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Distribuzione degli errori per gli articoli determinat

IV.1.3. Errori di genere

Non è trascurabile proporzionalmente neppure il dato sul cambio di genere. Anche in questo caso gli errori possono essere raggruppati in base alla logica per cui avvengono.

Abbiamo alcune occorrenze in cui sull’assegnazione del genere influisce la lingua d’origine degli apprendenti (3 casi), altri in cui sono le caratteristiche della lingua d’arrivo a causare la confusione. Infatti è abbastanza rilevante (10 casi) il numero di errori che potrebbero essere causati da un’ambiguità nella lingua target.

Una delle difficoltà riscontrate riguarda i sostantivi della terza classe che generano non pochi problemi anche ad apprendenti esperti. Sul totale degli errori 9 riguardano gli articoli che precedono un nome che termina in –e. Infatti spesso è proprio la desinenza ad indicare il genere del sostantivo: sono in genere maschili i nomi terminanti in –o, mentre la desinenza in –a indica solitamente il genere femminile (Serianni 2006, III, 23). I nomi in –e invece possono generare incertezze e oscillazioni “anche presso parlanti e scrittori colti. Così acme, femminile (…), è trattato come maschile in Tomasi di Lampedusa (…) Oscilla inoltre fra maschile e femminile, senza particolari differenze semantiche, il carcere (oggi molto più comune) / la carcere” (Serianni 2006, III, 29).

62 Sigmund Freud.

Insomma <choice type="apostrofo">

<sic><w type="determinativo">la</w></sic> <corr><w type="determinativo">l'</w></corr>

</choice> autobiografia scritta seguendo <choice

type="singolareplurale maschilefemminile">

<sic><w type="determinativo">gli</w></sic> <corr><w type="determinativo">l'</w></corr>

</choice> indicazione dello psicologo è la sua coscienza è tutto ciò che ha vissuto Zeno. È servita per capire il senso della sua vita. In questo contesto, già discusso in III.3.1, la confusione è tale da provocare un errore anche nel numero assegnato all’articolo. Vediamo ancora:

Nel caso dell'Italia si è visto come negli ultimi ventenni si è incrementata <choice type="maschilefemminile">

<sic><w type="determinativo">il</w></sic> <corr><w type="determinativo">la</w></corr>

</choice> percentuale di immigrati al punto di porsi al centro della cronaca periodistica e delle notizie televisive.

Questa occorrenza è particolarmente interessante perché, come vedremo più avanti, somma due aspetti problematici: da una parte la difficile assegnazione di genere dovuta alla classe di appartenenza della parola, dall’altro il fatto che “percentuale” in spagnolo è un nome maschile.

Il dato da noi rilevato si accorda con gli studi già esistenti condotti su apprendenti di livello elementare da A. Giacalone Ramat (2003), sembra quindi che questo errore tenda a fossilizzarsi nell’interlingua degli apprendenti.

Continuando nell’analisi di questo tipo di errori troviamo:

Per esempio, cantastorie. Possono essere unite in modo nominale, nel caso di cassapanca, belcanto (dove non esiste <choice type="maschilefemminile">

<sic><w type="determinativo">il</w></sic> <corr><w type="determinativo">la</w></corr> </choice> componente verbale)

63 Veniamo poi all’ultima occorrenza:

Nelle campagne i contadini consumivano quello che producevano cioè il risultato del proprio lavoro nella terra, la loro alimentazione consisteva in <choice type="sovraestensione">

<sic><w type="indeterminativo">un</w></sic> <corr><w type=""></w></corr>

</choice> pane non fatto da una sola farina bianca ma con una miscela di farina di frumento e ceriali come l`orzo e <choice type="maschilefemminile">

<sic><w type="determinativo">il</w></sic> <corr><w type="determinativo">la</w></corr>

</choice> segale e bevevano vino, che era quelle che gli apportava le vitamine necessarie, cioè si parla di economia di pane e vino; in questi due prodotti si basava l`alimentazione specificamente nell`Italia centrale dove era diffusa la mezzadria.

