I soggetti appartenenti al nucleo familiare spezzato, caratterizzati da egocentrismo, insensibilità, mancanza di rimorso ed altri fenomeni che si ricollegano, spesso, ad un nucleo psicopatico o, comunque, deviante di comportamento, sono soggetti fortemente narcisistici.
Essi si caratterizzano per l’astuzia e per la predisposizione alla violenza; le loro personalità risultano condizionate da disturbi borderline.
Il soggetto narcisista rivela un quadro di instabilità nelle relazioni interpersonali, nell’immagine di sé, nello sviluppo degli affetti. Il suo comportamento è spesso segnato da una marcata impulsività e sono individuabili nell’Io narcisista alcuni criteri di riferimento: quei soggetti si caratterizzano, talvolta, per tentativi “esagitati di evitare un abbandono reale o immaginario”; rivelano una pluralità “di relazioni interpersonali instabili ed intense, caratterizzate da un’alternanza tra gli estremi di iperidealizzazione e svalutazione”; manifestano disturbi dell’identità con
1
D. BOSCO, Omicidio e disturbi di personalità, cit., p. 6. Cfr. P. EWING, Kids who Kill, Avoonbooks, New York, 1990, p. 16 e ss.
impulsività “in aree potenzialmente dannose per il soggetto: sesso, abuso di sostanze stupefacenti”, per cui non sorprende che i soggetti borderline e narcisisti si caratterizzino per ricorrenti “minacce e comportamenti” legati all’instabilità affettiva, sentimenti “cronici di vuoto”, congiunti ad ira “immotivata ed intensa, con difficoltà di controllo”, cui si aggiunge l’ideazione “paranoide transitoria, legata a situazioni stressanti con gravi sintomi dissociativi”1.
Il soggetto narcisista e borderline ritiene gli altri responsabili “delle proprie afflizioni e dei propri problemi”, sicché le sue reazioni “sono caotiche e contraddittorie, i sentimenti provati nei confronti delle persone care oscillano tra dipendenza e ostilità. Da una parte essi provano un’angoscia che sconfina nel panico all’idea di poter essere abbandonati, dall’altra temono di essere sopraffatti e di perdere la propria identità. Questi soggetti sono portati a manipolare gli altri [come è avvenuto per Erika nei confronti di Omar], per raggiungere i propri scopi; alle esperienze frustranti reagiscono con rabbia e ciò li conduce a compiere atti impulsivi, gravemente autodistruttivi, come
1
BOSCO, Omicidio e disturbi di personalità, , cit., p. 7. Cfr. J. NOBLITT, P.PERSKIN, Cult and Ritual Abuse, Praeger Press, New York, 1997.
abuso di sostanze, promiscuità sociale, guida spericolata, automutilazioni”1.
I soggetti narcisistici e borderline sono, inoltre, caratterizzati da un sentimento “cronico di vuoto e di noia, accompagnato da un’angosciante incertezza circa il proprio ruolo, la propria identità sessuale, le mete professionali e personali, l’immagine di sé e del proprio corpo”2. La collera, l’ostilità, l’odio verso i familiari sono sentimenti presenti “in maniera molto invasiva negli schemi borderline, accompagnati da un altrettanto frequente anedonia, cioè mancanza cronica di provare piacere e sentimenti di soddisfazione. All’apparenza questi soggetti sono ben adattati, ambiziosi, capaci di successi sociali e di manifestare atteggiamenti fondamentalmente adeguati alle circostanze della vita”, conseguenza proprio del narcisismo che li caratterizza, ma allo stesso modo “i loro rapporti interpersonali appaiono superficiali ed instabili, con rapporti di tutti i giorni normali e superficiali, con rapporti più interni vissuti in maniera dipendente, intensa e manipolativa”, mentre sono presenti, in loro, “confusione nella sfera sessuale, con rapporti altrettanto superficiali e promiscui”3.
1 BOSCO, Omicidio e disturbi di personalità, cit., p. 8. Cfr. W.
MYORS, Juvenile Sexual Homicide, Academic Press, London, 2002, p. 8 e ss.
2 BOSCO, Omicidi e disturbi di personalità, cit., p. 8. Cfr. M.
PICOZZI, A. ZAPPALA’, Criminal Profiling, MacGraw Hill, Milano, 2002, p. 9 e ss.
3
Sono soggetti che oscillano di continuo fra situazioni di insoddisfazione e di esaltazione. Vengono a trovarsi al confine “tra un comportamento adattivo ed un comportamento fortemente patologico”, ed il disturbo borderline (Dbp) segnala una categoria diagnostica che rivela la vulnerabilità del soggetto anomico in cui esiste l’inclinazione omicida, effetto non di rado di abilità manipolative poste in essere da altri soggetti, le cui azioni possono avere una serie multipla di variabili e convincere il soggetto borderline “a compiere un’aggressione” approfittando di qualche deficit neurologico congenito del soggetto e traendo spunto “anche dai discontrolli episodici” del medesimo, oltre che dalle frustrazioni che escludono “una risposta rapida e diretta”1.
