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Esercizi interiori del vivere la consacrazione

QUARTA PARTE: CONOSCERE GESU’ CRISTO

4.6. Esercizi interiori del vivere la consacrazione

Negli ultimi due giorni di preparazione alla consacrazione a Gesù Cristo per mezzo di Maria, parleremo del modo in cui vivere la consacrazione, degli esercizi interiori ed esteriori di vivere la consacrazione. Nell’intenzione di san Luigi, la consacrazione è una scuola di spiritualità il cui scopo è quello di condurre il fedele alla santità. Montfort insegna:

«Anima, immagine vivente di Dio e riscattata dal sangue prezioso di Cristo, la volontà di Dio è che tu divenga santa come lui in questa vita e gloriosa come lui nell’altra. L’acquisto della santità di Dio è tua sicura vocazione. A questo devono tendere i tuoi pensieri, parole, azioni, sofferenze, aspirazioni, altrimenti tu resisti a Dio non facendo ciò per cui ti ha creata e ti conserva. Quale opera mirabile, La polvere mutata in luce, il fango in candore, il peccato in santità, la creatura nel Creatore e l’uomo in Dio! Opera mirabile, lo ripeto, ma difficile in se stessa e impossibile alla natura: Solo Dio può riuscirvi con una grazia abbondante e straordinaria. La creazione dell’universo è un capolavoro meno grande di essa» (SM 3).

«Anima predestinata, ecco un segreto che l’Altissimo mi ha rivelato e che non ho potuto trovare in alcun libro antico o moderno. Te lo confido con l’aiuto dello Spirito Santo, a queste condizioni: 1) lo comunicherai soltanto alle persone meritevoli per orazioni, elemosine, mortificazioni, persecuzioni, zelo per la salvezza delle anime e distacco da ogni cosa; 2) te ne servirai per diventare santa e spirituale: questo segreto, infatti, si sviluppa in proporzione dell’uso

che se ne fa. Sii molto attenta a non startene senza far niente, inoperosa, perché il segreto si trasformerebbe in veleno e sarebbe la tua condanna; 3) ringrazierai Dio ogni giorno della tua vita, perché ti ha fatto una grazia insegnandoti un segreto che non meritavi di conoscere. Solo nella misura con la quale te ne servirai nelle azioni ordinarie potrai valutarne il pregio e l’eccellenza.

All’inizio lo capirai solo imperfettamente a causa della moltitudine e della gravità dei tuoi peccati e del segreto attaccamento a te stessa» (SM 1).

Sia la vita corporea sia quella spirituale hanno le proprie fasi e dinamiche di crescita.

Possiamo parlare di tappe graduali di crescita spirituale e di sviluppo della vita della grazia in noi.

Ogni grado di vita spirituale presuppone un determinato stato dell’anima, necessità spirituali e strumenti di spiritualità che favoriscono la crescita sul cammino della fede. L’essenza del cammino è rappresentata dalla conformazione a Gesù Cristo all’interno dell’anima, la quale si manifesta nella vita concreta e nel vivere il Vangelo nell’amore e nell’umiltà dinanzi a Dio e agli uomini.

«Siccome questa forma di devozione mira essenzialmente a formare l’interiorità della persona, essa non sarà compresa ugualmente da tutti. Alcuni si fermeranno a ciò che ha di esterno e non andranno oltre, e questi saranno i più. Altri, in piccolo numero, entreranno nel suo interno, ma non saliranno che un gradino. Chi salirà il secondo? Chi giungerà fino al terzo? E, infine, chi vi dimorerà in modo stabile? Soltanto colui al quale lo Spirito di Gesù svelerà questo segreto. Lo stesso Spirito introdurrà in questo segreto l’anima molto fedele, perché avanzi di virtù in virtù, di grazia in grazia, di luce in luce, e giunga alla trasformazione di se stessa in Gesù Cristo ed alla pienezza della sua età in terra e della sua gloria in cielo» (VD 119).

