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C OSA R ALLENTA L ’ APPROCCIO SOSTENIBILE DEL DISTRETTO

2.3: S OSTENIBILITÀ N EI D ISTRETT

3: C OSA R ALLENTA L ’ APPROCCIO SOSTENIBILE DEL DISTRETTO

L’indagine condotta dalla Federazione Distretti Italiani tesa alla redazione del III Rapporto ha dato origine ad alcuni punti interrogativi che per gli interessati possono sfociare in altrettanti spunti di approfondimento per quanto riguarda l’introduzione di un approccio sostenibile da parte dei distretti.

Un’interessante analisi andrebbe fatta per analizzare la dichiarazione, comune a molti distretti, circa i benefici attesi legati all’adozione di azioni e strumenti di responsabilità sociale.

“Un miglior e più facile accesso al credito come conseguenza di un buon profilo di CSR viene indicato come poco probabile e non atteso beneficio. Questo è un punto di debolezza segnalato dal sistema delle piccole-medie imprese, dai distretti nei confronti del sistema bancario italiano. Quest’ultimo viene percepito ancora come lontano da un risk assessment basato sui reali fattori di rischio e più legato a fattori tradizionali (tanglible assets).

Infatti se in fase di affidamento delle imprese si basa il giudizio su ciò che sta in bilancio (strumento che fotografa il passato e non le potenzialità - positive e negative - ) è molto probabile che la sostenibilità sia completamente ignorata e non valorizzata, sia perché incide sugli intangibles, sia perché riguarda passività potenziali. Da segnalare che la valorizzazione della sostenibilità, pur in via semplificata e convenzionale, costituirebbe un esempio di strategia win-win. Infatti ne beneficerebbe sia il mondo delle imprese, che vedrebbe valorizzati gli sforzi dei best in class, sia il mondo bancario che potrebbe effettuare un risk assessment migliore e quindi minimizzare il rischio di insolvenze.”184

Un secondo spunto di riflessione deriva dalla diversità della legiferazione in tema di sostenibilità fra una regione ed un’altra, e sulla conseguentemente diversa diffusione regionale di strumenti legislativi basati sul difforme grado di sviluppo delle politiche di sostenibilità nei vari distretti localizzati nel nostro Paese.

Sarebbe interessante infatti comprendere se esista una diversità nei testi normativi fra una regione e l’altra tale da motivare, ad esempio, la diversità in

tema di efficientamento energetico delle imprese appartenenti a distretti diversi, per capire se la discordante normativa fra una regione e l’altra, e quindi anche la differente impronta istituzionale, può motivare le diversità delle azioni intraprese da aziende appartenenti a cluster di regioni diverse.

“Quest’analisi è molto importante visto che il distretto riassume in sé vari stakeholder e fra questi il decisore pubblico è un importante partner che può sostenere o rallentare la diffusione di pratiche di sostenibilità. Sarebbe importante un’analisi in tal senso per evitare sprechi e seguire strade fruttuose già percorse.”185

Un’ulteriore analisi andrebbe orientata a comprendere la relazione esistente fra indirizzo di Responsabilità Sociale d’Impresa e dimensione/redditività media d’impresa. Data la bassa numerosità del campione di aziende a cui è stato sottoposto il questionario trattato nell’ultimo Rapporto della Federazione dei distretti industriali non si possono dare risultati conclusivi ma la tendenza indica come “importante la dimensione media di impresa, mentre non è significativa la redditività aziendale. In altre parole, al crescere della dimensione media aziendale delle singole aziende dei vari distretti, si è notato l’aumento della presenza di comportamenti espliciti di RSI. Ciò non va semplificato, confondendo la dimensione come driver di migliori pratiche di sostenibilità; piuttosto va considerata la maggior facilità, da parte d’imprese un po’ più strutturate, a dotarsi di strumenti formali di RSI.”186

Spesso infatti questo avviene perché le misure adatte a rilevare la sostenibilità sono più compatibili con imprese più articolate rispetto alle micro imprese che magari sono realmente responsabili ma non possono permettersi di sostenere ad esempio il costo di certificazione, sia in termini di spesa, sia in termini di mancate conoscenze sia in termini di ridotto personale da orientare a queste tematiche. Come spiega la Prof.ssa Mio “il ruolo delle agenzie distrettuali è fondamentale: per far emergere e crescere la sostenibilità, devono essere le agenzie di distretto a incentivare comportamenti sostenibili (che non necessariamente coincidono con l’adozione di strumenti) e a farsi promotrici di strumenti adatti, di

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‘scalare/dimensionare’ correttamente quanto proposto per renderlo applicabile e misurabile anche nella micro-azienda che spesso popola il distretto”187

Il distretto Comet188 di Pordenone, ad esempio, si sta infatti attivando in questo senso con azioni tese alla riduzione dei costi di certificazioni ambientali per le aziende al suo interno. Raggruppando più aziende e ‘facendo massa’, riescono infatti a ridurre i costi in modo che anche le aziende più piccole possano attuare questo tipo di investimento.

“Infine risulta molto trascurata l’azione di sviluppo e sostegno “culturale” sul paradigma della sostenibilità effettuata dai distretti: essi sembrano oggi attanagliati ad affrontare questioni specifiche, di immediato ritorno e impatto, rischiando così di mancare nella lettura e nella proposta strategica. La spirale viziosa che s’innesca privilegiando azioni di breve termine porta a considerare la sostenibilità come un tema ‘da aziende con elevati margini e molto grandi’; in realtà i vertici distrettuali potrebbero effettuare investimenti e azioni a sostegno della qualità del lavoro, del rapporto con la comunità, della supply chain, delle pratiche di rispetto ambientale, con ritorni nel medio termine.” 189

La tematica del sostegno culturale risulta quindi centrale per comprendere su quali direzioni intraprendere le azioni di RSI e per comprenderne i risultati.

Nei paragrafi che seguono analizzeremo alcuni degli spunti qui proposti.

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