Il soggetto di tipo borderline rivela poi, una profonda instabilità affettiva: egli manca “di elasticità e di adattabilità; ha una ridotta capacità di affrontare il dolore che accompagna la depressione e questo aumenta il rischio di acting violenti”, per cui i clinici sono inclini ad ammettere, nei comportamenti omicidi di questi soggetti, gesti e atteggiamenti che possono mettere “a rischio la vita altrui”2. I soggetti frustrati,
1D. BOSCO, Omicidio e disturbi di personalità, cit., p. 8. Cfr. A.
SKODOL, Psicopatologia e crimini violenti, Cse, Torino, 2000, p. 34 e ss.; U. FORNARI, Trattato di psichiatria forense, Utet, Torino, 1997, passim.
2
BOSCO, Omicidio e disturbi di personalità, cit., p. 9. Cfr. G. CANEPA, Fenomenologia dell’omicidio, Giuffrè, Milano, 1985, p. 21 e
debilitati, spinti da una tensione anomica si trovano, quindi, in conflitto con la loro famiglia1. I loro comportamenti si ricongiungono, non di rado, a tendenze maniacali. Vincenzo Marchese, “un ragazzone di 35 anni, calvo, dal fisico robusto”, titolare a Milano “di una piccola società di servizi”, si sveglia un giorno con il convincimento “che suo padre Antonio sia un pedofilo e quel che è peggio, che l’oggetto delle sue turpi attenzioni sia suo figlio T. Certi piccoli indizi glielo fanno credere, vaghe frasi sussurrate dal bambino mentre guarda la Tv, strani segni che la sorella ha rilevato sul bimbo”2.
Vincenzo Marchese abusa di cocaina e di alcool; le sue caratteristiche sono quelle del soggetto borderline; in realtà coltiva un comportamento criminale. L’abuso di cocaina e di alcool provoca, nel suo cervello, “la perdita di freni inibitori che agiscono sul controllo degli impulsi. In più, l’uso protratto di cocaina induce spesso sintomi psicotici gravi, quali delirio di persecuzione ed allucinazioni visive e uditive”, e Vincenzo, come cocainomane “inveterato, è in preda al delirio; finisce con il credere fermamente di essere
ss. ed anche U. FORNARI, Monomania omicida, ed. Cse, Torino, 1997 p. 9 e ss.
1 Cfr. D. BOSCO, Omicidi intrafamiliari: le dinamiche dell’omicidio
nelle coppie, http://www.themiscrime p. 1. Cfr. B. LUBAN-PLOZZ, D. RITSCHL, Dinamica dei conflitti familiari, Armando, Roma, 1991, passim.
2
attorniato da nemici che vogliono danneggiarlo; sente di vivere in un mondo nemico”1.
Mascia Torelli, a Giulianova, in provincia di Teramo, coltiva analoghe tendenze maniacali: è una ragazza di 24 anni, esile, dolce, timida e fa fuoco sul padre, Dalmarino Torelli, con una Smith & Wesson 357 Magnum, “la pistola dell’Ispettore Callaghan, un chilo e duecento di peso: quando un proiettile colpisce la persona la scaraventa a tre metri di distanza”2.
Mascia è convinta che il padre sia un vero e proprio tiranno ed in realtà il padre è un uomo violento; la figlia, tuttavia, valuta la propria condizione in maniera esasperata, come Romina, figlia di Giovanni Bruno, netturbino di Roma, che viene aggredito da un gruppetto “di tre persone incappucciate che lo sprangano, lo picchiano selvaggiamente e infine lo accoltellano per poi scappare”3. Romina, unica testimone, è la “prima ad essere interrogata. Inizialmente” appare “sconvolta e addolorata, ma quando le chiedono la sua opinione sul possibile perché dell’aggressione, con voce tagliente e in tono rabbioso, disegna un profilo impietoso del padre”4. Non sempre, però, le personalità afflitte da narcisismo o borderline sono figli con caratteristiche maniacali ed atteggiamenti devianti5.
1 Ibidem, p. 36. 2 Ibidem, p. 38. 3
P. DE PASQUALI, Figli che uccidono, cit., p. 45.
4
Ibidem, p. 45.
5
Nell’ambito familiare i contrasti non sono soltanto fra genitori e figli, ma riguardano la stessa vita di coppia, come si vedrà più avanti.
1.6. Malattia mentale e pericolosità sociale dei figli