Gli esercizi interiori dei quali parla il Santo rappresentano l’essenza del vivere la consacrazione e la chiave del dinamismo di crescita. L’efficacia e la fecondità della consacrazione dipenderà da come e con quanta perseveranza l’anima li vive. Il Santo avverte: «Non basta donarsi una volta a Maria in qualità di schiavo; non basta nemmeno farlo ogni mese e ogni settimana;

sarebbe una devozione troppo fugace e non eleverebbe l’anima alla perfezione cui è capace di portare. Non si incontrano grosse difficoltà ad iscriversi alla con fraternità, ad abbracciare questa devozione e a recitare determinate preghiere quotidiane, come essa prescrive. La grande difficoltà si trova ad entrare nello spirito di questa devozione, che è quello di rendere l’anima interiormente dipendente e schiava della santissima Vergine e di Gesù per mezzo di lei. Ho incontrato molte persone che con ammirevole ardore si sono poste sotto la loro santa schiavitù, solo esteriormente.

Ma rare volte ho incontrato qualcuna che ne avesse lo spirito e ancora di meno che vi perseverasse»

(SM 44).

Alla fine del Trattato, dopo avere esposto la Consacrazione, San Luigi parla degli esercizi interiori di come viverla. «Ecco ora alcune pratiche interiori molto santificanti per coloro che lo Spirito Santo chiama ad un’alta perfezione. Per dirlo in due parole, esse consistono nel compiere tutte le proprie azioni per mezzo di Maria, con Maria, in Maria e per Maria, per compierle più perfettamente per mezzo di Gesù, con Gesù, in Gesù e per Gesù» (PP 257).

Ciò che san Luigi chiama esercizi interiori della consacrazione a Gesù Cristo per mezzo di Maria, in realtà sono posizioni spirituali e atteggiamenti che bisogna curare chi accetta questa spiritualità. Si tratta della descrizione del rapporto personale con Maria sul camino di fede nell’amore. Quando amiamo veramente una persona, desideriamo che essa sia presente in tutte le dimensioni e sfere della nostra vita. Gli esercizi interiori del vivere la consacrazione hanno lo scopo di modellare nell’anima una posizione interiore di «santa schiavitù d’amore», cioè di volontario abbandono e totale sottomissione e dipendenza dell’anima da Maria sul cammino di purificazione, illuminazione e unione con Gesù, sul cammino di modellazione di Gesù nell’anima. E’ naturale che la persona compia la sua parte nella crescita nella fede; essa tuttavia lo fa attraverso Maria, con Maria, in Maria e per Maria, e lo scopo finale, come così chiaramente dice il Santo, rimane sempre Gesù.

A prima vista, gli esercizi interiori di vivere la consacrazione lasciano un’impronta di complessità e di complicazione ulteriore nel vivere la vita spirituale. Accade tuttavia proprio il contrario, giacché queste quattro formule rappresentano solamente un’espressione di una semplice posizione interiore dell’anima, di un atteggiamento costante e un indirizzarsi su Maria in tutto ciò che si vive, si prega e si lavora, e di abbandono nelle sue mani affinché essa guidi l’anima a Gesù.

Non è quindi necessario, prima di ogni atto o azione discernere rigidamente quale esercizio interiore vada applicato, bensì modellare uno stato interiore, semplice e unico nel suo genere. Il Santo lo esprime in modo davvero semplice:

«Bisogna perdersi e abbandonarsi in lei, come una pietra che si getta nel mare. Ciò si fa semplicemente e in un istante con una sola occhiata dello spirito e un lieve movimento della volontà, o anche con una breve frase, per esempio: ‘Rinuncio a me e mi dono a te, mia cara Madre’.

Benché non si provi nessuna dolcezza sensibile in tale atto di unione, esso rimane vero, così come rimane vero che apparterrebbe al demonio uno che dicesse - Dio non voglia! – ‘Mi do al demonio’

con la stessa sincerità, benché non avverta nessun cambiamento sensibile» (VD 259).

Bisogna subito ricordare che, come anche nel caso di tutte le altre posizioni spirituali che l’anima deve assumere sul cammino della fede, non si può né chiedere né pretendere, né da se stessi né dagli altri, che la persona che si è consacrata, subito e all’inizio, abbia una posizione di abbandono a Maria completamente chiara e pienamente vissuta. All’inizio si tratterà solamente di un seme che, se coltivato con sollecitudine e pazienza, cresce e matura, e che contrassegnerà in modo essenziale il camino spirituale e porterà i suoi frutti.

