobilitare il lavoro agricolo considerandolo come punto di partenza per un sapere più “alto”. Da qui la volontà di creare un nodo del sapere olistico basato sullo studio del Territorio, un centro che possa convergere e racchiudere tutte le direttrici inerenti lo studio e alla ricerca sul Paesaggio.
Ma non solo, una Polis del mondo Agricolo dove al suo interno non solo sia possibile studiare e divulgare il sapere, ma una “cità nella città”, ovvero un alveolo dove vivere a contatto con un Paesggio e con specialisti in grado di innalzare il valore di una semplice esperienza nel Verde. Orto, Ricerca, Documentazione, costituiscono gli elementi cardine intorno ai quali ruota Agropolis.
OBIETTIVI PROGETTUALI
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BIO AGRICOLTU
RA GA RDEN CEN TRE ASS OCIA ZIO NI DEL PA ES AG GIO
ARCHITETTURA DEL PAESAGGIO
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Creazione di un Network Globale attraverso la connessione di 5 temi che ruotano attorno ad Agro Polis. Urban Design, Università e Associazioni di Architettura del Paesaggio, Garden Centre e Bio Agricoltura sono in connessione tra loro grazie al fulcro nevralgico rappresentato dal Castello Sforzesco di Vigevano. Agro Polis ha dunque il compito di mettere in collegamento rendendo sistematico questo network di saperi.
NETWORK DI SAPERI
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AZIONE * RICERCA
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Centro nevralgico per la diffusione del sapere è il Territorio. E’ attraverso questo che si sviluppano i tre obiettivi prinicipali di Agropolis: Studiare attraverso la Formazione e la Ricerca; Esperire attraverso la Lavorazione per acquistare una nuova Consapevolezza ed infine la Trasformazine quindi la Sperimentazione e la Progettazione sul territorio.
OBIETTIVI PROGETTUALI
ANALISI FUNZIONALE
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STUDIARE
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Ricerc a L eo n ar d o R is to ro Os pi ta lit à F o rm a zio neDIAGRAMMA FUNZIONALE
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Agropolis si suddivide in 4 macroaree più la zona del Museo di Leonardo. Queste quattro aree sono state create a partire dai tre cardini principali del concept: Studiare, Trasformare ed Esperire. Attorno ad esse si sviluppa Agropolis un Centro di Alta Formazione e di Ricerca del Territorio.
Formazione: Creazione di un centro
nevralgico del sapere paesaggistico e rurale. Approfondire attraverso corsi, convegni, esperienza diretta e progettazione il sapere agricolo, e tutto ciò che è legato alla cultura del verde e del paesaggio. Diffusione delle conoscenze acquisite, attraverso pubblicazioni.
Ospitalità: Raggruppa servizi legati
al riposo e all’informazione. Possibilità di utilizzare il Castello come punto di appoggio, grazie ad al dislocamento di alloggi diffusi al suo interno.
Ristorazione: Luogo di ritrovo, di
consumo e sperimentazione. Un convivium, in cui poter trasformare e consumare i frutti della terra. Si suddivide in funzioni quali la caffetteria e la ristorazione vera e propria.
Ricerca: Spazio legato alla tradizione e
al fare manuale, alla lavorazione della terra come fonte vitale, si articola in servizi come il Market dove poter raccogliere e vendere i prodotti, l’Orto urbano che puo’ essere usato da tutti i fruitori della struttura, e il Laboatorio di Ricerca un laboratorio di ricerca legato alla sperimentazione e all’innovazione.
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FORMAZIONE * RICERCA
LA V O R A Z IO N E * CO N S A P EV O LE ZZ A
SP ER I M EN TA ZI O N E * P R O G E T TA ZIO NE
Corsi Studio Incubator Area espositiva Biblioteca Redazione Foyer Alloggi Relax Caffetteria Ristorante Lab. di ricerca Giardino Shop Leonardo DIAGRAMMA MICROFUNZIONI *
68 * * Convegni Corsi Ristorazione Area Espositiva Redazione Alloggi Biblioteca Info Leonardo Incubator Laboratori Orto LAB Ricerca Community Community Market
DIAGRAMMA CONCETTUALE * Spazio privato Spazio pubblico Connessioni principali Connessioni secondarie Le varie funzioni sono colegate trra loro tramite connessioni principali che collegano quindi attvità più importanti e connessioni secondarie che interessano invece funzioni corollarie. E’ quindi un sistema nel quale le diverse funzioni si connettono e si intersecano l’una con l’altra.