In italiano esistono nomi col doppio genere, cioè quei nomi che, a seconda del genere in cui si attualizzano, presentano significati più o meno distanti (Serianni 2006, III, 40). Proprio questi sostantivi sembrano rappresentare un ostacolo per i discenti; ecco un esempio tratto dal nostro corpus:

Nel 1248 le truppe imperiali furono sconfitte in Parma e il conflitto ebbe il suo fine poco dopo con la morte prematura di Federico.

La parola “fine” assume al maschile il significato di “scopo di un’azione”, mentre al femminile indica il termine di un evento (Serianni 2006, III, 40). Inoltre questo esempio è interessante perché riguarda due parole che “nell’italiano antico e nel linguaggio poetico tradizionale (…) potevano alternarsi nel senso di ‘momento’, ‘punto terminale’ (ancor oggi fine è maschile nella locuzione cristallizzata il lieto fine)” (Serianni 2006, III, 41).

Qui però l’errore sta nell’attribuzione al nome del genere maschile. L’articolo “il” si accorda quindi perfettamente con l’assunzione dell’apprendente riguardo il genere del sostantivo e dunque correggerlo è un compito che esula dalla nostra analisi.

64 ma che riscriviamo per comodità del lettore:

dove non esiste <choice type="maschilefemminile"> <sic><w type="determinativo">il</w></sic>

<corr><w type="determinativo">la</w></corr> </choice> componente verbale

È infatti ipotizzabile che, in questo esempio, la parola “componente”, che esiste in italiano sia al femminile che al maschile, abbia generato confusione nella scelta dell’articolo. Non essendo però presenti altre parole che potessero chiarirci la situazione, abbiamo segnalato l’errore nell’uso dell’articolo.

Esistono ancora due occorrenze del fenomeno, che appaiono in uno stesso elaborato, e riguardano la parola “fronte” usata in un’accezione specifica. Vediamole da vicino:

Tra <choice type="maschilefemminile"> <sic><w type="determinativo">il</w></sic> <corr><w type="determinativo">la</w></corr>

</choice> fronte e <choice type="maschilefemminile"> <sic><w type="determinativo">il</w></sic>

<corr><w type="determinativo">la</w></corr>

</choice> sirma della stanza in genere vi è una pausa sintattica forte.

La stanza è l'unità costitutiva della canzone. Si suddivide internamente in: "<choice type="maschilefemminile">

<sic><w type="determinativo">il</w></sic> <corr><w type="determinativo">la</w></corr> </choice> fronte", la prima parte;

Qui a provocare l’errore è probabilmente il fatto che in italiano la parola “fronte” al femminile è comunemente usata per indicare la parte del corpo mentre al maschile possiede altri significati (“il fronte di guerra/il fronte dell’onda ecc.”). Il significato di “fronte” come la prima delle parti in cui si divide la strofa petrarchesca è più specifico e di minor disponibilità e dunque maggiormente soggetto ad errori.

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Un altro errore dovuto ad un’ambiguità nella lingua target è il seguente: Un esempio di questo tipo é il dittico di Lampadii. In altri dittici consolari veniva rappresentato invece l'Imperatore, come nel dittico di Onorio, in cui l'imperatore è raffigurato con <choice type="maschilefemminile">

<sic><w type="determinativo">la</w></sic> <corr><w type="determinativo">il</w></corr> </choice> diadema (…)

Qui l’apprendente è probabilmente tratto in inganno dal fatto che “diadema” termini con la vocale –a che tipicamente in italiano è marca del femminile singolare (Serianni 2006, III, 26).