Il cammino spirituale di una singola persona e i gradi di progresso su questo cammino di santità si misurano in base alla prontezza interiore, alla reale capacità e alla misura in cui la persona consacrata veramente vive gli esercizi interiori. Questi sono esercizi di devozione che hanno lo scopo di armonizzare la propria vita a quella di Maria, e giungere a una certa unione con Lei, così da vivere più profondamente nell’amore il rapporto con Gesù Cristo. Diamo la parola al nostro Santo:

«Bisogna compiere le azioni PER MEZZO DI MARIA. Bisogna cioè obbedire in ogni azione e lasciarsi muovere in ogni azione dal suo spirito, che è il santo Spirito di Dio. “Tutti quelli che sono guidati dallo Spirito di Dio sono figli di Dio” (Rm 8,14); coloro che sono guidati dallo spirito di Maria sono figli di Maria e per conseguenza figli di Dio - come abbiamo mostrato -. Fra i tanti devoti di Maria, solo quelli che si lasciano guidare dal suo spirito sono veri e fedeli devoti.

Ho detto che lo spirito di Maria è lo Spirito di Dio. Lei, infatti, non si lasciò mai condurre dallo spirito proprio, ma sempre dallo Spirito di Dio, il quale se ne rese talmente padrone da diventare lo spirito stesso di Maria. Perciò sant’Ambrogio dice: “L’anima di Maria sia in ciascuno per glorificare il Signore; lo spirito di Maria sia in ciascuno per esultare in Dio”. Come è felice una persona, quando sull’esempio del buon fratello gesuita Rodriguez, morto in odore di santità, è tutta posseduta e mossa dallo spirito di Maria! Lo spirito di Maria è soave e forte, zelante e prudente, umile e coraggioso, puro e fecondo.

Perché l’anima si lasci veramente guidare da questo spirito di Maria, deve compiere quanto segue. 1) Prima dell’azione - per esempio prima della meditazione, della celebrazione o ascolto della santa Messa, prima della comunione...- bisogna rinunciare allo spirito proprio, al proprio modo di vedere e di volere. Infatti, le tenebre del nostro spirito e la malizia del nostro volere e operare, per quanto possano apparirci buoni, se assecondati, frappongono ostacolo al santo spirito di Maria.

2) Bisogna consegnarsi allo spirito di Maria, per essere mossi e guidati secondo il suo volere.

Bisogna mettersi docilmente fra le sue mani verginali, come uno strumento fra le mani dell’operaio, come un liuto fra le mani di un abile suonatore. Bisogna perdersi e abbandonarsi in lei, come una pietra che si getta nel mare. Ciò si fa semplicemente e in un istante con una sola occhiata dello spirito e un lieve movimento della volontà, o anche con una breve frase, per esempio: “Rinuncio a

me e mi dono a te, mia cara Madre”. Benché non si provi nessuna dolcezza sensibile in tale atto di unione, esso rimane vero, così come rimane vero che apparterrebbe al demonio uno che dicesse - Dio non voglia! – “Mi do al demonio” con la stessa sincerità, benché non avverta nessun cambiamento sensibile.

3) Di tanto in tanto, durante e dopo le azioni, bisogna rinnovare il medesimo atto di offerta e di unione. Tanto più frequentemente ciò avviene e tanto più presto si giunge alla santità e all’unione con Cristo. Tale unione segue sempre necessariamente quella con Maria, perché lo spirito di Maria è lo spirito di Gesù»(VD 258-259).

La formula “per mezzo di Maria” indica lo strumento. Nel trattato incontriamo spesso questa espressione, a iniziare dal primo numero. La parola “per mezzo di” non indica uno strumento passivo, bensì piuttosto una mediazione. Se viviamo la consacrazione, dobbiamo mettere nelle mani di Maria tutte le nostre opere e preghiere con una grande fiducia nella Madonna. Al momento dell’incarnazione, lo Spirito Santo in Maria unisce la natura divina e umana di Gesù Cristo. Ella è l’

«ambiente di Dio», è la piena di grazia. Entriamo in quell’abitazione di Dio e saremo in unione con Dio. Questo è il primo passo che ogni vero discepolo di Gesù Cristo deve compiere in obbedienza alla Sua parola: «Ecco la tua Madre!» (Iv 19,27). Dobbiamo accettare il dono di Gesù e dare posto e spazio a Maria nella nostra vita spirituale. Ciò significa andare a Dio contando su di Lei sul cammino spirituale di crescita nella fede.

