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3.2: R EPERIBILITÀ D EI C APITAL

TAVOLE DI OSSERVAZIONE PER PRIORITA' PER LE POLITICHE DI SVILUPPO 2007-2013 Aggiornamento a marzo 2012 Priorità 6 Reti e collegamenti per la mobilità

3.2: R EPERIBILITÀ D EI C APITAL

Direttamente collegato al piano di sviluppo nazionale in quanto già questi forniscono fondi alle imprese, sono i fondi che le imprese riescono e accreditare dalle banche.

Ma in questo periodo di crisi quotidianamente si legge sui giornali del problema dell’irrigidimento dei rapporti fra le imprese e le banche, e il conseguente razionamento della liquidità.

Gianluca Ferraris spiega però che sarebbe riduttivo declinare il rapporto fra banche e imprese esclusivamente in termini di erogazioni di credito. “Oggi la banca per l’imprenditore è qualcosa di più”282 spiega, e, citando le parole del direttore centrale della Banca d’Italia Stefano Mieli in un’audizione di febbraio 2012, mostra come, con l’applicazione delle regole di Basilea3, le banche avranno l’opportunità di migliorare la capacità di selezionare gli imprenditori ed i progetti più meritevoli, e di rafforzare i rapporti con i clienti per rendere più efficienti i servizi.

“La banca ha la necessità di recuperare il rapporto quasi confidenziale che aveva prima con i territori e che negli ultimi anni è stato un po’ smarrito”283 e prende ad esempio la BNL che tra gli istituti di credito ha ripreso questo approccio: “come spiega Ferdinando morelli, Direttore Retail & Private di BNL per il Nord-Est ‘il rafforzamento dei rapporti con le imprese e delle relazioni con il territorio si è sviluppato attraverso una azione sinergica ed integrata in un network allargato che comprende Confidi284, Distretti Industriali, Associazioni di categoria e Studi consulenza aziendale.’”285

Citando qualche esempio “BNL e fin industria Emilia Romagna hanno siglato una particolare partnership dedicata alle industrie associate: la Banca ha messo a disposizione un plafond di 100 milioni di euro, offrendo alle aziende una piattaforma completa di servizi, soluzioni e prodotti in grado di rispondere alle esigenze del mondo produttivo. Altri specifici accordi hanno riguardato Confidi

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Cofiter – sempre in Emilia Romagna - con un accordo del 2011 e un plafond di 10 milioni per le aziende associate Neafidi a Vicenza, Confidi in Friuli Venezia Giulia.

Oltre alla relazione con i Confidi, sempre in un’ottica di relazione stretta con il territorio, nel luglio 2011 è stato siglato uno specifico accordo in esclusiva con Veneto Sviluppo (Società della Regione Veneto deputata alla validazione di progetti di innovazione)

In Alto Adige, per citare un ulteriore caso, BNL ha stanziato 16 milioni di euro nell’ambito di un accordo con la Confidi regionale, destinati alle circa 600 aziende associate appartenenti a diversi settori produttivi.”286

La BNL prende anche in considerazione i distretti industriali: “stiamo facendo molto sui territori anche grazie al ‘Progetto Territorialità’ finanziato al dialogo con le associazioni di categoria, gli imprenditori, i commercialisti, gli opinion leader. [!] L’obiettivo era - ed è - quello di dare alle aziende del territorio l’opportunità di affrontare tematiche a progettualità di interesse comune per un reciproco vantaggio in termini di innovazione tecnologica, sviluppo e agevolazioni finanziarie in un confronto aperto con tutti i soggetti messi in relazione. In ogni accezione abbiamo affrontato specificità legate ai territori e ai settori distrettuali, offrendo contributi concreti e opportunità di dibattito in molteplici campi.”287

La problematica della situazione italiana però deriva dal fatto che questi casi citati sembrano essere delle eccezioni più che il caso generale, come si può capire analizzando l’andamento della domanda e dell’offerta di credito alle imprese considerata da un’indagine dalla Banca d’Italia.

Per quanto riguarda la nota metodologica adottata, l’analisi ha interessato un campione di circa 400 banche nazionali, con la seguente articolazione territoriale e dimensionale lievemente diverso per le due annualità considerate.

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Come si vede il campione è lievemente variato tra l’annualità 2010 e quella del 2011, ma in termini di rappresentatività questa modifica ha portato ad un è miglioramento, come si vede dalle tavole seguenti:

Figura riferita al 2010290

Figura riferita al 2011291

Nel 2010 infatti l’indagine copriva l’86,5% dei prestiti alle imprese mentre l’anno successivo sale al 88%.

Le sedi regionali della Banca d’Italia hanno operato l’indagine fra la fine di settembre e l’inizio di ottobre di ogni anno, vediamo ora gli esiti dei due anni presi a riferimento.

Nel 2010 la domanda di credito da parte delle imprese mostra un’espansione, diversamente di quanto è avvenuto nel corso del 2009.

