Nei capitoli 1 e 2 è stata fornita una serie di definizioni ed esempi utili a comprendere il significato della parola empatia e l’importante ruolo che essa riveste nei processi di comunicazione. Nel primo capitolo ci si è occupati di definire cosa si intende per empatia alla luce delle molteplici accezioni che il termine ha sia nel linguaggio comune che nei vari ambiti di ricerca. Mi sono occupato inoltre di trattare aspetti relativi filogenesi ed ontogenesi dei vari costrutti empatici, e si è rimarcata la fondamentale importanza dell’empatia nel più vasto ambito della reattività interpersonale, ovvero l’insieme delle possibili interazioni tra individui. Nel secondo capitolo sono state descritte le basi fisiologiche, neurologiche e neuro-biologiche del funzionamento dell’empatia sia in condizioni normali che patologiche. Tra queste ultime, particolare attenzione è stata riservata alle condizioni nelle quali l’empatia risulta deficitaria o amplificata, facendo riferimento a pazienti colpiti da schizofrenia, a soggetti appartenenti allo spettro autistico o affetti dalla sindrome di Williams. Stabilite queste premesse, il terzo capitolo si occuperà di utilizzare questi concetti facendoli diventare elementi attraverso i quali indagare e studiare il mondo della realtà virtuale. Se infatti molti sono gli studi condotti sulla empatia nel mondo reale, il rapido e rilevante sviluppo del fenomeno virtuale e la sua capacità di permeare molti degli aspetti della vita reale stessa, impone di dover ampliare gli orizzonti di indagine. È in quest’ottica che si colloca il presente lavoro che analizza il ruolo dell’empatia in relazione a due fondamentali aspetti del mondo virtuale rappresentati da ciò che definiremo “virtualità sociale” e “virtualità videoludica”. Nel primo caso faremo riferimento al fenomeno dei Social networks, piattaforme virtuali destinate all’interazione tra individui, mentre nel secondo, il riferimento riguarderà i prodotti destinati all’intrattenimento, in particolare i videogiochi. Una prima sezione offrirà un panorama generale delle caratteristiche di entrambi questi aspetti, fornendo anche ad un lettore meno esperto, attraverso esempi emblematici ampiamente conosciuti, strumenti adeguati per la comprensione del fenomeno.
Virtualità sociale: Social Networks
Quando si parla di social networks si fa riferimento ad un servizio della rete che permette la costruzione e il mantenimento di reti virtuali sociali, che, oltre a consentire l’interazione tra i propri utenti, permettono di condividere contenuti testuali, immagini, audio e video. La tipologia di informazioni rese pubbliche variano a seconda della tipologia di servizio offerto, e possono includere dati personali, ad esempio particolari della vita di tutti i giorni privata e non, o di natura professionale. A differenza di quanto accade con altri media, ad esempio giornali, televisione o anche film, queste piattaforme sociali rendono possibile non solo essere fruitori, ma anche creatori di contenuti, attraverso la possibilità di condividere informazioni, immagini ed opinioni con gli altri membri della community. Per questa loro peculiarità essi hanno assunto il ruolo di promotori d’informazione, e seppur originariamente pensati come strumenti per mantenere i contatti con persone lontane, sono in breve divenuti, complice anche la loro facile accessibilità, alcuni dei canali di informazione privilegiati dalle nuove generazioni.
Generalmente l’accesso a tali strumenti prevede una forma di registrazione con la creazione di un profilo personale (protetto da una password o altri metodi di sicurezza) che permette di trovare e farsi trovare da altri utenti all’interno del database del social media, catalogandoli in base a gruppi e liste di contatti.
Nati alla metà degli anni Novanta negli USA con lo scopo di creare comunità virtuali (communities) fornendo servizi di interazione o spazio web gratuito, i social network nell’arco del decennio successivo hanno conosciuto una fama senza precedenti, al punto da includere tra i propri utenti quasi il settanta percento della “popolazione” totale del World Wide Web. Tra le piattaforme di maggior successo è possibile segnalare sicuramente i colossi Facebook e MySpace (sebbene quest’ultimo negli ultimi anni abbia conosciuto un inarrestabile declino), accompagnati, nella seconda metà del decennio, da social networks tematici come Likedin (legato al mondo del lavoro), Twitter (servizio di microblogging), aNobii (dedicato ai libri) ed Instagram (servizio di condivisione di immagini).
