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ELABORAZIONE STATISTICA

I risultati sono stati espressi come Media ± Deviazione Standard. Come indice di variabilità glicemica sono stati utilizzati la Deviazione Standard della glicemia ed il Coefficiente di Variazione. L’Area Sotto la Curva delle glicemie è stata calcolata automaticamente dal programma di scarico dei dati Medtronic CareLink® Pro. Per il confronto dei vari parametri è stato utilizzato il test T di Student, per dati appaiati, ed è stato considerato significativo un p<0.05.

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RISULTATI

Durante i 3 giorni di trattamento con Liraglutide al dosaggio di 0.6 mg/die, è stata registrata una glicemia media di 133±34 mg/dl mentre nei 3 giorni di trattamento con Placebo la glicemia media è risultata 162±32 mg/dl (p<0.001). La Deviazione Standard delle glicemie è risultata 43±10, nei 3 giorni di trattamento con Liraglutide e 70±37 nei 3 giorni di trattamento con Placebo (p<0.05). Il Coefficiente di Variazione medio nei due periodi è risultato 23.5+6.1 con Liraglutide e 42.8+6.1 con Placebo (p<0.05). Nelle Figure 11, 12 e 13 sono riportate la glicemia media giornaliera, la deviazione standard giornaliera ed il coefficiente di variazione giornaliero.

Figura 11: Glicemia media giornaliera durante trattamento con Liraglutide ■ vs Placebo ■ (p<0.001). Glicemia media 100 140 180 1° giorno Placebo 2° giorno Liraglutide 3° giorno Liraglutide 4° giorno Liraglutide 5° giorno Placebo 6° giorno Placebo mg/dl

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Figura 12: Deviazione Standard giornaliera durante trattamento con Liraglutide ■ e Placebo ■ (p<0.05). Deviazione Standard 20 40 60 80 1° giorno Placebo 2° giorno Liraglutide 3° giorno Liraglutide 4° giorno Liraglutide 5° giorno Placebo 6° giorno Placebo

Figura 13: Coefficiente di Variazione giornaliero durante trattamento con Liraglutide ■ e Placebo ■ (p<0.05). Coefficiente di Variazione 20 30 40 50 1° giorno Placebo 2° giorno Liraglutide 3° giorno Liraglutide 4° giorno Liraglutide 5° giorno Placebo 6° giorno Placebo

L’area sotto la curva (AUC) per glicemie maggiori di 140 mg/dl è risultata 22.0±18.5 con Liraglutide e 40.6±22.7 con Placebo (p<0.05), mentre l’AUC per glicemie inferiori a 70 mg/dl è risultata 0.9±1.0, nei giorni di trattamento con Liraglutide e 1.0±1.6 nei giorni di trattamento con Placebo (p=0.74) ) (Figure 14 e 15).

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Figura 14: Area sotto la curva per glicemie > 140 mg/dl durante i 3 giorni di trattamento con Liraglutide ■ e Placebo ■; (p<0.05).

AUC glicemie >140 mg/dl 10 20 30 40 50 Placebo Liraglutide

Figura 15: Area sotto la curva per glicemie < 70 mg/dl durante i 3 giorni trattamento con Liraglutide ■ e Placebo ■; (p=0.74).

AUC glicemie <70 mg/dl 0 0,5 1 1,5 Placebo Liraglutide

In concomitanza con la somministrazione di Liraglutide, inoltre, il fabbisogno insulinico giornaliero è risultato 39.2±19.2 UI/die, mentre nei giorni di trattamento con placebo è risultata 45.9±26.4, (p<0.01) (Figura 16). La percentuale di riduzione del dosaggio insulinico, durante trattamento con Liraglutide, è risultata del 10.1±13.9%.

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In tutti i pazienti, la tollerabilità è stata sovrapponibile in entrambi i periodi di trattamento, non essendo stati riferiti effetti indesiderati per tutta la durata dello studio.

Figura 16: Variazioni del fabbisogno insulinico giornaliero nei 3 giorni di terapia con Liraglutide ■ e con Placebo ■ (p<0.01).