Vi sono due casi in cui l’errore potrebbe essere attribuito al nome. Si tratta di occorrenze che riguardano uno stesso elaborato, a distanza di poche righe:

<choice type="maschilefemminile"> <sic><w type="determinativo">le</w></sic> <corr><w type="determinativo">i</w></corr>

</choice> comune passano a essere la continuazione delle realtà vescovili, ma non si trattò di una conquista da parte del comune, la "conquista del contado" fu una saggia adattazione delle istituzioni comunali ai territori difesi dai signori feudali.

Poi non dobbiamo dimenticare una figura che nacque per far fronte a realità più complesse, a conflitti interni ed esterni, cioè´, dentro <choice type="maschilefemminile singolareplurale">

<sic><w type="determinativo">le</w></sic> <corr><w type="determinativo">il</w></corr> </choice> comune, o al di là dei confini.

In questi casi l’errore è di dubbia attribuzione, poiché potrebbe dipendere dalla convinzione dell’informante che il sostantivo “comune” sia di genere femminile; a sostenere questa ipotesi sta l’indecisione anche sul numero. In mancanza di altre prove, però, ci siamo attenuti al testo ed evidenziato l’errore nell’articolo, l’unico elemento della frase che porta il segno della confusione di

66 genere.

Gli errori restanti riguardano contesti meno dubbi, in cui, come si evince dagli altri elementi della frase, l’apprendente ha sbagliato la forma dell’articolo in modo sicuramente indipendentemente dal nome.

Importante è pure il Convivio, mapiù che <choice

type="maschilefemminile">

<sic><w type="determinativo">gli</w></sic> <corr><w type="determinativo">le</w></corr>

</choice> innovazioni stilistiche per il fatto di essere scritto in volgare e destinato ai ceti borghesi che non conoscevano il latino.

Qui l’errore potrebbe essere causato dalla terminazione in –i della parola “innovazioni”. Questa vocale indica normalmente il plurale di nomi maschili, l’aggettivo però è femminile (“stilistiche”) segno che l’attribuzione del genere al nome potrebbe essere corretta. Ovviamente questo è solo un fattore che, in termini probabilistici, ha lo stesso peso dell’articolo che, al contrario, si presenta al genere sbagliato. In questi casi è la norma in italiano a far propendere per l’una o l’altra interpretazione: in dubbio pro reo.

Stesse considerazioni per quest’ occorrenza dell’errore:

Il morfema "libr-" ha un significato propio, <choice type="maschilefemminile">

<sic><w type="determinativo">le</w></sic> <corr><w type="determinativo">gli</w></corr>

</choice> altri morfemi si utilizzano per componere altre parole

Il caso seguente si discosta un poco dai precedenti: <choice type="maschilefemminile">

<sic><w type="determinativo">le</w></sic> <corr><w type="determinativo">gli</w></corr>

</choice> interventi nel piano linguistico questa volta saranno capilari, rivolte all'adeguazione dello scritto al parlato. Infatti nonostante il morfema che indica numero e genere del nome non

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presentasse particolarità (-i indica di norma un nome maschile plurale) l’apprendente ha utilizzato un articolo femminile. Anche nel caso seguente si ha una situazione simile, in cui, per di più, l’aggettivo “diversi” certifica la corretta scelta di genere per il nome:

Nell'Italia del Nord si puo' osservare un equilibrio tra <choice type="maschilefemminile">

<sic><w type="determinativo">le</w></sic> <corr><w type="determinativo">i</w></corr>

</choice> diversi centri mentre nell'Italia meridionale e' Napoli ad avere il primato su tutti gli altri.

In generale, comunque, notiamo una leggera sovraestensione dell’articolo “le” a scapito di “i” e “gli”, per le forme plurali (5 casi contro i 4 in cui al posto del femminile veniva utilizzata l’una o l’altra forma del plurale maschile). Nelle forme singolari si ha invece una netta maggioranza dell’uso dell’articolo “il” al posto di “la”, sette occorrenze, mentre del caso contrario abbiamo una sola occorrenza.

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