70 * *
CONTAMINAZIONI * Corsi Ricerca Incubator Area espositiva Biblioteca Redazione Foyer Cucina Servizi Alloggi Relax Caffetteria Ristorante Lab. di ricerca Giardino Shop Leonardo Stock Si crea un sistema vero e proprio in cui ogni funzione è interconnessa ad altre. Tuttavia questo passaggio funzionale è progressivo per mantenere un equilibrio ed un armonia compositiva, funzionale ed estetica all’interno di tutto il castello.
72 * * Area Relax 0% 40% 1 7 8 9 10 11 2 3 4 5 13 14 15 16 17 19 20 21 22 23 100% 80% 60% Allo ggi 20% Caette ria 0% 20% 40% 1 7 8 9 10 11 2 3 4 5 13 14 15 16 17 19 20 21 22 23 R isto rant e 100% 80% 60% 0% 20% 40% 1 7 8 9 10 11 2 3 4 5 13 14 15 16 17 E xpo Bib liote ca 19 20 21 22 23 100% 80% 60% EditorialeCorsi RicercaIncubator RICERCA OSPITALITA’ RISTORO FORMAZIONE 0% 20% 40% 1 7 8 9 10 11 2 3 4 5 13 14 15 16 17 19 20 21 22 23 100% 80% 60% Gia rd in o La b. di ric erc a Shop
73 * * ORARI DI FRUIZIONE *
0% 20% 40% 60% 100% 1 7 8 9 10 11 2 3 4 5 13 14 15 16 17 19 20 21 22 23 Ristor o F orm azione 100% 80% Osp italit à Ric erca L eona rdo
MASTERPLAN
76 * * N Flussi Entrate principali 1 2 -1 0 -2
Gli accessi principali al castello sono tre: a Nord dalla Piazza Ducale voluta come anticamera del castello da Ludovico il Moro; a Est attraverso la Cavallerizza e a Sud-Ovest dal museo della Calzatura.
FLUSSI PRINCIPALI
78 * *
La disposizione interna dello spazio avviene attraverso le quattro macroaree che vengono considerate come dei veri e proprio volumi che si intersecano tra di loro all’interno dei quattro piani del Castello. L’obiettivo è quello di creare un sistema partendo da questi quattro “blocchi” che si sgruppano e si contaminano uno con l’altro.
ASSONOMETRIA VOLUMETRICA
80 * * PIANO 2 PIANO 1 PIANO 0 PIANO -1 PIANO -2
ESPLOSO ASSONOMETRICO E FLUSSI * Corsi Incubator Area espositiva Biblioteca Redazione Foyer Foyer Alloggi Caffetteria Ristorante Laboratori Lab. di ricerca Community Leonardo Corsi Biblioteca Foyer Community Community Community
BOTANIC GARDEN
Agropolis
Capitolo 3
*IL PROGETTO
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R ic e rc a Le on ard o R is to ro Osp ital ità Form azioneQueste aree permettono di avere una visione sperimentale e divulgativa degli aspetti del paesaggio e del territorio, dove per paesaggio si intende l’aggregazione di un più alto livello organizzativo di insiemi viventi complessi e come tale, è costituito da sistemi dinamici di ecosistemi, e per territorio, la materia prima come fonte di vita. Da qui la volontà di creare spazi finalizzati alla ricerca analitica ed empirica: il Green lab, Laboratorio di ricerca ad alto livello di sperimentazione inerente al tema della biologia molecolare; e altri dedicati ad un sapere condiviso, che si apra verso l’esterno, come fonte di sapere: la Community, uno spazio di divulgazione e diffusione del sapere inerente al territorio. In questo modo si vuole portare Vigevano verso una realtà più “intelligente”, facendola divenire una Smart City.
CONCEPT
Green Lab Community
88 * *
Lab. di ricerca
Lab. di ricerca Esposizione
GREEN LAB SPERIMENTAZIONE DIVULGAZIONE VENDITA COMMUNITY Orto didattico Orto botanico Orto urbano Giardino Shop Piazza Tea Room Market
Siamo partite dai tre valori cardini di Agroplis Botanic garden: Sperimentazione, Divulgazione e Vendita. Da questi concetti si sono generate le tre aree principali: Il laboratorio, il Giardino e lo Shop.