Fabbisogno Insulinico Giornaliero

20 30 40 50 Placebo Liraglutide U I/ D ie

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DISCUSSIONE

I nostri dati mostrano che, durante i 3 giorni di trattamento con Liraglutide, seppur ad un dosaggio ridotto la glicemia media risulta significativamente inferiore rispetto ai 3 giorni di trattamento con Placebo. Si assiste, inoltre, ad una significativa riduzione della variabilità glicemica sia quando viene valutata come Deviazione Standard della glicemia sia quando viene utilizzato il Coefficiente di Variazione.

Contemporaneamente si evidenzia una significativa riduzione delle iperglicemie: l’area sotto la curva per glicemie > 140 mg/dl, risulta, infatti, significativamente inferiore nei giorni di trattamento con Liraglutide rispetto a quelli in cui i pazienti ricevevano trattamento con Placebo.

Relativamente alle ipoglicemie si assiste ad una lieve riduzione dell’area sotto la curva per glicemie inferiori a 70 mg/dl durante trattamento con Liraglutide, anche se la differenza tra i due periodi di trattamento non risulta significativa. Del resto, considerando le premesse fatte sulle molteplici azioni delle incretine, il dato atteso era una riduzione, appunto, dei valori glicemici, per cui i pazienti erano stati preventivamente educati ad una eventuale riduzione del dosaggio insulinico. Analizzando, infatti, il fabbisogno insulinico giornaliero dei nostri 8 pazienti, è stata registrata una significativa riduzione delle unità di insulina, nei 3 giorni di trattamento con Liraglutide rispetto al Placebo.

Queste osservazioni sollevano alcune questioni circa i meccanismi che stanno alla base dei cambiamenti nell’omeostasi glicemica indotte dalla Liraglutide quando viene somministrata nel diabete tipo 1. La prima ipotesi è che la Liraglutide sia in grado di sopprimere l'aumento della concentrazione di glucagone dopo i pasti

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(195). Naturalmente l’assenza totale di funzione β-cellulare, nel diabete tipo 1, esclude un effetto inibitorio di tipo paracrino, da parte dell’insulina, sulla produzione di glucagone dopo i pasti. Pertanto, è probabile che, in questi pazienti, vi sia un significativo aumento della secrezione di glucagone post-prandiale e che, quindi, la Liraglutide, con il suo effetto inibitorio sull’α-cellula, potrebbe, in parte, sopperire alla mancanza del freno inibitorio esercitato dall’insulina endogena sulla produzione di glucagone.

Ci sono dati recenti, infatti, che dimostrano come l’infusione di GLP-1, in soggetti con diabete tipo 1, induca una soppressione significativa della secrezione di glucagone sia basale che indotta dalla somministrazione di arginina durante clamp iperglicemico. Sempre in questo studio, condotto su 9 pazienti con C-Peptide indosabile, in uno dei nove soggetti la somministrazione di GLP-1 ha indotto secrezione endogena di insulina, pur essendo stato classificato precedentemente come C-Peptide- negativo (196). Del resto, uno studio basato sui risultati di autopsie effettuate su pazienti con diabete tipo 1, ha dimostrato la presenza di β-cellule residue nell’88% dei casi (197). È pertanto possibile ipotizzare che il GLP-1, ed i suoi analoghi, in alcuni casi, possano “risvegliare” l’attività quiescente di queste β-cellule.

È possibile, inoltre, che un trattamento a lungo termine possa facilitare la differenziazione completa di queste cellule e ripristinare parte della secrezione insulinica. Uno studio sull'effetto dell’Exenatide in diabetici tipo 1, eseguito da Rother et al. (198) ha dimostrato un aumento della secrezione insulinica dopo diversi mesi di trattamento, anche se questo dato non è stato considerato clinicamente significativo.

Un altro meccanismo per spiegare la riduzione della iperglicemia che si verifica con il trattamento con Liraglutide, potrebbe essere la

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diminuzione dell’escursione glicemica post-prandiale a causa del rallentato svuotamento gastrico (195).

Interessante, inoltre, l’effetto che un trattamento con Liraglutide a lungo termine potrebbe indurre sul peso corporeo; grazie al suo effetto di riduzione del senso di fame, infatti, potrebbe favorire il calo ponderale anche nei pazienti con diabete tipo 1. Ciò diventa importante alla luce del fatto che sempre più persone con diabete tipo 1 presentano un quadro di insulino-resistenza e problemi ponderali.