Tra i numerosi attuali esempi di offerta di virtualità sociale, questo lavoro si concentrerà principalmente su alcuni esempi chiave, che verranno raggruppati in due
macro categorie a seconda del tipo di contenuto e/o dei servizi offerti. Da un lato si parlerà di social network che propongono principalmente contenuti di matrice verbale/testuale, quindi maggiormente legati al mondo dell’instant message e delle chat-room, e tra essi Facebook e Twitter. Dall’altro invece si concentrerà l’attenzione su social network che veicolano la trasmissione di opinioni, ed informazioni principalmente mediante contenuti visuali/visivi, l’invio e la condivisione di foto o immagini, e tra questi sicuramente Instagram è il caso più noto.
Tra i numerosi social networks disponibili oggigiorno per il grande, nessun’altro è più conosciuto ed usato di Facebook, il servizio di rete sociale ideato e creato nel 2003 da uno studente di Harvard, allora appena ventenne, Mark Zuckerberg, che nel giro di pochi anni diverrà uno dei nomi più conosciuti del pianeta. Inizialmente rivolto al pubblico studentesco della prestigiosa università, questo servizio permetteva la consultazione di foto e documentazione relativi alla maggior parte degli allievi regolarmente immatricolati. Nonostante la prima versione del prodotto (nota come
Facemash) fosse stata ritirata dalla rete in seguito ad accuse di violazione delle norme
di sicurezza e di divulgazione di dati personali, nell’anno successivo la prima vera versione di Facebook vide la luce, grazie alla collaborazione con Andrew McCollum ed altri studenti. A differenza del prototipo, essa permetteva l’accesso a studenti delle più grandi università del paese (come Stanford, Columbia e Yale), alle quali in breve tempo se ne aggiunsero molte altre dislocate in varie parti del mondo. La prima grande svolta nella popolarità del servizio, avviene però solo nel 2006 quando la possibilità di divenire utenti del sito viene estesa al grande pubblico, con l’unica restrizione di avere un’età maggiore di tredici anni. La popolarità della piattaforma, nell’arco di un quinquennio subisce quindi un’impennata senza precedenti, passando dalla sessantesima posizione nelle graduatorie di traffico web del 2006 gestita da Alexa3, ad
essere nel 2011 il secondo sito web più visitato dopo il celeberrimo motore di ricerca Google. Negli anni successivi, vista il costante aumento di popolarità, utenti e capitali,
3 Compagnia statunitense sussidiaria di Amazon.com, viene ritenuta uno dei pareri più autorevoli
nell’analisi di dati relativi al traffico Internet, e la redazione di classifiche relative ai siti web maggiormente visitati.
Facebook fa la sua entrata ufficiale sul mercato finanziario ed azionario (maggio 2012) ed espande la propria influenza acquistando i diritti di vari prodotti legati al mondo della comunicazione elettronica, come il servizio di messaggistica istantanea WhatsApp (febbraio 2014). Coronamento di questo successo planetario, è il superamento nell’agosto del 2015, della cifra record di 1 miliardo di utenti attivi simultaneamente ed oltre 1.86 miliardi di utenti attivi mensilmente al 31 dicembre dello scorso anno (cfr. immagine)
(https://en.wikipedia.org/wiki/Facebook)
Le ragioni di una tale popolarità e della rapidità con la quale Facebook si è diffuso, fino a diventare una delle principali e maggiori innovazioni apportate alla vita quotidiana delle masse in seguito all’uso della rete internet, sono probabilmente da ricercarsi nelle grandi possibilità offerte dal mezzo sia sul versante dell’interrelazione dei singoli che su quello sociale. Se infatti da un lato permette di mantenere con maggiore facilità i contatti con conoscenti ed amici lontani o vicini tramite un metodo di interazione rapido e facilmente accessibile, dall’altra favorisce l’organizzazione di eventi o la creazione di gruppi di utenti accomunati da interessi condivisi. Inoltre, seppur non tra gli obbiettivi primari, il grado di viralità di Facebook si deve alla sua capacità di veicolare informazioni e notizie tramite passaparola degli utenti, soprattutto tra la popolazione più giovane, nella fascia di età quindi adolescenziale e prepuberale, generalmente non abituata a seguire la cronaca attraverso quotidiani e/o telegiornali. Un’ulteriore elemento infine, la cui importanza nella fortuna del social network non è sicuramente da sottovalutare, è la sua gratuita e semplicità di interfaccia che lo ha reso
accessibile anche alle fasce della popolazione meno abbienti (o comunque, come i giovani, non economicamente indipendenti) e di varie estrazioni sociali.