Laboratorio Ricerca e analsisi sementi, Genetica vegetale e Agronomia Generale: si presta a visite didattiche e
si apre al pubblico per far conoscere ad un pubblico non secializzato le ricerche condotte al suo interno.
Orto didattico: Presenza di uno spazio
per bambini in modo da avvicinarli alla natura e al fare manuale.
Orto botanico: Importanza data alla
divulgazione del sapere inerente alla piante tropicali attraverso biosfere e ad oltre 50 specie di erbe officinali rare e rampicanti.
Orto urbano: Sensibilizzare il pubblico
ad una maggiore consapevolezza verso la natura e all’importanza di coltivare il proprio orto in condivisione.
Piazza: Punto di ritrovo e relax attraverso
un sistema modulare di sedute integrate con il verde.
Tea Room: Spazio per rilassarsi e poter
scegliere tra 50 tipi di essenze essicate. In un atmosfera familiare il fruitore può prepararsi la propria tisana e degustare ottimi dolce in pieno stile Beckery.
Shop: Possibilità di comprare i prodotti
dell’orto, attrezzi da giardinaggio e consultare libri di botanica.
DIAGRAMMA FUNZIONALE
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Laboratorio Sperimentale CommunityLa
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MICROFUNZIONI
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Dentro le due macro aree della Community e del Laboratorio Sperimentale sono presenti respittivamente orto botanico orto urbano, orto didattico, Piazza e Shop che si suddivide Tea Room e Market e per quanto riguarda l’aree del laboratorio ha una funzione pedagogica e sperimentale.
92 * * Lab : spa rim enta le 1 7 8 9 10 11 2 3 4 5 13 14 15 16 17 19 20 21 22 23 AGRO POLIS Esp osiz ion e * 1 7 8 9 10 11 2 3 4 5 13 14 15 16 17 19 20 21 22 23 AGRO POLIS Mark et Tea Roo m 1 7 8 9 10 11 2 3 4 5 13 14 15 16 17 19 20 21 22 23 AGRO POLIS Orto urba no Lab. Dida ttic o Orto bota nico Or to bo ta ni co Pubblico 100%
LABORATORIO DI RICERCA GIARDINO
SHOP
Shop Giardino Lab di ricerca
Ricerca-tori 40% Pubblico 40% Studenti 20% Ricerca-tori Srudenti 40% Esterni 10%
Il laboratorio è aperto tutto il giorno per i ricercatori fino alle 18, mentre solo periodicamente per gruppi scolastici in funzione eductiva ed espositiva in orari stabiliti la mattina o il pomeriggio.
L’area del giardino, del Tea room e del Tea market è aperta al pubblico così come ai ricercatori tutto il giorno fino a tarda sera. Unica eccezione per la serra all’interno dell’orto botanico che salvo eventi speciali chiude nel pomeriggio tardi.
ORARI DI FRUIZIONE
MASTERPLAN
96 * *
PIANO 0
PIANO -1
MACROFUNZIONI MASTERPLAN E ACCESSI * * Lab. di ricerca Orto didattico Orto botanico Orto urbano Piazza Tea Room Accessi pubblici Accessi privati Market Green lab Community
98 * *
PIANO -2
Si creano due grosse aree diferneziate per il livello di privacy, quella del Laboratorio prevalentemente ad uso privato rivolto ai ricercatori e saltuariamente a gruppi di studenti e l’area del giardino, del market e Tea shop che invece si presentano come una vetrina verso l’esterno, verso una realtà più locale, quindi hanno una fruizione più pubblica.
FRUIBILITA’ E UTENZA
100 * * 8-10 10-18 18-22 18-22 evento speciale
L’area di Agropolis Botanic Garden è fruito secondo le ore del giorno in maniera differente. Dalle otto alle dieci sarà fruito principalmente dai ricercatori e dal personale interno, dalle dieci alle diciotto il laboratorio manterrà la stessa densità mentre per gli altri spazi si avrà un aumento . Per quanto riguarda la fascia serale gli spazi avranno una densità minore nonostante la zona del Tea Room e Tea Market rimanga aperta fino alle ventidue. Nel caso invece si verifichi un evento serale presso l’orto botanico, l’affluenza interesserà maggiormente quella zona.