Viene segnalato infatti come il 40-50% dei pazienti con diabete tipo 1, negli Stati Uniti, in concomitanza con il diabete presentano un quadro di sindrome metabolica (59). Nel DCCT/EDIC study, inoltre, dopo 12 anni di follow-up, il 30% dei pazienti con diabete tipo 1 presentavano una condizione di obesità (60). Una simile percentuale (30%) di bambini con diabete tipo 1 risultano in sovrappeso o francamente obesi (61). In accordo con tali dati, anche nella nostra piccola casistica, il BMI medio è ai limiti del patologico, rasentando una condizione di sovrappeso. Pertanto la soppressione della fame indotta dalla Liraglutide può giocare, in acuto, un ruolo nel miglioramento del controllo glicemico e la riduzione della dose di insulina, ed in cronico, una riduzione del peso corporeo. La riduzione del peso corporeo ha, infatti, implicazioni positive in termini di complicanze cardiovascolari.

La Liraglutide, inoltre, al pari dell’Exenatide, determinerebbe una riduzione della pressione arteriosa sistolica cosa che può, potenzialmente, aiutare a ridurre ulteriormente il rischio cardiovascolare (199, 203).

A differenza di altri lavori recentemente pubblicati, un punto di forza del nostro studio è l’aver effettuato un confronto tra il trattamento con Liraglutide verso Placebo, in cieco, utilizzando pazienti in terapia con microinfusore da più di 12 mesi, quindi con una terapia stabilizzata e

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con una insulinizzazione basale fatta con insulina ultra-rapida. L’analogo ultrarapido dell’insulina, infatti, presenta una bassa variabilità d’assorbimento. Ciò permette di escludere l’interferenza della variabilità glicemica legata all’uso di insuline a lunga durata d’azione e con variabilità d’assorbimento maggiore. Dati in letteratura, mostrano, infatti, una minore variabilità glicemica nei pazienti trattati con microinfusore rispetto a quelli in trattamento con Glargina (77).

Alcuni limiti dello studio, invece, sono la breve durata di trattamento ed il basso dosaggio di Liraglutide utilizzato (0.6 mg/die). In un recente lavoro condotto da Varanasi et al., sono stati valutati 14 pazienti per una settimana di trattamento e 8 di loro hanno proseguito la terapia con Liraglutide per un totale di 24 settimane. Durante la prima settimana è stato utilizzato un dosaggio di 0.6 mg/die, nelle settimane successive 1.2 mg/die per altre 2 settimane e quindi 1.8 mg/die per le altre settimane di studio. In questo lavoro manca un gruppo di controllo e lo studio non è in cieco. Comunque, già dopo una settimana di 0.6 mg/die di Liraglutide, si è assistito, al pari della nostra osservazione, una riduzione della glicemia media e delle escursioni glicemiche, valutate come Coefficiente di Variazione, e, parallelamente, si è registrata una riduzione del dosaggio insulinico. Nei soggetti che hanno proseguito il trattamento a dosaggio crescente per 24 settimane, infine, è emerso un consolidamento dei dati sopraindicati oltre ad una riduzione dell’HbA1c e del peso corporeo.

In un altro studio (173) è stata valutata l’azione della Liraglutide (0.6 mg/die per la prima settimana, quindi 1.2 mg/die) in 10 soggetti con diabete tipo 1 con funzione β-cellulare residua. Altri 19 pazienti senza funzione β-cellulare residua sono stati randomizzati al trattamento con Liraglutide o alla prosecuzione del solo trattamento insulinico. Il trattamento con Liraglutide è stato proseguito per 4 settimane. Anche in

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questa osservazione si è assistito ad una riduzione significativa del dosaggio insulinico sia nei pazienti C-peptide-positivi che in quelli con C-peptide-negativi. A differenza dei nostri dati, non si riducono le iperglicemie (tempo speso con valori >180 mg/dl), ma si riduce significativamente il tempo passato in ipoglicemia (< 70 mg/dl) come anche il valore di HbA1c ed il peso corporeo.

Naturalmente queste iniziali osservazioni non sono da considerarsi definitive e non è consentito, al momento, un’applicazione indiscriminata di questo schema di trattamento a tutti i soggetti con diabete tipo 1. Per poter confermare il potenziale effetto positivo del trattamento combinato di insulina e agonisti del recettore del GLP-1 nel diabete tipo 1, occorrono studi con numerosità più ampia, di maggiore durata, randomizzati e a doppio cieco.

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