I servizi “social” offerti da Facebook sono principalmente di due tipologie, ognuna delle quali con finalità e caratteristiche differenti: da un lato infatti vi sono le pagine personali dei singoli utenti (diari) che hanno funzione simile ad un biglietto di visita virtuale grazie al fatto che possono contenere informazioni e foto scelte dal’ utente stesso, dall’altro viene offerta ad aziende, compagnie od organizzazioni la possibilità di creare pagine pubbliche che presentino il proprio gruppo o marchio. I profili degli utenti (cfr. figura sottostante), oltre a contenere alcune informazioni anagrafiche di base, ad esempio un’immagine del proprietario (o comunque la lui/lei selezionata), permette la condivisione di post (messaggi scritti), foto o video organizzati in base alla data di creazione o upload lungo una “timeline” che ripercorre la storia dell’account dalla propria creazione all’ ultima data. Questi contenuti, generalmente definiti come aggiornamenti di stato (o semplicemente status in inglese), permettono di rendere note le proprie attività, la propria posizione attraverso un “check-in” di coordinate GPS, o semplicemente di esprimere una propria opinione su un argomento o contribuire alla diffusione di un determinato contenuto. A differenza di quanto accade in altri social media simili (ad esempio Twitter), questi elementi non devono rientrare in un numero di caratteri prestabilito.
L’interazione tra i vari utenti avviene tramite un sistema di “Friending”, basato sull’invio da parte di uno degli utenti di una richiesta di amicizia (sebbene essa non necessariamente implichi la presenza di sentimento amicale nella sua normale accezione), che, qualora venga accettata, permetterà ad entrambi gli utenti di visualizzare non solo le rispettive informazioni di base e la foto del profilo, ma anche tutti gli altri contenuti che sono stati prodotti o condivisi dall’altro. Viene aperta inoltre la possibilità di lasciare commenti, pareri, contenuti fotografici e/o audiovisivi sulle rispettive “timelines”, principale caratteristica distintiva dello status di amico rispetto a quello di fan o follower (in ambito di Twitter). Infatti, se questi ultimi si limitano a ricevere aggiornamenti ed informazioni, all’amico di Facebook vengono concessi determinati privilegi nell’interagire con la bacheca dell’utente, suo principale strumento di presentazione all’interno del social network. Questa forma di accesso preferenziale al proprio diario può essere revocata dal proprietario in qualsiasi momento tramite l’apposita funzione di “unfriending”. Recentemente è stata resa disponibile inoltre la funzione “segui” attraverso la quale è possibile ottenere notifiche relative a post condivisi da utenti esterni alla propria lista amici, come per esempio celebrità o personaggi pubblici interessati ad interagire con i propri fan pur non concedendo loro accesso ai propri profili privati. In maniera analoga possono essere seguite anche le pagine pubbliche. All’interno di Facebook è possibile inoltre inviare e ricevere messaggi privati, non solo con contatti della propria lista amici, ma anche con utenti al di fuori di essa. In ogni caso si tratta di conversazioni visibili solo a mittente e destinatario. In questo Facebook si configura come promotore di interazioni sociali e non solo di divulgatore di notizie al contrario di quanto accade per Twitter dove questo rappresenta l’aspetto predominante.
I nuovi contenuti postati dagli amici o dalle pagine selezionate vengono presentati tramite un sistema di “news feed”, una lista in continuo aggiornamento della loro attività Facebook e che includono cambiamenti di profilo, compleanni ed altri eventi o semplici aggiornamenti di stato. Il grado di visibilità dato a ciascun post dipende sia da fattori cronologici sia dal grado di apprezzamento ricevuto e che viene espresso attraverso l’uso della funzione “like”, originariamente rappresentato unicamente da un’immagine di pollice in su. In seguito, nel gennaio del 2016, per ampliare la gamma
delle sfumature di feedback, Facebook ha introdotto un nuovo set di “reaction
buttons”, distinguendosi in questo dal concorrente Twitter. (cfr. figura)
(http://www.suggest-keywords.com/ZmFjZWJvb2sgcmVhY3Rpb25z/)
La seconda piattaforma sociale, appartenente alla sottocategoria di quelle che si basano su contenuti a matrice prettamente verbale/scritta, è senza dubbio Twitter, fondata nel 2006 dalla compagnia Odeo. Giunta per la prima volta alla notorietà nel 2007, nel giro di pochi anni ha scalato tutte le classifiche di popolarità, arrivando addirittura ad insidiare la supremazia del fino a quel momento incontrastato prodotto di Mark Zuckerberg. Già attraverso il nome assegnatole, è possibile individuare alcune delle caratteristiche basilari del suo funzionamento, riassunte nelle parole del suo fondatore Jack Dorsey: “...we came across the word 'twitter', and it was just perfect. The
definition was 'a short burst of inconsequential information,' and 'chirps from birds'. And that's exactly what the product was.”4. Il prodotto si basa sulla condivisione di
informazioni inviate in forma esclusivamente breve piuttosto che di interazioni sociali tra utenti più complesse.