«Secondo: Bisogna compiere le proprie azioni CON MARIA. Bisogna cioè agire guardando a Maria come al modello perfetto di ogni virtù e santità, plasmato dallo Spirito Santo in una semplice creatura, perché lo imitassimo secondo le nostre povere capacità. In ogni azione, dunque, dobbiamo chiederci come l’ha compiuta o la compirebbe Maria se fosse al nostro posto.

A tale scopo dobbiamo studiare e meditare tutte le grandi virtù da lei esercitate nel corso della sua vita. In modo particolare: 1) La fede viva con la quale credette senza esitare alla parola dell’angelo. E credette fedelmente e con costanza fino ai piedi della croce sul Calvario. 2) L’umiltà profonda per cui preferì sempre il nascondimento, il silenzio, l’obbedienza in tutto e l’ultimo posto.

3. La purezza del tutto divina, che non ebbe e non avrà mai l’uguale sulla terra. Lo ripeto ancora. Si ricordi che Maria è il grande ed unico stampo di Dio, atto a modellare immagini viventi di Dio, con poca spesa e poco tempo. Chi trova questo stampo e vi si getta dentro, viene presto trasformato in Gesù Cristo, che questo stampo rappresenta al naturale» (VD 260).

La formula con Maria indica la comunione. Significa prendere Maria come esempio e modello in ogni situazione della vita, imparare da lei come vivere la fede e vivere di fede. Significa, in comunione con Maria, domandarsi come Ella si sarebbe comportata se fossi stato al suo posto.

Non si tratta naturalmente di ripetere le scelte personali di Maria, poiché ogni persona è unica e irripetibile nella storia della salvezza, bensì di avere il suo spirito di umiltà, fede, fiducia, prontezza, servizio… quando, nella nostra vita, dobbiamo prendere delle decisioni.

«Terza pratica. Bisogna compiere le proprie azioni IN MARIA. Per capire bene questo esercizio interiore occorre ricordare: 1) La Vergine santissima è il vero paradiso terrestre del nuovo Adamo. L’antico paradiso terrestre era semplicemente una sua figura. In questo paradiso terrestre si trovano ricchezze, bellezze, rarità e dolcezze inesplicabili, lasciate in esso dal nuovo Adamo, Gesù Cristo. In questo paradiso egli prese le sue compiacenze per nove mesi, operò le sue meraviglie e dispiegò le sue ricchezze con la magnificenza di un Dio. Questo luogo santissimo si compone tutto di terra vergine e immacolata. Con essa fu plasmato puro e senza macchia, e in essa attinse nutrimento il nuovo Adamo, per opera dello Spirito Santo che vi abita. In questo paradiso terrestre si trovano realmente l’albero di vita che portò Gesù Cristo, il frutto di vita e l’albero della conoscenza del bene e del male, che diede la luce al mondo. In questo luogo divino si trovano alberi piantati dalla mano di Dio e irrorati dalla sua rugiada, che hanno prodotto e producono ogni giorno frutti di sapore divino. Vi sono aiuole smaltate di splendidi e svariati fiori di virtù, che emanano un profumo tale da inebriare perfino gli angeli. Vi sono verdi prati di speranza, torri inespugnabili di fortezza, case incantevoli di fiducia...

Solo lo Spirito Santo può far conoscere la verità nascosta sotto queste figure di cose materiali.

In questo luogo si trovano l’aria non inquinata della purezza, il bel giorno senza notte dell’umanità santa, il bel sole senza ombre della divinità, la fornace sempre viva della carità dove il ferro s’infuoca e si trasforma in oro, il fiume dell’umiltà che, nascendo da terra, si divide in quattro rami - le quattro virtù cardinali - ed irriga tutto questo luogo d’incanto.

2) Per bocca dei santi Padri, lo Spirito Santo chiama, inoltre, Maria: 1° La porta orientale, da cui il sommo sacerdote Gesù Cristo entra ed esce nel mondo. Per mezzo di lei vi entrò la prima volta, per mezzo di lei vi tornerà la seconda. 2° Il santuario della Divinità, il riposo della Santissima Trinità, il trono di Dio, la città di Dio, l’altare di Dio, il tempio di Dio, il mondo di Dio. Tutti titoli ed elogi verissimi, rispetto alle varie meraviglie e grazie operate dall’Altissimo in Maria.

