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Capitolo II. La maturità (1534-1561)

3. Valerio Belli

Nel IV dialogo di Francisco de Hollanda compare anche un altro personaggio, Valerio Belli, originario di Vicenza (1468c.-1546), presentato come amico anche di Clovio e più anziano di trent‟anni rispetto a lui, intagliatore di pietre; così è descritto da Francisco:

Valerio da Vicenza è un vecchio molto ben conservato, e gentiluomo di elevatissima conversazione. Inoltre è stato uno degli artisti dell‟epoca cristiana che, nel tempo presente, hanno voluto competere con gli antichi nell‟arte di incidere medaglie in bassorilievo e mezzorilievo in oro, in cristallo e in acciaio. Era un mio grande amico per le sue ottime qualità, e grazie a Don Giulio di Macedonia57.

Valerio Belli era arrivato a Roma da Vicenza nel novembre 1539, probabilmente chiamato dal papa Paolo III58; l‟amicizia di Clovio e Valerio

Belli aveva probabilmente la famiglia Grimani59 come tramite. E‟ possibile

che, muovendosi tra il Veneto e Roma nei primi due decenni del „500, Valerio avesse avuto modo di frequentare gli stessi ambienti, ricchi di arte e

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La lettera è pubblicata solitamente assieme al testo dei Dialoghi Romani. Cfr. ad esempio Francisco de Hollanda 1548, ed. 1964, pp. 115-116.

56 Spina Barelli 1964, p. 5. 57 Ibid., p. 85. 58 Gasparotto 2000, p. 93. 59

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cultura, del cardinale Domenico Grimani: le sue collezioni di antichità e la biblioteca multilingue60. Inoltre, Marino Grimani, nel suo “inventario riassuntivo” del 1528, di cui si è detto, in cui il cardinale lasciava, prima di partire per Roma poco dopo la sua nomina cardinalizia, beni, probabilmente in prestito, sia a Valerio Belli che a Giulio Clovio61, tra cui disegni di Raffaello62.

Il fatto che l‟elenco dei beni affidati ad un artista fosse affiancato a quelli dell‟altro, potrebbe ben indicare che ci fosse un rapporto tra i due, e dei due con Marino Grimani63, che Clovio, che allora si trovava nei monasteri dei Canonici Regolari di San Salvatore, aveva conosciuto a Roma. In realtà, si potrebbe meglio spiegare la vicinanza di Clovio e Marino Grimani con il fatto che la scritta “Don Iulio” accanto ai beni di questo inventario, sembrerebbe essere posta, seppure dalla stessa mano, posteriormente64, magari quando il croato si era riavvicinato al Grimani durante la sua

60 Cfr. Gasparotto 2000, pp. 80-81. 61 Shearman 2000, p. 169. 62

A Don Iulio furono lasciati:

Un libro di carte stampite diverse

Uno libretto piccolo di disegni diversi coperto di Coro negro, Alquanti mazi di disegni diversi.

Uno quadro in Tavolla desegno di raphaelo la nostra donna trasmortita in man delle marie. Uno quadro disegno audientia di uno papa.

Uno quadro desegno di raphaelo uno san michiele. Uno quadro teste diverse de disegno insieme.

Uno quadro di Cera deposition di nostro signor in sepulcro. Uno quadro disegno di christo a pietro pasce ovas meas. Uno quadro una testa con girlanda di man de lunardo vinci. Uno quadro testa di bamboccio di lunardo vinci.

Uno quadretto di aminiatura non compida de due puti. E a Valerio:

Uno libro di disegni proprij di Raphael d‟Urbino et alti coperto di coro rosso. Uno libro di disegni proprij di Raphaelo et altri coperto di Coro negro. (Paschini 1926-27, p. 174).

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Ibid., p. 169; Gasparotto 2000, p. 80.

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esperienza monastica nel 1531, quando fu nel convento di Sant‟Antonio in Castello a Venezia.

E, del resto, Clovio e Valerio Belli avrebbero potuto conoscersi, anche prima di questi episodi, nella Roma del papa Leone X. Si sa che nel dicembre 1520 Valerio era a Roma, come attestano tre lettere, datate 14, 17 e 28 dicembre di quell‟anno. Nelle prime due di queste lettere emerge l‟interesse Valerio Belli aveva interesse per i disegni di Michelangelo, desiderando ottenerne uno, con il tramite di Domenico Buoninsegni. Nella terza, si fa riferimento alla partenza di Valerio da Roma, una volta ottenuti i seicento ducati che doveva ricevere dal papa per un‟opera di oreficeria65

. E‟ interessante notare che, nel IV dialogo, Francisco de Hollanda, fa mostrare a Valerio Belli alcune sue medaglie:

… Allora Valerio (…) tolse di sotto al vestito di velluto che indossava cinquanta medaglie di oro purissimo, incise di sua mano secondo lo stile di quelle antiche, e così mirabilmente che accrebbero ancor più l‟opinione che avevo dell‟antichità. Queste medaglie erano meravigliosamente coniate, e fra di esse me ne mostrò una di Artemisia, incisa secondo la maniera greca, col Mausoleo nel rovescio; e così pure un Virgilio, inciso al modo latino, con alcune sculture bucoliche dall‟altro verso, che mi entusiasmarono più di tutte le altre. Da quel momento in poi considerai il maestro Valerio un artista più grande di quanto io credessi prima66.

In un certo senso, Francisco loda Valerio per la sua abilità nella numismatica, quanto elogia Clovio per la miniatura.

La figura di Artemisia di Caria si ritrova in una versione della medaglia di Belli in argento (Parigi, Bibliothèque Nationale de France, fig. 24), databile tra il 1520 e il 153067, mentre quella citata da Francisco era una versione in oro. Davanti riporta il volto di Artemisia, con la scritta in greco ΑΡΤΕΜΙΣΙΑ ΒΑΣΙΛΙΣ (Artemisia Regina) e sul rovescio ΜΑΥΣΩΛΕΙΟΝ (tomba di Mausolo ad Alicarnasso, che Artemisia fece costruire per il

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Per queste lettere, cfr. Barausse 2000, pp. 398-399.

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Francisco de Hollanda 1548, ed. 1964, p. 86. Sulle medaglie di Valerio Belli citate da Francisco de Hollanda, cfr. Gasparotto 2000a.

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marito). Francisco poi riprodusse il mausoleo in un disegno (Madrid, Real Biblioteca de El Escorial, fig. 25)68.

La medaglia di Virgilio è riconosciuta, ad esempio, in una versione in argento a Vienna, Kunsthistorisches Museum, Münzsammlung (fig. 26)69, Essa fu oggetto di un epigramma celebrativo in latino di Giano Lascaris (“Si Maro vidisset vivos te ducere vultus, Hoc, Valerii, ille aliis non tribuisset opus), pubblicato per la prima volta nel 152770. Come notato da Davide Gasparotto, il motivo che la medaglia presenta sul rovescio e che può corrispondere all‟immagine bucolica di cui parla il portoghese Francisco, è l‟ardita capra che cerca di arrampicarsi sull‟albero71, topos pastorale allora diffuso tra gli artisti72.