I contenuti vengono veicolati attraverso post chiamati “Tweets” (cinguettii), della lunghezza massima di centoquaranta caratteri, che possono essere accompagnati da foto, brevi video, o link che rimandano a siti o pagine web di approfondimento. Per queste caratteristiche Twitter si configura più come uno strumento di Micro-blogging piuttosto come luogo d’incontro tra amici. La necessità di dovere rientrare entro gli stretti limiti di caratteri ha portato allo sviluppo di un peculiare slang fatto di abbreviazioni, contrazioni e termini onomatopeici, inizialmente propri della comunicazione tramite SMS, e diffusosi poi a tutti gli ambiti del linguaggio informale.
4 Sano, David (February 18, 2009). "Twitter Creator Jack Dorsey Illuminates the Site's Founding
I Tweet vengono resi disponibili e visibili a chiunque, ma ogni utente ha la possibilità, tramite un sistema di “following”, di selezionare i “content’s creators” di suo gradimento di cui diventa “follower”. Nell’apposita sezione Time Line (TL) vengono visualizzati in ordine cronologico i Tweet dei propri favoriti.
(http://www.webpronews.com/twitter-launches-custom-timelines-2013-11/)
Ciascun follower può esprimere il proprio gradimento tramite l’apposita funzione di “like” (precedentemente nota come “favorite”), o, qualora trovi di particolare interesse un argomento e voglia promuoverne la diffusione, può farlo tramite il “retweet”, equivalente alla funzione Forward delle mail.
Il controllo e la capacità di navigare tra gli innumerevoli contenuti che ogni giorno affollano le boards e le homepages del mondo di Twitter, vengono esercitati principalmente tramite l’uso dei cosiddetti Hashtags. Il termine designa una particolare tipologia di tag di metadati (ovvero una parola chiave o un termine utilizzato per definire un particolare frammento di informazione virtuale) utilizzato non solo come metodo di descrizione del contenuto al quale è legato, ma anche per favorirne un successivo reperimento in maniera simile alla funzione esercitata dal segnalibro. Esso è rappresentato graficamente dall’unione del carattere “#” (cancelletto) con una qualsiasi frase o parola, posto prima, dopo o all’interno della proposizione stessa. L’uso di questi strumenti soggiace a regole precise sia in relazione
al loro numero che all’accuratezza dell’associazione contenuto/tag, che se infrante possono portare ad ammonimenti da parte di Moderatori, e se ripetute anche alla sospensione o chiusura definitiva dell’account. Una funzione simile, viene assolta dal simbolo “@” (chiocciola) che offre la possibilità di menzionare e/o replicare a quanto pubblicato da altri utenti pubblicamente. Se infatti lo scambio di messaggi privati è possibile solo tra utenti reciprocamente followers, questa forma di botta e risposta pubblica ha caratterizzato da sempre la comunicazione tramite Twitter. Negli ultimi anni non pochi sono stati i personaggi famosi e potenti del mondo dello spettacolo o della politica che tramite questa funzione sono stati in grado di permettere ai propri followers di porre domande o esprimere pareri. Caso emblematico sicuramente è quello dell’uscente Presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, che spesso, dal proprio profilo, ha invitato gli elettori ad esprimere pareri su vari argomenti inerenti la vita politica ed economica del proprio paese.