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Figura:292

Si nota che la domanda di finanziamento è stato maggiormente richiesto dalle imprese di piccola e media dimensione rispetto a quelle più grandi (grafico “a”). Per quanto riguarda l’area territoriale nel 2010 si nota una richiesta di credito proveniente principalmente dalle piccole imprese del Nord-Ovest e dal Sud e Isole, a seguire sono le richieste provenienti dal Nord-Est e dal Centro; per quanto riguarda le imprese di maggiore dimensione, nel secondo semestre abbiamo un’omologazione delle domande rispetto alla localizzazione.

Interessante notare che mentre le aziende del Nord tendono a richiedere finanziamenti prevalentemente a banche grandi, quelle del Sud e delle Isole prediligono gli istituti di credito di più piccola dimensione.

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Figura:293

I fattori determinanti la domanda di credito nel primi sei mesi del 2010 indicano che le maggiori richieste sono determinate dal fabbisogno di capitale circolante e la ristrutturazione del debito, questo indica una situazione di instabilità delle imprese che infatti non azzardano richieste di prestiti in funzione di nuove fusioni o acquisizioni o per attuare nuovi investimenti.

Per quanto riguarda la domanda di credito relativi ai diversi settori industriali, quello dei servizi ha puntato ad una ripresa della domanda di credito, seguito dal settore dell’industria. In forte diminuzione risulta invece la domanda di credito da parte del settore delle costruzioni in particolare per quanto riguarda il primo semestre del 2010.

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Figura:294

Per quanto riguarda l’offerta di credito alle imprese le piccole imprese si segnala ancora un allentamento delle condizioni applicate alle imprese in maniera pressoché omogenea in tutte le aree territoriali anche se i migliori risultati li hanno ottenuti le imprese di più grande dimensione.

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Figura:295

Interessante risulta nel grafico seguente, che analizza l’offerta di credito suddivisa per settori: si nota un continuo allentamento delle condizioni applicate alle imprese anche se diversi sono i punti di partenza. Nel settore delle costruzioni l’irrigidimento era molto elevato, ed ora, pur essendo ridotto permane in tutta la penisola, condizioni migliori le ottengono invece i settori dell’industria e dei servizi, soprattutto nel secondo semestre.

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Figura:296

A provocare le condizioni d’irrigidimento nel 2010 è stato soprattutto lo spread applicato ai prestiti più rischiosi e, più in generale, quello applicato alla media dei prestiti, inoltre la problematica relativa alla percezione di rischio per attese su particolari settori, imprese, o aree non ha portato a migliorare le condizioni di offerta al credito e neppure i requisiti patrimoniali aziendali.

Figura:297

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Per quanto riguarda la domanda di credito nel 2011 le condizioni molto sembrano peggiorare:

il primo semestre registra una contrazione della domanda di credito delle imprese, più marcata per quelle di piccola e media dimensione. L’unica area del Paese che regista un’espansione, seppur lieve è quella del Nord-Est, che si rivolgono prevalentemente alle banche di grande dimensione.

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Nelle costruzioni la contrazione della domanda è persistente, come avvenuto l’anno precedentemente analizzato, ma ora anche il settore dei servizi peggiora, in particolare nel Nord-Est e nel Sud e Isole. L’Industria manifatturiera ha aumentato la domanda di credito nella zona nord dell’Italia mentre nel Centro e nel Sud e Isole si visualizza una contrazione.

Figura:299

Le determinanti della domanda per area territoriale rimangono pressoché costanti rispetto all’anno 2010 infatti a sostenere le richieste di capitale è dipeso dall’esigenza di ristrutturare il debito e la crescente necessità di copertura del capitale circolante.

Anche riguardo l’offerta di credito la situazione è peggiorata dal 2010: c’è stato un irrigidimento delle condizioni applicate alle imprese, in particolare rispetto a quelle di grande dimensione localizzate nel centro e sud italia; per quanto riguarda le imprese di minore dimensione il peggioramento è stato omogeneo in tutta la penisola.

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Figura:300

L’irrigidimento è aumentato indistintamente in tutti i settori, come si vede nel grafico sottostante: Figura:301 C55100JPQQ---)I.#E.%80.28.)80QJ>II28E.@8&#8Q$E&#&Q$E&/$Q45!4Q.#.28B8sKQ%&K.#%.s$s&HH$/0.s%8sE/$%80&s 45!!)J%H' C5!100JPQQ---)I.#E.%80.28.)80QJ>II28E.@8&#8Q$E&#&Q$E&/$Q45!4Q.#.28B8sKQ%&K.#%.s$s&HH$/0.s%8sE/$%80&s 45!!)J%H'

La tendenza all’aumento degli spread applicati dalle banche, soprattutto per le imprese indicate come più rischiose, ha continuato a rappresentare il principale fattore d’irrigidimento delle condizioni applicate all’offerta di credito, è inoltre cresciuto il rating minimo e le garanzie richieste rispetto all’anno 2010. Resta alta la percezione del rischio sia per quanto riguarda particolari settori, aree o imprese, sia per quanto riguarda l’economia in generale.

Figura:302

La situazione quindi è molto negativa per le aziende che devono richiedere prestiti in questo momento, ulteriormente peggiorata anche rispetto al 2010.

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