• Non ci sono risultati.

Capitolo III. La vecchiaia (1561-1578)

3. El Greco

Giulio Clovio, da Roma in data 16 ottobre 1570, scriveva al Cardinale Farnese dell’arrivo di un giovane proveniente da Creta:

E’ capitato in Roma un giovane Candiotto discepolo di Titiano, che a mio giudizio parmi raro nella pittura e fra l’altre cose egli ha fatto un ritratto di se stesso che fa stupire tutti questi pittori di Roma. Io vorrei trattenerlo sotto l’ombra di V.S. Ill.ma et Rev.ma senza spesa altra del vivere ma solo di una stanza nel Palazzo Farnese per qualche poco di tempo cioè egli si venghi accomodare meglio. Però la prego et supplico sia contenta di scrivere al Conte Ludovico Suo Maiordomum che lo proveghi nel detto Palazzo di

43

Ibid., p. 252.

44

Van Mander 1604, ed. 2000, p. 295.

45

90

qualche stanza ad alto: chè vs. Ill.ma farà un’opera virtuosa degna di Lei, et io gliene terrò d’obligo. Et le bascio con reverentia le mani46

.

Così il miniatore croato proponeva Domenico Theotokopoulos, giunto da Venezia a Roma, al cardinale Alessandro Farnese. Non ci sono dati precisi sul trasferimento del pittore a Roma; probabilmente Clovio conosceva Tiziano, magari conosciuto già nel suo periodo a Venezia, da giovane, attorno al 1530, quando aveva copiato il suo Cristo e l’adultera. Tuttavia, sono stati indicati possibili intermediari di questo contatto tra Clovio e il pittore greco: qualche membro della famiglia Grimani, così nota al miniatore croato, con cui El Greco poteva essere in contatto nel suo periodo veneziano, tra il 1568 e il 1570, ed aver visto il palazzo in Santa Maria Formosa47. Da Puppi è stato anche indicato, come possibile intermediario veneziano, Giovanni Soranzo, che ricevette l’incarico di ambasciatore a Roma proprio nel 1570, di cui secondo lo stesso studioso avrebbe dipinto il

ritratto (Norfolk, VA, Chrysler Museum)48. Oppure, semplicemente, Clovio

aveva raccomandato il pittore greco per iniziativa propria, apprezzandone il talento49.

L’amicizia tra Clovio e il Theotokopoulos è celebrata in due opere. La prima è il celebre Ritratto di Giulio Clovio (Napoli, Museo Nazionale di Capodimonte) del Greco. In un formato orizzontale50, il ritratto mostra il miniatore seduto, mentre mostra con la mano destra un suo manoscritto miniato, riconosciuto con quello delle Ore Farnese (New York, Pierpont Morgan Library)51. Soprattutto nella finestra che si apre sul paesaggio, forse omaggio a Pieter Brueghel e al suo “albero di guazzo” che Clovio possedeva nell’inventario, si è colto la suggestione dei dipinti veneti,

46

La lettera fu pubblicata per la prima volta da Ronchini 1965, p. 270; cfr. anche Pelc 1998a, p. 202; Puppi 1999, pp. 100-102. 47 Alvarez Lopera 2007, p. 84. 48 Puppi 1999, p. 100. 49 Alvarez Lopera 2007, p. 84. 50 Piscitello 2006, p. 224. 51

91

soprattutto di Jacopo Bassano, con uno scomporsi della materia pittorica in pennellate lunghe52.

L’opera è indicata nell’inventario di Fulvio Orsini del 160053, a sottolineare la vicinanza tra i vari personaggi: Giulio Clovio, El Greco e lo stesso Orsini.

Il ritratto di Clovio compare in un’altra opera di El Greco, la Cacciata dei

mercanti dal tempio (Minneapolis, Institute of Arts, fig. 62), collocata

solitamente nel periodo romano dell’artista, dunque tra il 1570 e il 157654, anno in cui partì per la Spagna. In basso a destra, come isolati dalla scena, compaiono i ritratti di quattro artisti: i primi tre sono identificati con certezza (Tiziano, Michelangelo e Clovio), per il quarto sono stati proposti come nomi Raffaello e Correggio55, ma attualmente è considerata la proposta di riconoscervi lo stesso El Greco56. L’indice di Clovio, nel dipinto, si rivolge verso il giovane, come per indicare in lui l’eredità di Tiziano e Michelangelo, come riferendosi ad un artista in grado di “conciliare, purificandoli, i valori del colore e del disegno nella perfezione di una sintesi compiuta”57

. E, del resto, era proprio un autoritratto ciò che Clovio tanto ammirava nella lettera di presentazione al cardinale Farnese58. Da una lettera del Greco al cardinale Alessandro Farnese, datata Roma, 6 luglio 1572, si apprende che il pittore cretese era stato licenziato:

Subito dopo la partita di V.S.Ill.ma il conte Ludovico suo mastro di casa mi dete licentia per ordine, secondo lui dice, di V.S.Ill.ma Non posso lasciar di dolermi che essendo io chiamato da lei al suo servitio mosso dalla sua bontà, che sempre ha per usanza sostentare appresso di lei tutti quelli huomini che fa degni di annoverare tra la sua famiglia […]. Come ho detto non trovo en me occasione, né causa per questo scorno, mi saria molto caro saperla per soddisfattion mia59…

52 Piscitello 2006, p. 224. 53 Hochmann 1993, p. 79 54

Puppi 1999, p. 106. Cfr. anche Alvarez Lopera 2007, pp. 71-73.

55

Per le interpretazioni, cfr. Alvarez Lopera 2007, p. 72; Puppi 2012, pp. 7-8

56 Cfr. Puppi 2012, pp. 6-8. 57 Ibid., p. 7. 58 Ibid., p. 8. 59

92

Non si sa che cosa possa aver provocato il licenziamento del pittore. Solitamente, si pone l’attenzione sull’episodio, narrato dal Mancini, dell’offerta del Greco a Pio V o Gregorio XIII di rifare il Giudizio

Universale di Michelangelo secondo i precetti della Controriforma:

Proruppe in dir che si buttasse a terra totta l’opera, e l’havrebbe fatta con honestà et decenza non inferiore a quella di bontà di pittura60.

Proposito che gli valse l’inimicizia di molti personaggi influenti,

ammiratori dell’opera di Michelangelo61

.

Potrebbe fare riferimento all’atteggiamento superbo62, o all’astio che l’architetto napoletano nutriva verso Michelangelo e gli artisti della sua cerchia63, il brano dell’architetto napoletano Pirro Ligorio, raccontato nel suo Trattato di alcune cose appartenente alla nobiltà delle antiche arti, scritto durante il soggiorno a Ferrara presso Alfonso II d’Este negli anni ’7064

, in cui si parla di due personaggi, talvolta identificati con Giulio Clovio ed El Greco65:

Questo accordatosi con un goffo forestiero, usa infinite insolenze con quello, et fanno tanti intoppi quanto possano, per far morir gli huomini dabene […]. L’uno di essi vuole, con esser detrattori d’ogni gentilezza tenuto et stimato il primo sapiente, et lo meglior’ conoscitore di disegno, e si prosume tanto di se istesso, che non conosce, ch’egli non seppe mai tirare una linea, non che la sappi dare ad intendere per regola di ammaestrare, l’altro con la fede che ha à costui; et per ambitione di parre di fare qualche cosa, et per li vezzi suoi, per la magnificenza per la riputatione che si reca, di signore si fa curioso della goffagine delli più sciocchi meccanici che si trovano; et certo havemo veduto se è scoperto ignorante et alieno d’ogni cosa eccelente66

.