DENSITA’
102 * *
103* *
2m 4m 6m 8m
Sezione AA’
104 * *
B
A
105* *
2m 4m 6m 8m
Pianta generale sezionata DD’ C
C’
LABORATORIO DI RICERCA
108 * *
IDEE PROGETTUALI
*
L’area del laboratorio si presenta come uno spazio di altro profilo professionale e di ricerca coniugata ad un’attenzione verso una componente formale ed estetica. Lo spazio è sviluppato seguendo delle scelte stilistiche che non sottraggono né limitano la presenza di macchinari fondamentali per la ricerca; al contrario il lato estetico è stato studiato in modo da assecondare e valorizzare uno spazio così complesso che poco si presta a ribaltamenti e a configurazioni spaziali alternative alla canonica disposizione degli elementi che compongono un laboratorio. Lo spazio è dunque formato da un sistema di elementi verticali dai quali sono generati gli elementi di arredo e le tre strutture delle serre.
Il laboratorio di Agropolis vuole discostarsi da quell’idea di centro di ricerca ermetico e inaccessibile ai più, per avvicinarsi, al contrario, ad una visione del sapere più aperta e di condivisione. Per questo presenta un duplice aspetto: di sperimentazione a livello più internazionale, tramite ricerche di altro profilo scientifico e un aspetto più didattico e quindi di apertura al pubblico, in particolare a scolaresche. Questo duplice aspetto si concretizza tramite un duplice aspetto. Da una parte il laboratorio è attrezzato per ospitare gruppi di studenti tramite un percorso guidato e tramite degli appositi pannelli esplicativi reversibili posti sulle strutture verticali; dall’altra parte tramite un accesso diretto alla serra presente nella corte giardino.
110 * *
Pianta Lab. sperimentale
Si suddivide in tre grandi aree di ricerca: Laboratorio di analisi della qualità delle sementi a tutela e progresso della produzione sementiera, del commercio nazionale ed internazionale delle sementi, nonché degli agricoltori utilizzatori del seme
Strumenti e strutture
Laboratorio per le analisi della purezza e delle determinazioni biometriche,per la germinazione e il vigore del seme con camera climatizzate.
Si effettuano indagini sistematiche tramite l’approccio molecolare al fine di valutare l’entità e la distribuzione della variabilità genetica in specie di particolare interesse. Strumenti e strutture
presenti gli strumenti necessari per l’estrazione e amplificazione del DNA da campioni vegetali, per la separazione dei frammenti amplificati, per l’analisi e l’elaborazione dei tracciati elettroforetici Si concentrano le attività di ricerca relative all’Agronomia Generale ed alle discipline ad essa collegate, raggruppate nelle seguenti due aree di indagine: Tecniche Agronomiche e Applicazioni Agronomiche di Biologia del Suolo, Fisica del Suolo e Agrometereologia.
Strumenti e strutture
E’ dotato di tutta la strumentazione di base per lo studio della componente biologica del suolo e quindi cappe a flusso laminare, cappe chimiche, microscopi, centrifughe, oltre ad apparecchiature per analisi molecolari
LAB. SPERIMENTALE
Lab. di analisi e ricerca sementi
Genetica vegetale
Agronomia generale
112 * * Funzioni: postazione individuale con banco da lavoro, base d’appoggio Funzioni: germinazione in vitro, ripiani d’appoggio
113* * Funzioni: postazione individuale, basi d’appoggio Funzioni: vasche per la semina 2m 4m 6m 8m
114 * * 0 1m 2m Prospetto Pianta Sezione
MODULO SERRA INDOOR
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Lo spazio è composto da un locale climatizzato di 14 mq, ad una quota di 256 cm per la germinazione in vitro, la conservazione di campioni vegetali e la sperimentazione. Lo spazio sottostante è dedicato al lavoro singolo e di gruppo relativo a ricerche preliminari e/o successive alla germinazione.
116 * *
1m 2m 3m 4m
FRUIZIONE
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Spazio progettato per un numero di 8 ricercatori che ruotano sulle tre differenti fasi di ricerca.
Il laboratorio prevede oltre alla funzione sperimentale, anche una più didattica, con la possibilita’ di organizzare visite guidate per un numero massimo di 12 persone. In questo modo si creano due flussi distinti, uno dei ricercatori fluido nello spazio, l’altro per i visitatori si focalizza nel corridoio centrale fino alla terza camera climatizzata, visitabile e disponibile anche per laboratori prettamente didattici
Percorso didattico Percorso dipendenti