(https://twitter.com/barackobama/status/240903767350968320?lang=en)
Su Twitter è inoltre possibile accedere ad una sezione che raccoglie le notizie più di diffuse del momento (Trending Topics), sulla base della frequenza con la quale vengono visionate, condivise e gradite. È una modalità con la quale una notizia può diventare “virale”, uno sconosciuto, famoso, un marchio alla moda e una banalità, un fenomeno. Un esempio emblematico, e probabilmente assai noto, è quello della campagna di sensibilizzazione e raccolta fondi per la lotta alla SLA, nota come “Ice
Bucket Challenge” diffusasi nell’estate del 2014. I partecipanti, persone note e non,
per attirare l’attenzione su questo problema sanitario, si versavano addosso un secchio di acqua ghiacciata, invitando altre persone, tramite “nomination”, a fare lo stesso ed a fare una donazione a favore delle associazioni di ricerca.
Delle numerose applicazioni (Apps) per dispositivi di telefonia mobile sicuramente Instagram, fondata nell’ottobre del 2010, è una delle più conosciute ed usate (fatta forse eccezione per l’altrettanto virale servizio di Instant Message WhatsApp) vista la capacità offerta ai suoi utenti di condividere con altre persone video ed immagini. In maniera simile ad altri social networks inoltre è inoltre possibile esprimere il proprio apprezzamento per i contenuti “prodotti” da altri individui e divenire “follower” degli account preferiti. Sebbene a prima vista una tale funzione possa essere espletata anche attraverso altri tipi di social media, come quelli appena trattati, è importante sottolineare come Instagram si configuri come qualche cosa di abbastanza diverso e particolare. Infatti, a differenza di quanto avviene in Facebook o Twitter, caratteristica fondamentale di Instagram è la quasi assoluta mancanza di contenuti scritti in favore di un netto predominio dell’immagine. Gli utenti che infatti pubblicano una qualsiasi immagine o breve video (la durata massima concessa di aggira intorno ad un minuto) sono in grado di aggiungere ad essa, per meglio chiarirne il contenuto e/o il messaggio che vuole essere condiviso, uno o più hashtag. Queste etichette (tag) oltre a condensare l’essenza del contenuto al pari di un titolo, fungono da strumento di catalogazione e come tale utilizzabili come elemento di ricerca. Ad esempio, l’immagine in basso, è il risultato di una ricerca effettuata utilizzando in l’hashtag #sunset.
(https://www.instagram.com/p/BTJ5neyB_5Z/?tagged=sunsets&hl=en)
Mediante questi tags è inoltre possibile stabilire veri e propri trend, come per esempio il “Week-end Hashtag Project”, una serie di temi selezionati dai developers dell’applicazione stessa per incoraggiare gli utenti alla pubblicazione di foto particolarmente creative relative ai temi proposti. Tra i più popolari è possibile includere il “Woman Crush Wednesday” e il “Man Crush Monday” che invitano gli utenti alla condivisione di foto di individui di sesso femminile o maschile (a seconda della giornata) per i quali provino rispetto o attrazione, o il “Throwback Thursday” che invece promuove la diffusione di foto del proprio passato. Gli hashtag, in generale, svolgono un ruolo fondamentale nella vita dell’utente medio di questo social media, dando forma, ordine e controllo ad un flusso continuo ed enorme di informazioni. La popolarità raggiunta da Instagram, si è fortemente accresciuta negli ultimi anni, fino a raggiungere un numero di utilizzatori stimato intorno ai seicento milioni nel dicembre del 2016. Un contributo significativo al grado di viralità raggiunto del social network sicuramente si deve al suo utilizzo da parte di stelle dello spettacolo, della televisione e della moda, che se ne sono servite per condividere foto di vita quotidiana, lavorativa e in alcuni casi sentimentale. Vista l’età media degli utenti che è al di sotto dei trentacinque anni (circa il novanta percento del bacino di utenza complessivo), non deve sorprendere come questo social media sia stato in grado di influenzare profondamente le nuove generazioni. In particolar modo, esempi evidenti del
fenomeno sarebbero da ricercarsi non solo in una riscoperta passione per la fotografia semiprofessionale tra gli under trenta, ma anche nella comparsa di nuovi e dilaganti fenomeni di massa come quello del “selfie”. Con questa espressione si fa normalmente riferimento ad un auto-ritratto fotografico, normalmente eseguito tramite l’uso di telefono cellulare o macchina fotografica tenuta in mano dal soggetto stesso (o tramite l’uso di un apposito sostegno noto come “selfie stick”), con l’obbiettivo rivolto verso l’utente o verso una superfice riflettente. Numerose applicazioni, tra le quali quelle dello stesso Instagram, permettono inoltre di modificare tali foto con l’uso di numerosi filtri, e, al momento della condivisione, sono in grado di aggiungere coordinate della