Quali ricchezze e quale gloria! Quale piacere e quale felicità poter entrare e rimanere in Maria, dove l’Altissimo ha posto il trono della sua gloria suprema!

Purtroppo, quanto è difficile a peccatori come noi avere il permesso, la capacità e la luce per entrare in un luogo così alto e santo, custodito non già da un cherubino, come l’antico paradiso terrestre, ma dallo stesso Spirito Santo, che ne è diventato il padrone assoluto. Di Maria egli dice:

“Giardino chiuso tu sei, sorella mia, sposa, giardino chiuso, fontana sigillata” (Ct 4,12). Maria è un giardino chiuso! Maria è fontana sigillata! I miseri figli di Adamo ed Eva, cacciati dal paradiso terrestre, possono entrare in quest’altro soltanto per una grazia speciale dello Spirito Santo che devono meritare.

Dopo aver ottenuto con la propria fedeltà questa grazia eccezionale, bisogna abitare nel bell’interno di Maria con compiacenza, in esso riposarsi in pace, appoggiarsi con fiducia, nascondersi con sicurezza e perdersi senza riserva. Così, in questo seno verginale, l’anima: 1) sarà nutrita con il latte della sua grazia e della sua materna misericordia; 2) troverà liberazione da turbamenti, timori e scrupoli; 3) rimarrà al sicuro da ogni nemico dal demonio, dal mondo e dal peccato, ai quali non è mai stato consentito di entrarvi. Per questo ella dice: “Chi compie le mie opere non peccherà” (Sir 24,22). Ciò significa che non commetterà peccato considerevole chi rimane spiritualmente nella santa Vergine. 4) sarà formata in Gesù Cristo e Gesù Cristo sarà formato in lei, perché il seno di Maria - avvertono i Padri - è la sala dei misteri divini, in cui sono stati formati il Cristo e tutti gli eletti: “L’uno e l’altro è nato in essa” (Sal 86,5)» (VD 261-264).

La Formula “in Maria” fa riferimento al dimorare e all’unità. Possiamo spiegare questa formula con poche parole. Il Santo stesso utilizza immagini e simboli. Questo intero paragrafo è un commento spirituale a Genesi 2,8-10. Si tratta di una “mistica mariana”, di un’esperienza mistica, di una così profonda familiarità dello spirito con Maria, che quasi non si distingue più lo spirito che si consacra a Lei dal Suo spirito. San Luigi ci fa comprendere che la nostra unione con Maria non è solamente la presenza di un modello nella nostra vita, bensì di un’unione interiore, di una proprietà di ardente amore che, dinamicamente e non ontologicamente, trasmette l’essere che ama all’essere amato. Solamente l’esperienza ci può aiutare a comprendere questo.

Montfort ci convince che chi è perseverante sul cammino di Maria può giungere a queste profondità mistiche che sono un dono dello Spirito Santo. I santi e i grandi della spiritualità che hanno seguito il suggerimento di Montfort confermano che egli ha ragione. Lo stesso Luigi, in un’occasione, disse all’amico Blaine: «Sento nell’anima la presenza costante di Maria e di Gesù».

Alla fine, San Luigi dà una bella descrizione di ciò che si trova alla fine del lungo cammino della consacrazione: la vita in Cristo! Questa è gioia, riposo, pace, grazia e misericordia, libertà interiore e sicurezza dal male. Si tratta degli apici della contemplazione, della mistica e della santità. Quel cammino di maturazione non è privato della partecipazione al mistero della Croce di Gesù, come ci insegna il Santo ai numeri 153 e 154 del Trattato:

«Quarta pratica. Infine, bisogna compiere tutte le proprie azioni PER MARIA. Infatti, chi si è dedicato completamente al suo servizio, è giusto che compia tutto per lei come farebbe un domestico, un servo ed uno schiavo. Questo non vuol dire che Maria viene considerata come

l’ultimo fine del nostro servizio. Questo fine ultimo è solo Gesù Cristo. Si prende invece Maria come fine prossimo, ambiente misterioso e mezzo facile per incontrarlo.

Da buon servo e schiavo, non bisogna starsene in ozio. Si deve, al contrario, - con la sua

Da buon servo e schiavo, non bisogna starsene in ozio. Si deve, al contrario, - con la sua